domenica 30 settembre 2012

SI VABBE', MA ORA BASTA


Rientro da una giornatissima trascorsa tra mare, amici, famiglia.
Incontro per caso una cara amica, mentre sono in compagnia di mia nonna.
c.f.a.: "Nonna, ti ricordi della mia amica? Si è sposata da poco..."
nonna: "Eh..."
c.f.a.: "Che c'è no'?"
nonna, rivolta alla mia amica: "Chiedilo a lei se si è sposata, invece!"
c.f.a.: "Ma lo sa che non mi sono sposata, che sono single. Non è mica una malattia, sai"
l'amica: "A proposito di questo, sai che qualche amico ultimamente mi ha chiesto di te?"
.........

Mi ci devo rassegnare?
No, perchè, davvero, o mi stanno paraculando in gruppo questi qui, alla faccia mia, o davvero non mi spiego se sia possibile sentirsi ripetere ad oltranza queste cose - roba che dovrei avere la fila sotto casa - e non avere uno, dico UNO, straccio di appuntamento, fosse anche per un caffè!
Mi mandano a riferire cose da lontano, ma neanche si avvicinano, neanche mi salutano, neanche mi approcciano.
Però mi chiamano per nome, come se fossi amica loro.
Prendono informazioni sul mio conto come la polizia con i malviventi.
Per farne cosa poi?
Boh, chissà.
Io non me lo spiego.
Debbono studiare una modalità di approccio convincente?
Ma un approccio naturale, almeno per sapere che voce ho, cosa dico, cosa penso, se c'è un qualche tipo di intesa, senza fare tutti 'sti giri, no?
Sta male?
O sto male io?

venerdì 28 settembre 2012

PER INFORMAZIONI RIVOLGERSI DIRETTAMENTE ALL'INTERESSATA


Dopo un'estenuante mattinata di lavoro, vado al bar a prendermi l'ennesimo caffè.
"Senti, devo dirti una cosa..." mi dice la ragazza del bar, "Un tipo mi ha chiesto di te! "
Ho riso.
Le ho detto che in questo posto non ho avuto mai il piacere di essere approcciata in modo diretto da un uomo, ma di avere ricevuto solo apprezzamenti per interposta persona.
E che l'interposta persona generalmente è il mio collega.

"Ma chi sarebbe poi?"
"Lo conosci! Ci hai anche parlato, stamattina!"
Il che, in effetti non restringe la cerchia, considerato che ho parlato con una quarantina di persone circa...
"No, non ho davvero idea."
"Mi ha chiesto se conoscessi una certa c.f.a. Gli ho detto che ne conosco più d'una, e lui mi ha precisato che intendeva quella che stamattina stava prendendo il caffè al banco vicino a lui".
Il che, di nuovo, non restringe la cerchia, considerato che ero al terzo caffè.

"Guarda, lo vedi il collega che sta girato di spalle, vicino al muro?"
Mi giro, lo guardo, lo riconosco, mi rigiro pietrificata:
"No, ti prego..."
"No, non lui, quello che era con lui! Vuole sapere se sei sposata, fidanzata, o single, di dove sei, che posti frequenti, chi frequenti... Mi ha chiesto di carpirti informazioni insomma"
Le ho chiesto se dovessi compilare un quiz a crocette per facilitarle il compito.
Lei, che è una cara ragazza, ed una delle poche persone con cui scambio davvero piacevolmente due chiacchiere, ha riso con me.
"Che gli devo dire, quindi?"
"Che sono indisponibile. O n.c., non classificata".

La cosa che mi indispone maggiormente è che mi sembra di stare alle scuole elementari.
Solo che ricordo bambini con maggiore intraprendenza.
E poi no, le cose fatte così non mi piacciono, non posso farci nulla.


mercoledì 26 settembre 2012

PALETTI DI FRASSINO



Certi atteggiamenti mi disturbano.
Certi giorni più che altri.
Mi tocca piantare qualche altro paletto.
A terra, prima di piantarlo in fronte a qualcuno.

L'aria mite non è sinonimo di deficienza.
La tolleranza rispetto alle deficienze altrui non significa voler passare per babbei, non vuol dire spalancare la porta a pretese assurde.
O almeno così credevo.
Forse quelli che bruciano ogni strega sul rogo sono più rispettati.
Come quelli che rispettano religiosamente certi limiti senza oltrepassarli mai in una vita.

La verità è che tante persone cambiano, nel tempo, si addolciscono, maturano, e maturano anche una maggiore comprensione nei confronti del prossimo.
Altre, però, peggiorano e basta.
Acuiscono le proprie manie in modo esponenziale.
Rimangono al centro del proprio mondo, divenuto un deserto dove non può attecchire più nulla.

Il morale della favola è che la scelta di mettere delle distanze con alcune persone aveva numerosi perchè.
E tutti quei perchè non vengono meno con il passare del tempo, ma si moltiplicano.
Nonostante i paletti già messi.
Tocca rinforzare la recinzione ancora un po', almeno per impedire anche ingerenze di straforo che mi attaccano ad altezza stomaco.

Quanto a me, preferisco rimanere sola, o in compagnia di pochi ma buoni, a smaltire le mie personalissime manie in un giardino che a volte soffre la siccità, e talvolta si inzuppa a dismisura di pioggia.
Un giardino che posso solo augurarmi non divenga mai un deserto.
E per far ciò tocca innaffiarlo.
E neanche con cadenza giornaliera.





Quando la pioggia cadrà, io sarò lì, a naso in su a guardare le nuvole, senza alcun riparo...
(Prima, però, sarebbe il caso di guarire da questa maledetta influenza)

martedì 25 settembre 2012

ESPERIENZA ED ESPERIMENTI



Il copia e incolla non è soddisfacente nè gratificante.
Eppure i primissimi passi li ho mossi proprio da lì.
Era un campo minato.
L'ansia di sbagliare, la mancanza di esperienza, le lacune da colmare (e ce ne sono, ce ne saranno sempre), le responsabilità inaudite, la competizione feroce, la prontezza nell'individuare immediatamente la cosa giusta da dire e da fare, la gestualità, l'ansia che divora e tutto il resto hanno connotato senza dubbio il primo tempo.

