martedì 31 gennaio 2012

lunedì 30 gennaio 2012

CROCHI IN FIORE


Ti aspetti che il gelo dell'inverno abbia bruciato ogni cosa.

E invece trovi una distesa di crochi in fiore che preannunciano l'alba della prossima primavera.

Nonostante il gelo, splende il sole.




UOMINI MESTRUATI

A meno di non essere particolarmente disturbata da certi discorsi, o di essere costretta per lavoro, evito generalmente di prendere questioni e controbattere a certi uomini.
Stamattina, per lavoro, mi chiama un tizio con la pretesa di trascinare una sterile polemica in merito ad una cosa che io ho scritto e lui non ha letto, e che perciò la volta scorsa gli ho fatto notare.


- "Comunque (con tono sostenuto, ma forse non serve neanche specificarlo), solo per correttezza (per favore, non scomodiamo Santa Correttezza invano), le voglio dire che io sono andato presso l'indirizzo che lei stessa mi ha indicato nella sua lettera, e che quindi non era sbagliato come dice lei. Lo leggo qui: bla bla bla."


- "Guardi, mi sembra strano quello che mi dice. Comunque, se gira la pagina, troverà che ho indicato un altro indirizzo, quello che mi sta dicendo non è esatto".

- "NO NO, lei ha scritto così, lo leggo qui!!! (e, girando la pagina e forse leggendo l'indirizzo giusto) Probabilmente è stata poco chiara nell'esposizione".


(Che gli vuoi rispondere a uno così, che ti chiama per fare questioni inutili per entrambi, smentendo a chiacchiere cose che sono messe per iscritto, mentre ti stai godendo una sacrosanta mezzora al sole, ad ora di pranzo, perchè hai finito di lavorare presto, stamattina?)

 - "Probabilmente ha ragione, mi sarò espressa in modo equivoco. Va bene allora se ci vediamo nel luogo X? Le confermo nel primo pomeriggio..."


- "ECCO! Lo vede allora che lei..."


(Oddio, basta!!! E mollami!!!)

- "La richiamo nel pomeriggio, arrivederci".





Ma quand'è che me ne arriva uno sano?
A chi devo fare domanda in carta da bollo?

domenica 29 gennaio 2012

AIRBAG

Come esci fuori da un incidente stradale quando il rottame che guidi non ha l'airbag?
Alla vecchia maniera.
Con una sonora craniata contro il vetro.
La vita sgangherata che sto guidando è senz'altro una macchina senza airbag.
Un vecchio modello, di quelli che ogni tanto partono, ogni tanto no, ogni tanto hanno il buon cuore di riaccompagnarti a casa senza fermarsi per strada.
Una di quelle auto sempre pronte ad intraprendere un nuovo viaggio, per quanto lontano e scomodo sia il luogo dove si decide di andare.
Di quelle che se è estate devi abbassare il finestrino, chè l'aria condizionata non funziona.
Come la mia vecchia 500 decappottabile.
Ecco, mi sta bene il paragone.
Adoravo quel macinino.
Voglio bene a me stessa.
Eppure non riesco mai a risparmiarmi capocciate da sfondamento.
Beato chi viaggia con l'airbag ed il freno a mano tirato, chè non si fa mai male.


sabato 28 gennaio 2012

WILL OUR TIME EVER BE ENOUGH?

Sorry.

My fault.
My crazyness.
For sure, yours too.

I was so drunk, of course.
But even sober, best part of time.
And so hungry, and free, and young, and wild, and happy too.
That comfortable and shameless happiness without no reason why.

No excuses, no questions, no expectations, no promises.
It is what it is.
A significative answer imposes itself between the words we said, and that ones that we preserved.
This is how life goes...



venerdì 27 gennaio 2012

LE COSE CHE CI CAMBIANO LA VITA

Stavo leggendo che il Governo vuole venire incontro ai cittadini con certe misure specifiche, tipo cancellare i debiti con il Fisco se al di sotto di 30,00 euro.
Bene. Mi sembra appropriato parlare di certe cifre considerevoli, in tempi di crisi, rivolta, insofferenza, insoddisfazione e fame come quelli che stiamo attualmente vivendo.

