sabato 16 marzo 2024

UNA NOTIZIA BUONA E UNA CHE NO

 

Partiamo da quella che no.

Molto attesa e sperata, ma non é andata.

Me ne son già fatta una ragione, so che é giusto così, ma ho un po' di ovvio dispiacere.

L'altra, invece, estremamente inaspettata, é una buona notizia.

Ho ricevuto congratulazioni sparse e sincere da parte di chi ha voluto farmele.

Qualcuno, invece, ha deciso di non congratularsi, per sentimenti indecifrabili o forse meglio riconducibili, in modo sparso, nell'ambito delle frustrazioni personali e dell'invidia.

Mi son fatta una ragione già da molto anche di questo, e sopravvivo alla grande.


Sono in viaggio, nonostante abbia poche ore di sonno, scarse energie e umore ballerino.

Ho messo un vestito morbido e degli stivali alti; sopra una giacca color oliva, fresca come la primavera alle porte.

Un piccolo brindisi mi aspetta, stasera in un posticino intimo e raccolto, lontano dal mondo quanto basta.

lunedì 11 marzo 2024

DI TE NON MI INTERESSA PIÙ

 

Potrebbe essere il titolo di un pezzo di musica leggera italiana degli anni '60-'70.

É la sintesi di un rapporto esaurito.

"Sai, ho smesso di fumare... Mi sto abituando di nuovo ai sapori e agli odori!", mi dice, mentre sono assorta tra le mie carte.

"Mi fa piacere per te", replico con il sorriso sghembo e sincero, reclinando nuovamente verso il basso la testa, appena sollevata per dare un cenno di attenzione.

Quel "mi fa piacere" ha più il sapore di un inespresso "mi é ormai indifferente ciò che ne é di te".

La mia amicizia non è più un privilegio su cui fare affidamento, le mie premure non sono più scontate.

Non rispondo ad aspettative altrui, soprattutto se manca reciprocità.

Peggio, se mi sono state sparate contro parole come proiettili, e alle spalle fucilate.

Non essendo un cartonato privo di spessore, i colpi - per fortuna solo metaforicamente esplosi - non mi hanno trapassato.

Non per questo mi sono scivolati addosso.

Li ho raccolti e ne ho fatto una collana.

Una collana di proiettili, lucenti come perle grigie.

Le indosso affinché possa specchiarcisi dentro, nella rilucente consapevolezza di aver sprecato un legame sincero e un affetto incondizionato.


domenica 10 marzo 2024

RAGIONAMENTI CHE NON APPREZZO

 

La distanza la misuro anche da qui.

Dall'origine di certi ragionamenti che non mi appartengono e dai quali mi sento disturbata.

Viva la tolleranza, la democrazia, i diritti di tutti di esprimersi; viva, in primis, il mio sacrosanto diritto di pensare come credo e provare ciò che sento, senza sentirmi obbligata ad esternarlo a tutti i costi.

Dicevo, non importa quale sia il motivo della distanza; può essere davvero il più vario.

La distanza è lì, tangibile e consistente.

Pesante.

E questa pesantezza, di domenica mattina, per antipasto, colazione, come amaro al termine dei pasti, o a completo digiuno, me la sarei risparmiata.

É un mio problema che mi sposti l'umore, ma un mio dovere lavorare su me stessa affinché non accada.

La distanza può essere una reazione, una misura correttiva.

Un metodo di risoluzione di uno scontro che non ho voglia di affrontare, perché ridicolo e futile.

La distanza è ciò che provo, mentre cerco di concentrarmi su ciò che é davvero importante e vitale, in questo momento.

La mia salute.

I miei obiettivi personali.

La mia sopravvivenza.

Non ho davvero spazio per consentire ad altri di trascinarmi nei loro mulinelli esistenziali, in cui ruotano in tondo avvitandosi su se stessi.


martedì 5 marzo 2024

ASPETTATIVE; ASPETTARE, ASPETTARSI

 

La gestione delle aspettative, una volta che si é fuori dai luoghi comuni, smette di essere una passeggiata in un campo minato.

Ce ne sono, ciononostante.

Si affacciano nel mondo delle idee, e le influenzano loro malgrado.

Pur coscienti di quanto non siamo padroni di questo tempo e questo spazio, perimetrato dagli incerti confini della vita di ciascuno.

Una staffetta colorata nel percorso dell'evoluzione della specie, se ha davvero un senso, dal punto di vista esistenziale.


Una mia amica mi scrive che, quando comunichiamo, si nota sempre che lei è a quadretti e io sono a righe.

Ma a volte, forse, sono anche note musicali, o guazzabugli di colori che contrastano magistralmente tra loro, come le tele di Kandinsky.

O di Miró.


É arrivata una richiesta esplicita di aspettare un attimo, di non essere così impaziente.