E di quanti tempi stiamo parlando nemmeno io lo so, potrebbero essere 10, o 1000.
Lo saprò, probabilmente, solo quando deciderò di smettere.
Solo allora potrò fare il conto esatto.
Adesso, però, credo di essere decisamente nel pieno del secondo tempo.
Un po' di scioltezza l'ho acquisita con l'esperienza.
Alla cernita ragionata del copia e incolla ho abbondantemente sostituito i miei precisi argomenti.
E copio-incollo quelli, all'occorrenza.
E la cosa buffa è che anche qualcun'altro copia-incolla i miei ragionamenti, le mie parole, certe espressioni.
In più faccio esperimenti.
Non esperimenti scellerati, naturalmente.
La scelleratezza la riservo ad altri ambiti della mia vita.
Mi cimento però su percorsi diversi se individuo possibilità in tal senso, cerco la chiave di volta, che non è mai scontata, eppure è sempre davanti agli occhi, alla portata, pronta a materializzarsi dopo aver lasciato un po' di spazio al ragionamento o al confronto.

Quando ho cominciato questo percorso mi è capitato di fare conoscenza con un tale che nel giro di qualche anno avrebbe fatto un bel po' di strada.
Lui sicuramente non si ricorda di me, come potrebbe.
Osservavo da lontano e con ammirazione quella capacità rara di scavare a fondo e in modo mirato nelle cose, senza limitarsi ad utilizzare le strade spianate da altri, quanto piuttosto spianando a sua volta il percorso ad altri.
Come fosse stato l'unico dotato di occhi da gatto in una stanza piena di uomini che brancolano al buio.
Salvo poi recuperare la vista facendosi investire dalla luce che il tale accendeva sopra le loro teste chine.

Ecco, quel tale mi è stato in parte e per certi versi di ispirazione.
E semmai dovesse capitarmi di incontrarlo e dirglielo, sarà quando staremo allo stesso livello o circa, non prima.
E non so se ci arriverò mai, a quel livello.
Non so se ci arriverò mai ad accendere una luce meno fioca di quella di una candela nella notte più buia.

I miei esperimenti servono a questo, con loro cerco di accendere la luce, o quanto meno di irradiare all'esterno quella  della lampadina che mi si accende in testa .
L'ultimo ieri.
A fil di voce, ho acceso una piccola luce in una angusta stanza buia.


lunedì 24 settembre 2012

DIPINTA DI BLU...


Ho comprato un vestito sexy.
Ha una gamma cromatica interessante, c'è un po' di blu oltremare.
Ne ho comprato un altro (a pois! Di nuovo!! Dannati!!! Ma piccolissimi e discreti, tono su tono, peraltro!).
Mi piaceva come mi stava.
Svolazzante, ma non troppo, sobrio ed elegante, ma senza eccessive pretese.
Ed è tutto blu anche lui.
Ne avrei preso anche un altro, bianco, ma la provvidenza ha vigilato sul mio portafogli facendo in modo che non trovassi la taglia giusta.
Non avrei affondato, in ogni caso, le mie finanze.
Le avrei solo ridotte di circa altri 20 euri.

Non ho mai comprato tanti vestiti come quest'anno.
Non ho mai indossato così tanti vestiti come quest'anno.
E tutti mi hanno dato un'enorme soddisfazione.
Questa cosa di cambiare aspetto un po' più spesso (e con pochissimo, sia chiaro, che per vestirmi spendo davvero una miseria) è strana, ma mi piace.
Mi fa sentire a mio agio.
Fino a qualche anno fa avrei indossato con milioni di problemi le cose che indosso oggi o non le avrei indossate proprio, lasciandole a marcire nell'armadio.
Sicuramente sarei stata male per i muscoli troppo in evidenza.
Adesso che i muscoli non ce li ho più e mi sono parzialmente appesa mi sento meglio.
O sarà solo che crescendo è sopravvenuta una sorta di accettazione dei difetti fisici.
Anche di quelli nuovi.
O meglio, una noncuranza, un disinteresse prossimo quasi allo zero.
Mi ci sono quasi affezionata a certi difetti fisici, naso compreso.
Un naso che ho solo io e che mi ricorda di chi son figlia.
Chissenefrega se non sono perfetta, chi lo è?

E niente, sarò diventata più leggera all'improvviso.
A parlare di vestiti come fossi una fèscion blogger piuttosto che come.fossi.acqua.
Ogni tanto ci sta tutto, no?


DI NEGOZI BELLISSIMI E STILI PER LA CASA


Ieri sono stata in un negozio per la casa meraviglioso.
Non ho comprato nulla, perchè era tutto costosissimo, ma ho trovato qualche spunto utile.
Lo stile post industriale è adorabile, e c'è qualcosa che intendo riprendere, addolcendolo con qualche spunto etnico, e forse country.
In tutto ciò, il mio bagno ha già preso una forma quasi definitiva, e ha qualcosa di vagamente barocco; mi auguro che rifinendolo ulteriormente non trascenda in kitch.

Nel complesso è un guazzabuglio, ma del resto sono solo idee che nella realizzazione potrebbero cambiare del tutto.
E poi a me piacciono i miscugli, gli oggetti con un loro perchè che sia noto solo a me.
Il troppo ordine, asettico e controllato maniacalmente, non fa per me, mi mette ansia.
Il minimalismo è spettacolare.
Eppure, a viverlo, il calore non lo trasmette, sembra assorbirlo e basta, senza restituirlo.
Ed io quando torno a casa vorrei sentirmi avvolgere in una sorta di abbraccio caldo, dal sapore conosciuto.
Ho capito che i materiali che mi saltano subito all'occhio e che non mi stancano sono sempre gli stessi.
Il legno, tra tutti.
E su questi conterò per cucina, camera da letto e salotto.

Stamattina ho attivato la prima utenza.
L'acqua, naturalmente, che è vita.
E senz'acqua non posso rifare i muri e tinteggiarli.
I lavori sono posticipati di un paio di settimane, dunque, a partire da ora.
Il tempo di rimettermi in sesto, se tutto va bene.



VIAGGI IN MACCHINA


Non c'è nulla da fare.
Io i discorsi più profondi, più proficui, le confidenze più intime, li faccio nella maggior parte dei casi in macchina.
Nell'andare o rientrare da qualche parte.
Viaggi lunghi o micro-viaggi che siano.
Con papà, nei lunghissimi viaggi di lavoro nei quali lo accompagnavo da ragazzina, e nei quali ci alternavamo di giorno e di notte alla guida.
Con fidanzati e amanti, chè clandestinamente o circa abbiamo coperto una bella fetta del territorio nazionale ed internazionale.
Con amici e amiche, prevalentemente in piccoli viaggi fuori porta.

