giovedì 31 maggio 2012

IMMERSIONI


Here the frailest leaves of me,
          Qui le mie più fragili foglie
and yet my strongest-lasting
          Eppure quelle più forti nel resistere
Here I shade and hide my thoughts
          Qui  arreco ombra ai  miei pensieri e li celo
I myself do not expose them
          Io stessa non li espongo
And yet they expose me more
          Eppure essi espongono me più
than all my other poems.
          di ogni altro mio verso.

TITOLI

L'ignoranza becera è quella che crede che il livello di una persona si misuri in base ai titoli che si posseggono.
L'invidia è quella che punge qualcuno che quei titoli non ce li ha e li reputa indispensabili per darsi un tono, e tenta in vario e malo modo di offendere chi invece se li è sudati e guadagnati.
La presunzione è quella che porta ad identificare e puntare il dito contro i presunti difetti altrui, salvo poi non vedere la trave nell'occhio proprio, ben più grande di qualsivoglia problema degli altri.

Io credo di non avere mai distinto, in vita mia, qualcuno in base al titolo.
Acquisito o nobiliare o quanto altro.
Non mi è mai fregato di queste cose.
Non ho mai sentito l'esigenza di prendere luce mettendomi accanto a pseudo sorgenti di luce.
Penso di poter brillare di luce propria, per le mie capacità.
E lo penso perchè è così, non ho bisogno di ricorrere alla falsa modestia.

Io distinguo le persone.
E qualifico le persone per il loro modo di essere e di agire, nei confronti degli altri e nei miei.
Perchè così mi hanno insegnato a casa.
Il che sembrerà una banalità, o una miseria, o del tutto inutile, ma è ciò che sono e che punto a rimanere, caschi il mondo.
Una persona abituata a dare valore ai rapporti umani che sottostanno ad ogni rapporto che si presenta come sovrastruttura di quelli.
Una persona educata, nei limiti del possibile.
Una che quando dà una parola la mantiene.
Che quando prende un impegno non si dilegua e non inventa scuse per sottrarsi.
Una di quelle che se riceve una telefonata, o un sms, una mail, un fax, risponde, salvo casi di forza maggiore.
Per educazione e cortesia.
Per serietà e professionalità.
Sempre perchè così mi hanno insegnato.
Sono affetta da questa disponibilità congenita, che non è esattamente generosità.
Però si, è anche generosità, forse.
Volendo dare a Cesare quel che è di Cesare.

E sinceramente non capisco chi si rivolge in certi modi.
Non lo capirò mai.
Ho una forma mentis che mi preclude la comprensione.
E poi, davvero, cosa c'è da comprendere in certi atteggiamenti inutilmente rabbiosi?

Mi sono sforzata, nonostante tutto, di mantenere rapporti di educazione e cortesia con qualcuno che non merita.
Più d'uno.
Ultimamente diversi.
Mi domando certi sforzi a che servano, se forse è indice che vivo in una dimensione tutta mia, se sono solo ridicola a dare ancora un senso a certe cose.
Perchè i riscontri positivi che ho sono rarissimi.
Eppure proprio per quei rarissimi sono ancora convinta che valga la pena ostinarsi nel non lasciarsi inquinare dall'inciviltà altrui.

In questo credo di distinguermi.
E non mi deriva certo dal titolo.
E me ne faccio vanto.
Anche se vale poco o niente.

mercoledì 30 maggio 2012

I CARE

Anche se a te non frega nulla a me frega.
E mi frega anche delle piccole cose.
Mi frega che tiri in ballo i sentimenti a vanvera, che se si scortica appena appena la superficie delle tue parole accorate, emergono solo l'opportunità e la convenienza.
Mi frega che capovolgi la realtà, e mi ritorci contro verità che non sono tali.
Mi frega che tiri in ballo la mia musica.
Che diamine c'entra la mia musica?
Mi frega che parli di rimorsi, ma in realtà sono solo lacrime di coccodrillo.
Mi frega e mi fa incazzare ogni cosa che dici e che scrivi.
Che ti chiamerei solo per insultarti e invece mi trattengo e scrivo qui, per evitare gesti scellerati.
Ti detesto con tutta me stessa, almeno quanto mi brucia l'affetto che provo ancora per te.
Un affetto che non meriti.

martedì 29 maggio 2012

QUELLE COSE COMPLICATE...

