mercoledì 29 febbraio 2012

A TUTTA BIRRA

Prima o poi mi ritireranno la patente.
Ho una paura fottuta.
Semmai capiterà, sono disposta a giocarmi ogni carta in mio possesso per evitare un tale disastro.


Compenso, però, con altre cose la mia personalissima ed opinabile guida (che non posso meglio specificare in che consiste perchè sennò vengono a pigliarmi a casa, ora, e mi bruciano viva la patente).
Faccio parcheggi da urlo.
Mi prendo complimenti a occhi sgranati da chiunque assista alle mie manovre con entrata in retromarcia.


Certo, stamattina per accaparrarmi un parcheggio libero sono dovuta entrare a retromarcia dove non potevo, e passando di soppiatto alle spalle dei vigili (rectius ausiliari del traffico...) che avevano appena attraversato la strada appena dietro la parte posteriore della mia macchina.
Fortunatamente non hanno cercato grane e hanno lasciato correre.


Se non fossi sempre dannatamente a corto con i tempi, quando mi sposto in macchina, non dovrei calcolarmi mentalmente anche il tempo da dedicare ad eventuali discussioni con vigili/poliziotti/carabinieri/finanzieri che mi fermano ai posti di blocco, eventuali scuse da accampare nel caso in cui le ragioni offerte in prima battuta non siano ritenute sufficienti, ed infine non soppeserei se mi costa più pagare la multa o far saltare un impegno lavorativo.


Si, lo so che sono messa male e sono un esempio diseducativo.
Faccio mea culpa.
Non riesco a correggermi.
Mia madre ci ha rinunciato, ha perso l'abitudine di urlare e reggersi ai manici posti sullo sportello lato passeggero.
Adesso con la coda dell'occhio noto che sta ferma immobile come se trattenesse il fiato, il volto fisso sulla strada davanti a sè.
Non ho capito se gli occhi li mantiene aperti o chiusi, ma vabbè, sono fatti suoi.
Mio padre, ultimamente, è passato dal dirmi "hai una guida un po' troppo sportiva" a "guidi come una scellerata!" .
E' che lui non capisce bene l'uso spasmodico (e nevrotico) che faccio del cambio nè che freno quasi esclusivamente scalando di marcia.


Questo pezzo qui sotto dei Black Keys è da un po' che sta accompagnando come sottofondo le mie guide sportive.
Anche stamattina, sulle curve della strada sul mare.
Che certe strade sono pur sempre i miei circuiti personali (nei limiti della decenza, naturalmente) ed è fantastico guidarci sopra con la radio a tutto volume.


martedì 28 febbraio 2012

SO LONELY

Cercavo una cosa e ne ho trovata un'altra.
Capita sempre così.
Mi è uscito fuori il coniglio dal cilindro mentre stavo lì a ravanare alla ricerca di un nastro per legare i capelli.
Niente di che, solo che cercavo un pezzo per cui mi sono incapricciata e mi sono usciti fuori i Police.
"Così solo".
Così sola, come sono ora.
Una solitudine sana però.
Di quelle che ti offrono consolazione e non magra.
Neanche grassa.
Diciamo che pesa il giusto.


lunedì 27 febbraio 2012

...IO LO SO...


... perchè sto scrivendo così tanto.
Perchè sto scivolando.
E' la mia terapia, 
la mia salvifica medicina.
Un intruglio
 malefico e insidioso che dà dipendenza.
Un liquido nero che sgorga fluido
 dalla mente
 e si coagula in inchiostro
 su pagine virtuali 
e reali.
Sul fondo dei miei cassetti, 
sepolti sotto
 i cimeli 
delle vite passate, 
riposano malconci quaderni inondati 
di inchiostro 
e lacrime 
e speranze 
e delusioni.
Io lo so, ma talvolta non lo so
 e non voglio sapere.
Sono fondamentalmente un'agnostica.
E non m'importa d'esser altro.