Non saprei fare il conto dei chilometri percorsi in una vita.
Sono davvero tanti.
E non mi viene da essere umile su questo, per me è un vanto avere avuto tante opportunità per viaggiare.
Ed averle anche create ed accolte a braccia aperte.

Oggi una serie di cose che mi sono capitate sotto gli occhi ha contribuito a dare ulteriore forma ad un pensiero che mi gironzola in testa da un po', e che conto di concretizzare appena sarò in grado di confrontarmici dal vivo in modo serio e dignitoso.

Oggi una persona mi ha detto che non ha mai viaggiato tanto quanto il periodo che ha frequentato me.

Qualcun'altro, oggi, ha capito probabilmente che non riesce a stare al passo e che fingere di avere impegni per rendersi interessanti è una cosa che non funziona. E  che spesso la risposta contrassegnata dalla lettera c), per quanto apparentemente scontata e facile, si rivela del tutto erronea.

Qualcun'altro ancora, infine, ha capito che adularmi non serve a nulla, che non sono una sprovveduta, che il linguaggio forbito, unitamente ad altri argomenti poco interessanti, non attacca, e che forse un passo indietro ci sta bene.
Almeno per togliermi dall'imbarazzo inutilmente creato, e comunque gestito in modo tale da non creare incidenti diplomatici.


domenica 23 settembre 2012

L'ECCEZIONE



Ritorno con convinzione sempre al fatto che nonostante tutto, a volte concedo possibilità a chi so tradirà inevitabilmente le mie aspettative.
Eppure c'è sempre l'eccezione che conferma la regola che fa la differenza.
Per quell'eccezione vale la pena rischiare di beccare la fregatura, ogni volta.

Come adesso.
Non me l'aspettavo.
Ero già convinta di dover passare sopra alla fregatura, come altre volte.
Mi è arrivata invece la telefonata a sorpresa del "ci ho pensato e...".
La scrematura fatta negli ultimi anni nelle amicizie, sono convinta, è la migliore che potessi fare.
Perchè sono pochissimi, i miei amici, diversissimi l'uno dall'altro, ma con ognuno di loro ho un rapporto speciale, che prescinde dall'opportunità o dalle contingenze del momento.
Gli alti e bassi ci sono, ci sono stati e sempre ci saranno, ma le riconciliazioni non tardano mai a venire.
Sono una certezza.
Ci si ritrova sempre e sempre con lo stesso affetto.
Il che ha quasi del miracoloso, in questo perdersi continuo in se stessi o nella gente, in questo incontrarsi e scontrarsi fine a se stesso e così frequente.


venerdì 21 settembre 2012

L'INTERPRETAZIONE DEI NO


Come si può interpretare una come me che rivolge la parola nello stesso identico modo, senza alcuna sfumatura, senza alcuna provocazione o allusione, a tutti questi uomini, l'uno identico all'altro, qui?
Compresi quelli che vantano di essere grandi esploratori del mondo e che credono di tal guisa di poter sciorinare con la sottoscritta la propria esperienza di turisti di lusso - o circa - serviti e riveriti ?
E quelli che pensano di avere un ascendente di notevoli proporzioni o una verve invidiabile?
Ma poi, dico, proprio nell'ars dialectica vogliamo inutilmente cimentarci?

Che la reticenza ostinata ad instaurare una confidenza maggiore venga presa per voglia di essere oggetto di lusinghe più elaborate e insistenti, in realtà mai richieste?

Come si vuole interpretare una risposta distratta e tardiva?
Un "no" che si legge tra le righe dell'educato e cortese "forse, ma al momento no"?
Il disinteresse totale?

Sarò stata equivoca senza accorgermene?
Eppure non mi era sembrato.
Forse non si è capito che non me ne frega un accidenti di nulla?
Che non vedo alcuna luna sbrilluccicare nell'acqua stagnante del pozzo?
Forse dovrei mantenere ancora più riserbo, essere ancora più seria e assorta nel mio lavoro, in modo tale da non fornire più nemmeno appigli per scambiare una parola?

Ecco, forse questo.
Prima di esplicitare un violentissimo no che lasci davvero poco margine all'interpretazione.



Incubus - "Monuments and Melodies"


E poi c'è che mi sono indispettita per un apprezzamento fuori luogo.
Quelle cose che lasciano intendere che non si è capito, di me,
 un'emerito nulla.
Eufemisticamente indispettita.
Sono furiosa.
Raffreddata, rincoglionita, frustrata dalla permanenza obbligata in casa, e furiosa, si.

UN RAFFREDDORE ATOMICO



Il malessere è sfociato, infine, in raffreddore, mal di gola, tosse e dolori di vario tipo.
Rischio il soffocamento ogni volta che mi stendo o non mi soffio il naso per circa 15 minuti, tanta è l'autonomia di cui dispongo.
Però, ho la scusa giusta per sottrarmi all'invito che non ho voglia di raccogliere, stasera e domani pure.

La mia fuga del fine settimana sarebbe ugualmente saltata, visto che non ho trovato i biglietti del treno tariffa economy.
Del raffreddore me ne sarei fregata abbondantemente.
Sarei andata anche a quattro zampe pur di non star qui.

E poi non ho lavoro accumulato da smaltire nel week end...
Insomma, quella diamine di fuga ci stava proprio da dio.
Cacchio.
E rimandarla è un casino.
Si vede che non era destino!


Sto ascoltando Jeff Buckley a palla, su pc e cd; e poi me lo postano ad oltranza su fb, e stamattina l'ho beccato persino in radio!
Non mi viene mai a noia.
Se questo non è amore non so dargli altro nome.

Sconclusionata e scombinata, come questo post, vado a farmi un tuffo nel sole finchè posso.
Stamattina sono rientrata prima del previsto da lavoro, guadagnando tempo per vivere, e sarebbe un gran peccato non approfittarne...


mercoledì 19 settembre 2012

INVITINVITINVITI


Non mi va di dire si.
Non posso dire un no secco.
Non mi piace tenere in caldo la gente che non mi interessa.
E questo tipo qui proprio non mi interessa.
Non mi interessano la sua posizione, i suoi soldi, la sua singletudine.
Non mi interessa quanto sia intelligente.
Non mi interessa stringere rapporti di cordialità che già ci sono.
Non c'è chimica.
E' una persona interessante, piacevole, ma niente.
Non ci sono argomenti in comune.
Non mi va di dare adito a certe altre situazioni che si creerebbero inevitabilmente.
E' un lungo elenco di "non" che si traduce in un no.
Un no spiacevole da dire, ma probabilmente necessario.
Passerò per la centomilionesima volta per quella difficile, che non cede, che gli altri non riescono a capire che diamine vuole.
Ma che ci posso fare?
Non mi frega nulla...
Neanche di un'amicizia.
Nulla di nulla.
E non è neanche un caffè, che dopo una manciata di minuti lasci e te ne vai.
E' più impegnativo.
No, decisamente non mi va.
E questa cosa di articolare scuse banali per non risultare cattiva mi risulta alquanto spiacevole.
Ma con le spalle al muro non posso fare diversamente.