... del tipo che decidere di non stare più insieme, o non vedersi, non significa smettere di amarsi e ferirsi.
Ecco, lo sapevo, il rigurgito di sofferenza a scoppio ritardato, quello che ti prende a tradimento quando meno te l'aspetti.
Era nell'aria, però.
Prima o poi doveva succedere.
Come il pianto.
Una giornata cominciata con un pianto mattiniero (fin troppo) e passata a piangere e trattenere altre lacrime, (che qualcuno a lavoro ha notato che c'era qualcosa che non andava, ma non ha osato chiedere).
Mi aspettavano al varco, 'ste maledette lacrime.
Un varco ampio, però, di quelli che non devi abbassare la testa per passarci intera.
Ci sono passata tutta e a testa alta, fiera.
Fa male uguale, ma pazienza.
Oggi riesco a tollerarlo meglio di ieri.
E poi i capillari intorno agli occhi non sono scoppiati disastrosamente, quindi nonostante il mancato allenamento di questi mesi non mi è andata mica male...
Certo, non è stato un pianto disperato, ma contenuto.
Stupido.
Inutile, più che altro.
Indotto, naturalmente, che da sola non mi concentro per farmi venire le lacrime.
Ho bisogno dello stimolo artificiale.
E quello, anche un cellulare è buono a procacciarlo.
Fin troppo, a dirla tutta.

Dannata tecnologia!

lunedì 28 maggio 2012

IN SOSPENSIONE

La possibilità che accarezzavo da giorni nel grembo dei miei pensieri più intimi e che speravo davvero accadesse (ma non ci credevo) è accaduta.
Ho dato poco fa la notizia a casa, e mi hanno guardata senza parole "ma che stai a di'?".
Increduli, come sempre.
Cominciano a fidarsi della mia incoscienza, o peggio, ad affidarcisi.
L'effetto sorpresa è una delle mie qualità maggiori, in tutti i sensi.

Me l'hanno accordata, insomma.
Sono "in sospensione".
Stamattina il riscontro positivo.
E ancora non ci credo.
Mai la parola "sospensione" mi è apparsa più liberatoria e leggera e meravigliosa.
Mai così impossibile, mai così inverosimile, irrealizzabile.
Mai cosi desiderata.

Sono sospesa.
Posso azzardare un passo, posso farlo quel dannatissimo passo, ora.
Che è dura lo stesso, ma un po' meno dura.
Nel giro di una settimana, forse, mi si è stravolta la vita.
Come se non si fosse stravolta già abbastanza negli ultimi mesi.
Che cosa porta cosa, è vero, ne sono la dimostrazione vivente.

E' che quasi non ci credo.
Ancora non ci credo.
Si riparte di nuovo, si ricomincia, si dà l'avvio ad un'altra fase.
E nonostante l'ansia non so come camuffare tutta questa emozione, tutti questi sentimenti assurdi.
E le cose da fare... quante... mamma quante...



domenica 27 maggio 2012

... GIA', COME INTITOLARLO QUESTO POST?

Perchè infilarci dentro tutto quello che ho fatto questi giorni è impossibile, e qualsiasi parola, frase, citazione o quanto altro sarebbe riduttiva.
Ho festeggiato, brindato, sono uscita, sono stata in viaggio, ho conosciuto nuove persone, incontrato amici che non vedevo da un po', mangiato cose meravigliose, bevuto buon vino, comprato un vestitino a pois delizioso... e il tempo è volato.
Il sorriso si è aperto ed è arrivato quasi fino alle orecchie.
Un sorriso testimoniato dalle foto, da incorniciare e appendere.
Da tenere presente nei momenti no.
Per ricordarsi che anche il periodo più nero lascia spazio, dopo un po', a giorni inaspettati di luce.
Mi sono sentita bene, sono stata da dio, ho respirato a pieni polmoni.
Sono stata "io".
La me stessa ritrovata, quella che ogni tanto si nasconde, si affligge, si dispera e si mortifica, soffre e sta male come un cane, ma che poi sempre riemerge.
Sarà l'istinto di sopravvivenza, sarà che sono grata di quel che ho e di quel che sono, che non è nulla, ma significa tutto per me in questo momento.
E probabilmente lo è.
Ed è l'unica cosa cui riesco ad aggrapparmi per darmi un senso in questo mondo.

giovedì 24 maggio 2012

L'INVENTIVA ALL'OCCORRENZA

Riconosco di avere una fantasia piuttosto limitata, per i regali e i doni in genere.
Mi oriento principalmente sui vini, con buona pace di amici alcolizzati  che apprezzano il buon bere.
Per gli altri, quelli che non bevono, non fumano, fanno sport/palestra, sono salutisti, non magnano stanno a dieta, ovvero buona parte della gente che conosco e frequento, il problema è più serio.
Per questo fine settimana, però, dovrei andare sul sicuro!

