mercoledì 25 luglio 2012

DI NUOVO TU E PER QUANTO ANCORA

Ed io, che mi materializzerei all'istante dove sei tu.
Mi esplode il cuore nel petto con due stupide parole con cui mi chiedi come sto.
Potessi schioccare le dita e vederti, anche solo per concederci un lungo minuto, il tempo di guardarsi negli occhi e sfiorarsi, di nuovo, di tenersi le mani mentre scivoliamo via...
E invece no.
Tutto questo è un'incantevole follia, nulla di più.
Ed io non esisto lì, nella tua vita, come tu non puoi esistere nella mia, qui.
Le nostre radici si intrecciano, ugualmente forti e distinte.
Noi due insieme esistiamo nell'etere, nei pensieri, nel tempo rubato al tempo ed alla vita altrui.
Lo schiocco di dita che potevo concedermi, a costo di mille implicazioni, era un forse irrealizzabile.
Oggi irrealizzato, per scelta mia.
Attendevi anche stavolta che ti dicessi che stavo arrivando.
Confidavi in una sorpresa.
Mentre invece l'ho buttata sul ridere dicendoti di non preoccuparti, che non sarei venuta.
Cosa sarei venuta a fare, in fondo?
La mia libertà è giusto che vada a smaltirla altrove.
Non ho potuto farlo.
E mentre pronuncio mentalmente ciò che ti ho scritto, le parole pesano come macigni.



IN FILA

Arrivo all'ipermercato ad ora di pranzo dopo milioni di giri di lavoro ed ancora una lunga giornata davanti.
Smunita di buste, sacchetti, carrelli, cestini afferro due cose per il pranzo e tenendole in braccio mi avvio alla cassa.
Perchè diamine c'è tutta questa gente che neanche si cammina e gli scaffali sono semi-vuoti?
Avranno annunciato che sta arrivando la guerra civile e la gente è venuta a fare scorte?
Avranno aggiunto qualche tassa nuova da applicarsi dal fine settimana sui generi alimentari vari ed eventuali?
Non mi staranno mica ipertassando l'alcool li mortacci loro che se mi fanno una cosa del genere arriva la fine del mondo per davvero?
Ah, no... sono i villeggianti.
L'orda barbarica che si riversa ogni anno nella zona in cui vivo, colonizzandola.
Per qualcuno le vacanze sono già iniziate.
Eppure questa mania di fare scorte non l'ho mai capita...
Comunque, mi metto in fila ad una cassa.
Noto però che la cassa a fianco è meno lunga e mi sposto lì, dietro una villeggiante intenta a cazzeggiare.
Arrivato quasi il mio turno, la cassiera guarda incazzata nella mia direzione e dice: signora, la cassa è chiusa!
Mi giro e dico a quella dietro di me che la cassa è chiusa.
cassiera incazzosa: "No, dico a lei! La cassa è chiusa!!"
come.fossi.acqua.: "Che la cassa è chiusa me lo sta dicendo lei ora, dopo che ho fatto già la fila!"
c.i.: "Le ho detto che è chiusa!"
c.f.a.: "Io non mi schiodo da qui! Non la vado a rifare la fila che ho fatto già!"
c.i.: "La cassa è chiusa e basta, si arrangi!!"
c.f.a.: "Le ho detto che non mi muovo da qui, mi chiami il direttore se ha problemi"
Devo avere alzato decisamente un bel po' la voce, perchè qualcuno nel casino si è addirittura girato a guardare, mentre la cassiera è ritornata al suo posto sbigottita.
E la villeggiante davanti a me: "Eh, però a noi l'aveva detto che la cassa era chiusa".
c.f.a.: "Scusi, e lei perchè non me l'ha detto invece di farmi fare a vuoto la fila?"
villeggiante: "Eh, mi ero distratta... ma poi c'è la scritta sul nastro anche..."
c.f.a.: "Dove? Sommersa dalla sua spesa, probabilmente, perchè non la vedo!"
villeggiante: "Ehm, boh... io..."

Insomma... io non sono una stronza matricolata.
Non sono un'attaccabrighe.
Non sono una che pretende di avere ragione a tutti i costi.
Ma non capisco perchè lo devo prendere a quel servizio per la sbadataggine altrui.