Io non capisco perchè non posso essere single per fatti miei, senza che qualcuno si metta in testa di appiopparmi fidanzati fantomatici, amanti che non valgono una cicca, o situazioni che non sono per nulla appetibili.
Ecco.
Me lo trovo da sola.
Come ho sempre fatto.
Uscirà fuori da sola la situazione giusta.
Ma no, non così.

martedì 18 settembre 2012

PUNTI DI VISTA E PENSIERI SPARSI


"Se dici la tua sul Vaticano, sulla Chiesa Cattolica, sui Papa, sulla Madonna, su Gesù, sui Santi, non ti succede nulla.
Ma se fai lo stesso con l'Islam, col Corano, con Maometto, coi figli di Allah, diventi razzista e xenofobo e blasfemo e compi una discriminazione razziale".

Oriana Fallaci - "La forza della ragione"


Pur avendo coscientemente deciso di epurare questo blog da riferimenti più o meno palesi ai tempi che corrono - e mala tempora currunt - non riesco ad esimermi del tutto dall'esprimere una banale opinione fine a se stessa.
Che è questa.
Non voglio discutere sul fatto di fornire gratuitamente appigli di vario genere a chi vive la propria religiosità in un modo così intenso da sfiorare, e neanche tanto per tangente, il fanatismo e l'intolleranza.
Credo bisognerebbe agire nel senso di mitigare un certo tipo di violenza, non istigandola a casaccio.
Sull'opportunità di talune scelte, e sull'espressione indiscriminata della propria opinione a tutti i costi ognuno di noi dovrebbe essere poi capace di intendere la giusta via da percorrere.
La libertà di espressione, in mano a chi non è in grado di gestirla in modo ottimale o prossimo alla sufficienza, non realizza la personalità, ma la mortifica.
Pubblicamente, per giunta.
Questa, naturalmente, è solo la mia opinione.

Al di là di questo, è l'assunto di base che non condivido, la critica indiscriminata.
Si può essere critici, nei confronti di chiunque e di qualsiasi cosa, per carità.
E' proprio necessario, però, essere a tal punto dissacranti da scadere così spesso nell'offesa?
E' questa confusione sul fatto di dire ciò che si pensa e dire cose palesemente offensive che non mi torna.
Una confusione ingenerata dal convincimento diffuso di sentirsi al di sopra di ogni umiltà e meschinità terrena.
Un concetto credo possa considerarsi basilare nei rapporti con il prossimo: portare rispetto a chi crede in qualcosa, senza sminuirlo, senza offenderlo, anche quando ciò che pensa è folle o irrealizzabile, o ridicolo, ai propri occhi.
Nei limiti di ciò che può considerarsi tollerabile, e laddove la follia non involga questioni di vita, morte o tortura o si concretizzi in atti che costituiscano un colpo basso alla dignità umana.

Anche la mia coscienza è macchiata delle intolleranze più varie, ma decisamente non tollero chi offende gratuitamente le divinità e le credenze altrui.
Che sia una divinità occidentale, o una orientale, o quanto altro, dov'è la differenza?
Perchè una divinità non può rimanere tale, avvolta nella sacralità che le si addice?
Ognuno ha diritto di credere in ciò che vuole, anche questa è libertà.
Una libertà inviolabile.

Il rispetto per il prossimo, perchè a questo tutto si riduce, dove è andato a finire?
Bisogna per forza azzannarsi come cani per vedere chi vince ad alzare la voce nel gioco senza vincitori di chi offende più forte?


MORNING THEFT


Rivedere certi bambini con cui condividevo i pomeriggi dopo la scuola divenuti padri e madri mi riporta al conto esatto degli anni trascorsi.
Tanti che fa quasi strano a dirlo ad alta voce.
Ed io quasi non lo so spiegare quello che sto per scrivere.
Non mi sento diversa da loro perchè non mi sono sposata, o perchè non ho figli, o un compagno.
Non sono dispiaciuta di non avere una relazione in questo momento nè provo invidia nei confronti di chi ha messo su famiglia.
Non è neanche una questione di chi ha più rughe o capelli bianchi, non è la sfida a chi è più in forma.
Rivedersi è una gioia in ogni caso.
Lo è stato, in questo caso.

Mi mancano tante cose, ma è come se non mi mancasse nulla in questo momento.

Il mio è un deliberato furto al tempo.
Fatto anche di cadute nel tempo.
Quando arriverà il momento giusto per prendere la decisione giusta, anche per me, spero di essere in grado di riconoscerlo, tutto qui.
Senza fretta e senza ansie.

sabato 15 settembre 2012

FEMMINILITA' SUI GENERIS



Il mio amico, accigliato: "...", scrutandomi.
"Che c'è?"
"Ma perchè non ti aggiusti quei capelli prima del matrimonio?"
"Cos'hanno che non va i miei capelli?!"
"No, dico, vorrai mica venire così! Non li puoi tagliare un po', lisciare..."
"Ma a me piacciono così, hippie come sono!"
"Tu non lo troverai mai un uomo conciata così..."

L'arcano è risolto, dunque.
Dipende dai miei capelli il fatto che non trovo un uomo decente, qui.
Dipende dal fatto che non frequento in modo abituale parrucchieri, estetiste, palestre, negozi che vendono roba alla moda.
O ancora, dal fatto che non me ne frega nulla di stare al passo con gli altri, sotto questo punto di vista.
Seguo il mio gusto.
Sono fuori dai giochi.

"E il vestito l'hai preso?"
"No, non so se prenderlo o usarne uno di quelli che ho già... boh..."
"X (la splendida, quella che anche se viene avvolta nella carta stagnola o in stoffa di sacco sta da dio uguale) ha detto che deve prendersi un vestito per l'occasione..."