Per stasera, invece, l'ultima che passo qui, questa settimana, dovrei invece inventarmi qualcosa.
Non so cosa.
Che mi devo inventare per creare l'occasione per un saluto più o meno veloce, condito da qualche sorriso?
Non ho un numero di telefono, non ho un contatto fb, non ho un accidenti di niente, nulla se non qualche conoscenza in comune e un po' di fantasia e inventiva.
E non ho neanche fatto lo shampoo, e sto in versione a stento mi sono lavata la faccia oggi rock, che l'idea di uscire direttamente dopo il lavoro non sarebbe poi tanto una buona idea...
***
Ok, mi sono appena inventata qualcosa, un dopocena a base di musica.
La tecnologia a lavoro (leggi: fb) è una gran cosa per organizzare ed organizzarsi al volo con la gente.
Vediamo ora se riesco a fare in modo di far arrivare all'orecchio di qualcuno, a mezzo piccione viaggiatore virtuale, che stasera ci sarà un concertino jazz in un localino sfizioso dove conto di andare con qualche amico.
Chè le magie con un po' di attenzione e macchinazione talvolta riescono...
E si, riconosco che c'è un po' di manipolazione in questa piccola manovra, ma non ho altri strumenti per muovermi, in questo momento.

E male che va, se proprio non dovessi riuscire a far arrivare questo grazioso uccellino all'orecchio giusto, per stasera mi godo la musica, che tanto male non casco comunque!

mercoledì 23 maggio 2012

UNA MEZZA IDEA

Come.fossi.acqua. versione come.fossi.in.vacanza.
Ho una mezza idea del cazzo che mi frulla in testa.
Neanche a precisare il tipo di testa che si appoggia sulle spalle, ultimamente.
L'idea che se metto in atto spiazzerà qualcuno.
Pazienza.
Mi viene da ridere.
Ho bevuto, ma il bianco lo reggo meglio del rosso.
Mi sollecita pensieri che, dato il luogo, non dovrebbe sollecitare.
Ma questa mezza idea è lì, che farnetica e chiede, anzi, pretende ascolto.
Una mezza idea da buttare lì e vedere se e come viene raccolta.
Boh, non lo so nemmeno io!
Ma bah... c'è tempo.
Boh.
Davvero, boh!
Domani a mente lucida ci rifletto.
Adesso finisco la sigaretta, chiudo e mi metto a dormire.
Che quando bevo... in vino veritas!

martedì 22 maggio 2012

LA VOGLIA DI CERCARSI E RIVEDERSI

Il sunto di una conoscenza appena intrapresa.
Chissà...
Perchè di "ma" ce ne sono diversi.
O meglio, un paio di loro sono abbastanza significativi.
Mi sto soffermando sui "pro", però
Dei pro taaaanto carini, davvero.




- "Che dici, sono matta a cacciarmi in questa situazione?"
- "No, hai la mia approvazione. Cara, è ora!"


Il che, detto ad una che non porta orologi al polso da anni, oramai, sa quasi di presa in giro!

lunedì 21 maggio 2012

IL COLLEGA FIGHISSIMO

In trasferta in culonia, stamattina, con la collega più giovane, chi ti incontro?
Il collega fighissimo, quello che nel mare di disperazione della categoria, è l'equivalente di un fazzoletto per asciugare la valle di lacrime.
Pur sempre un piccolo fazzoletto, che per asciugare la valle di lacrime fattasi palude neanche una bonifica storica ci farebbe qualcosa.
Mi ha riconosciuta al volo, e consapevole del suo irresistibile fascino, invece di limitarsi ad un ciao, si è introdotto nel mio campo visivo cominciando a fare lo splendido.
Era nel suo, per una volta.
Quando viene dalle mie parti lo vedo che sta un po' come un pesce fuor d'acqua, a disagio, spaesato.
Gli ho rivolto qualche sorriso, gli ho dato un po' confidenza, ma nulla di che.
Ha quell'attegiamento del tipo "sono figo solo io" che un po' fa ridere, per cui non mi sono mai soffermata più di tanto.
Gli ho risposto: "ma tu non sei il collega che veniva dalle mie parti? Non ti vedo da un po'...".
"Siiiiiiiiiii", sorrisone.
Mi sono seduta ad aspettare il mio turno, lui era prima di me.
Finite le sue cose si è alzato, ci è un attimo girato intorno, e poi mi fa: "beh, torni a casa quando finisci, o ti fermi a pranzo qui, oggi?"
Si gira la sua collega (nonchè trombamica, abbiamo ipotizzato, vista la reazione spropositata) con la bocca a forma di O come quella dell'urlo di Munch e due occhi assassini che quasi mozzicavano.
Lui se n'è accorto e si è giustificato, imbarazzato: "Che c'è? Sto solo chiacchierando con una collega, non si può più nemmeno parlare?"
"Si, se ce lo offri tu il pranzo perchè no, ci tratteniamo...", ho risposto nel frattempo.
"Eh, ma io devo scappare altrove, sennò volentieri..."
Vabbè, ho capito, proverò ad offrirgli io un caffè quando viene dalle mie parti, tanto qui o lì sono sempre io che gioco in casa.