Morale della favola: sono rimasta in fila, la cassiera ha calato la cresta e mi ha fatto pagare senza nulla dire, ed io mi sono scusata per i toni assunti, ma non per il fatto di essere rimasta giustamente in fila.
Avrà capito, perchè mi ha sorriso (o forse no?).
"Grazie e arrivederci".

CATTIVA

Nella vita succedono tante cose.
E succedono con frequenza il sopruso, l'abuso, la prepotenza sul prossimo.
L'esercizio arbitrario del potere che per puro caso ci si ritrova tra le mani.
Non diamocela a bere: l'essere umano non è fatto solo di rosa e fiori, di poesia e bontà.
La ferocia e la cattiveria ed i peggiori sentimenti ci connotano ugualmente che quelli migliori.
L'unico discrimine è il controllo e la misura che ciascuno di noi esercita su se stesso e sull'espressione di sè.
Ebbene, detto questo, certa gentaccia non ha fatto i conti con la donnina in nuce che aveva davanti a sè, qualche anno fa.
E che sgranassero gli occhi, ora.
Se li facessero uscire dalle orbite.
Nella vita può capitare di tutto.
Possono verificarsi capovolgimenti di ogni sorta.
Ieri eri il vice del padreterno in terra ed oggi non sei più nessuno.
E gli ultimi di ieri sono diventati i primi, o aspiranti primi di oggi.
Senza investitura divina alcuna, ma con tanto di impegno terreno.
E quello ed il potere che genera, al contrario dei poteri infusi direttamente dal cielo, non segue l'andamento delle maree, il girare del vento e quanto altro.
Nella vita capita davvero di tutto.
Anche di diventare cattivi, anche se non lo si è.
Non fosse per altro che per restituire qualche colpo a chi se lo merita e se l'è guadagnato con le brutte azioni.
Del resto è stato anche questo ad alimentare il mio mordente, questi ultimi anni.
Ed io, all'occorrenza, non intendo tirarmi indietro.
Ed in questo caso, di fronte a quel "oh, ciao..." che niente altro significa se non: "che ci fai qui tu qui???!!!!", non ho nessunissima intenzione di tirarmi indietro, se ho l'occasione di far male.
E ti pare che mi manca, ora, l'occasione?

lunedì 23 luglio 2012

PERPLESSITA' LEGITTIME

Conosci un tipo.
E' single.
Ti incuriosisce.
Ha qualcosa di attraente, qualcosa di respingente.
Una contraddizione tangibile che non sfugge al sesto senso.
Caruccio, occhi belli, linguaggio forbito, ma non un adone, chiariamoci.
Culturalmente all'altezza però, intellettualmente vivo.
Uno che lavora, non un nullafacente.
Dai modi gentili e cortesi, attenti.
Ed uno a cui piace viaggiare.

Ti lancia qualche occhiata accattivante e pare abbia un minimo interesse.
Sparisce.
Presumibilmente intrallazza già.
Appalesa nuovamente il suo presunto piccolo interesse per te con la tua amica.
Si ripresenta con intraprendenza sotto forma telematica intrattenendosi in comunicazioni cerebrali e invitanti.
E chiedendo spudoratamente di essere invitato nel fine settimana.
Dando poi altrettanto spudoratamente forfait.
Si ripresenta di nuovo, occasionalmente, rinviando il momento in cui rivedersi e lanciando di nuovo il sasso.
E nascondendo abilmente, ma non troppo, la mano.

Un'amica mi ha detto che per lei è stato illuminante il film "La verità è che non gli piaci abbastanza", e ci ho riflettuto sopra, talvolta è davvero così, e ho pensato al fatto che potesse essere questo il caso.
Se qualcosa non accade o viene rinviata ad oltranza ed escono fuori scuse e giustificazioni, è perchè sostanzialmente manca l'interesse ad agire concretamente.