"Guarda, ho un vestito in pizzo, in effetti, potrei mettere quello. E' vagamente accollato davanti, ha uno spacco sulla schiena..."
"Ma come! Non ti ho insegnato niente? Metti un vestito scollato, no? Fai vedere le tette!"
"No, o quello o boh... e poi che c'entra! Tutti i ragazzi che ho avuto e a cui sono piaciuta mi hanno conosciuta in tenute estremamente casual, o mentre facevo sport come un maschiaccio... non debbo mostrare la mercanzia, non sono un pezzo di carne in macelleria"

"Questo è il tuo problema, sei poco femminile..."

Ah, ecco il problema che mi affligge!
Sono poco femminile!

Eppure a livello sentimentale non posso lamentarmi degli uomini che ho incontrato.
Uomini con i quali non mi sono mai trovata a discutere di quanto spesso andassi dal parrucchiere o dall'estetista, o di quanto mi occupassi di cose prettamente femminili.
Ed i quali mi hanno conosciuta e apprezzata, forse, per altre qualità.
Se ne ho, perchè bella non sono mai stata.

Mi consolerò pensando all'ultimo flirt che ho avuto.
Che mentre mi baciava non mi chiedeva perchè avessi lunghi capelli da hippie, e solo un filo di trucco, sbavato per giunta, e un lungo vestito di cotone sporco di fango.
E che assomiglia approssimativamente al tipo che canta qui sotto, un po' meno biondo, un po' meno uomo perchè un po' più giovane, e senza chitarra, ma con un altro strumento musicale.
E se non c'è trippa per gatti (gatto = io), qui, è perchè quando esco di casa non trovo un certo tipo di uomo come piace a me.
E non il contrario.



"Non sono bella, sono soltanto erotica"
- Alda Merini - 

E stasera me lo concedo.
Fuck Yeah!

venerdì 14 settembre 2012

STASERA RESTO A CASA, MA PER DAVVERO


Non c'è nulla e nessuno di così interessante da invogliarmi ad uscire, stasera.
E non c'è pretenziosità alcuna, in ciò che sto scrivendo.
E' che vorrei ci fosse qualcosa, ma niente.
Non c'è.
Non ce n'è per me.
Avrei voluto fare mille cose questo week end, ma lunedì mi aspetta una giornata particolarmente lunga e impegnativa, per cui sono stata costretta a rinunciare a piccoli viaggi fuori porta, a scalate di montagne in senso figurato e bla bla bla.
Avrei dovuto rinunciarci uguale, visto che le condizioni fisiche in questi giorni sono abbastanza modeste.
Rimango a casa e così sia.
Mi riposo controvoglia.

Quante parole sto spendendo in questo piccolo frammento blu di mondo virtuale?
Forse le parole che non spendo e non posso altrove.
Mi piacerebbe spenderle in un contesto più ampio, e questo si, è certamente pretenzioso.
In realtà ne sono più gelosa di quanto riesca ad ammettere con me stessa.
Le serbo per me, e per chi ha e avrà cura di leggerle, riempendoci questa confortevole e maledetta solitudine nella quale mi sono rifugiata.




"Mais les yeux sont aveugles. Il faut chercher avec le cœur"
- Le Petit Prince -
Antoine de Sant-Exupéry

DI MATRIMONI E FATTACCI VARI


Tutto è partito da un invito per un matrimonio.
Si è letteralmente scatenato l'inferno.
La gente non sta bene, ecco.
Proprio no.
Neanche io sto bene, per carità, ma evito di rompere i coglioni al prossimo quando è così.
Che, davvero, con tutto quello che mi capita potrei scriverci romanzi e sceneggiature per film.
E ci sto quasi pensando, a dire il vero.
La realtà supera l'immaginazione che è una bellezza!

Rinviando al futuro prossimo, di un mondo parallelo, l'intrapresa dell'ennesimo lavoro fantastico che potrebbe dar sfogo alle mie reali ambizioni, i fatti accaduti a grandi linee sono i seguenti.

Qualcuno, che millantava da sempre profonda amicizia con gli sposi, non è stato invitato.
E sta rosicando alla grande e dando di matto.
Un amico, che si è inaspettatamente sfidanzato a ridosso del matrimonio, ha clamorosamente deciso di accompagnarmi.
Io glielo avevo chiesto per scherzo, a dirla tutta, se m'accompagnava.
E mi ha preso in parola!
Un'altra persona ha deciso poi di chiedere al mio accompagnatore di andare insieme allo stesso matrimonio.
Ho detto al mio amico che poteva benissimo accompagnare due persone invece di una, che non c'erano problemi per me, che anzi, mi faceva piacere.
Il mio amico mi riferisce di avere risposto sul momento, alla tipa "ma io accompagno già comefossiacqua".
E che la tipa gli avrebbe detto di rimbalzo: "tanto alla fine accompagnerai me!".
N.B. tanta sicumera è ascrivibile al fatto che è bellissima, sul serio. Bellissima. Roba che certa gente qui si scanna letteralmente pur di poterle dire ciao in mezzo alla strada, o di scambiarci una chiacchiera.
Comunque, non essendomi mai sentita un cavallo da corsa, e non sentendo l'esigenza di gareggiare per alcunché, ho escluso a priori la possibilità di mettermi in competizione per l'accompagnatore.
E poi, non sono abituata a gestire i miei rapporti, in campo sentimentale come nelle amicizie, in questi termini.
Insomma, potevo fare la caina, e farla appendere tranquillamente.
Alla fine, ho ribadito il fatto che per me non c'erano problemi, optando per la soluzione più elegante.
Ergo, al matrimonio si va in tre: il mio degno amico accompagnerà entrambe, la splendida (l'altra) e la meno splendida (la sottoscritta, che attualmente è in uno stato abbastanza pietoso sotto tutti i profili, quello estetico compreso, tanto che sta valutando di mettere anche le calze sotto al vestito - non si sa ancora quale - chè ha le gambe sfregiate da cadute varie, e potesse farlo ne metterebbe anche una in testa, di calza, stile rapinatore), accogliendo la mia proposta iniziale di cedere parzialmente il mio accompagnatore all'invitata meno fortunata.

In tutto ciò, l'amico degno ha litigato con l'amico indegno, il rosicone che non è stato invitato al matrimonio.
Il tutto, naturalmente, epurato dai dettagli più scottanti dell'intera faccenda.
Che ce ne sono, e non si sa ancora come evolveranno di qui a breve.
Spero solo non finisca a mazzate.

