sabato 14 aprile 2012

L'ISTIGAZIONE AL SUICIDIO IN ITALIA?

I giornali riportano di 23 suicidi di imprenditori dall'inizio dell'anno.
E siamo solo ad inizio aprile.
Facendo un piccolo calcolo matematico, 23 imprenditori corrispondono a 23 famiglie devastate, composte dai 3 ai 5 superstiti tra mogli e figli.
Oltre eventuali genitori anziani a carico.
Orientativamente, un centinaio di persone hanno subito un lutto assurdo e si trovano oggi ancora di più nella merda, a causa di questi suicidi.
Sempre di queste 23 aziende, bisognerebbe calcolare una media di 5/10/20 dipendenti, quanti?
Mettiamo una media di 10.
Sono 230 persone che si ritrovano senza un lavoro.
Un lutto anche questo.
A queste 230 persone corrispondono delle famiglie, alcune saranno monoreddito.
Di quante persone stiamo parlando?
Circa 600?
Di più?
Se queste persone non hanno di che vivere, da qualche parte dovranno pur approvvigionarsi, no?
E alla porta di chi andranno a bussare, se non a quella di chi sta meglio di loro?
E la fame, la maggior parte delle volte, non rende le persone educate.
La fame scatena la violenza, anche per pochi spiccioli.

La disperazione dilaga a macchia d'olio.
E la disperazione ti assale quando Equitalia e Banche sono diventate padrone della tua vita, di tutte le tue proprietà, e di tutto quello che guadagni.
Quando lo Stato ti tassa l'equivalente dell'aria che respiri.
La disperazione è quando ti staccano l'acqua, la luce, il gas perchè non hai i soldi per pagare le bollette.
La disperazione è vergognarsi di tutto questo e non riuscire a risolvere questo stato di cose in modo dignitoso.
La disperazione è andare in giro con le scarpe ed i vestiti usurati, perchè non hai soldi per comprarteli neanche dai cinesi.
La disperazione è quando come imprenditore, in Italia, guadagni meno di uno sguattero e ci rimetti pure le spese, e sei costretto ad indebitarti per sopravvivere.
La disperazione è lavorare dalla mattina alla sera e anche il week end per pagare i debiti, senza che ti avanzi nulla per vivere, o talvolta anche per sopravvivere.
La disperazione è non sapere a chi rivolgersi, non avere più nulla cui attingere, vedersi senza prospettive, non sapere come campare la propria famiglia, come mandare i figli a scuola, come fare la spesa, temere che la casa in cui vivi ti venga tolta da un momento all'altro e pensarlo ogni sera prima di chiudere gli occhi nel letto e dormire.
La disperazione è come sentirsi legati mani e piedi a prendere calci in faccia, a bocca chiusa.
La disperazione è vedere i propri genitori piangere per queste cose.
La disperazione è vedere i propri figli piangere per queste cose.
La disperazione è ammalarcisi di disperazione.
Questa cosa la capisce bene solo chi ci passa.
E siamo in tanti, imprenditori o familiari di imprenditori o dipendenti di imprenditori.

Quanto tempo occorrerà perchè la disperazione venga rivolta non contro se stessi ma contro il prossimo appena più benestante, o contro chi non ha saputo gestire che a proprio vantaggio il lavoro e la fame altrui ed i soldi versati in tasse?
Mantenersi al sicuro e con la pancia piena nei limiti del proprio orticello non impedirà allo sconforto ed alla disperazione che imperversano al di là del recinto di entrare, prima o poi.
E' una falsa salvezza, un'illusione pensare di essere al sicuro perchè si ha ancora un lavoro e perchè si hanno ancora soldi da spendere.

Quanti passi mancano alla rivoluzione?
***
Questi gli articoli del giorno che ho selezionato, per chi fosse interessato:



3 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao. ti scopro solo oggi. mi piace il tuo modo di entrare dentro le cose, in maniera diretta, semplice e mai banale... ho dato inoltre un'occhiata alle tue poesie e riflessioni... ne sono rimasta incantata... da oggi tra i tuoi lettori.
un abbraccio

.come.fossi.acqua. ha detto...

onda... grazie, sei gentile, anzi di più!
grazie!

ginocchiaapunta ha detto...

quanto manca?
quanta fame?