martedì 3 dicembre 2013

GIOCATTOLI



Le 2.45.
Notte fonda.
Avevo fatto tardi con gli amici, a casa.
Erano andati via poco prima, ero appena crollata nel letto.
Avevo lasciato accesa la candela nella lanterna, si sarebbe spenta di lì a poco.
Ho avvertito il cinguettio del cellulare, riposto sul pavimento poco prima.
Ho buttato un braccio fuori dalle coperte per raccoglierlo, e strizzando gli occhi ho letto che qualcuno mi aveva mandato due messaggi.
"Cosa mi avrà scritto mai, a quest'ora, che non possa leggere anche domattina?".
L'indomani, ancora assorta nel dormiveglia, la sveglia ha cominciato a cantare...
"Basta... Non devo lavorare stamattina... Voglio dormire!"
Pigiando a casaccio lo schermo del cellulare con le dita, ho aperto i messaggi.
Eccomi lì.
Eccoci lì.
Allora come adesso.
Le lacrime hanno riempito gli occhi.
"E' solo la luce del sole... la stanchezza... non mi sono nemmeno struccata... come se lo facessi mai".
Finchè non hanno preso il sopravvento.
Sono esplosa in un pianto composto, ma irrefrenabile.



Forse questo è il nodo della questione.
Una banalità, che tale non è.
Non trattare gli altri come fossero oggetti.
Come fossero giocattoli belli, da giocarci finchè non si rompono, dando fondo alla possessività ed agli istinti più bassi.
Non credere che soldi o gesti triti e ritriti possano comprare i sentimenti.
O la felicità.
Che volersi bene così, nonostante non si possa, sfugge ad ogni logica e ad ogni calcolo.
E' così e basta.





lunedì 25 novembre 2013

IL DOLCE, L'AMARO E LA GIUSTIZIA



Ora, se dovessi trovare in senso lato un'idea di giustizia nelle cose che mi accadono, probabilmente sarei prossima ad una soluzione positiva.
Il week end è cominciato con una notizia cattiva e un'influenza che mi ha definitivamente steso.
Nel bilancio complessivo delle cose, la notizia cattiva poteva essere pessima.
In realtà è una vittoria.
Chè quella stupida, accecata dai soldi, non se n'è accorta, o forse si, ma ho vinto io, per quel che vale.
Senza, al solito, sfruttare amicizie, corrompere, o scoparmi nessuno.
Comincio a confidare nelle mie capacità come mai sino ad ora.

L'influenza quella no, è una disfatta integrale, le mie difese immunitarie sono ai minimi termini.
E anche altre difese cominciano a vacillare.



venerdì 22 novembre 2013

QUELLO CHE RIMPROVERO ALLE DONNE


Quello che rimprovero alle donne è l'annebbiamento e l'annientamento che consegue il fatto di conoscere e/o frequentare un uomo.
Il tempo della propria vita che viene improvvisamente ragionato sulla sola possibilità di incontrare e spendere tempo con quella persona, eclissandosi all'improvviso da ogni altro affetto.
Dalla famiglia.
Dagli amici.
E da se stessi.
Come se vivere la propria vita in funzione di un uomo, sulla scorta di retaggi vecchi come il cucco e che le più emancipate almeno dovrebbero avere superato, fosse l'unico motivo per cui si è al mondo.

E no, non mi dite che non è così.
E non dite che è amore, questo.

Questa è patologia.



martedì 19 novembre 2013

PIANTONATO SOTTO CASA


... No, davvero.
Gli ho risposto "vai via".
E gli è andata bene.
Potevo rispondere "sciolgo i cani".
O peggio.
"Sali".

Tra l'egoismo che mi prospettava una allettante scena vietata ai minori sul tappeto davanti al camino acceso, con due bicchieri di rosso, e la coscienza che illustrava i sostanziosi contro dell'intera situazione, ha vinto la seconda.

Stavolta.






lunedì 18 novembre 2013

OGNI TANTO ME LA VADO A CERCARE...



E' un periodo di luna storta.
Sono stanca, svogliata, influenzata, incazzata con me stessa, col mondo e con il commercialista che ritarda all'inverosimile le cose che deve fare, ritardando anche me.
Per dare una mano all'avanzata dell'influenza, ieri ho percorso qualche chilometro in spiaggia con i piedi nell'acqua.
Non vivo all'equatore, ma nemmeno al polo nord.
E la compagnia decisamente meritava... il tempo è volato a fare chiacchiere belle.

L'umore oggi va decisamente meglio, ma sto per morire soffocata, chè il raffreddore ha avuto la meglio sulle mie vie respiratorie.

Ho un'ottima scusa per non andare a lavoro, oggi.


giovedì 7 novembre 2013

IL PRETE CONFESSORE



Raccolgo confidenze di ogni sorta, sulle quali mantengo un pieno riserbo.
Per etica professionale.
E per etica personale, pure.
Mi si appiccica un'amarezza addosso che non riesco a cacciar via, però, certe volte.
La maggior parte.
Mi domando se spendere tempo ed energie ad emanciparsi dall'essere un mero numero, ad elevarsi dalla mediocrità di certi ambienti, valga poi qualcosa.
Se non sia meglio essere numeri.
E mediocri.
Che non sia questa la ricetta vera per trovare il proprio posto nel mondo, o per non sentirsi tanto un pesce fuor d'acqua in certi ambienti che si bazzicano.


mercoledì 6 novembre 2013

NON DEVO LAMENTARMI, NON DEVO LAMENTARMI, NON DEVO LAM...


Non dovrei, ma sono fottutamente stanca.

La reductio ad unum di un lavoro dalla portata enciclopedica mi risulta talmente faticosa...

Dono della sintesi, vieni a me!

Ti prego!

Non ne posso più di sforbiciare parole e potare frasi cum grano salis.

Non sono capace.

E non me ne faccio capace.

La sorgente delle lettere mi pare inesauribile.

Segue come al solito, di pari passo, quella dei pensieri.