Mi piacerebbe sapere chi, in Italia, ha un unico debito e di questa entità nei confronti del Fisco.
Se la più blanda delle multe per infrazioni al codice della strada supera di gran lunga quell'importo, l'unica cosa che mi viene in mente che rientri in quella somma sono i 5,00 euro che generalmente vengono chiesti a titolo di interessi e non so che, quando si paga in ritardo qualcosa.
Dipende poi da come viene calcolata questa somma, se sul singolo debito o sull'intero complesso di debiti che un cittadino ha nei confronti del Fisco, che non ho capito.

In ogni caso, questa misura è lodevole.
Era quello che da tempo tutti volevamo.
Davvero.
Sono quei 30,00 euro di debito con il fisco che ci affliggono, che ci cambiano la vita.
Non le cartelle pazze, non le migliaia di euro che tante volte è impossibile pure rateizzare o che si rateizzano con altra spendita di soldi aggiunta, non le ipoteche legali iscritte sulle proprietà nè i fermi amministrativi di beni mobili, no.

Ora che non dovremo più preoccuparci di questi 30,00 euro sarà tutta un'altra storia!



Continuo a domandarmi, è più forte di me, quando la finiremo con le prese per i fondelli ad oltranza.

Se fossi stata al Governo, in questo momento storico e pure prima e prima ancora, avrei tentato di fare una manovra che mi avesse consentito di prendere più piccioni con un'unica fava.

Ed è la seguente.

Cancellare i debiti almeno al di sotto di € 150,00 per i privati cittadini (per singolo debito, non per l'ammontare complessivo dei debiti). In questo modo si determina un consequenziale e non da poco decongestionamento della Giustizia (ovvero una riduzione notevolissima del contenzioso pendente presso Giudici di Pace e Tribunali per ricorsi avverso multe e relativi appelli).

Decurtare i debiti delle imprese nei confronti del Fisco di un 30-40-ma anche 50% (sul totale, interessi e sanzioni comprese, o eliminando le sanzioni e gli interessi), e consentire di rateizzare in più anni e a tassi di interesse più bassi il residuo. In questo modo, chi ha sopportato la crisi negli ultimi anni, rimettendoci terzo e capitale, e rimanendo comunque ancora in attività, potrebbe davvero risorgere e rimettere in moto l'economia e l'occupazione ed il paese. Quello che non entrerebbe in termini di recupero di debiti fiscali, rientrerebbe sotto forma di tasse versate sulla produzione e sul reddito, e di una ripresa economica di tante realtà produttive ad oggi in sofferenza.

Questa, secondo me, potrebbe eventualmente essere una manovra seria, equa, giusta, legittima.

Non le fregnacce.

Quanto ai 30,00 euro ce li voglio regalare.
Che se non dovessero entrare in certe tasche troppo piene di ben altri soldi, se li mettessero altrove.
E non serve che specifichi dove.

giovedì 26 gennaio 2012

KIMBRA

Mi sono innamorata.
Lei si chiama Kimbra.
Non so quando riemergerò da questo amore.
Probabilmente dopo avere ascoltato fino alla noia, come faccio di solito, questo pezzo e tutto quello che riesco a trovare di quest'artista.

Ve l'ho mai detto che vivo di poche cose importanti?
Una di queste è la musica.

E si, questo post sarà breve e poco criptico come buona parte dei precedenti.
Oggi sono contenta.
Sarà che ho chiuso un lavoro (per cui mi affliggevo e preoccupavo da tempo, oltre un anno per essere precisi, e cui mi dedicavo da altrettanto tempo) decisamente alla grande.
E ho approfittato del lungo viaggio di andata e ritorno per fare due chiacchiere con una delle persone più importanti della mia vita ("Spegni la radio! Fammi parlare senza distrazioni, che ultimamente è un po' che non parliamo io e te").
Fuori, nonostante l'aria gelida, splende un sole incredibile aggrappato ad un cielo terso senza nuvole, ed il mare è un groviglio di correnti che si intrecciano tra il turchese e lo smeraldo fino all'orizzonte.
Si vedono addirittura le isole.