Arriva il mio turno, un tipo cerca di passarmi avanti ed un altro collega, con un sorriso ebete gli dice: "ci sono prima le ragazze".
Mi giro, lo guardo interdetta, forse in cagnesco, si inibisce e comincia a dire: "cioè, no, io... nel senso... non volevo dire, cioè..."
"Volevi dire colleghe, forse, non ragazze".
"No, ma era un complimento... siete così giovani..."
Sono donna, mi porto giovane, e allora?
Le ragazze sono quelle che abbordi al bar, sono quelle che incontri per strada, le amiche.
Ragazza è tu' sorella, per farla breve.
In certi contesti lavorativi ciascuno è quel che è, e ciascuno deve stare al suo posto.
Non è che devo per forza dimostrare ogni volta di che pasta sono fatta per ricevere un po' di considerazione come professionista e non in quanto donna che respira.
E che cazzo!


domenica 20 maggio 2012

SADNESS & GOODBYES

Mi sono allontanata dall'ultimo addio.
Ho preso le distanze.
Eppure anche le distanze più enormi sono sempre relative.

Se solo potessi arginare un po' questa tristezza sarei in pieno soddisfatta di me stessa.
Potrei smettere di identificarmi con gli amanti delle canzoni di Jeff Buckley, con quei turbamenti che conosco a memoria.
E poi dovrei smetterla di associare mille ricordi alle canzoni in genere.
Non è salutare.
Sono andata oltre, sono sopravvissuta alla grande, e mi sono riorganizzata di nuovo, da zero.
Solo che, a scoppio ritardato, lo stomaco riporta certi ricordi a galla.
E no, non è decisamente una cosa buona, questa.

Da che uso più spesso gli occhiali da sole camuffo lo sguardo triste e trapela solo il sorriso.
Quello esce da solo, non posso farci nulla, è in dotazione spontanea al corpo che mi è stato assegnato.
Sono afflitta dalla malattia del sorridere per non piangere.
Agli occhi invece manca davvero (eh si, per davvero, non lo scrivo tanto per fare audience!) un pianto.
L'occasione si è presentata questi giorni.
E sono stata lì lì per farcela, ma nulla.
L'allarme lacrime a dirotto è rientrato.
Peccato.
Dovrei ritentare, la prossima volta potrei essere più fortunata.

DI POLITICA, TASSE E ATTI CRIMINALI

La tassa sugli animali di affezione è l'ultima arrivata di una lunga serie di tasse supplementari buttate sulle spalle di chi non può più permettersi ormai neanche di sopravvivere, in questo splendido paese chiamato Italia.
Il genio, anzi, gli illuminati politici che hanno pensato di introdurre una simile tassa hanno ben pensato di mascherarne l'essenza elaborando l'illustre fine che la guiderebbe: destinare soldi a canili e gattili.
La notizia arriva a ridosso dell'estate, giusto in tempo per consentire ai più di farsi due calcoli: voglio pagare l'ennesima tassa sull'aria che respiro, o è meglio abbandonare gli animali che ho in casa per tagliare la testa al toro?
L'introduzione di una simile tassa sarebbe un atto criminale, e lo stesso proporla avrà già generato il solito effetto psicologico negativo su chi raccoglie la notizia da tv e giornali.
Chi l'ha pensata raccoglie qui il mio applauso e la mia stima.
Ovvero, il mio disgusto, cancellando l'ironia che connota la frase precedente.

Come se mi mancassero motivi, ancora, o mancassero solo a me, per avere un risentimento patologico nei confronti della classe politica e dei suoi degni esponenti.