Aiuto!



lunedì 4 novembre 2013

IL TEMPO PER STUDIARE


No per carità...
Lo trovo con gioia.
Non vedevo l'ora di tornare a casa dopo una massacrante giornata di lavoro per rimettermi davanti al pc a scrivere per il lavoro conclusivo del master.
Ho spremuto le meningi in ogni momento utile del mio tempo libero per elaborare qualcosa di sensato, costruttivo, innovativo.
E alla fine mi sono affidata ad un brain storming che ho cristallizzato sul blocco degli appunti.
Quello che uso per appuntare i tratti salienti di ogni lavoro a studio, per intenderci.
Sono stata dietro alle notizie discordanti circa la lunghezza dell'elaborato, le battute e quanto altro, ma alla fine, stanotte farò l'alba attaccata alla scrivania per concludere.
O quasi.
A modo mio.

Ho un po' d'ansia da prestazione.

Non contenta, oggi ho visto su internet che c'è un altro interessantissimo master a vocazione internazionale.
La domanda scadrebbe domani.
Ho una notte per pensarci.
Che se potessi dormire, mi porterebbe consiglio, ma molto probabilmente mi porterà solo altro  scompiglio.

No, ma a me piace studiare.
Pare che non s'è capito.
Se mi pagassero pure per farlo sarebbe il massimo...

lunedì 28 ottobre 2013

.MI MANCHI.



Mi aspettavo che arrivasse il messaggio da un momento all'altro.
Sono diventata una collezionista di "mi manchi" buttati lì da uomini che hanno incrociato, per sbaglio o per follia, la mia strada.
A me non manca nulla, però.
Per lo meno non mi manca il tipo con il quale ho da poco troncato la conoscenza appena intrapresa.
E no, non sono una carogna senza cuore.
Le cose non andavano.
Sarei stata una stronza a tenermelo vicino nonostante tutto.
O a tenere aperta una porta che decisamente merita di essere chiusa.

L'alternativa, al solito, è la solitudine, mitigata dall'affetto degli amici e dalla loro presenza costante e viva.
Condizione di gran lunga preferibile allo stare insieme ad un uomo con cui le cose non funzionano fin da principio.

venerdì 18 ottobre 2013

L'HO DIMENTICATO



Cancellavo foto e ho dimenticato.
Ho sgombrato la mente pensando al fascino dei gatti delle mie foto, al pelo arruffato che cattura la luce e la riflette morbida e leggiadra.

Ho smesso di pensare alle coincidenze sentimentali.
Alla ricorrenza di certi numeri.
Perchè sennò ci impazzisco.

Ho chiuso.
Di nuovo.
Impellenze di ordine superiore.
Io.

Ho proposto uno scambio equo.
Fotografia contro musica.
Vedremo cosa ne esce.

Ho registrato una cosa.
Imbarazzante quanto basta da farla udire a poche altre orecchie.
Due.
Escluse le due che hanno predisposto la registrazione e le mie.
Una roba per pochi intimi, dunque.
E che tale rimarrà.

La cosa buffa è che ho sepolto questa cosa nel dimenticatoio per mesi...
Mi è tornata in mente adesso.
A mente sgombra.
O quasi.
La mia mente non si sgombra mai del tutto, è come uno sgabuzzino incasinato.
Ci si trova l'elettrodomestico vintage, il mobile di legno tarlato, gli involucri di polistirolo, i pennelli incrostati di pittura.
E tanta polvere.
Che se fossi allergica ne morirei.
Invece probabilmente sono immune e vaccinata quanto basta.

Oggi ho divelto lo specchietto retrovisore della macchina.
Non ho divelto il cancello, no.
E' rimasto in piedi al suo posto dopo avermi tamponato, quel maledetto.
Non un segno di cedimento.

Io evidentemente ne mostro sempre più.





sabato 12 ottobre 2013

A LAVORO FINITO


A cellulare spento, da ieri.
Scarico.
Fuori dal mondo.

Ho lavorato tanto.
Ho finito ora.

E dovrei ricaricarlo e reimmettermi nel circolo vizioso dei rapporti virtuali.
Ma perchè poi?
Questa astemia voglio protrarla sino a domani.
Non devo e non voglio dar conto a nessuno della mia libertà di adesso.

Quando stacco la spina mi sembra un po' di non esistere.
E mi fa ridere sentirmi dire con tono accigliato "ma che fine hai fatto"?
E si, in fondo, mi fa anche piacere.




sabato 5 ottobre 2013

TANTO COMPRENSIVA



Il fatto che non abbia frequentato più o meno nessuno da che ho chiuso la mia lunga e tormentata relazione è più o meno una fesseria.
Ho annoverato qualche vecchio e nuovo amante, qualche innamoramento fugace, un mezzo amore platonico, un paio di avventure, e qualche conoscenza che è rimasta una possibilità remota spentasi in nuce.
Ci sono poi le occasioni mancate.
Ovvero quelle cui ho deciso di mancare, perchè non era cosa di ripetere copioni già scritti e recitati in passato.
E in questa bufera emozionale continuo a rimanere saldamente ancorata a me stessa.
Dura come sono, e spietatamente onesta, in ogni relazione che intraprendo.
Fedele, toh, c'è pure questo.
Chè senza fedeltà io ancora non riesco a concepire una vita a due.
Senza fedeltà non sarebbe vita a due, ma vita a più, e quindi che senso avrebbe stare in coppia?
Tanto vale stare sciolti, almeno per me...

Poi che questa possa essere la normalità per molti me ne sono resa conto da tempo.
E non sono nessuno per giudicarla.
Dove c'è gusto non c'è perdenza, si dice.
Ed io il mio gusto lo trovo nei rapporti esclusivi, cosciente che questa cosa non è mai cambiata nel corso degli anni, nonostante mi sia fortemente emancipata dal tempo delle favole.
Dei pentimenti di fidanzati o sposati insoddisfatti, ed anche dei loro corteggiamenti, non so davvero che farmene.
E quanti ce ne sono...
Quello che penso è che hanno accanto donne troppo prese da se stesse e dalle bugie che si raccontano, da rendersi conto di tenere vincolati uomini che volgono costantemente gli occhi altrove.
E fossero solo gli occhi talvolta.

La fiducia è una gran bella cosa.
Ma l'onestà con se stessi e con gli altri, è quella, immagino, il fulcro di una relazione.
Della relazione cui mio malgrado tendo.


mercoledì 2 ottobre 2013

GIUDICARE



Da quanto tempo non scrivo?
Troppo, o troppo poco, che differenza fa in fondo...