Passa il tempo, continuano gli approcci virtuali, i giochi cerebrali, una tensione virtuale che rasenta quasi quella letteraria dei protagonisti leggiadri e asessuati dei romanzi d'altri tempi.
Altri inviti vengono mancati.
Vicendevolmente.
L'occasione si ripresenta questi giorni.
L'invito gli arriva, nuovamente e a sorpresa, ma non troppo tempestivamente, chè pare brutto passare per l'insistente e l'interessata che non si è, in fondo.
Sprechi un sms decisamente invitante, un po' provocatorio, al quale ricevi dopo circa due ore un sonoro "che peccato, sono altrove".
Beh, non capita tutti i giorni di trovarsi ad un soffio l'uno dall'altro...
L'indomani, questione di ore dopo, lui scrive sul faccialibro che è "qui".
Dove "qui" sembra stare per "mi sono fatto un viaggio e sto a 5 minuti da casa tua, adesso che dici?".
Ma è un'informazione di quelle rese pubblicamente, e non indirizzate specificamente a te.
Tu fai finta di niente, che l'unica cosa che ti viene in mente è che questo tipo dovrebbe far pace con il cervello.
E che se voleva vederti anche solo per un caffè ti telefonava/scriveva/messaggiava per dirti chiaramente: vediamoci.
Mentre invece così pare che sta a fa' un dispetto, o una ripicca.
O un gioco.
Ci sarà rimasto male che l'invito non è stato tempestivo, ma tardivo e un po' sfottente?
Non poteva essere altrimenti, visti i precedenti...
Starà sfottendo per suscitare una reazione?
Sarà vero, soprattutto, che è a due passi da qui?
Sarà matto?
Ti astieni dal mettere un fasullo mi piace per paracularlo, e ti astieni ugualmente da commenti del tipo "ah, vedi, ieri ero io ad essere lì ed oggi tu qui, non riusciamo a beccarci...".
O meglio astenendoti dal formulare l'ennesimo invito che verrà senza dubbio disatteso anche stavolta.
Un invito che dovrebbe servire poi a cosa?
A rinfrancare meramente la sua autostima?
E allora vale la pena di essere uno strumento da piegare all'autostima altrui?
Sarà che non gli piaci abbastanza?
Sarà ansia da prestazione?
Sarà follia?
Sarà che preferisce intrattenersi virtualmente piuttosto che dal vivo?
Sarà che sei tu che ti stai facendo pippe mentali per uno per cui non vale nemmeno la pena sprecare questo post, a 'sto punto?
Sarà che quando vuoi qualcosa te la prendi senza troppi giri di parole e tutto questo non essere diretti, queste complicazioni artificiose ti disturbano da morire?
Mah.
Intanto quel "io sono qui" rimasto senza alcuna risposta è magicamente sparito dal faccialibro...

TANTO TEMPO FA E ORA

Oggi ho preso un caffè con un'amica che non vedevo da anni.
Abbiamo percorso un gran bel tratto di vita, insieme.
Viaggi, amicizie, amori, follie, pianti, sacrifici, sventure, litigi, fregature.
Poi ci siamo allontanate, un uomo ci ha divise.
E non in quel senso.
Abbiamo sempre avuto gusti differenti, in fatto di uomini, non ce ne siamo mai litigato nessuno.
Eppure lui, il suo uomo, l'ha allontanata dall'amicizia che aveva con me, e lei si è lasciata allontanare come nulla fosse.
Per inciso, era un coglione.
E se anche non gliel'ho mai espresso a parole deve avermelo letto negli occhi quello che pensavo di lui.
Lei invece lo sapeva bene quello che pensavo, e si arrabbiava, lo difendeva, lo giustificava.

A distanza di anni lei è riuscita a togliere i prosciutti dagli occhi, la testa appesantita dalle corna ed il portafogli ed il conto in banca decisamente alleggeriti, e l'ha mollato definitivamente.
E dopo averci pensato un po' - un bel po' - si è rifatta viva e mi ha chiesto di vederci per un caffè.

Nel frattempo abbiamo percorso ciascuna la propria strada, quella fortemente voluta ed alla quale abbiamo destinato buona parte delle nostre energie, a costo di sacrifici notevoli.
E ciascuna ha realizzato l'obiettivo di avviarsi una carriera in proprio di tutto rispetto.
La tenacia ci ha premiate, in questo senso.
E certo, anche il sudore della fronte.