Una meraviglia per gli occhi.


martedì 24 gennaio 2012

DI DUBBI CHE NON SI AFFACCIANO ALLA MENTE

Qualche sera fa, da sola nella stanza gelida, letteralmente spalmata sul termosifone alla ricerca di un po' di calore, come un gatto stropicciato dalla fatica di vivere, ho pensato che non dovevo.
Avrei dovuto farmi qualche problema.
Avrei dovuto pensare agli altri.
Avrei dovuto pensare al contesto.
Ai contesti.
Il dubbio avrebbe dovuto affacciarsi alla mente.
E anche la ragione ed il buon senso.
E tutti insieme opporre una qualche dignitosa resistenza.
E invece no.
Dannazione, non mi ha proprio sfiorato il senso di colpa.
Mai.
E dovrei impormelo, questo dannato senso di colpa, e invece neanche artificialmente riesco a sentire nulla.
Non sento altro che quello che sento.
E fa un male cane.
Anche se mi fa sentire viva.
Così viva.
E fallibile...
Forse.
Forse no.
Sono nel giusto?
Non credo, eppure...
Le cose hanno seguito il loro corso naturale.
Eppure aspetto che il tempo... cosa, che il tempo cosa?
Mi dia ragione?
No, che sciocchezza.
Il tempo mi ha già dato torto.
Ma mi ha messo di fronte a me stessa e dato anche ragione.
Una ragione schietta e immediata.
A consumazione.
Davanti agli occhi, nelle mani, nel cuore.
Un unico respiro sospeso tra due entità.
Una profonda boccata d'ossigeno nella quale ho creduto di affogare.
E il ricordo dell'ultima volta stretto tra le mani, aggrappato ai pensieri come il fumo di una sigaretta spenta dopo appena tre tiri.
Solo che stavolta c'è la possibilità reale di una prossima volta, e non solo un'ultima volta.
E dipende da me.
Dal grado di follia che riesco a raggiungere con questi pensieri folli.
Il passato è passato, e il futuro così banalmente vago e incerto.
Devo rientrare nei ranghi della monotonia, nella prospettiva precostituita, nella pista bianca sconnessa ma già tracciata?
Un'altra notte mi porterà consiglio.
Un consiglio che so già essere sbagliato.
Ma come disse saggiamente qualcuno: e 'sti cazzi.

lunedì 23 gennaio 2012

WAiTiNG

Io non so aspettare.
Forse perchè ho aspettato tanto, sempre.
Non ho fatto altro che aspettare.
Invano.
Ho vissuto interminabili attese.
E' stata una colpa quella di non sapere decidere in spazi temporali più limitati?
Ho perso tempo?
La sintesi è un dono che non mi appartiene, ma una capacità che tento di affinare con scarsi risultati.

Stavolta non ho aspettato, ma me l'aspettavo, in fondo.
E ho avuto ragione, per quel che importa.
Ed ora mi pesa aspettare di nuovo.
Perchè mi sono messa ad aspettare?
Sono una stupida.
Sono così stupida.
Perchè so che non devo e non posso aspettarmi nulla, stavolta, e non posso arrabbiarmi, e non sono offesa, e non posso esserlo.
E se devo chiedere a qualcuno è solo alla sottoscritta, a nessun'altro.
Non posso chiedere nulla, a parte un po' di tempo.
E so pure che è stupido dare un peso ai minuti quando il tempo si è sempre dilatato ben oltre.
Eppure vivo il passaggio del tempo qui, seduta alla scrivania davanti al computer a scrivere e lambiccarmi il cervello, con gente di cui non mi curo che entra, esce e saluta (a volte, a volte nemmeno), come un'enorme perdita di tempo.
Il mio investimento per il futuro si riduce a questo, oggi.
Una vana speranza...