Ti pare mai che qua al paesello un matrimonio non costituisca l'occasione ideale per far succedere fatti e fattacci vari?

--- NOVA ---


"Ci raggiungi più tardi? Abbiamo chiamato un gruppo a suonare".
"Stasera non credo di uscire... non sto ancora granchè bene...", ho detto.
Ma poi è arrivata la telefonata delle 20.00.
Una richiesta di aiuto tra le righe.
Aiuto, che da soli non ci si fa.
In questo posto qui si annega, non c'è nulla e nessuno a cui aggrapparsi.
Lo so bene.
E quindi sono uscita da lavoro con la testa nel pallone e mi sono buttata in macchina come un'ameba, destinazione negozio in chiusura.
Un saluto di dieci minuti è diventato una pizza fuori.
Ed un dolcino al cioccolato assaltato a doppia forchetta.
Quante diamine di cose sono così palesemente diverse, ora, tra noi?
Tu, con quell'attenzione maniacale ai dettagli, e l'energia e la volontà di volere aggiustare tutto quello che non va o non aderisce perfettamente ai tuoi canoni e criteri.
Compreso il finestrino senza speranza della mia auto che rimane un po' aperto ed entra pioggia.
Io, che non mi frega più nulla di niente.
Neanche di me stessa certe volte.
"Capisci perchè io e te non ci siamo mai fidanzati, vero?"
Con la testa amaramente sconfitta da questo malessere assurdo che non so spiegare, pronta ad esplodere, mi sono trascinata fino a casa a recuperare una felpina...
"I ragazzi hanno chiamato un gruppo a suonare, facciamo un salto a salutarli, che dici?".
Tempo dieci minuti di astemia e mi hai detto "vado via".
Io sono rimasta.
Non avevo genio di tornare a casa, già.
Fanculo la testa, la pioggia, la stanchezza.
Fanculo che con questa nausea non dovrei nè bere nè fumare.
Fanculo che stasera ho pure saltato le medicine.
Fanculo che sto sola, mi basto.
Sono rimasta a cazzeggiare con chi ho trovato al locale finchè non hanno finito di suonare.
Ed io di bere e di scroccare sigarette.
E poi... c'era qualcosa, nell'impostazione del cantante, di conosciuto.
Ma non volevo dirlo ad alta voce, finchè, a chiusura, non mi è esplosa nelle orecchie la cover finale.

Quando ho ascoltato la prima volta i Verdena avevo appena 21 anni.
In quel locale piccolo e blu, pieno di fumo, in una zona malfamata raggiunta a piedi di notte, mano nella mano, innamorata perdutamente di un amore splendido quanto doloroso.
Una vita fa.
Esattamente quando è cominciata la vita scombinata di adesso.

giovedì 13 settembre 2012

"RAGAZZETTA"


"Venga... No, non lei, la 'ragazzetta'!"
Cioè io, con il casco in mano, e una tenuta casual ma non troppo.
Anche a lavoro mi è capitato un altro piccolo divertente aneddoto relativo alla mia età, presunta e reale.
E quindi niente, rimango barricata dietro questa parvenza di gioventù che in parte mi appartiene, in parte non più.
E' di nuovo il rientro dalle vacanze che mi ha ringiovanito, ne sono convinta.
Comunque, dopo avere dormito come un sasso sino alla sveglia mattutina data dal problema del giorno, va un po' meglio (deve andar meglio).
Tra una decina di minuti svesto i panni da malata di casa e indosso qualcosa di pulito per andare a lavoro.
A star qui, senza far niente, oggi non ho voglia.
In realtà mi sento di impazzire a non poter far nulla di quello che ho da fare, compresi lavoretti manuali di vario genere.
Magari prendo la macchina invece del motorino, che sembra pure voglia mettersi a piovere...
Chè non posso concedermi di ammalarmi seriamente almeno fino a martedì prossimo.

mercoledì 12 settembre 2012

COME NOTTE ALTA DI UN GIORNO CHE NON ESISTE


Finisco sempre così.
Accumulo roba su roba, peso su peso, fin quasi a soffocare, senza espellere nulla.
E mi ammalo.
Sono andata via prima da lavoro.
Mi sono buttata sul divano, ho acceso la tv, ho smangiucchiato qualcosa, preso le medicine.
Quelle che mi hanno dato ieri per una banalità.
Banalità un corno, a quanto pare.
E adesso mi sembra sia passata mezzanotte.
La testa sta ancora esplodendo.
Io sto esplodendo.
Ho caldo.
Metto le mani in faccia, e la stropiccio invano per svegliarla.
Mi sento soffocare.
Ti penso.
Ti voglio.
E non posso nè volerti nè pensarti.
Lascerò regredire questo malessere.
Ancora, e ancora e ancora finchè sarà necessario.
Mi ammalerò di nuovo, come ora, incapace di parlarne e di buttar fuori tutto quello che mi avvelena dall'interno.
Passerà.
Ma adesso sta ancora passando.
E questa notte sembra infinita e non è neanche iniziata.

RISVEGLI CHE FANNO ATTRITO CON LA REALTA'


Di nuovo sogni che non dovrei fare.
Pensieri che non dovrei avere.
Tento di schiacciare sotto il peso della nuova quotidianità certe assenze, ma non resisto, evidentemente.
Riemergono prepotenti certi ricordi.
E la consapevolezza che ciò che è fatto è fatto, e ciò che è andato è perchè doveva andare, mi sommerge al risveglio.
Non è facile.
Non è una banalità ricominciare tutto daccapo, di nuovo, cancellando definitivamente certe possibilità di cammino dal mio orizzonte, e pur avendone aperte altre.
Eppure so che è giusto così.
Fanculo le regole, le convenienze, l'opportunità.
Che chiunque altro al mio posto lo so cosa avrebbe fatto, nonostante tutte le chiacchiere che ho sentito.
E ho anche visto cosa ha fatto qualcuno, come ha piegato la testa, come ha percorso la riga tracciata a terra da altri spacciandola per propria, come si è indirizzato passivamente verso un finale scontato e prevedibile per non deludere la folla con il dito puntato.
Da questo tipo di percorso rifuggo.
La traccia che seguo si forma ogni giorno sotto il calpestio dei miei piedi, mi costa un botto di fatica, ma è la mia.