Mancano cinque minuti per chiudere.
I secondi precipitano rapidi quanto le mie dita scorrono nervose sulla tastiera.

La frangia è cresciuta ad oltranza, e a nulla è valso sforbiciarla davanti allo specchio, lisciando i capelli bagnati sul viso e impegnandomi a tagliar dritto.
Sarà questo che mi impedisce di vedere chiaramente le cose.
Sarà che io le persone le inquadro come se avessi l'occhio infilato nel mirino della reflex.
Percepisco la luce che colpisce l'insieme e cela il dettaglio, salvo poi rivelarlo ad un'occhiata più attenta.
Mi assorbe l'osservazione della composizione cromatica del complesso, il movimento e la stasi, il loro alternarsi.
Adoro la tensione verso l'alto come l'abisso profondo.


Io a giudicare non sono brava.
Ad essere giudicata, invece, vado fortissima.




martedì 10 settembre 2013

APPESA AD UN FILO



Ho atteso le condizioni metereologiche idonee con aspettative grandemente contenute.
In realtà avevo il cuore che mi scoppiava nel petto ed al tempo stesso una fottutissima paura.
Volevo godere del mare in un modo mai provato prima, volare a pelo d'acqua, sfiorarne la superficie, accarezzare l'increspatura leggera delle onde sul mare smeraldo.
Il rischio di non riuscire, di farsi male, è realtà che si concretizza in un attimo.

Mi sono ritrovata appesa ad un filo.
O meglio, una corda.
Che, in realtà, è una cima.




venerdì 16 agosto 2013

UNA LUNGA ESTATE


... quello che mi viene in mente è completamente disancorato da ogni condizionamento, convenzione, opportunità, immaginifica prospettiva, e, per contro, completamente immerso nella realtà.
Allungo le braccia, offro le mani, incontro pelle dorata dal sole, morbida e pronta.
Affondo gli occhi negli occhi fino a precipitare, per poi ritrarmi.

Ho provato un nuovo sport.
Ho sempre creduto fosse troppo difficile, al di fuori della mia portata.
E invece l'ho adorato da subito.
Sono piena di tagli, ma va bene.
Mi fa male camminare, ma nel giro di qualche giorno il piede si sanerà e sarò pronta anche per provare a gareggiare, se me lo propongono.

La vita da un anno a questa parte mi appare come un dono.
Magari non lo è.
Forse è una magnifica prova.
Mi sono circondata delle persone giuste.
Mi sono sciolta da ogni rapporto costrittivo.
Sono libera come poche volte lo sono stata finora.
Sono viva.
E anche se comporta la possibilità di tagliarsi e sanguinare, ora, va bene così.
Non desidero altro.

martedì 30 luglio 2013

SCHEMI E GIOCHI


Non riesco a guardarmi indietro e a provare il desiderio di ancorarmi ai ricordi.
Anche se mi legano ancora.
Anche se sogno ancora.
E in certi periodi più di frequente.
Sono queste maledette connessioni a fottermi.

Non credo di poter rientrare negli schemi dopo essermene così abbondantemente distanziata.

La devo smettere di fare certe gaffe.
Però qualcuno, ogni tanto, mi offre le cose su un vassoio d'argento.

C'è questa situazione qui che da un lato avrei voglia di immergermici fino al collo, dall'altro di scansarla a pie' pari.

C'è questo caldo insopportabile che annienta i pensieri.

Mi hanno letto la mano e detto cose.
Riguardo il mio passato, cose che io sola so, imperscrutabili anche per chi mi conosce meglio.
Riguardo il mio presente, cose cui solo io so dare un senso, se ne ha.
Il futuro è rimasto intrappolato in un sorriso sgembo, taciuto.
Non ha potuto nulla la mia curiosità.
Devo vivermela.
Tutto può cambiare, tutto è costantemente fonte di sorprese e correlazioni.
Nulla è stabilito, se non voglio.
Nulla è imprigionato in schemi, se non sono io a cacciarcelo cocciutamente.

Io lo so che quella scommessa sarò io a vincerla.







giovedì 25 luglio 2013

NELLE TASCHE


E poi vado sovrappensiero.
Affondo il viso nelle spalle larghe.
Dimentico dove sono e con chi.
Stringo le braccia attorno alla vita.
Non fa freddo, ma un brivido mi percorre, e non so cos'è.
Cerco le tasche per affondarci le mani.
Rientro in me, quella giacca non è "quella" giacca.

Eppure lui mi spalanca le cerniere delle tasche chiuse e mi dice che posso trovare un po' di calore, se voglio.
Se ho freddo.
E si, forse non sto congelando, ma ho un groppo in gola e quel tanto basta.
Approfitto del momento strappato al tempo e alla sobrietà del giorno, alla razionalità del distacco, all'imbarazzo imbranato che non mi so spiegare.
E tuffo le mani nel calore di un corpo che non è il mio.

LUCE


Ho seguito il consiglio di un'amica, quello di circondarmi di luce.
Di persone che hanno un'influenza positiva sul mio stato d'animo e sulla mia vita.
Ha funzionato.

Ho messo a frutto una capacità sviscerata da una persona che mi conosceva appena.
Anche questa cosa mi ha portato benefici.

Ho tagliato i ponti, o allentato i rapporti, con chi tentava di convertire in prigione il legame intessuto con me.

Ho smascherato l'opportunismo gretto di taluni, e l'ho messo alla porta.

Ho cambiato tattica di fronte alla sgradevolezza altrui, cercando alleati in chi è come me.
E trovandone.

Mi guardo riflessa in foto, e, finalmente, leggo i miei occhi che splendono.

mercoledì 17 luglio 2013

UN OGGETTO DI PURO CAPRICCIO...


Direte voi, che c'entra?
Penserete, "c'è forse un collegamento...".
Si, c'è.

E' un'altro episodio, però.
E' quel gesto lì.
Riguarda un oggetto che rassomiglia molto all'anello uscito dal pacco dalle noccioline.
Quello che fidelizza, che non vale niente, ma che una mano accorta tira fuori dalla tasca, o ve lo ripone al momento giusto, rendendo il gesto poesia.