L'AFFIDABILITA'

Se l'affidabilità avesse un prezzo sarei ricca.
Se avessi fatto davvero un affidamento incondizionato sulle persone, invece, a quest'ora starei in mezzo ad una strada.
Tanto sono affidabile (pare), tanto non mi fido (e a ragion veduta) di nessuno.
Neanche di me stessa (e per ovvie e consolidate ragioni).

Se non fosse che per motivi contingenti ho dovuto chiedere ad una collega di sostituirmi per un lavoro importante, poichè nello stesso giorno sarei stata impegnata altrove, sempre per motivi di lavoro.
Costretta a fare affidamento, ma non fidandomi, mi sono parata le spalle chiedendo la cortesia di sostituirmi, all'occorrenza, anche ad altri colleghi, che si sono prontamente resi disponibili considerata la questione spinosa. Quasi all'ultimo minuto decido di delegare un collega al posto della collega:

"Senti, non importa per dopodomani, non c'è più bisogno che vai tu, va il collega..."
"Ah, ma tanto io non ci sono quel giorno".
"Ma come, quando ti ho chiesto mi avevi detto che andavi tu, che non c'erano problemi! E poi scusa, perchè non me l'hai detto  quando ti sei ricordata che non c'eri per farmi organizzare diversamente?"

Non mi ha risposto.
E' rimasta a guardarmi come se io stessi parlando dalla Terra e lei stesse ascoltando dalla Luna.
Il menefreghismo più totale.
Lo straniero di Camus, la stessa folle apatia.
E non è la prima cartuccia che spara e va a vuoto.
La cosa che mi fa vergogna per lei è che le ero amica, e l'ho sostenuta e difesa anche a sua insaputa, ricevendo come corrispettivo pugnalate feroci dietro la schiena.
E per che cosa, poi?
Lo sa solo lei.
Magari è soltanto perchè non le serve più la mia amicizia.
Del resto, da chi rispetto ai rapporti umani ragiona in termini utilitaristici non ci si può aspettare altro.

Quanto a me, non posso che complimentarmi con me stessa.
Per lo meno non ci rimango parecchio male come mi capitava in passato.
E non rimango come una sprovveduta in balia degli eventi.
La mia trasformazione in cuore di sughero comincia a sortire qualche effetto utile...

domenica 26 febbraio 2012

IO SONO DI SUGHERO


"Il legno sembra fermo, 
ma è sottoposto 
 pressioni interne che 
lentamente 
lo spaccano.
La ceramica 
si rompe, 
fa subito mostra dei suoi cocci rotti.
Il legno no, 
finchè può nasconde, 
si lascia torturare 
ma non confessa.
Io 
sono 
di
 legno".

Giulia Carcasi - Io sono di legno








Io non so se sono poi tanto di legno.
Io mi confesso 
(non il genere di confessioni che si fanno in chiesa, sia chiaro).
Anche se talvolta mi lascio torturare parecchio
 prima di riuscirci.
Se fossi di legno 
sarei certamente di sughero.
Come i tappi delle bottiglie di 
vino.
Di un legno morbido, 
che resiste elastico agli urti 
senza rompersi.
Che si squarcia e si deforma, 
ma che non perde la sua interezza.
Già, quel tipo di legno lì.
Che te ne puoi approfittare a colpirlo come se fosse 
un sacco da boxe.
Salvo poi ricevere 
"alla scordata" 
il conto dei cazzotti.

venerdì 24 febbraio 2012

CONFLITTI

Immersa fino al collo in un profondo"non lo so".
Che tradotto significa "in realtà lo so".
E analizzato diventa "probabilmente lo saprei meglio se fossi obbligata a decidere".
E con estrema lungimiranza si trasforma in "no, non è vero, probabilmente lo so già da ora che scelta farei".
Il che mi riporta al secondo punto.
E sarebbe già un punto fermo se il dubbio non mi trascinasse di nuovo per i capelli al punto di partenza.