Motivo per cui, vado a dissipare definitivamente la nuvoletta del sogno con una nuvoletta di fumo.
Le sigarette fanno male, lo so, ma certe volte sono un toccasana.


lunedì 10 settembre 2012

STAMATTINA...


... non so da dove cominciare.
Le solite mille cose da fare.
E non ho proprio voglia.
Nè voglia di trovarla.
Forse un tuffo nel bosco con pranzo al sacco potrebbe chiarirmi le idee.

Il fatto di fare chiarezza, su certe cose, non impedisce loro di rimanere complicate.
E la convinzione di avere intrapreso, ormai, rotte improponibili mi induce a considerare di spostare nuovamente i confini del "mondo conosciuto", e di portarli a metà strada, nel mezzo del nulla, in alto mare per l'esattezza, provando a fissare lì il prossimo appuntamento con il destino.
Che quest'anno sia l'anno del viaggio è dipeso decisamente da me, dal fatto di essermi messa in cammino da sola, facendo appello ad ogni energia disponibile e mettendo da parte ogni remora, saltando a piè pari luoghi comuni e preconcetti.

Se spingi una pietra dalla cima della montagna, non farà altro che rotolare fino a valle.
Questa pietra, per lo meno, è destinata a precipitare.
Ed io sono curiosa di seguire questo rotolamento e di godermi tutto panorama di cui posso riempirmi gli occhi.
Mi sbuccerò mani e ginocchia, ma che importa poi?

giovedì 6 settembre 2012

COME MARIONETTE APPESE AD UN FILO


Le fila invisibili che regolano le nostre vite di marionette dal sorriso dipinto, in questo teatrino improvvisato ed itinerante, danzano ancora nell'aria.

E si intrecciano, si cercano, si avvolgono torcendosi su se stesse, ritornando poi ciascuna ordinatamente al proprio posto, incuranti di ogni tipo di distanza fisica o mentale, di qualsivoglia impedimento, condotte solo dalla follia sciagurata delle mani.
Una follia che non è altro che una declinazione musicale spontanea della normalità nella quale siamo immersi fino al collo.
Quella manciata di secondi tra la messa in scena di questo capolavoro ed il calare definitivo del sipario, lo spazio ed il tempo liberi da ogni vincolo nel cono d'ombra delle luci spente, mentre la folla si dirada, e le nostre membra di legno e cartapesta vivono nell'attesa di essere riposte in scatole separate, mi caricano di un'aspettativa che non so spiegare.
Mai disattesa.


NOTTURNA, NOTTAMBULA, PROLIFICA E ACCONDISCENDENTE


Le ore di sonno, negli ultimi tempi, si sono ridotte drasticamente lasciando spazio ad un lasso di tempo maggiore per veglia e dormiveglia.
Stanno succedendo troppe cose.
E nulla pare stia più succedendo per caso o coincidenza.
E' sconcertante.
Non riesco a capire se la mia sensibilità si sia acuita così tanto all'improvviso da avermi dotato di nuovi occhi, o se più semplicemente le cose stiano solo accadendo intorno a me, inducendomi a prenderne coscienza.

Mi arrivano i tasselli giusti - si, giusti, nella loro assoluta follia - nelle mani, mi piovono dal cielo. Ed io lì ad incastrarli in un enorme puzzle colorato e pieno di vita, a mio personalissimo gusto...

martedì 4 settembre 2012

STUPIDE SCUSE PER DIRE CIAO...


Riecco l'imbarazzante me.
Quella che per dire ciao ha bisogno di una scusa banale, certe volte.
Sono una inguaribile stupida.
Inesorabilmente stupida.
Anche perchè, alla fine, me ne frego di passare per stupida e me la rischio.
Appunto, una stupida.
L'ho già scritto che sono una stupida senza speranza?
Comunque...
Pensata la scusa, scritta la scusa, detto ciao, ho premuto il tasto invio alla scellerata senza neanche rileggere.
E dopo aver atteso (e disperato) per una risposta, l'ho ricevuta proprio ora.
Chè poi alla domanda su che faccio e come sto mi verrebbe da rispondere che sto quasi come Gotye nel video qui sotto, che manca poco, ma starebbe male - davvero, tanto male - rispondere così.
Ci devo pensare un attimo.
Sicuramente risponderò qualcosa di stupido.
Giusto per non uscire fuori tema...

PALLONCINI VERDI FRITTI

Sono andata all'ipermercato, prima di venire a lavoro, in cerca di martello, scalpello e palloncini.
Lo scaffale dei martelli era vuoto.
Quello degli scalpelli pure.
O si sono dati tutti alla scultura, qui intorno, oppure c'è un preoccupante dilagare di manie omicida.
O - presumibilmente - quelli che approvvigionano gli scaffali sono degli sfaticati matricolati.
Per quanto riguarda me, quindi, devo rimandare la rimozione delle vecchie mattonelle alte fino al cielo della mia futura cucina finchè non riesco ad andare presso una ferramenta.

Non c'erano neanche i palloncini.
Per la miseria!
I palloncini!!!
Nessuno ha più nulla da festeggiare?
Alla fine li ho trovati al negozio di caramelle.
"Di che colore li vuoi?"
Considerato che non dovevo appenderli, ma semplicemente sperimentare la possibilità di realizzare - a tempo perso (cioè stasera quando rientro da lavoro) - delle lampade con colla e spago, li ho presi di un verde fulminante.
Anche quelli argento non erano male...

Magari quando inauguro casa (quando?) li prendo per gonfiarli e appenderli, e non per immolarli sull'altare di malsani progetti fai da te.



PIU' O MENO COSI'


Quell'adrenalina lì.
Quella.
Nota bene: quella!