E questo mi è venuto in mente.
Una banalità.
Lo so che non è solo un'amicizia.
Che quella complicità lì non ha nome, nè una categoria specifica cui ricondurla con precisione.

So pure, però, che non è cosa di andare oltre.
So tutto.
E non so niente.

Per la miseria, mi sto incartando.
E quella carta che ho in mano non posso fare altro che giocarla, chè scartarla non posso.
Non voglio.

CERTI PICCOLI GESTI


Le cose eclatanti, le spendite di soldi e le spacconerie in generale non mi hanno mai conquistata.
Mi sono sempre scivolate addosso, come può scivolare addosso l'aria.

Certi piccoli gesti, invece, si aggrappano a quel pezzetto integro di cuore che mi è rimasto, lo stringono in una sorta di protettivo abbraccio e lo tengono al caldo.

Se sia affetto dettato dall'amicizia, o da cosa esattamente, non lo so.
Non ho interesse a qualificare nulla.

Mi sono sciolta, però, lo ammetto.
Io che, da un po', sono una cinica pietra che rotola attraverso i giorni.

"Tieni".
Questa cosa mi ha spiazzato.
Letteralmente.
Ho spalancato la bocca in un sorriso gigantesco.
Lo presagivo, ma davvero non me l'aspettavo.
Qualcuno ha rubato qualcosa per me.
Si, sembra quella pubblicità lì, ma no, non è un fiore, e non doveva passare in tv per acquisire consensi.
Lo so che non è morale, ammetto di avere una scala di valori alquanto discutibile, ma nell'ipotesi di specie si tratterebbe di un reato bagatellare, di quelli che non richiedono punizione nè la meritano.

Non so...
Non so dove devo andare a parare.
Non so nulla, e neanche lo voglio sapere.
Non comando alle mie emozioni, lascio che le sensazioni mi travolgano e mi conducano sulla loro strada.




domenica 14 luglio 2013

COSA DEVO DECIDERE DI FARE


Mancano due settimane ad agosto.
Tanti nodi sono venuti al pettine, tante cose sono maturate.
La terapia che mi ero imposta ha sortito qualche effetto.
Ho conosciuto centinaia di persone, da inizio anno.
Ho stretto nuove amicizie.
Per me i rapporti umani sono fondamentali, ma questo già lo sapevo.
Da ogni cosa è nata un'altra cosa.
Certe altre cose, invece, sono rimaste in nuce, teneramente assorte nel limbo degli affetti.
Nulla è andato perso, bruciato, disfatto dalla prepotenza del momento.
Ho chiuso un ciclo, il numero "n".
E con gli occhi guardo già al prossimo.
Le conseguenze del mettersi in movimento sono anche queste.
L'adrenalina che mi scorre in vena mi sta consentendo addirittura di rinunciare al caffè.

Mancano due settimane ad agosto.
Ed io, oggi, non so ancora di preciso la direzione esatta da prendere.
Eppure una scelta mi si impone nell'immediato.
Qualunque sarà, non posso sapere da ora se sarà giusta.
E pure sulla giustizia delle cose e del mondo avrei da dire qualcosa.
Chè probabilmente è sopravvalutata, rispetto al bilancio finale della vita.
Che ti porta, tante volte dove e come dice lei, inaspettatamente.

Chissà...

Nel dubbio infilo il costume e scendo a mare.
L'aperitivo alcoolico in spiaggia mi aiuterà a chiarire le idee...

martedì 9 luglio 2013

BUONUMORE E MALUMORI


C'è una cosa che mi piacerebbe tanto fare, questa estate.
O questo inverno, che tanto lì fa sempre caldo.
Ha a che fare con la natura.
Con gli animali.
I grandi felini.
E gli elefanti pure.
Chè l'Africa mi piacerebbe vederla e viverla così, precipitata in una riserva naturale a fare volontariato, a monitorare gli spostamenti delle sue splendide creature.
Una fuga, l'ennesima?
O un sogno, l'ennesimo?
O la vita, semplicemente, che mi chiama, che vuole essere vissuta a suo modo.
Libera.

***

La compagnia di certe persone è bene prenderla a piccole dosi.
La dose, nello specifico, ritenevo potesse ricorrere una volta al mese.
Mi sono appena resa conto che l'opportunità impone di diluirla maggiormente nel tempo.

Ho opposto qualche rifiuto, espresso qualche no.
Inaspettatamente.
Ho avvertito il silenzio, della specie di quelli significativi, percependo situazioni di cui ero già ben al corrente, sottraendomi a dinamiche note, a copioni già scritti.
E se qualcuno l'ha presa a male, stavolta, davvero non mi interessa.

Ci sono domande che non possono essere ragionevolmente poste.
La retorica la lascio a chi ne è maestro.



mercoledì 3 luglio 2013

LIEVEMENTE


Quel che accade quando limiti il mal di vivere ad un lieve sussurro, invece che dargli piena voce.
Quel che accade quando, invece di chiudere gli occhi per la paura e rifuggire la realtà, le corri incontro con le forbici in mano.
E' questo quel che accade.
E' questo quello che mi sta accadendo.
C'è chi è rimasto saldamente aggrappato alla vita che voleva, ma continua a tendere le braccia altrove, e ad approssimare passi che immediatamente spariscono, come le orme cancellate sulla riva dalle onde del mare.
C'è chi ci sarà sempre, nella mia vita, senza esserci mai stato veramente.
Onnipresente e atrocemente assente.
Ci sono io, che vivo come ho sempre fatto, a dispetto di chi ha qualcosa da recuperare su un passato costruito su regole insignificanti e privazioni inutili.

Semmai smetterò, sarà perchè avrò finito di avere aria nei polmoni e voce per cantare.

giovedì 20 giugno 2013

ASSENTARSI



Stasera mi toccano le ore piccole a lavoro.
Diserterò un invito poco invitante a beccarsi su fb, lanciatomi proprio perchè rimarrò attaccata alla tastiera farneticante del pc a scribacchiare cose.
Non per altro, non è che non sono cosciente delle distanze, ma a me gli incontri piacciono dal vivo.
E le distanze mi piace ravvicinarle.
E dal vivo, non avvalendomi del virtuale sempre e comunque.