E quindi niente, non lo so.
Forse non lo saprò mai.
Questa incognita, finchè campo, graverà inesorabile sulla mia esistenza.
Come uno scintillante anatema.


giovedì 23 febbraio 2012

ASPIRANTI RAPPRESENTANTI DI SE STESSI

Mi è arrivata una mail da parte di una collega.
Una sviolinata mal suonata sui disagi e le difficoltà e la poca dignità cui noi poveri lavoratori siamo quotidianamente soggetti.
Noi donne, soprattutto.
Noi donne incinte, anche.
Addirittura la proposta di occupare una stanza simbolicamente, per discutere delle problematiche in cui tutti ci ritroviamo coinvolti.
E ancora, vista la fumosità delle argomentazioni sciorinate nella mail, il rinvio alla lettura di un corposo allegato (di circa 10 righe e 4 periodi), contenente l'elenco dettagliato e completo delle proposte elaborate a titolo esemplificativo.
Infine, l'invito a voler costituire un organismo per rappresentare in modo nuovo e serio la categoria e portare avanti le interessanti proposte sollevate, partecipando in modo più attivo al nostro futuro.


Ecco, per prima cosa, chi ti ha dato la mia mail?
Seconda cosa, prima di inoltrare una mail ad una sconosciuta, sebbene sia una collega comprensiva e sempre aperta ad aderire a proposte ragionevoli, accertati e fai in modo che il contenuto della stessa sia credibile, e non ridicolo.
Terza cosa, se le proposte che hai pensato per ovviare ai disagi del lavoro si esauriscono principalmente nell'idea di far mettere bagni ad ogni piano e realizzare una stanza per l'allattamento, quando qua fra un po' ce ne andiamo tutti a casa ad organizzarci con forconi e sassaiole, non hai davvero capito neanche tu per che cosa dovresti protestare.
Probabilmente perchè la pagnotta qualcuno te la garantisce.
Altrimenti, piuttosto che buttare mezza giornata di lavoro ad occupare una stanza e discorrere allegramente di stronzate con altri colleghi, ci avresti pensato bene, prima, elaborando per lo meno proposte più convincenti.
Quanto all'idea di farti pubblicità per l'eventuale costituzione di un nuovo organismo succhia soldi e facente gli interessi dei soliti noti, tra i quali vorresti inserirti anche tu, hai decisamente giocato male le tue carte.

Io non vado proprio da nessuna parte.
Se mollo il lavoro è per qualcosa di serio, non per le fregnacce.
Come stiamo messi male... ma male male...

TELEPATIA, CONNESSIONI E QUELLA ROBA LI'

E' la telepatia che mi frega.
Non può essere altro.
Sono sempre reperibile, altro che cellulare sempre acceso e connessione internet.
Mi sintonizzo sulla linea dei pensieri e TAC, avviene il contatto.
Come è possibile pensare ogni volta  intensamente ad una cosa che a breve o proprio nel momento in cui ci penso si avvera?
Mi sono imposta discrezione.
Mi terrorizza poter essere tacciata di invadenza, per certi sentimenti, non appalesandoli come vorrei.
Ma il silenzio e la discrezione sono un'imposizione, mentre quello che penso scorre fluido e caparbio senza alcun freno.
E dove non arrivo con la parola, a quanto pare, arrivo con i pensieri.
Se mai esistesse davvero la telepatia...


mercoledì 22 febbraio 2012

WHAT A MESS


NYC FROM THE RUNNING CAR
(LOOSING THE FLIGHT)



ORDINARY PEOPLE



"We're just ordinary people,
we don't know which way to go..."

Quello che volevo scrivere l'ho scritto due o tre volte e poi l'ho cancellato.
Nulla di particolarmente significativo, ma mi sembrava quasi di scoprire carne viva.
Meglio lasciar tutto sotto la protezione di uno strato di pelle.
Uno strato sempre più sottile, a voler essere onesta.
Sono vicina al sanguinamento.
Consapevole, però, che ogni ferita inferta non sarà mai mortale.


martedì 21 febbraio 2012

CHIACCHIERE E CASTAGNOLE

Dopo un'amara mattinata, un dolcissimo pomeriggio.