E non riesco a non pensare a quanto situazioni senza speranza e senza futuro si siano protratte ben oltre il tempo e lo spazio che situazioni ben più promettenti hanno avuto.
C'è chi fa un mare di promesse e si riempie la bocca dei migliori propositi, senza dare seguito ad una sola parola.
E chi invece, senza promettere nulla, ha sempre tenuto fede agli impegni di volta in volta assunti.
A fatti, non a chiacchiere.
Ed io probabilmente rimarrò sempre la stessa ragazza di allora che protegge con le fiamme come un drago la propria fragilità dagli assalti esterni, che si affligge e mortifica prima di decidersi a fare un passo più lungo della gamba.

Senza concedersi di farlo mai.



PRENDERSI CURA...

Oggi pomeriggio, prima di andare a lavoro, sono passata in pasticceria.
Ogni tanto mi ci fermo e prendo qualche dolcino per la pausa caffè con i colleghi.
Sono entrata, ho cercato fiduciosa nella vetrina, e una volta individuate, floride e belle nel loro vassoio, ho scelto le "sacherine".

La tipa che lavora lì mi sorride sempre quando vado.
Mi conosce fin da ragazzina, e sa che quando le chiedo "cosa c'è lì dentro" le sto chiedendo se c'è il cioccolato.
"Cosa paghi?"
"Le sacherine!"
"Ah, certo".
Che poi cresci e le reazioni entusiastiche quando compri dolci belli e buoni non cambiano.
Sono così scontata e prevedibile in certe scelte...
Probabilmente sono anche ridicola, ma pazienza, c'è di peggio.
Tipo non concedersi dolci, o mangiarli con i sensi di colpa.

Prendersi cura di se stessi implica anche non colpevolizzarsi.
Nè crocifiggersi.
Ed io sono maestra nel crocifiggermi, e mica per i dolci.

Mentre ero in macchina ho sentito passare in radio questo pezzo.
E ascoltarlo è stato come ricevere una piccola carezza.


domenica 22 gennaio 2012

SONO UN REFUSO


Non riesco a smettere di scrivere.
E sto scrivendo di nuovo anche con l'inchiostro.
Erano anni che quel cassetto era chiuso e quei quaderni non letti e non scritti.
Avrò salvato una decina di post sotto forma di bozze.
E altrettanti ne ho pubblicati adeguatamente decurtati di numerose parti.

"Cancel".

E' un tasto di salvezza, ma dal significato atroce.
Come se si potesse cancellare tutto a comando.
Come se si potesse evitare di lasciare traccia.

E i refusi, quelli non li calcoli?
E io cosa sono?
Sono un refuso anche io.
Ecco cosa sono.
Un errore che non è stato cancellato come si deve, che rimane nascosto tra le righe, e solo quando ci torni  sopra con gli occhi e l'attenzione ti ritorna alla mente la sua origine.

Basta premere "cancel", di nuovo.

L'erba cattiva va sradicata, non nutrita.

IF I COULD STAY...

"...You stop in
for a pack of cigarettes
You don't smoke,
Don't even want to..."


venerdì 20 gennaio 2012

ACQUA BOLLENTE

Acqua bollente chiusa in una tazza.
Serve a scaldare le mani quando fuori fa freddo.
E non è mia abitudine bere acqua bollente aromatizzata, o portarmela a spasso per casa, o in macchina.
Non mi scaldo, con questa roba.
Preferisco scaldarmi al sole, come una lucertola, espormi a pieno viso, assorbire il calore di ogni raggio, ad occhi chiusi.
Ma questa qui è solo una camomilla. Ed io non prendo mai camomilla.
Non prendo questi beveroni caldi e profumati.
Al massimo mi metto sotto una coperta, vicino al camino, al riparo in un paio di braccia.
Io prendo solo caffè, ristretto, con un cucchiaino di zucchero scarso.
Mai amaro.
E le mie mani sono eternamente ghiacciate.