E poi, se rimango a casa stasera è per lavorare, non per cazzeggiare su fb.
Chè se ho voglia di rapporti umani e di vivere esco.
La porta sul mondo esterno è a due passi dai miei piedi, non al di là dello schermo.
Magari se riesco a fare una buona bozza, stasera, e a garantirmi un po' di serenità per il week end che mi aspetta, posso pure raggiungere qualcuno per bere una cosa più tardi.

Il bagno in notturna stasera me lo risparmio, però.

Domani rientro, dopo una lunga assenza, alla realtà parallela degli ultimi mesi, che sta ormai volgendo al termine.
E mollo il mare, dopo una profondissima presenza.
E chissà se qualcuno se ne accorgerà.
Il limite sottile tra la conoscenza e l'invadenza è sempre lì, ed io sono pur sempre timorosa di oltrepassarlo.

Che sapore ha l'assenza?
Per quanto l'abbia assaporata non riesco ad assuefarmi.
E la mia, di assenza, che sapore avrà?
E tutti questi tentativi di compensazione, questo spostare costantemente in avanti ogni limite, quale effetto finale sortiranno poi?

Ho accumulato una serie di coincidenze fortuite e abbastanza scoccianti con una persona che avevo preso a cuore.
Cose che mi pesano sul groppone e che mi hanno indotta a cambiare registro nel modo in cui mi comporto con lei.
La perplessità maggiore è se gli altri meritino maggiore comprensione di quella che spetta a me.
Se mi tocchi sempre lasciar correre, anche di fronte a cose meschine.
Se volgere gli occhi altrove mi aiuti un po' anche cancellarle.

La risposta non l'ho trovata.
Però volgere gli occhi verso il mare, per lo meno, mi ha aiutato ad alleggerirmi.
E solo per questo motivo mi sento grata, in questo momento, del posto in cui vivo.
E delle persone, vecchie e nuove, che fanno parte della mia vita ora e qui.

lunedì 17 giugno 2013

... UP ALL NIGHT...


Facendo una media delle ore di sonno che mi sono concessa nelle ultime settimane arrivo pressappoco a circa quattro per notte.
Condivido questo record micidiale con un nutrito gruppo di persone, e nessuno di noi se ne lamenta, per carità, salvo sognare tutti il letto ad occhi aperti.

E' come se fossi in vacanza.

Non in senso proprio, certo.
Sono in vacanza appena esco da lavoro.
Rientro dalla vacanza ogni notte, o all'alba di ogni giorno, per precipitarmi a lavoro.
Sono diventata una adrenalinica stacanovista della vita.
E continuo ad accelerare, non ho voglia di fermarmi ancora, nemmeno per riposare.

Ho passato un fine settimana da dio.
Se ripercorro mentalmente tutto quello che è successo, dove, con chi, come, non riesco a farlo entrare in modo plausibile nelle ore condivise.
Ho vissuto il mare a pieno, questi giorni.
In tutti i modi possibili e immaginabili che questo periodo ricco di eventi, persone e sorprese mi ha regalato.
Ed è stato fichissimo.

Stanotte le luci del faro proiettate al limite tra il cielo ed il mare nero si disperdevano ritmicamente nell'orizzonte delimitato dalle stelle.
Su una minuscola barca, rapita dall'oscurità benevola della notte, sono rientrata a casa.

Penso di non avere preso tanta umidità in vita mia se non in rarissime occasioni.
E questa è sicuramente da annoverare tra le più speciali.


lunedì 10 giugno 2013

OGNI COSA FUORI POSTO


Mi domando se i miei termini di permanenza, nel luoghi come nei rapporti, siano determinati e determinanti.
L'inquietudine ultimamente è ai massimi storici.
Resisto perchè devo, senza sapere in fondo perchè dovrei.

Già, perchè?



giovedì 6 giugno 2013

LA CORREZIONE


Ho chiesto a lui.
Il collega con il carattere insopportabile.
Quello che prenderei a schiaffi ogni volta che apre bocca, in ogni lingua in cui lo fa.
Quello con cui ci siamo conosciuti perchè, senza nemmeno sapere come ci chiamavamo, abbiamo avuto un "little misanderstanding" che quasi ci pigliavamo a capelli davanti a tutti.
Un tipo pessimo nei rapporti sociali.
Ma in gamba, versatile, ambizioso, con una personalità pazzesca e innumerevoli doti.
E sebbene non mi piacciano certi suoi modi di fare, ha la mia stima e la mia simpatia.
Del resto chi va esente da difetti?

Avendo un comportamento che mi istiga alla violenza, è perfetto come insegnante, per quanto mi riguarda.
Non ci va tanto per il sottile.
Anzi, è proprio stronzo.
Sarà che non sono mai stata abituata a ricevere complimenti o incoraggiamenti nello studio come nello sport, nessuno si è mai pazientemente prodigato per insegnarmi qualcosa, per cui ho dovuto adattarmi a situazioni poco piacevoli utilizzandole come stimolo per alzare la testa e fare di più.
E farlo meglio di chiunque altro.

Quindi, gli ho chiesto di dare un'occhiata a questo lavoro che ho fatto e di dirmi la brutale verità su cosa ne pensasse.
Ha apportato, naturalmente, delle correzioni.
Inaspettatamente ha tralasciato frasi che mi lasciavano perplessa e sulle quali ero in forte dubbio.