Qualcuno ha portato provvidenzialmente in omaggio dei dolci di carnevale a lavoro.
Le cose non vanno sempre per il verso giusto.
E non vanno sempre come dovrebbero andare.
Ci sono corsie preferenziali, certi rapporti umani sottesi a quelli professionali che orientano le scelte in un senso o nell'altro.
Scelte che coinvolgono anche chi non c'entra niente.
E nei modi peggiori.

Non è un mondo ideale, questo, ma il suo opposto.
Un mondo capovolto, da vivere a testa in giù e con i capelli sconvolti.
O con la pistola alla mano.

Per il momento, però, non mi vedo armata e men che meno pistolera.
Nè ho intenzione di cedere ad impulsi autolesionistici o a meccanismi di autocommiserazione.
Non ho nulla da rimproverarmi, e questo deve bastarmi.
Fanculo l'incazzatura.
E' andata come è andata.
Il lavoro è solo lavoro.




Tutto quel che scrivo, tutto quel che dico, anche urlandolo, sono davvero solo parole.
Nulla è equiparabile a quello che sento.
Nulla.

lunedì 20 febbraio 2012

LA TASSA SU INTERNET

Questa è l'ennesima dimostrazione che la soglia del ridicolo può essere e viene quotidianamente e abbondantemente superata.
La dimostrazione che una volta toccato il fondo si continua a scavare, ancora e ancora, senza tregua e senza vergogna.
Peccato che questa barbara trivellazione non porterà all'emersione del petrolio.

Io pensavo fosse una barzelletta, o una provocazione, o una proposta folle da discutere.
Ogni volta lo penso.
Ogni volta che leggo certe notizie sui quotidiani.
Quei quotidiani a tiratura nazionale che scandalizzati riportano le ultime news apostrofando a caso le parole e mettendo le virgole tra il soggetto e il verbo.
Che mica c'è da meravigliarsi se una notizia abominevole viene data accoltellando a morte l'italiano.
Del resto il nostro è un paese dove in ogni settore la meritocrazia è morta ammazzata!

Giuro che sto valutando l'idea di pigliarmi una macchina da scrivere vecchio tipo.
Ma sono convinta, chissà perchè, che arriverebbero a tassarmi il pigiamento dei tasti e l'inchiostro.

Finirò con l'intingere la penna direttamente nella vena, piuttosto.


domenica 19 febbraio 2012

IL CARNEVALE DI VENEZIA

Per buona parte del viaggio in treno, intrapreso prima dell'alba, ho attraversato zone coperte da una fitta coltre di neve. A Bologna, dove ho preso appena in tempo la coincidenza, ho cominciato a pensare che con il mio cappottino leggero sarei morta di freddo in quel di Venezia. E invece sono arrivata a Santa Lucia che il sole splendeva radioso in un cielo senza nuvole, e l'aria era calda e primaverile.

Una fortuna, ci siamo dette!

La prima tappa, naturalmente, è stata di tipo "pappatoria" e "bevitoria", in un posticino un po' defilato dal centro, su un canale, di quei posti dove capiti un po' per caso un po' per fortuna.

La ricerca di un negozietto di mascherine è durata poco, il tempo di fare due passi e scegliere il posto giusto in cui acquistarle.

Dopo l'ardua fatica occorsa nella ricerca della maschera, e le enormi energie spese nell'indossarla, un "siamo a Venezia, dobbiamo prendere lo Spritz!" ha dato il la ad un'altra meritata tappa.
Ci siamo sedute a terra in una graziosa piazzetta piena di gente, con indosso ancora le maschere, a chiacchierare e bere lo spritz, quando ci siamo accorte che dei tipi ci stavano facendo delle foto.
Un servizio fotografico completo, a dir poco! 
Mi sono avvicinata, ho chiesto chi erano, perchè tutte quelle foto, mi hanno risposto che erano turisti e stavano facendo "street photos", e già che c'ero ho chiesto loro di scattarmene qualcuna con la mia macchinetta e di mandarmi le loro via mail.