Per ricordarmelo bene nei prossimi mesi che resterò inchiodata ad una scrivania.



lunedì 3 settembre 2012

IL COLTELLO


La telefonata che aspettavo è arrivata.
Sapevo che era questione di giorni.
Sapevo, e mi dispiaceva.
Perchè so che significa mettere "quel" punto.
E che significa arrivarci, prima.
Ogni relazione è diversa dall'altra.
Noi tutti siamo completamente diversi gli uni dagli altri.
Eppure la routine di certi eventi, la loro innata somiglianza, il ricorrere negli stessi identici termini, ci rende tutti uguali.
L'amore è la vera livella.
Ci mette, allo stesso modo, i prosciutti sugli occhi.
La consapevolezza ed il dolore, invece, quei prosciutti li strappano via in voraci e famelici bocconi.
E dopo non ci metti una pezza.
Cosa vuoi rattoppare quando lo strappo è così evidente e vistoso, quando il morso ha portato via carne viva?
Quando non occorre sentirsi raccontare la verità nei minimi dettagli, perchè la conosci già?
Cosa cambierebbe?
Il vissuto insieme, i discorsi, i progetti, le chiacchiere sul futuro buttati nel cesso...
Lo so esattamente che significa.
Il bilancio delle colpe, delle mancanze e delle porcherie reciproche.
E certi ricordi che non riesci invece a schiodare dal piedistallo, e che tu solo sai che ti è impossibile condividere con chiunque altro, o anche solo parlarne.
Quella delusione, sentire di non poter ricominciare, ora, con nessunissimo altro allo stesso modo, con gli stessi sentimenti.
Sentire di non potere avere lo stesso coinvolgimento, lo stesso affidamento, lo stesso affiatamento, le stesse abitudini strampalate.
Pensare di non poter mettere più piede in certi luoghi...

E' che qualcuno cresce, qualcuno regredisce, qualcuno rimane sempre allo stesso punto.
Qualcuno cambia radicalmente, e qualcuno finge fin da principio, salvo poi uscire allo scoperto per quello che è realmente.
Coniugare le fasi della propria vita con quelle di un'altra persona è un'impresa pazzesca.
Bisogna avere anche fortuna.
Un certo tipo di fortuna che finora a me è mancato.
E che speravo fosse capitata, invece, a qualcuno a cui voglio bene.



"Amore è il fatto che
 tu sei per me il coltello 
col quale frugo dentro 
me stesso"

Franz Kafka

(E poi mi, riagganciando, mi è venuta una morsa allo stomaco e il bisogno di scrivere.
E poi, ancora, voglia di qualcosa di dolce.
E allora mi sono preparata un the verde, ci ho messo dentro una cucchiaiata di miele.
E ho preso la scatola con i biscotti alla cannella.
Ma già non mi vanno quasi più.
Sta già passando.
Perchè fa ancora male ripensarci, così come riviverlo nelle parole altrui.
Io lo so che ancora non so gestire in modo decente questa questione con me stessa.
E che nonostante ciò, non posso esimermi, ora, dall'ascoltare...)

DEL PERCHE' MI SENTO COSì TANTO UN PESCE FUOR D'ACQUA...


Perchè se vado a vivere da sola, no, non è perchè mi sto sposando.
No, non è perchè vado a convivere.
No, non è perchè con i miei non ci vado d'accordo.
Neanche perchè mi escono i soldi dalle orecchie.

E' perchè è ora.
Era ora da un pezzo, ma ho dovuto fare sacrifici e stringere la cinghia un bel po' per raggiungere altri obiettivi, negli anni che sono scorsi dietro le mie spalle.
E certe domande, se da un lato mi fanno sorridere, dall'altro mi sconfortano.
Perchè sono sintomatiche del fatto che la maggior parte delle persone che mi circonda, qui, lo reputi quanto meno anomalo che vada a vivere da sola senza che vi sia una ragione di un certo tipo, come il fatto che viaggi da sola, o non abbia un compagno da parecchi mesi ormai, nè cerchi disperatamente di procacciarmene uno, anche solo per occupare il tempo.
E' questo che mi fa sentire come un pesce fuor d'acqua.
Completamente avulsa dalla realtà degli altri.
Non me ne cruccio, ho la mia identità e non la metterei mai da parte, ma questo mi porta ad isolarmi in maniera feroce dalla mia piccola realtà di paese.
E dalla maggior parte delle persone che conosco.

Io non appartengo a questo posto, a questo ambiente, non ho la capoccia della maggior parte dei miei coetanei, eppure sto rinsaldando le mie radici, e ne sto gettando altre.
Questa contraddizione un po' mi ammala, un po' mi stimola.
Se mai arriverà il momento, sradicherò tutte le radici e le porterò altrove.
Ripartirò da zero, di nuovo e ancora, come ho sempre perennemente fatto.
Se non arriverà il momento, avrò fatto in ogni caso quello che era giusto facessi proprio qui e proprio ora.

sabato 1 settembre 2012

Come on in my Kitchen


Della serie "ricette svelte".
Di quelle che "5 minuti ed è pronto".
Occorrente:

  •  spinaci (ho utilizzato mezza busta - si, le buste giganti che vendono all'ipermercato, con buona pace degli chef, del resto non lo devo vendere quello che cucino, e all'occorrenza va bene anche quella);
  • olio di oliva (ingrediente imprescindibile per ogni italiano che si rispetti. Quello di frantoio, giammai quello di ipermercato! Se non nei casi di emergenza!);
  • padella (dalla padella alla brace... no, scherzo, solo la padella è sufficiente, non accendete fuochi in casa, è pericolosooooo, oh!)
  • una bacinella o un recipiente capiente per mettere a mollo gli spinaci (chè l'acqua che rimane va alle piante);
  • un formaggio di quelli che fonde (ho utilizzato una sottiletta, nella fattispecie, con buona pace dei grandi cuochi, come sopra. Cioè, è una questione di sopravvivenza e "arte dell'arrangiarsi", nella quale ogni italiano è maestro);
  • pane croccante/tostato q.b.

Dunque, in circa 3 secondi avrete afferrato la bottiglia dell'olio e versato una piccola quantità nella padella, senza esagerare, senza coprire tutto il fondo.
In altri circa 5/6 secondi avrete afferrato gli spinaci facendoli sgocciolare un po' e li avrete messi ancora bagnati nella padella.
In circa 5 minuti gli spinaci sono pronti.
Salate a piacimento.
Aggiungete il formaggio.
Girate.
E' pronta la cena.
E non vi sentirete neanche in colpa per avere utilizzato spinaci "non freschi" perchè comunque starete mangiando verdura (io adoro la verdura!).
Funziona più o meno così, almeno per me...

E ora vado a prendermi un gelato.
Chè oggi ho fatto amicizia con Ikea, e ci ho comprato un sacco di roba per la casa, che se tutto va bene e riesco ad attivare per tempo le utenze magari per settembre riesco a trasferirmi con quel po' che ho, ed un gelato fuori me lo merito.

Digiunerò nei prossimi giorni magari...
No, sto scherzando.
Io a dieta non mi ci sono mai messa, e non ho intenzione di cominciare ora.
Il mio appetito ho deciso di soddisfarlo, e così sarà.