E lo so che ci ha messo un po' della cortesia che non gli è propria, perchè ogni tanto gli faccio notare che è poco gentile.
So però che è stato sincero nel commento lusinghiero che mi ha scritto.
Queste settimane di studio intenso nei ritagli di tempo ha portato i suoi frutti.
Il mio piccolo bagaglio culturale si è un pochettino ampliato.
E l'unica cosa che posso augurarmi è di poter spendere questa occasione che mi sono concessa nel modo giusto, semmai ci riuscirò.


lunedì 3 giugno 2013

MEZZA VITTORIA

Potevo anche intitolarlo "di contentini del cazzo" questo post. Come altro potrei definire, altrimenti, questa cosa? E'che sono evidentemente stanca dell'esito prevedibile di tanto lavoro. Sogno di emigrare. Medito costantemente sulla frustrazione che sono costretta a masticare a denti stretti. Sulla meritocrazia che é andata a puttane per far posto agli idioti e inutili figli di qualcuno. Consentitemi questo dannato sfogo. Che finché posso scriverne é meglio per tutti. Perché l'alternativa plausibile e obbligata, in questo stato di fatto, l'unica che mi viene in mente nei momenti di sconforto, é quella di mettere le mie discutibili capacitá al servizio della delinquenza. Fanculo. A che serve darsi da fare? Che io questa cosa gliela andrei a sbattere in faccia domani stesso se non m'arrestassero. E quindi é meglio che ci dormo sopra e raffreddo il sangue caldo che scalpita nelle vene.

domenica 2 giugno 2013

L'EQUILIBRISTA TEMERARIA



Ho portato a termine la settimana proiettata molto in avanti, al limite delle forze fisiche.
Non ho dormito granchè.
Ho visto qualche alba affacciarsi al cielo del mattino e rischiararlo.
Ho trovato riparo dal freddo e dalla solitudine in luoghi più o meno accoglienti.
La vita che scorre nelle vene della città ha assorbito ogni energia.
Ho i piedi martoriati dagli innumerevoli chilometri macinati, che posso tranquillamente contare in diverse decine.

Ho conosciuto nuove persone che chissà.
Approfondito delle conoscenze che chissà.
Ritrovato per caso una vecchia conoscenza che chissà.
Curato delle amicizie vecchie e nuove che qualunque cosa accada ci sono e ci sono sempre state.

Nel mezzo di tutto questo ci sono io.
L'equilibrista temeraria che non sono altro.
Quella che un colpo di vento e potrebbe tranquillamente precipitare nell'abisso senza trovare mani cui afferrarsi.
Quella che deve sforzarsi di decidere da quale parte stare.
Che "nel mezzo" è un "non luogo".
Ed anche se pare mi stia assestando, i piedi, per quanto precisi e aderenti alla corda, restano sospesi sul baratro che sto attraversando in solitaria.

venerdì 24 maggio 2013

LA PAUSA DI FINE MAGGIO


Che pausa non è.
E' piuttosto un tuffo,o meglio, una lunga immersione.
A cavallo tra lavoro, studio, opportunità e contatti da procacciarsi.
Tocca cimentarsi, e che qualcuno me la mandi buona chè ho una paura fottuta di sprecare il mio tempo in cose che mai potrebbero tornarmi utili, sotto il profilo professionale.
Certo, ci sono gli stimoli, innegabili.
L'aggiornamento.
Le appassionanti sedute in english.
L'approccio a nuove questioni di respiro internazionale.
Il tutto resterà pur sempre confinato nell'angolo, o nel cassetto, che dir si voglia, semmai dovessi decidermi in un senso invece che nell'altro.


Sono indecisa se portare comunque con me un po' di lavoro.
Porterò certamente un paio di scarpe comode per camminare.
E tacchi altissimi, pure.
E le mie adoratissime infradito di gomma cinesi da un euro.
Ed il tailleur di rappresentanza.
Ed un cospicuo assortimento di vestiti, che non sia mai detto.


Quasi fosse una vacanza.
Perchè in fondo è una boccata d'ossigeno.
Se ossigeno si può definire quel che si respira in una città piena di smog.


Il tempo che avrò a disposizione sarà notevole, anche se fitto di impegni.
Nella stessa città piena di smog si ritroverà per caso anche un carissimo amico che deve decidere del suo futuro prossimo, negli stessi giorni in cui io valuterò quali strade varrà la pena intraprendere al termine di questo percorso.
Ancora, sempre lì, un'amica ha trovato lavoro proprio nel settore che desiderava, e conto di ritagliare almeno lo spazio di un caffè per saperne di più e congratularmi di persona.
E poi ci sono almeno altre due o tre persone che dovrei passare a salutare.
Forse meno.
Forse più.
Dipenderà dallo stato d'animo.
Ho baci e abbracci da dispensare.
E confidenze che per telefono non si possono dire.
E poi ci potrebbe essere qualche situazione nuova alla quale non mi dispiacerebbe affacciarmi, avendo tempo a disposizione.

Insomma...
Stando sotto a questo cielo, da tanto movimento qualcosa ne dovrà pur venire, no?

mercoledì 22 maggio 2013

DIREZIONE POLO NORD


Credere che sia solo una questione di coincidenze è impensabile.
Perchè la mia vita è costellata di coincidenze inaudite, ma questa è la numero "n" delle ennesime.

Stavo escludendo una cosa a priori e invece...
Toh, guarda qua.
Le carte mi si sono rimescolate in tavola proprio davanti agli occhi.
Che uno poi viene istruito sin da piccolo ad immaginarsi che il futuro vada in un certo modo, e invece...
Invece poi si perde il filo e non si ritrova più.
E che male c'è, in fondo?
Perchè nella testa continuo a domandarmi che diamine di problema ho se trovo vano conformarmi a certe cose che non mi appartengono.
Quasi me ne dovessi vergognare.

It is what it is.
E' quel che è.
Sarà sempre quel che è.
Non sarà mai nulla di diverso, mai.
A prescindere da tutto e tutti.
A prescindere dal mondo tondo e dai poli opposti dei quali è composto.
E' una cosa questa che sfugge al mio controllo.
E mi piace.
Mi appassiona.
M'innamora continuamente.
Mi riempie.
Ancora.
Sempre.
Fin da principio.
E fino a quando ancora davvero non lo so.


martedì 21 maggio 2013

SABBIA BAGNATA



Le radiazioni dello schermo ed il rumore costante della ventola mi inducono la sonnolenza degli antistaminici.
Devo chiudere il lavoro che continuo a rimaneggiare e limare ad oltranza.
La rifinitura della necessaria premessa è tale da lasciarmi procedere oltre.


Tra poco sentirò la pioggia cadere sulla strada.
Il cielo fuori dalla finestra da azzurro carta da zucchero comincia a virare vistosamente verso il grigio piombo.

Adoro l'odore della terra quando piove.
Si insinua dentro sino a toccare le corde di sensazioni primordiali.