Finita la conversazione e gli spritz, e finita la sessione fotografica, improvvisate muse di turisti stranieri, abbiamo continuato la passeggiata sino a Piazza San Marco...









Le maschere, vederle da vicino, indossarle, in una cornice meravigliosa quale Venezia, intrisa di poesia e tradizioni, è un'esperienza da fare almeno una volta nella vita. E sarà banale quanto scontato, ma è davvero così.

Chissà perchè ho aspettato tanto, quali ragioni mi hanno sempre indotta a rimandare un viaggio a Venezia durante il Carnevale. 
Sicuramente ragioni estremamente futili.

mercoledì 15 febbraio 2012

DISQUISIZIONI INUTILI

collega alias pozzo di scienza: "Oh, senti, non capisco, come si fa questa cosa qui?"
la sottoscritta versione libro delle risposte: "Si fa così."
collega p.d.s.: "Ma... non funziona..."
c.f.a.: "devi solo riprovare ad oltranza, il programma è lento e talvolta non funziona"
collega p.d.s.: "Ecco, l'ho trovato! Ho messo così e cosà (l'opposto di quello che le ho detto io). Secondo te è corretto?"
c.f.a. : "No, dovevi mettere il dato corretto che ti ho detto prima..."
collega p.d.s.: "Ma io credo (peccato che non siamo in una chiesa) che se metto così è la stessa cosa, non penso che mi può uscire una cosa diversa da quella che è, perchè in fondo... bla bla bla e bla bla bla..."

c.f.a. sfiancata: "Non so che dirti. Forse hai ragione tu."



D'accordo.
Sto cercando di mantenere la calma, oggi.
Ci sto provando con tutta me stessa.
Però mi sento circondata.
A momenti sbrocco.
Giuro.


Attenzione agli schizzi di sangue.

SOME PEOPLE CALL ME THE SPACE COWBOY...

Io non lo so, di nuovo, se è perchè mi porto un po' "giuovane".
O forse per via dell'aria ingenua.
I connotati in dotazione sono questi e non ho intenzione di cambiarli o camuffarli.
Epperò, certe richieste mi sembrano eccessive.
No, anzi, di più.
"Puoi evitare di contestarmi le cazzate che ho fatto?" e "Fossi in te eviterei di continuare, dai, ma che lo fai a fare...".
Direi di no.
Proprio no, guarda.
Sei davvero fuori strada.
Per chi m'hai preso, per tua mamma?
Se lo faccio è perchè è il mio lavoro.
E credo di (e devo) farlo con serietà.
Sicuramente meglio di come lo fai tu, che invece di misurarti sul terreno di gioco ad armi pari tenti di farmi desistere con argomenti ridicoli.
Gli ho risposto che ci avrei pensato.
Certo, come no, fidati.