RICORDARSI IL PERCHE' DI CERTE DISTANZE PRESE E DA MANTENERE

Me lo voglio scrivere che poi casomai mi dimentico.
Chè una volta ogni tanto ci casco e poi regolarmente mi innervosisco e mi domando: ma non lo sapevo già che andava a finire così?
Non sapevo già con chi avevo a che fare?
Si, questo lo so sempre, ma poi cedo.
Mi dico: sono amici e persone che non vedo da tanto tempo...
Ci diremo qualcosa di nuovo, qualche dinamica sarà cambiata.
E invece no, niente.
Peggio che andar di notte.
Ogni stupidaggine detta su qualcosa o qualcuno diventa spunto per pettegolezzi.
Certe dinamiche non sono migliorate, si sono solo clamorosamente deteriorate.
Certi egocentrismi esasperati sono rimasti tali, la maturità non li ha temperati.
E a decidere per tutti su dove andare, a che ora, cosa fare e con chi, è sempre "io" e non "noi".
Qualcuno si è stufato, e a ragione.
Io non faccio conto perchè mi sono stufata e allontanata per prima, da tanto tempo.
Mi aggrego quando capita e quando mi va.
Rarissimamente.
E anche stavolta ho ben rinfrescato la memoria sul perchè certe conoscenze non potranno mai divenire frequentazioni assidue o amicizie.

venerdì 18 maggio 2012

RADICI

Un'imprevisto, una notizia inaspettata, un cambiamento.
La possibilità di un piccolo salto che stavo rimandando da un po'.
Una botta alla precarietà e temporaneità nelle quali sto navigando a vista.
L'ansia.
L'indecisione.
Le incognite.
Le rinunce, ancora.
Le radici che chiedono acqua, la stessa acqua che mi serve per bere.
E se poi...
Se poi la radice che mi lega a questo posto si rafforzasse troppo?

giovedì 17 maggio 2012

DI SERATE PROFICUE

C'è che ieri sera sono uscita un po'.
Vado, non vado, ma si... vado.
Amici, qualche collega, vecchie conoscenze e nuove conoscenze.
Qualcuno si è lanciato apertamente, ma certe cose lasciano il tempo che trovano.
Il tempo di una battuta e mezzo, ecco.
Qualcun'altro continua a coltivare la via della gentilezza e dei modi garbati, cerca di conoscermi, ed è alquanto intraprendente, nonostante tutto, glielo riconosco.
Lo vedo che cerca la scusa per avvicinarsi, ma non può andare tanto oltre.
E questi sono fatti suoi, ma in fondo mi salva dall'imbarazzo di decidere se mettermi o meno in gioco, e come.
E poi un tipo con cui ho spudoratamente flirtato mi sono intrattenuta a chiacchierare amabilmente di cose belle.
E poi... è finita la serata e sono tornata a casa, a bordo del mio macinino, da sola.
Come mi va di stare ancora un po', senza avere fretta di decidere.
Senza fare passi falsi.
Tutto quello che sto facendo, lo sto facendo per me stessa.
Ed oggi sarà una giornata complicata, perchè dovrò decidere un paio di cose.
Se farle o meno.
Ed io, boh, mica lo so ancora.


mercoledì 16 maggio 2012

PEZZI DI CUORE



Quanto vale un pezzo di cuore?
Quanto vale custodirlo gelosamente ed al contempo fin troppo altruisticamente?
Ciascuno di noi è coscientemente l'irresponsabile custode dell'altro.
In questo scambio vicendevole, in questo baratto esistenziale, in questo aliud pro alio, chi ha davvero preso o perso cosa e chi ha dovuto dove l'altro non ha potuto o voluto abbastanza?
La vita è così assurda nell'andare inesorabilmente avanti e nel rimanere del pari ancorata saldamente a certi punti, dai quali per quanto si allontani, sempre ritorna...
Ed io non so se sono la corda che si tende e si riavvolge tra la vita e i punti fermi, o quanto vita e quanto punto o nessuno dei tre.