Sono una stupida integrale.
Ci si potrebbe fare un film su questa stupidità.
Una stupida, irragionevole follia che si trascina nel tempo e nello spazio e nelle vite senza chiedere permesso.
Cosa significa avere qualcosa da perdere?
E non avere nulla da perdere?
Dimentico volutamente che questa non è una perdita, ma una scelta.
La mia.
E se potessi, ora, che scelta farei in fondo?
Sarebbe la scelta giusta?
Non sarebbe una scelta ovvia.
La mia libertà fa da contrappeso ad ogni possibilità di scelta in un senso più costrittivo.
Eppure non mi sono mai esposta come ora.
Ora che non ho nulla da perdere.
O forse tutto?
Dannazione le parole.
Dannazione le incomprensioni.
Dannazione i silenzi significativi e tutte le stronzate che uno si immagina nella testa.
Dannazione questo arrivare sempre un attimo dopo il momento giusto.
Dannazione a me.


p.s. questo post è un delirio serale scritto di getto qualche giorno fa.
La tazza vuota è finita in frantumi sul pavimento.
Ancora sto raccogliendo i cocci.
Che fatica pulire...

FLIRTARE

Stamattina c'è stato uno strano, occasionale, inverosimile scambio di sguardi con un collega.
Una delle pochissime persone con cui non ho ancora scambiato mai una chiacchiera.
E mai neanche uno sguardo neanche per sbaglio.
Uno di quei tipi che si toccano un po' troppo i capelli, un po' troppo curato, palestrato, con la macchina sportiva.
Ecco perchè non ci siamo mai rivolti la parola.
Così ad occhio non sembra che possiamo avere molti argomenti da spendere l'uno con l'altra.
Eppure ci siamo guardati, come se fosse la prima volta.
Come se mi fossi accorta della sua esistenza solo stamattina.
E in effetti stamattina sembrava si fosse appena alzato dal letto, i capelli un po' meno in ordine del solito, la giacca buttata sulle spalle con noncuranza, le sopracciglia portate tendenzialmente ad ali di gabbiano in formato "si, sono stato comunque dall'estetista, ma non mi sono fatto strappare tutti i peli stavolta"
Sarà che sto riaprendo gli occhi dopo un lungo sonno...
Poi ha aperto bocca, e a malapena mi è arrivata la vocina flebile alle orecchie.
Altro elemento di disturbo.
E poi io non sono brava in queste cose, fatte per sport e basta.
A me secca già che un uomo non abbia l'intraprendenza di rivolgermi la parola senza che previamente qualcuno abbia fatto le presentazioni del caso.
Direi che sono fuori da questo tipo di giochi...

giovedì 19 gennaio 2012

REGRESSIONI

Se negli ultimi tempi mi hanno preso così tante volte per minorenne decurtando una fetta notevole di anni dalla mia età anagrafica ci sarà un perchè!

Se recentissimamente, soprattutto, sembro più giovane riesco a darmi una sola spiegazione.

Sto regredendo.

Sto ritornando ragazzina.

Peccato che non avessi questa testa, da ragazzina.

Avevo molto più chiaro il senso della distinzione tra "giusto" e "sbagliato", ed ero così intransigente con me stessa, così categorica, così severa.

Adesso "giusto" è diventato l'improponibile, "sbagliato" il non farlo, e nei riguardi di me stessa sono molto più accondiscendente.

Tra un po', temo, ritornerò "in fasce".

mercoledì 18 gennaio 2012

I WANT MORE

Ci sto provando a ragionare a sangue freddo, ma continuo a riflettere su alternative folli.
La ragione è andata a farsi benedire da un pezzo.
I miei grilli parlanti friniscono in coro "vaiiiii".
E quello che so per certo è che ne voglio ancora.
Sto lavorando per un nuovo obiettivo.
Chissà quanto dura, ancora.
Stavolta, intendo.
Perchè sembra sempre che debbano durare nulla, certi dubbi e certi propositi, e poi te li ritrovi a trascinarsi per periodi di tempo inaccettabili.
Di volta in volta.
Sono curiosa di sapere, da attrice e spettatrice, come va a finire questa storia.
Una volta per tutte.


lunedì 16 gennaio 2012

PIC NIC

Mi citofona che è sotto casa.