martedì 14 febbraio 2012

UN TERABYTE D'AMORE

Quella di San Valentino è una festa che generalmente non mi è capitato spesso di festeggiare, da single o in coppia che fossi.
Più che altro, ha sempre costituito il pretesto per prenotare qualche viaggio per il fine settimana.
In ogni caso, oggi mi sembrava carino fare un regalo ad una persona a cui tengo in modo particolare e che vorrei si sentisse speciale anche quando nessuno glielo ricorda a parole o a fatti.
Per questo, prima di andare a lavoro, sono passata a comprarmi un pacchettino di Baci Perugina, condivisi in pausa caffè con i colleghi, ed un sottilissimo e fichissimo hard disk esterno grigio perla da un terabyte. 
Non ho più dove mettere le foto, e mi sono imposta di trovare una collocazione alle oltre settecento foto scattate durante l'ultimo indimenticabile viaggio, considerata l'urgenza con cui devo far spazio sulla scheda per il micro viaggio che mi attende questo sabato.
Il mio computer continua  a fare lunghi e pedanti bip per sollecitarmi a liberare spazio, ma invano, da mesi ormai.
Che dico, da un anno.
Tanto ho aspettato.
Sono andata avanti a "pulitura disco".
E' giunta l'ora di collocare all'esterno un po' di roba, di traslocarla.
Togliere insistentemente la polvere non serve a togliere l'ingombro, questo l'ho capito.
E chissà perchè uno ci mette sempre così tanto a fare la scelta giusta, quella che semplifica la vita, pur avendola a portata di mano.

lunedì 13 febbraio 2012

domenica 12 febbraio 2012

ATENE BRUCIA

Non riesco a non cogliere parallelismi tra la situazione greca e quella italiana.
Non riesco a non pensare alla Germania con il fiato sul collo che la fa da padrona, e la Spagna ed il Portogallo in equilibrio precario, e la Russia e i russi ad un passo dall'Europa.
Anzi, con un piede e mezzo già dentro l'Europa.
Non riesco a non temere che l'Unione Europea, e la pace che tutto sommato ha garantito per oltre un cinquantennio, siano in bilico.

Non riesco a non credere che, come la giri e come la volti, ci hanno fregato.

sabato 11 febbraio 2012

FOOTSTEPS



Direi che "invisibile" è la parola della giornata.
E "decido io" la frase della giornata.
Che mi prendo un caffè, mi ci fumo sopra una sigaretta, vado a togliere il pigiama, mi lavo, mi vesto, trucco e parrucco, cappello e guanti ed esco.
Sto già sproloquiando mentalmente, ed è meglio non dare possibilità alla bocca di aprirsi.
Spengo il computer e anche il cellulare.
Non voglio sentire/vedere/sapere/comunicare.
Oggi gira così.







"Don't even think about reachin' me, 
I won't be home, 
don't even think about stoppin' by, 
don't think of me at all.
I did what I had to do,
 if there was a reason it was you...
Ah, don't even think about gettin' inside voices in my head..."

***     

"Non pensare di cercarmi, 
non sarò a casa
Non pensare neanche di farmi visita,
 non pensarci proprio a me.
Ho fatto quello che dovevo fare, 
se c'era una ragione quella ragione eri tu
Ah, non pensare neanche di fare entrare voci nella mia testa..."



TI PENSO PIANO...





"...senza volerlo
dentro
un pensiero segreto
cerco riparo 
nel mio silenzio
sperando sia
un buon nascondiglio..." 






Alzarsi dal letto ad un orario I N D E C E N T E.
Con un mal di testa T E R R I F I C A N T E.
Dopo aver tenuto duro una settimana I N T E R A.
E aver fumato come una C R E T I N A.

Ed è già sabato.

venerdì 10 febbraio 2012

PIZZICOTTI

Si, va bene che mi porto giovane, che stamattina ero vestita casual, con gli stivali da neve che sembrano peluches, e che avevo solo un filo di trucco... ma pizzicotti sulla guancia per dirmi "ciao ciao" no, eh!

Per la miseria!

C'ho una dignità professionale da difendere!

Non sono mica una bambina!

Certo, rispetto a certe mummie che si vedono in giro abbasso decisamente l'età media.