martedì 15 maggio 2012

SHAKE IT OUT

Perchè sto sulle mie?
Perchè non mi va più di ricevere risposte da poco, con certi toni.
Mi pare logico e sensato.
Giusto una cretina si ostinerebbe oltre quanto si è già ostinata a mantenere rapporti di educazione e cordialità e collaborazione per continuare ad ottenere risposte vergognose, offensive e cafone.
Preferisco rimanere in silenzio, che problema c'è?
Il mio rimanere in silenzio equivale a fare la vittima?
Davvero?
Questa me la devo segnare.
Da quando in qua scegliere di rimanere in silenzio per non appiccicarsi significa crogiolarsi nel vittimismo?
A me sembrava un segno di estrema tolleranza e civiltà.
In alternativa dovrei risponderti come meriti.
E poi dovrei farmi anche un esame di coscienza, perchè sono io che ho cominciato?
Cosa avrei cominciato non è dato sapere, nè quando.
A domanda non si ottiene risposta, ma fumo.
E certamente se esamino tutta l'educazione che ho avuto nonostante tutto, mi dò della deficiente da sola, certo non mi viene di chiedere pure scusa.
E di cosa poi?
L'unica cosa che so è che non mi interessa intraprendere discussioni sterili per risolvere i problemi che qualcuno si crea nella propria testa.
Amen.
Ognuno per la propria strada, qual è il problema?
Mica dobbiamo essere amici per forza.
Io lo sono stata, tua amica, mentre tu hai solo approfittato di quello che potevo offrirti a gratis.
Anzi, sai cosa?
Non sono neanche obbligata ad essere collaborativa con te come lo sono stata sinora.
Tu sei la concorrenza, in fondo, una persona cui, vuoi o non vuoi, passo dritte utili per il lavoro.
Ed io il lavoro me lo sudo e me lo sono sudato sempre, nessuno me l'ha mai regalato, anzi, mentre tu credi ti sia dovuto e che ti imbocchi come una creatura.
Trova qualche altro benefattore da mungere.
O sono una stronza proprio perchè con me non attacca più nessuna stupidaggine e altri benefattori non ce ne sono in giro?

lunedì 14 maggio 2012

FINTO E' BELLO

Ho intravisto una fiction stasera sull'emittente pubblica.
Quella che secondo mio nonno manda ancora in onda "IL TiGGì DEI TiGGì", non uno dei tanti.
Lo spaccio di notizie serie, vere, affidabili.
'Na fiction pure questa, che va in onda nella sua testa.
Ecco, io troverei modi più utili per spendere i soldi "donati" sotto forma di canone rai.
Certamente non li impiegherei nella spettacolarizzazione di certi problemi che affliggono gli italiani, tanto sotto forma di fiction e filmetti, quanto sotto forma di programmi di pseudo-attualità.
Ho modo di saperne, preciso, perchè quando mi siedo a tavola con i miei la tv è sempre accesa ("è una compagnia": no, la compagnia vera sono io che mangio di fianco a voi e sono costretta a star zitta per non turbare l'assuefazione quotidiana al lavaggio del cervello perpetrato tramite un elettrodomestico con il vostro pieno assenso).
A me certe fiction non fanno venire i lucciconi agli occhi.
Certi programmi che pretendono di istruire il "povero cittadino" su come muoversi per tutelare i propri interessi, ad esempio, nei tribunali, mi fanno ribollire il sangue nelle vene.
Sono scempiaggini e costruite pure male, tante volte.
Anzi, recitate male, oltre che scritte male, a dirla tutta.
E purtroppo c'è chi non è in grado di distinguere la verità dalla finzione spacciata per realtà.

Finto può essere bello, con quelle messe in piega laccate ed immobili, con il trucco giusto, i riflettori, la battuta giusta al momento giusto.
Ma finto non sarà mai vero.

sabato 12 maggio 2012

DEDICHE

Mi è stata regalata questa pubblicazione, una cosa piccina picciò, dal titolo e dal contenuto ad hoc.
Sul retro della copertina la dedica a penna ed un ringraziamento spassionato.
Mi spendo disinteressatamente per gli amici, non nego che mi fa piacere quando se ne accorgono.
Come in questo caso.
Eppure non me l'aspettavo un ringraziamento.
Mi ha emozionato, a dirla tutta.

Ci scontriamo, ci detestiamo talvolta, ci prendiamo in giro, abbiamo un approccio diversissimo alla vita, ma ci rispettiamo, collaboriamo, ci supportiamo, facciamo convergere i nostri singolari e personalissimi sforzi, con la stessa tenacia, verso obiettivi comuni.
Sono queste le cose che ritengo diano un senso ai rapporti umani.
E ad un'amicizia.

venerdì 11 maggio 2012

"SAI CHI SONO IO?"

"Sei sicura di quello che hai scritto?"
"Si"
"Sei proprio sicura di quel che hai scritto? Davvero?"
"Si... ma lei è sicuro di quel che ha letto?"
"Adesso ti faccio vedere, adesso chiamo, adesso faccio, e bla bla bla..."
"Le ripeto, è sicuro di quel che ha letto?"
"E tu sei sicura di quel che hai scritto?"
"Di nuovo, è sicuro di quel che ha letto?"