Non riesco ad attenderla se non con qualche reticenza.

Resistenza é la parola più appropriata.

Contesto il fatto di voler tutto e subito in chi palesa vizi infantili irrisolti, ma sconto dinamiche simili che sorreggono questa irrequietezza.



Domattina ho la sveglia prestissimo.

Un soffio prima dell'alba.

Prima che il rumore brulicante del mondo prenda il sopravvento.

Mi avvio, con passo svelto, verso un nuovo giorno da mettere a frutto, mentre avverto il ticchettio del primo conto alla rovescia.

Lascio libri aperti sul divano, lampade sparse, coperte e cuscini, per un ufficio un po' meno accogliente, ma vivace.

Son stanca, e ho ancora cose da fare, stasera.

In questa casa che é una tana calda e accogliente e viva, e profuma già di primavera, nonostante il gelo di questa sera.




lunedì 4 marzo 2024

PIOGGIA, PRIMAVERA, LAVORO E LIBRI

 

La fotografia attuale di questo momento, racchiusa in un insieme di parole chiave.

Un profilarsi all'orizzonte di accadimenti ciclici, pezzi di puzzle che si compongono e scompongono nel tempo, per ricomporsi in modi differenti.

Anche certi pezzi sono nuovi.

Emergono colori vivi, mentre altri sbiadiscono.

E nuovi contrasti.

Ho perso pezzi, ne ho trovati altri, per fortuna (o per tenacia).



Chiuso il lavoro un attimo fa, riapro i libri.

Prendo le matite temperate, gli evidenziatori colorati, e disegno arcobaleni sul monocrome delle pagine sottolineate.

Lo studio resta un caleidoscopio di infinite possibilità, pensate o da pensarsi.

Consente sempre di correggere il tiro e indirizzarsi altrove, rimanendo in costante movimento.

La mia via di fuga, da strade già scritte e percorse.

Chissà dove finirà - e dove mi porterà - anche questa sessione di studio feroce.

Spero solo, ancora una volta, un passo più in là.





lunedì 26 febbraio 2024

QUANDO POI VA BENE

 

É arrivata una buona notizia, certificata documentalmente e incontestabilmente, che mi rasserena dopo giorni che hanno registrato turbolenza interiore.

"Non ha dolore? Le persone nelle sue condizioni, in genere, lamentano un dolore atroce", mi dice, riferendosi a una infiammazione da poco che mi sta insidiando da un mesetto.

A parte un fastidio tollerabile, direi che sto bene.

Eppure sono sempre stata meglio, e l'idea di non poter fare pieno affidamento sulle mie forze mi abbatte molto.


Mi sono riportata a casa, con un carico di stanchezza incredibile, ma non ho avuto il tempo di riposare, che ero di nuovo in auto, diretta dal dentista.

Ho rifiutato l'anestesia, perché all'idea dello smaltimento, anche se blando, mi sentivo fisicamente sconfitta e incapace di tollerare psicologicamente quell'agonia.

"Quanto può essere doloroso? Possiamo procedere senza?"

Sarà stata la stanchezza.

Sarà stata la distrazione cagionata dall'infiammazione altrove.

Eppure, io non ho sentito nemmeno un leggero fastidio.

La soglia del dolore é alta, ma forse ho alzato un po' l'asticella negli ultimi anni.


Stasera, per festeggiare la buona nuova, sto preparando un pescetto al forno su un letto morbido di patate.

Con un sorso di vino.

Che lo so che non dovrei, ma volevo brindare a me stessa e al fatto che, per quanto duro il colpo, non arretro.

Affino tecniche di rilassamento e disintossicanti.

Per la mente e per il corpo.

Festeggio, con la chitarra, un calice di bianco, la fiamma di una candela, e il forno acceso.

Mi interrogo su quanto possano reggere dimensioni di vita contestuali, che si intersecano, sebbene chiuse in compartimenti stagni.

Sento la solita forza trascinante, e un muro che non sembra di gomma, e rimbalza stimolo invece che sparare proiettili.

Intravvedo crepe, in questo muro.

Pronte ad essere rinsaldate, dopo che é entrata un po' di luce e musica, con la tecnica infallibile del kintsugi.







mercoledì 21 febbraio 2024

GELOSAMENTE MIO

 

C'è questo pezzetto di mondo in cui mi sento a casa, quando sono in viaggio.

Mi accoglie ogni volta.

Ed é solo mio.

Un posto che non ho voglia di condividere con nessuno.

Posso mangiare, bere, lavorare, scambiare due chiacchiere, guardare la gente che passa.

Ci posso passare dieci minuti, un'ora, una giornata.

Prendere persino il delizioso cibo da asporto per la cena, come ho fatto stasera.

Oggi ho chiuso un lavoro e posso un po' riposare.

Spero i prossimi giorni portino cose buone.