Però non va bene, su!

giovedì 9 febbraio 2012

APPUNTAMENTI

Ho rinunciato da tempo a portare il conto del tempo che passa.
E' più forte di me.
Tendo a dimenticare festività, ricorrenze, anniversari.
Da quelli a rilevanza nazionale a quelli della mia famiglia o della ristrettissimissima cerchia delle mie amicizie.
O peggio.
Sono arrivata a scene paradossali, davvero.
Ho invertito, confuso, dimenticato persino l'età dei miei ex, oltre che tutti - rigorosamente tutti - gli anniversari.
Per lo meno non ho mai imposto loro di festeggiare per forza e a date prestabilite.
I compleanni mi mandano in crisi.
Me li segno sull'agenda del cellulare con l'allarme alle 8:00 la mattina per evitare brutte figure.
Fino a una decina d'anni fa ricordavo tutto.
Ed ero sempre puntuale, nel ricordare come negli appuntamenti.
Non ero sempre in conflitto con il tempo.
E' anche vero che per un paio di volte, o forse più, mi sono imposta un'opera imponente di rimozione.
Di cose belle e cose brutte.
Ho voluto cancellare la speranza dal cuore e i ricordi, per non alimentare certi fuochi all'apparenza fatui.
Ho avuto un cuore trafficato, pieno di strade e incroci.
Adesso ci ho piazzato qualche vigile "cagacazzo", ma gli incidenti di percorso mi capitano lo stesso.
Il problema sono certi appuntamenti cui non manco mai.
Eppure non sono neanche concordati, non li segno in agenda.
Sasso vince forbice.
Carta vince sasso.
E la telepatia con certe persone vince ogni forma di comunicazione scritta, orale o telematica.

Che certi appuntamenti non serve concordarli a parole, ce li hai e basta.





He turns and says "Are you alright?"
Oh, I must be fine cause my heart's still beating...








martedì 7 febbraio 2012

I KNOW...

Io e la ragione, quella collaudata dai più, abbiamo sempre fatto a cazzotti.
Un po' come con la matematica.
Sarà che domattina devo andare in "guerra" all'alba che mi viene in mente un ring?
No, mi sono imposta di non ri-precipitare nell'ansia da lavoro.
E finora pare (pare...) che io stia resistendo egregiamente al richiamo malefico di certi pensieri malsani.
Sarà che qualcuno più positivo ha preso dimora in questa testolina dura come un macigno, insinuandosi come l'acqua.
E si sa, che l'acqua scava anche le pietre.


SOMEBODY THAT I USED TO KNOW

Certi amori si trascinano nel tempo e si dilatano all'infinito.
E sono incredibili.
Altri amori finiscono, si esauriscono, muoiono, anche ammazzati.
E per le persone vittime di quell'amore è come subire una sorta di declassamento.
Si passa dall'essere una persona con cui si ha piena confidenza ed intimità all'essere praticamente un estraneo.
Talvolta si diventa nemici.
E a volte si arriva all'indifferenza reciproca.
O alla guerra dichiarata.
Di gente che è rimasta amica non ne ho conosciuta, finora.
Ed io non credo di fare eccezione alla regola.
Le soluzioni ai problemi, quando arrivano oltremodo in ritardo, si presentano per quello che sono.
False soluzioni.
O soluzioni di comodo.
Sto combinando un casino, in verità.
Ma sono libera, non devo dar conto a nessuno, ed il casino fa parte del gioco.
E credo di dedicarmi ancora e ancora a questa nuova attività, nei giorni a venire.
Il futuro prossimo mi appare come un groviglio di colori.
Rispetto al grigio di qualche tempo fa direi che non butta male.


domenica 5 febbraio 2012

PRETESE

Sono sempre stata accondiscendente, disponibile.
Sono sempre stata una di quelle che la prima risposta era sempre "si".
E ora i miei "no" pesano.
Certo che pesano, non potrebbe essere altrimenti.
Le cattive abitudini altrui sono stata io stessa ad innescarle, come bombe.
Bombe che ora sono esplose.
Con morti e feriti.
Vorrei calmarmi ora, e invece fumo nervosamente una sigaretta mentre pigio sui tasti.
Colpa mia, che invece di continuare a trascinare cose che non andavano ho reagito.
Colpa mia, che sbatto le porte e non le lascio socchiuse a convenienza.