Se riesco a mangiare al volo anche un panino, c'è qualcuno che mi aspetta al mare per un caffè.
Ed anche se debbo tornare a lavoro nel giro di un paio d'ore, se porto un paio di scarpe di ricambio, con le infradito posso azzardare anche una passeggiata sulla sabbia bagnata...

lunedì 20 maggio 2013

DIFFICILE DA SPIEGARE


Non mi fermo da un bel po' di tempo.
E non ho voglia di fermarmi.
E' difficile da spiegare.
E' fame, questa.
Come si spiega la fame?
Come se non avessi mai vissuto, io.
L'ho fatto.
L'ho fatto per bene, a tempo debito.

Eppure ho ancora fame.
Non arrivo a saziarmi.
Il che confligge in modo vistoso con diverse altre cose che non mi spiego.
Eppure sono lì, in attesa di esplorazione.
Non riesco a mettere da parte questa curiosità crescente.
Questa smania di mettermi alla prova in situazioni anche ben al di fuori della mia portata.
Ma poi, la portata cosa sarà mai?
Un'unità di misura non meglio definita.
O una pietanza gustosa servita su un vassoio d'argento insieme alle bollicine.
Difficile da spiegare.
Il vero significato dei fatti sfugge alle parole che ne tentano una descrizione, forzandoli in categorie approssimative ed insignificanti.

Continuo a spingere sull'acceleratore senza sapere esattamente dove sto andando.
Senza una meta definitiva.
Solo mete provvisorie.
Delebili.
Perchè domani le avrò già superate e dimenticate.
Insieme alle persone che le hanno popolate.


domenica 19 maggio 2013

SCENDIAMO A MARE?


Ho finito ora di lavorare ad una cosa che auspico mi dia soddisfazioni.
Ho spremuto le meningi in modo tale che questo lavoro potrei quasi quasi rigiocarmelo anche in qualche altro ambito, chissà.
L'equivalente di uno schiaffone pesante a quel testa di cazzo raccomandato con il quale in un modo o nell'altro la devo spuntare a testa alta.
Ecco dove sono andati a finire la mia bontà, ingenuità ed innocenza con l'intrapresa di questo dannatissimo lavoro.
Comunque...
Mentre invio la mail e sbircio a malapena quelle arrivate, "zappo" con gli amici per scendere a mare e raggiungerli.
L'alternativa è come al solito tra il relax esasperato di certi contro l'iperattività di altri.
Le ore di sonno che potrei concedermi su un lettino al sole anche oggi andranno a farsi fottere.
Che c'è vento, e non si sa mai che mi mettono in mano un aquilone per volare via.
Ed ecco, per essere felici basta poco.
Per cominciare, basta chiudere il lavoro, spegnere il computer e scendere al mare.

giovedì 16 maggio 2013

"LAVORARE STANCA"



Ho parecchio da lavorare.
Devo ingegnarmi a buttar giù qualcosa di sensato, interessante.
Debbo spaccare il capello.
Debbo essere convincente come mai.
Per me che sono poco avvezza alla sintesi e molto di più ad essere prolissa e dispersiva, concentrare tutto in spazi e tempi estremamente limitati costituisce un impegno notevole, al quale in fondo sono cosciente di mancare quasi del tutto.
E non è perfezionismo esasperato, è proprio l'avere coscienza di certi limiti che non riesco a superare.

Fingo così di avere tempo, tutto il tempo del mondo, per non cedere all'ansia.
Non mi sono privata di nulla per settimane.
Sono stata in giro, ho fatto quello che mi pareva, dove e con chi mi andava.
E non ho intenzione comunque di privarmi di nulla nei giorni a venire.
Mi mancano parecchie ore di sonno ed i ritmi di lavoro sono in fase di impennata.
Non me ne dolgo.
Va bene così.
Mentre lavoro voglio vivere, non lagnarmi che mi manca tempo e quanto altro per farlo.
Quelle sono scuse, giustificazioni per i pigri.
Ci sono tante cose da rimandare, altre.
Non quelle sole per cui mi pare, oggi, valga davvero la pena vivere.


martedì 14 maggio 2013

PRETESTI


... Da dove comincio...
E' un collega.
Io non ho mai nemmeno frequentato uno, dico, UNO, che studiasse quello che studiavo io.
Uno per sbaglio una volta, forse, ed eravamo entrambi studenti capitati per caso nello stesso giro di amicizie che con i nostri studi non aveva davvero nulla a che fare.
Anzi.
Lui un po' (un po'...) più piccolo di me.
Non una vera e propria frequentazione, a dirla tutta.
Qualcosa di estremamente breve e fugace... vabbè, ma è inutile divagare.

Dunque, il collega, stavo dicendo.
Uno che svolge la mia stessa disgraziatissima professione.
Il che lo rende già poco appetibile ai miei occhi.
Ma vabbè, è capitata questa cosa tra capo e collo, vediamo dove dobbiamo andare a parare tutti e due.

Si, lo so che sto già al secondo vabbè, e che con questo facciamo il terzo.
Probabilmente ce ne saranno altri, a seguire.

Non fa parte della cricca degli infrequentabili, per quel che ne so e che vedo e che approssimativamente ho valutato, non ho sentito voci in giro sul suo conto, a lavoro fa il suo, cazzeggia il giusto, e leva le tende dopo poco, senza intrattenersi troppo con quelli che indugiano in pettegolezzi da quattro soldi.
Ha gli occhi tanto scuri, e non hanno un taglio allungato, non sono grandi.
Ecco, su quegli occhi non riesco a soffermarmi.
E' il mio limite.
Io adoro gli occhi chiari.
Di qualsiasi colore, ma chiari, e intensi, espressivi, liquidi.

E poi, comunque, al di là di tutto, ancora non ci siamo guardati come si deve.

L'unica cosa sulla quale sono riuscita ad intrattenermi, ma per pochissimo, è la bocca.
Che boh.
Non lo so...
Andrebbe vista più da vicino.
Sarà che mi ostino a non portare gli occhiali e che non ci vedo bene...

