venerdì 13 gennaio 2012

UNA PICCOLA IENA

Sei stata una piccola iena stamattina a lavoro...

Si, lo so, non mi sono mantenuta.

Hai visto che facce che avevano? Non sapevano come replicare, come reagire, a quale specchio arrampicarsi... Sono rimasti quasi muti, interdetti.

Non è servito coalizzarsi neanche stavolta.

E sei contenta? 

E' gratificante, si.

Ma sei contenta?

E' una bella soddisfazione spuntarla con le unghie e con i denti, da sola...

Si, ma...

No, non sono contenta, è solo l'effetto dell'adrenalina, che a stomaco vuoto e con questa stanchezza atavica mi esalta come una droga.

E' il tuo lavoro, e te la cavi, e sarà sempre meglio, fidati. Non avresti mai pensato di farcela da sola, ma ce la stai facendo, poco a poco stai emergendo.

Lo so.

E allora qual è il problema?

Il problema è che mi sento di morire a stare qui.

Andare via significa ricominciare di nuovo da zero. Qui il tuo lavoro comincia ad essere riconosciuto e apprezzato, se vuoi puoi farti strada. Lì non ti conosce nessuno. Lì devi arretrare di qualche passo, forse più, e probabilmente dedicarti ad altro. Anzi, cosa ti aspetti, decisamente dovrai dedicarti ad altro. E' tutto così fottutamente diverso!


L'alternativa qual è? Rimanere qui e vivere ogni giorno come una piccola iena arrabbiata e famelica? In questo posto a cui non appartengo?

Qui hai una lunga e contorta radice che non estirperai mai.

Qui è dove non riesco a stare come vorrei.
Qui mi disseto alla fonte dell'infelicità.

Da quanto tempo ti trascini questa inquietudine?

Da troppo tempo...
E l'accettazione rassegnata mi calza addosso come un vecchio maglione infeltrito, bucato e più volte malamente rattoppato.

Cos'è che vuoi davvero? 





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