venerdì 3 febbraio 2012

PIOGGIA

Mentre ovunque, in Italia, nevica, qui continua a piovere.
Fa freddissmo, ma niente fiocchi di neve se non sulla cima delle montagne.
Stamattina, vestita di tutto punto per andare a lavoro, ho indossato il mio giaccone con cappuccio da viaggio.
Quello che, all'occorrenza, uso come sacco a pelo, porta oggetti, e para pioggia - vento - freddo.
Non uso ombrelli, di solito.
Sono aggeggi costrittivi, impegnano faticosamente la memoria e le mani, si rompono, volano via, si dimenticano, se li fregano se li lasci incustoditi.
E soprattutto, quando c'è vento o pioggia forte, non ti riparano poi un granchè.
Un po' come certi uomini in certe relazioni.
Alle quali, anche se tardi, decidi di mettere un punto.

Non riesco a fare il conto di quanto tempo sia passato.



mercoledì 1 febbraio 2012

GOALS

Oggi pomeriggio è arrivato il pacchettino della Feltrinelli con i libri che mi sono regalata qualche giorno fa: "Io sono un gatto" di Sòseki, "Il linguaggio segreto del corpo" della Guglielmi e "Il taccuino di Talamanca" di Cioran.
Spero di trovare il tempo di assaltarne almeno uno, prossimamente, anche se dovrei metterli in coda ad altri libri che ho comprato negli scorsi mesi senza riuscire a leggerli e/o finirli.

L'ultima lettura intrapresa (nonchè ancora da portare a termine) è "One Day", in lingua inglese.
La scelta non è stata casuale, ma fortemente indirizzata dal sapore agrodolce della trama, che già conoscevo.
Ho cominciato a leggerlo in una prestigiosa libreria straniera, comprandolo poi con somma gioia e a metà prezzo in aereoporto.

Questo libro, in particolare, rientra nel piccolo obiettivo a breve termine che mi sono prefissata.
Quello di arricchire il mio dizionario di inglese di almeno un vocabolo nuovo al giorno.
Naturalmente mi lascio aiutare, nel perseguimento di questo piccolo proposito, anche dalla musica.
Tuttavia, dato il ricorrere frequentissimo delle stesse parole e delle stesse frasi in ogni pezzo, e considerato che conosco praticamente a memoria quasi ogni testo e la relativa traduzione di tutta musica che ascolto sin dall'adolescenza, tento di soffermarmi su quello sparuto gruppo di paroline di cui non riesco a ricordare mai il significato o di concentrarmi su nuova musica e nuove parole.

La cosa splendida è che, quando non capisco qualcosa, internet mi dà accesso a due strumenti ad hoc: un famoso dizionario di inglese - italiano online, ed il traduttore di google, con il pulsante di verifica della pronuncia.

Potrei passarci le giornate.

A volte temo con ferma convinzione che una vita sola, questa mia, sia davvero poco per tutto quello che vorrei fare e che mi piacerebbe e piace fare, e che potrei fare.
Sono costretta a scegliere tra mille cose per me ugualmente meritevoli di tempo ed energie.
Ed ugualmente gratificanti.

Un paio di persone mi hanno detto, ultimamente, che io ancora non ho deciso cosa fare, nella vita.
Sarà davvero così?
Dovrei impormi una scelta?
E, poi, non me la sono già imposta?
E la scelta che mi sono imposta me ne preclude altre?
Che siano alternative o concomitanti?

Electa una via non datur recursus ad alteram?

Io non l'ho mai creduto.

COME IL GIOCO DELL'OCA...

... quando si salta il giro.
Prima gli altri e poi tocca di nuovo a te.
Forse.
In fondo la vita non è il gioco dell'oca.
E una volta che salti il giro, non è detto che ti tocca poi di sicuro di giocare, di nuovo.
E se si salta il giro, in fondo, per quanto ingiusto, c'è sempre un perchè.

No, direi che neanche stavolta è il giro giusto, che tocca saltare.
Ma magari ho sbagliato a capire.