Il tempo perso non si recupera.
La delusione rimane.
Però mi fa piacere riallacciare certi rapporti, fosse anche solo per il tempo di un caffè, per scambiarsi un sorriso e la consapevolezza di condividere il fatto di non essere rimaste mani in mano ad occupare passivamente il tempo a nostra disposizione, in questi anni.
Noi non siamo gente che "arriva", siamo gente che viaggia.
E gente che, peraltro, è ancora nel pieno del proprio personalissimo viaggio.

venerdì 20 luglio 2012

LASSI SPAZIO-TEMPORALI

Il mio corpo conta lo spazio ed il tempo.
Involontariamente.
Non si sottrae al perdono ed alla dimenticanza, ma ne conserva memoria sotto forma di sensazioni.
E questa memoria la usa con cadenza matematicamente ciclica per misurare lo spazio dell'espressione, della separazione e del ricongiungimento.
Anche con me stessa.
Chè mi perdo scioccamente a rimirare i fiori selvatici che crescono sul ciglio della strada, senza rendermi conto poi di essermi addentrata troppo nel verde e aver perso la via maestra.

Sono dispersiva, il che non coincide con un problema di scarsa concentrazione.
Io mi concentro, fin troppo.
Il problema è che mi concentro su troppe cose.
La varietà delle cose che capitano sotto i miei occhi è pressochè equivalente al mio essere versatile quanto  dispersiva.

E' la memoria del corpo che mi riporta in carreggiata, calcolando esattamente le pause che debbono intercedere tra un passo e l'altro.
Anche di quelli che mi fanno perdere.
Sino alla loro nuova sincronizzazione.
Magari con un nuovo equilibrio, altrettanto precario.

giovedì 19 luglio 2012

IN DEBITO

Il benefattore è uscito allo scoperto.
Avevo immaginato che fosse lui, in realtà.
Una persona a cui devo tantissimo.
Non lo so perchè lo fa.
Non è tenuto ad aiutarmi.
Non ce lo costringe nessuno, e nessuno gliel'ha chiesto.
Eppure lo fa.
E lo fa e basta, senza alcun tipo di ritorno economico o di altro genere.

E per quanto tenti di sdebitarmi e ricambiare tenendomi a disposizione, proprio non riesco a non sentirmi sempre in debito.

mercoledì 18 luglio 2012

VERBA VOLANT...

Le parole non volano.
Le parole marchiano a fuoco, si imprimono nel cervello e lo tormentano.
Io le parole le peso, le somatizzo, le sconto come castighi talvolta.
Che siano mie, o a me dirette.
Anche se cosa sono poi, in fondo, le parole?
Solo aria che diventa suono, o giù di lì.
Un suono che torna quasi subito a disperdersi nell'aria.
Se non fosse che di quella guerra feroce che è la spendita di parole resta sempre una traccia, che non è fatta d'aria, ma è tangibile, ruvida, tagliente.
Persistente nel tempo.

Il mio limite è che non riesco ad andare oltre.
Certe parole sono macigni che non so e non voglio spostare.

STANCA STUFA STUPIDA E DA SOLA

In queste condizioni mi tocca affrontare gli ultimi giorni di luglio.
Che sono arrivati, nonostante abbia spaventosamente perso il conto del tempo, ultimamente.
Sono stanca.
Debbo smaltire ancora un bel po' di cose rimaste accovacciate in fondo al cuore in attesa del momento giusto per darsi la carica e saltare.
Stufa, perchè emano calore come una stufa piena di legna che arde e scoppietta.
Stupida, chè nonostante mi imponga di andare avanti, ogni tanto inciampo in qualche passo tirato indietro.
Da sola, avvolta nella precaria protezione di una solitudine un po' cercata un po' no.
Sul lavoro, come nel privato.

Le mie scelte sono sempre azzeccate, non c'è che dire.
Anche quando sono scelte del cazzo.



"cambio strada e lo so che non la ritroverò più..."

lunedì 16 luglio 2012

RIEMERGERE

Come è naturale che sia.
Come il fatto di sprofondare.
Lasciar consumare tutta l'aria dei polmoni e guadagnare poi faticosamente la superficie per respirare di nuovo.
Ingannando i propri sensi disorientati e sfatti.
E nell'inganno, ora, voglio lasciar consumare l'ultima tristezza.