La faccio salire, che devo finire di impacchettare la roba da portare con noi.

Non ci vedevamo da quanto, mesi?

E prima di allora da quanto, da anni?

E, come al solito, è come se fosse passato un giorno dall'ultima volta.

La conosco da circa 25 anni. Una sorella, praticamente.

Una sensazione che solo con un'altra persona riesco a provare ogni volta.

Pura follia, eppure così naturale.

Finisco di impacchettare i tramezzini tonno-maionese-pomodori ("ti ricordi, quante merende i pomeriggi dopo la scuola?"), le mostro la bottiglia di vino rosso che prende aria ("il tempo di travasare il vino per portarcelo via e sono pronta").

No, niente vino. Le medicine, cazzo, l'avevo dimenticato.

Vabbè, per oggi brindiamo ad acqua ("no, ma tu se vuoi puoi bere in faccia a me che non posso, non preoccuparti! Non me la prendo!").

E' quasi ora di pranzo. Altro che aperitivo.

"A che ora torni?" - "Più tardi", rispondo a mia madre.

Andiamo verso il mare, in un posto immerso nella natura dove andavamo da ragazzine con i nostri genitori a fare scampagnate.

Che dici, quella panchina sul prato appesa sul mare può andar bene?

Certo che si, la domanda è retorica.

Il vento è atroce, e freddo, ma il sole è così caldo, il cielo terso, ed il mare così blu ed immenso che sembra inghiottirci.

"Che delizia queste olive e questo formaggio! Ti ricordi, quando eravamo ragazzine..."

"Si... e adesso tu ti sposi"

"E tu invece vuoi partire"


"Forse per l'estate. Sono folle, dimmi la verità..."


"No, sei libera. Lo sei sempre stata. E questo da un lato affascina, dall'altro mette paura".






Tutto cambia?
No, nulla è cambiato. E' sconcertante.
Siamo le stesse ragazzine di sempre, sedute a chiacchierare di cose che crediamo fermamente siano le più importanti del mondo.





L'ODIERNA IDEA MALSANA

Non solo di oggi.
Da diversi giorni.
Forse da diverso tempo.
Probabilmente da sempre.
Rileggere quella vecchia roba chiusa in fondo ad un cassetto non mi ha fatto bene.
Mi ha fatto paura.
Pensavo di essere cambiata.
Così come credevo che certi sentimenti fossero cambiati, e invece erano sempre lì, in stand by, sopiti.
E ci ho soffiato sopra ed ho ravvivato la brace.
E ho continuato a soffiare, stavolta, non voglio che si formi altra cenere, succeda quel che succeda.
Vorrei... No, voglio andare.
Voglio provare.
Per una che usa sovente il condizionale per buona parte dei verbi è un grande atto di coraggio usare il verbo "volere" all'indicativo presente.
Male che va torno, e riprendo le fila del discorso che mollo qui.
Adesso ho bisogno di regalarmi uno spazio vitale che sia solo mio.
Se dovesse andare male sotto il profilo lavorativo, sarà pur sempre un'esperienza di vita.
Soldi, amore, carriera, famiglia e figli possono per un momento aspettare.
La mia libertà, in questo momento, ha la precedenza su tutto il resto.
Oggi, almeno, butta così.
Magari domani cambio di nuovo idea.
Eppure sono giorni che mi sono assestata su questi propositi folli e peggioro a vista d'occhio...

venerdì 13 gennaio 2012

UNA PICCOLA IENA

Sei stata una piccola iena stamattina a lavoro...

Si, lo so, non mi sono mantenuta.

Hai visto che facce che avevano? Non sapevano come replicare, come reagire, a quale specchio arrampicarsi... Sono rimasti quasi muti, interdetti.