"Ah, non avevo letto bene..."

Le scuse, nel caso in cui fossero state rassegnate, sarebbero state accolte solo per cortesia.
Alla domanda buttata lì col sorriso "ma tu sai chi sono io?" ho risposto di no.
Ma la verità è anche che si, lo so chi sei.
Un deficiente.

giovedì 10 maggio 2012

NIENTE DA FARE

Non c'è verso di comunicare civilmente in questo misero angolo di mondo in cui lavoro.
Non c'è modo di affrontare un argomento di discussione con la persona con cui lavoro perchè mi salta al collo e mi accusa di cose fantomatiche e mi punta il dito contro come neanche il padreterno mi immagino così.
O il suo alter ego.
Le ho chiesto gentilmente, ora, di lasciarmi stare.
"Lasciami stare, chiuso discorso, ho sbagliato io".
"No, perchè tu..."
"Senti, ti ho detto chiudiamola qui. Ho avuto una giornata faticosa, non sto in vena neanche di  risponderti. Basta. Ti ho detto che è colpa mia, hai ragione, non prenderò più certi argomenti con te".
"No perchè a me sai che mi frega di ascoltarti alla fine... Ti avevo chiesto giusto così"
"Buono a sapersi".
Che io chi mi sta ad ascoltare ce l'ho, non mi serve gente in più a casaccio da aggiungere al gruppo di amici tanto per far numero.
La cafoneria è una delle cose che apprezzo di meno, assieme all'ignoranza becera.
Ed in questo caso ricorrono sfortunatamente entrambe.
Ho la testa che mi scoppia, poche ore e male di sonno sulle spalle, gente di merda che ho dovuto affrontare di petto anche stamattina e da sola, parole offensive rivolte senza un perchè al mio indirizzo, querele da stendere, e millemila altri problemi da risolvere.
Basta: tutto questo racchiude un'unica parola il cui senso sfugge a chi non ha un cazzo da fare dalla mattina alla sera, se non far finta di impegnarsi tardivamente e senza speranza in un lavoro per cui non è portato.
A voler essere sincera oltre che cattiva e bassa, come questa persona è, senza alcuna ragione plausibile, con me.


mercoledì 9 maggio 2012

COSA STUDI?

Nulla, veramente lavoro.
Andavo a scuola con suo figlio.
Si lo so quanti anni ha suo figlio, ce li ho anche io.
No, non ho 20 anni, sono sicura.
Ho capito che ha gli occhiali da vista e ci vede bene e non è possibile, ma è così.
Magari è perchè è sera, non distingue bene il mio viso.

Grazie comunque.


Sono giorni di merda, questi.
Succedono mille cose, e non tutte piacevoli, come certi complimenti inaspettati.
Di quelli che non riguardano solo l'età.
Sono nel mezzo della bufera.
Con il dito ficcato nella tana del ragno velenoso per stanarlo.
Gli ho ammaccato una zampa.
Spero non venga ora ad ammaccare me quando rientro a casa da lavoro la sera.
No, non è paura, non mi piego.
Non ho intenzione, almeno, di lasciarmi piegare.
E' solo tensione nervosa.
E spero di placarla in qualche modo.
Voglio imparare a gestirla, e non lasciare che stia lì piantonata a sopraffare il sonno delle mie brevi notti.
E sotto questo profilo sono ancora spaventosamente in alto mare, con una mano agganciata alla scialuppa di salvataggio che imbarca acqua, e senza giubbetto e fischietto.
Ho solo la mia voce, e questa, come al solito, da sola dovrà bastare.

lunedì 7 maggio 2012

"IN THIS MADNESS..."

Nell'immediatezza delle cose, nell'ora, nell'istante.
E' qui che manchi.
E' qui che cade l'idea di te.
Così precipita.
Non puoi cogliere le sfumature, le mie, quelle del linguaggio che ti parlo.
Puoi soltanto bermi come un assetato.
Tutta d'un fiato.
Quasi insapore.
Come fossi acqua.

sabato 5 maggio 2012

USURPATORI

Qualcuno ha usurpato il luogo dove vado a scattare foto.
Colpa mia.
Qualcun'altro ha usurpato il profilo fb di un'amica scrivendo cose inappropriate per scherzo.
La cosa mi ha fatto sorridere, lì per lì, probabilmente è stata frutto di una disattenzione della titolare dell'account rimasta connessa chissà dove, ma lo scherzo è stato in verità di cattivo gusto.
Qualcun'altro, ancora, ha usurpato una delle mie foto senza chiedere permesso, nè scusa, nè altro.
Si tratta di qualcuno che conosco, ma che ho allontanato da tempo per via di certi atteggiamenti poco consoni e volutamente equivoci, e che si ripropone adesso subdolamente, sotto falso nome, ma riconoscibile, giusto per farmi sapere che mi guarda da lontano.
Che se girasse gli occhi e l'attenzione da un'altra parte sarebbe meglio per tutti.