IL BENEFATTORE

Da qualche giorno sto ricevendo contatti di lavoro da parte di colleghi che operano in altre zone.
Il che è positivo, trattandosi di un lavoro senza troppe responsabilità, quello per cui mi offrono di collaborare, e con un guadagno sufficiente a sopperire al disturbo.
O guadagno facile, che dir si voglia.
La questione è: come mai mi stanno contattando in massa?
Ho provato a chiedere ad uno di questi colleghi chi gli avesse fornito il mio contatto, per sapere, data l'insolita affluenza e mi ha risposto: "Una collega che l'ha avuto da un altro collega, ma non so dirti il nome".

Un collega benefattore che mi conosce e sa come e dove lavoro, dunque.
E che non mi ha detto nulla, finora.

Chi sarà mai?

CONSOLAZIONE OFFRESI

"Sai, ho sentito X, mi ha chiesto di te... Gli ho detto che non stai passando un bel periodo e mi ha detto che potrebbe consolarti lui..."

Ma anche no, grazie.

venerdì 13 luglio 2012

DATEMI UNA MONTAGNA...

Sto lavorando da matti.
Le ultime settimane di luglio sono terrificanti, il caldo snervante, il mio umore pessimo, le cose da fare ancora troppe, i colpi da parare sempre in agguato.

In tutto questo marasma esistenziale e lavorativo ho portato a termine un progetto importante che coltivavo con enormi sacrifici da parecchio tempo.
Più che altro per tenermi impegnata e scaricare mentalmente e fisicamente il surplus di adrenalina, rabbia e dolore.
Ho sollevato e trascinato cose pesantissime, con un'energia che se ci penso mi spaventa.
"Datemi una montagna e ve la sposto", disse qualcuno.
Il risultato è soddisfacente, ma mi riservo di affinarlo nel tempo.
Salvo qualche dettaglio, il grosso è davvero fatto ormai.
Goccia a goccia ho scavato la pietra.

Sempre in questo periodo, mi sono incazzata come una belva per rivendicare ciò che mi spetta.
La verità è che non mi frega e non mi è mai fregato di indossare la veste di una femminilità che non mi appartiene.
Non sono mai stata una tipa remissiva, docile, accondiscendente.
Se vivo, mi difendo, contrattacco e indosso i pantaloni meglio di un uomo e questo costituisce un problema per qualcuno... che si fottesse.
Non debbo scusarmi per la mia caparbietà o per la mia forza.
Vado avanti, e ci vado a modo mio.

mercoledì 11 luglio 2012

IN NESSUN POSTO MIGLIORE DI QUESTO

"La cosa migliore, forse,
è non spiegarci, non
dare la chiave del nostro essere,
la formula
del nostro destino.
Agli altri trovarla - se
ritengono valga
la pena cercarla"


Emil Cioran * Taccuino di Talamanca *


lunedì 9 luglio 2012

IL DOLORE

Il dolore 
è un morso 
dato nell'incoscienza,
azzanna 
con estatica furia, 
 trapassa 
ingordo e vigliacco 
e cerca sangue,
strappando carne viva 
come fosse soltanto carta.

Un dolore che getta il cuore 
come 
un inerte 
straccio consunto
nella follia dello sconforto 
e lì, in quella solitudine impervia
 lo abbandona, 
obnubilato dalla foschia
 delle lacrime 
che imperterrite sfuggono 
alle palpebre gonfie.

Questo dolore è
l'infausto premonitore 
di un addio 
al quale non  oso avvicinarmi.

E' codardia 
tracannata insieme ad egoismo
fino ad affogarvi il respiro più profondo
che il corpo riesca a concedermi.



giovedì 5 luglio 2012

BIANCA COME IL LATTE

E invece è pina colada.
Che sa quasi di latte, per capirci.
O possiede pressappoco la stessa gradazione alcoolica.
Una fregatura.
L'ho comprata, mentre ingannavo il tempo aspettando che passasse l'ora per la stampa delle foto che ho portato al negozio.
Circa 4 anni o giù di lì di viaggi, cazzate, incontri, amori, amicizie, avventure, meraviglie viste e vissute riassunti in 300 foto.
Le ho metodicamente sistemate negli album.
Le ho toccate, una per una.
Le ho ricordate e riposizionate nel loro tempo, il passato.
Alcune sono magnifiche.
Gioiose, vive, colorate.
Anche quelle sulle quali non mi soffermo troppo per non farmi trascinare nel gorgo dei sentimenti, inclusi quelli più contrastanti.

