Sei stata una piccola iena stamattina a lavoro...
Si, lo so, non mi sono mantenuta.
Hai visto che facce che avevano? Non sapevano come replicare, come reagire, a quale specchio arrampicarsi... Sono rimasti quasi muti, interdetti.
Non è servito coalizzarsi neanche stavolta.
E sei contenta?
E' gratificante, si.
Ma sei contenta?
E' una bella soddisfazione spuntarla con le unghie e con i denti, da sola...
Si, ma...
No, non sono contenta, è solo l'effetto dell'adrenalina, che a stomaco vuoto e con questa stanchezza atavica mi esalta come una droga.
E' il tuo lavoro, e te la cavi, e sarà sempre meglio, fidati. Non avresti mai pensato di farcela da sola, ma ce la stai facendo, poco a poco stai emergendo.
Lo so.
E allora qual è il problema?
Il problema è che mi sento di morire a stare qui.
Andare via significa ricominciare di nuovo da zero. Qui il tuo lavoro comincia ad essere riconosciuto e apprezzato, se vuoi puoi farti strada. Lì non ti conosce nessuno. Lì devi arretrare di qualche passo, forse più, e probabilmente dedicarti ad altro. Anzi, cosa ti aspetti, decisamente dovrai dedicarti ad altro. E' tutto così fottutamente diverso!
L'alternativa qual è? Rimanere qui e vivere ogni giorno come una piccola iena arrabbiata e famelica? In questo posto a cui non appartengo?
Qui hai una lunga e contorta radice che non estirperai mai.
Qui è dove non riesco a stare come vorrei.
Qui mi disseto alla fonte dell'infelicità.
Da quanto tempo ti trascini questa inquietudine?
Da troppo tempo...
E l'accettazione rassegnata mi calza addosso come un vecchio maglione infeltrito, bucato e più volte malamente rattoppato.
Cos'è che vuoi davvero?
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