Le ingerenze di prepotenza nella vita altrui fanno un po' schifo, ecco.

venerdì 4 maggio 2012

L'ULTIMO COMIZIO

Rientro nel mucchio di italiani che questi giorni andrà a votare.
Rientro nel ristrettissimo gruppo di italiani che non avanza piaceri e favori da nessuno, il che si traduce nell'assoluta libertà di voto.
Sono fuori dalla compravendita dei voti, dalla restituzione di piaceri, dalle spese del supermercato portate a casa, dalla concessione di case popolari e lavori da bidello, vigilino, cancelliere, impiegato del comune o di enti pubblici e quanto altro.
Il voto non voglio darlo a chi mi promette cure miracolose per la situazione che sto vivendo con la mia famiglia, che pure la faccia come il culo ancora porta certa gente a riempirsi la bocca di parole prive di senso e di riscontro, oltre che di legalità.
Non a chi ammicca e prospetta possibilità di vario genere per agevolarmi sul lavoro.

Stasera ho partecipato ad un comizio, più che altro per cortesia nei confronti di un amico che si è candidato.
Io porto "Tizio", mi fa uno.
"Sai, perchè è il male minore, perchè gli altri..."
Si, anche lui, quello che porti tu, è stato abbarbicato alla poltrona comunale ad elargire posti di lavoro pubblici ai suoi stretti congiunti (si, gliel'ho detto proprio in questi termini).

Quello che vuole la stragrande maggioranza delle persone non è un cambiamento, ma razzolare quanto più possibile nell'immondezzaio della corruzione, del clientelarismo e dell'illegalità.

Io voglio votare chi lavora, e che lavori come lavoro io, come un disperato.

giovedì 3 maggio 2012

"I WON'T LET LOVE DISRUPT, CORRUPT OR INTERRUPT ME..."

Ho delle perplessità su come affrontare una cosa complicata.
Ho chiesto la cortesia al collega di scortarmi ad un incontro malsano al quale devo presenziare per lavoro prossimamente.
La parola "scorta" non è buttata lì a casaccio, è estremamente pertinente purtroppo.
Non è questo il luogo, naturalmente, per precisare i termini di questa insolita necessità.
Il mondo è un posto tanto bello, ma anche difficile, e non ho chi lo affronta al posto mio.
L'unica risorsa utile che posseggo è la testa da sfondamento che mi ritrovo.
Sto cercando di mantenere la calma, di rilassarmi, di mettere da parte le energie, di farmi venire in mente qualcosa.
E qualcosa dovrà per forza venirmi in mente.
Devo cavare il ragno dal buco, e per farlo devo infilarci per forza il dito in quella maledetta tana.

mercoledì 2 maggio 2012

PROVE

Se le cose che mi stanno accadendo non sono l'equivalente di prove da superare che la vita mi mette davanti non so a che altro ascriverle.
Cerco di non lasciarmi sopraffare dalla paura, dalla rabbia, dall'impulsività, dalle cose più grandi di me, ma talvolta non ci riesco.
La prova non sempre la supero.
E non sempre a testa alta.
A volte con la testa rotta.
Sono cosciente del fatto che mi sta bene così, per il momento, e che migliorerò con il tempo.
Spero.
So che mi manca una certa docilità d'indole e sconto ormai una eccessiva reattività.
La mia faccia tosta confligge vivacemente con la mia timidezza, ed è un guaio terribile.
Ho questa duplicità inaccettabile, non sempre gestibile.
E non sempre posso permettermi di sgarrare e cedere il passo alla debolezza, qualunque essa sia.
Nessuno se ne accorge, però, si vede che sono diventata brava a camuffarla.

Ormai nessuno più si cimenta nell'impresa di farmi ragionare, desistere, andarci piano o non andarci proprio.
La mia famiglia ha desistito da un po', gli amici pure.
Sono la loro causa persa.
E non so perchè, ma mi fa ridere 'sta cosa.
Certo, un po' mi fa sentire come se precipitassi ancora più a fondo nella solitudine.
E questa non è altro che una altra prova da superare, in fondo.