Oggi ho dato l'ennesimo assalto ad una fottutissima recidiva.
Sono diventata l'insolita guardiana della precaria salute di quella palla di pelo che tollera con benevolenza e fiducia il mio amore folle ed incondizionato.
Mesi che valgono anni, mi sento dire, è già tanto quello che sono riuscita a fare.
La tempestività che conta, ed il fatto di essermene tempestivamente accorta anche stavolta.

Il mio cuore è di nuovo in subbuglio, e nero come la pece.
Roba che neanche la pina colada al latte lo sbianca.

mercoledì 4 luglio 2012

LI' DOVE BRUCANO LE CAPRE

Capita che certi giorni debbo tapparmi le orecchie.
Perchè sento delle cose che non dovrei sentire.
Gli spacciatori della verità e della giustizia tagliano con le peggiori zozzerie la sostanza stupefacente che provano a vendere a voce .
E la cosa peggiore è che si acclamano, tra di loro, e si sostengono vicendevolmente nello sciorinare allegramente cose prive di fondamento.
Mi manda in bestia come la soglia dello "scandalo" cui gridano taluni venga superata per cose di per sè spesso insignificanti, mentre la "tolleranza" con la quale si ammettono situazioni indegne è così diffusa.
Del tipo che io ho faticato di brutto per portare a termine il mio percorso prima da studentessa e poi da professionista, e oggi mi ritrovo comunque gomito a gomito con chi ha fatto e continua a fare meno della metà di quello che ho fatto e continuo a fare.
Del tipo che il percorso incompleto di taluni è tollerato come fosse normale, per nulla preclusivo di alcunchè, come dovrebbe invece legalmente essere.
Del tipo, ancora, che chi non ci è arrivato con il sudore della fronte e ci è arrivato comprandosi un'altra strada, quella facile, è pari a me o comunque si affianca spudoratamente allo stesso livello.
O si spaccia per ciò che non è, riempendosene la bocca.
Io i soldi per percorrere la strada facile non li avevo.
Mi sono messa sotto, cosciente di quanto sopra.
Ed oggi debbo anche tollerare col sorriso (quando mi viene, vista la scarsa pazienza che mi ritrovo) insinuazioni ed illazioni e sguardi saputi riguardo la mia giovane età rispetto a certi risultati ottenuti.
Tutto questo non è bello, nè giusto, ma va così.

Come il fatto di essere costretta a stare lì dove brucano le capre.

lunedì 2 luglio 2012

ON THE WILD SIDE...

La stanchezza di oggi è mista all'adrenalina.
Sono una che si dopa con l'adrenalina, lo ammetto...
La trasferta del fine settimana è stata magnifica, e non c'era l'ombra di un dubbio che potesse essere diversamente.
A rivedere le foto faccio il conto esatto dei denti che ho in bocca, in quei sorrisi che stirano al massimo le labbra e illuminano gli occhi.
Basta poco, un nulla.
E la condivisione spontanea è l'anima di questo "nulla", che vale tantissimo.
E mi sento grata dei sorrisi ricevuti, della gentilezza senza tornaconto, dell'ospitalità, dei salti e delle canzoni urlate insieme a squarciagola, dell'ebrezza alcoolica.
Mi sento grata e contenta.
Positiva, ecco.
Come se avessi fatto una cura rigenerante.
E, in fondo, non è una vera e propria cura questo tempo trascorso così piacevolmente in compagnia?
Stamattina ho detto a qualcuno che non me la sento di continuare sulla strada intrapresa.
Perchè non mi porta da nessuna parte, è una strada morta, un vicolo cieco.
Non sto tentando la via della fuga per essere rincorsa, quanto quella dell'interruzione una volta e per tutte.
Se tanto mi dà tanto, meglio mettere un punto a questa perdita di tempo.
E continuare a passeggiare per il lato selvaggio, quello intraprendente che mi fa arrivare in capo al mondo e che mi fa star bene come niente altro.