Non è servito coalizzarsi neanche stavolta.

E sei contenta? 

E' gratificante, si.

Ma sei contenta?

E' una bella soddisfazione spuntarla con le unghie e con i denti, da sola...

Si, ma...

No, non sono contenta, è solo l'effetto dell'adrenalina, che a stomaco vuoto e con questa stanchezza atavica mi esalta come una droga.

E' il tuo lavoro, e te la cavi, e sarà sempre meglio, fidati. Non avresti mai pensato di farcela da sola, ma ce la stai facendo, poco a poco stai emergendo.

Lo so.

E allora qual è il problema?

Il problema è che mi sento di morire a stare qui.

Andare via significa ricominciare di nuovo da zero. Qui il tuo lavoro comincia ad essere riconosciuto e apprezzato, se vuoi puoi farti strada. Lì non ti conosce nessuno. Lì devi arretrare di qualche passo, forse più, e probabilmente dedicarti ad altro. Anzi, cosa ti aspetti, decisamente dovrai dedicarti ad altro. E' tutto così fottutamente diverso!


L'alternativa qual è? Rimanere qui e vivere ogni giorno come una piccola iena arrabbiata e famelica? In questo posto a cui non appartengo?

Qui hai una lunga e contorta radice che non estirperai mai.

Qui è dove non riesco a stare come vorrei.
Qui mi disseto alla fonte dell'infelicità.

Da quanto tempo ti trascini questa inquietudine?

Da troppo tempo...
E l'accettazione rassegnata mi calza addosso come un vecchio maglione infeltrito, bucato e più volte malamente rattoppato.

Cos'è che vuoi davvero? 





giovedì 12 gennaio 2012

CHE FREDDO

Evidentemente l'alcool che avevo in circolo nelle vene si è del tutto esaurito.
Risento già in modo abnorme del ritorno alla vita grama.
Il lavoro, i colleghi, le incomprensioni, la famiglia, i dubbi, i problemi, le preoccupazioni, certe amiche che non capiscono, certi ex che non si rassegnano.
Mi sono accorta di essere dimagrita.
Il cibo è stato l'ultimo dei miei pensieri, questi giorni.
Come il sonno.
E adesso ho un tarlo nella mente, oltre che un principio di mal di gola, chissà perchè (domanda retorica, visto che le mie corde vocali hanno vibrato incessantemente).
Se devo farlo, questo è il momento giusto.
Se devo andare, devo cominciare a programmarlo sin da ora.
E diamine se è dura.
Solo che se non ci provo non lo so.
E fanculo le implicazioni.
Non costringo nessuno ad assecondarmi.
Non ho costretto nessuno ad amarmi, accogliermi, seguirmi, o lasciarmi andare.
Non ho chiesto nulla e non intendo chiedere nulla.
Voglio solo cogliere l'opportunità che forse mi viene offerta e che con le mie mani voglio tentare di crearmi.
E poi si vedrà.
Ho tempo per rifletterci ancora un po'.
E mentre ci penso il tempo ricomincia a volare e si riduce considerevolmente.

Dannazione.

martedì 10 gennaio 2012

SO FAR...

Credo che andare lontano significhi non poter poi tornare più indietro.
Anche quando si ritorna a casa.
Nelle mie mani c'è ancora il profumo di tutta la vita raccolta questi giorni.
C'è ancora un sapore dolcissimo, che a momenti sparirà del tutto.
Fino alla prossima volta.
Una prossima volta che stavolta voglio decidere io quando sarà, senza aspettare che accada.
La verità è che sono un'incosciente, una che continua a rischiare per non si sa bene quale motivo.
E che un po' di lontananza mi ha reso una certa lucidità che avevo perso per strada.
E' come se avessi sostituito con una lampadina accecante quella minuscola fiammella che animava il faro sul mio mare in tempesta.
Fuori dal tempo, e sempre al momento giusto.
Fuori dal mondo e sempre al centro del mondo.
Lì dove mi sento di voler stare ora.