Vabbè, dicevo...
Nel corso degli ultimi anni più d'un collega ha tentato per vie traverse o diritte di approcciarmi, ma nulla.
Nessuno, in ogni caso, prima di lui, si era mai avvicinato tanto.
Nessuno aveva mai azzardato tanto.
E se ha azzardato è perchè in realtà me la sono cercata.
L'ho approcciato, l'ho cercato, gli ho sorriso, gli ho scroccato qualche sigaretta, qualche battuta al volo, e infine... mi sono lasciata offrire un caffè in una occasione nella quale entrambi avremmo dovuto astenerci, perchè decisamente poco consona.
E' andata così.
E' partita così, in sordina.
Simpaticamente e senza pretese.

Finchè non l'ho agganciato, di nuovo.
Perchè diamine, ho dovuto riagganciarlo.
Mi andava e non ho saputo nè voluto trattenermi.
Io parlo con tutti, è vero.
Sorrido a tutti, ma non così.
Così sorrido a pochissimi.
E lui lo notavo ogni volta, nella stanza, entrare ed uscire.
L'ho notato fin da principio.
E' uno di quelli che spostano l'aria.
Mi piace come si muove.
Ha qualcosa di selvatico.

Alla fine, si è deciso a fare un minimo passo.
Minimissimo.
Non so come nè perchè.
Cioè, lo so.
Sono stata io, con i miei approcci propriamente maschili alla questione.
Chè vado dritta al sodo, senza tergiversare inutilmente.
Mentre lui continua a girarci intorno da settimane.
Mi messaggia.
Gli messaggio, di rimando.
Allude vagamente, glisso palesemente, gli offro l'occasione da cogliere, non prende coraggio, quasi non capisse a pieno, però in sostanza rimane, si presta.
Sta al gioco, ecco.
Ma non si sbilancia abbastanza.

Dopo il tot di tempo a messaggiarci come due idioti, ci siamo incrociati finalmente a lavoro.
Gli avevo scritto che avevo sentore che sarebbe scappato via, quando m'avrebbe visto.
Una piccola provocazione.
Che ha tramutato in una sfida che ha vinto.
Mi è venuto incontro, mi stava aspettando.
Mi ha sorriso.
M'ha baciata sul viso, con aria soddisfatta, come fossimo vecchi amici.
O complici di chissà che.
Mi ha vista arrivare in tenuta da battaglia, seria, complicata, distaccata, concentrata.
Epperò figherrima, nel vestito migliore, che sapevo c'era la possibilità di incrociarsi.
Ho fatto finta di nulla, mi sono mantenuta nei limiti che la professionalità imponeva.
Ha insistito per portarmi un caffè.
Offerta che ho dovuto declinare perchè impossibilitata causa lavoro.
E perchè l'imbarazzo mi stava divorando e dentro di me pensavo "smettila, non davanti a tutti, va' via!".
E quindi...
Quindi gli ho proposto l'aperitivo, vista l'ora che si era fatta a causa mia.
Se l'è giocata, me la sono giocata.
Alla pari.
Avrei voluto se la giocasse un po' di più, ma niente.
Ha lasciato che fossi io a decidere quando mettere punto all'aperitivo, e via, ognuno per la sua strada.

Poi il silenzio.
Avrò detto qualcosa che non va?
Non vorrà essere insistente?
Avrà altro da fare, probabilmente.
Scadenze di lavoro, magari.
Anche io ne ho, del resto.
Impegni di altro genere, alla peggio.
Ma mi interessa davvero, poi, 'sto tipo?

Finchè...un sms.
Domanda banale.
Pretestuosa.
Risposta blanda.
Evasiva.
Precisazione.
E su precisazione ho scoperto la carta.
E lui la sua.
Un gioco.
Ma domani non se ne parla.
Gli impegni non combaciano.
Ed il lavoro non deve fornire pretesti.
Il lavoro è lavoro.
Ed io non voglio confondere le acque.
Voglio tenere distinte le due sfere.
Chè allo stato siamo solo colleghi.
Con ampie possibilità di rimanere semplicemente tali.

DI DOVE SEI?



"Di qui", rispondo, sempre.
E' la domanda che mi pongono più spesso.
Rimangono sempre perplessi.
Quasi contrariati.
"Ma non hai l'accento di qui...".
Un enigma.
E giù con altre spiegazioni.
Sempre le stesse.
A ciclo continuo.
Quasi fosse ormai una poesia.

Forse è proprio la risposta ad essere sbagliata.
La prossima volta rispondo che non sono di qui.
Che sono straniera in terra straniera.
Che affondo radici contorte e complicate nella terra del mondo.
Che intesso legami che non conoscono distanze.
E durano da una vita.
Cose difficili da spiegare, e ancor più da comprendere.
Per questo le taccio in larga parte.
Comincerò a tacerle completamente, a breve.
Sono del paese dell'altrove.
Io non sono qui, anche se ci vivo.
E l'unica radice che mi tiene attaccata in questo posto attinge ad acqua salata.





lunedì 13 maggio 2013

BOZZE...


... Che tali rimarranno, probabilmente.
Come certi rapporti umani che, ultimamente, non hanno nemmeno superato la fase di un primo approccio e quella immediatamente successiva.


La mia curiosità in un attimo degenera in noia.
Vanifico ogni opportunità che mi concedo.


Salvo le amicizie, che continuano ad evolversi in modo nuovo.



Colpa mia, ne sono cosciente.
Mi tuffo in mezzo la gente mantenendo inalterato il mio insopportabile isolamento.
Corro dannatamente da sola.
Verso cosa, poi, non lo so.

E questa insana passione per l'abisso trapela.
Si legge tra le righe appena smetto di sorridere.
Quando lascio spazio alla voce per esprimersi a suo modo, e lascio vibrare le corde vocali su quelle di una chitarra.
"Hai un'aria dannata quando suoni. Bella e dannata..."
Ah, gli amici.
Mi guardano con gli occhi dell'amore...
Che se sapessero che non c'è nulla di bello nella dannazione infinita che mi trascino dentro mi peserebbero il giusto.
Come forse non riesco a fare io con me stessa.




martedì 7 maggio 2013

FRAGOLE E CIOCCOLATA NERA


La mia assenza ingiustificata, più che all'assenza di parole - le mie amatissime e dannatissime parole - è dovuta ad una serie di circostanze fortuite.
Prima tra tutte il fatto che non mi sia connessa dal pc personale, da un po' di giorni.
A scrivere ho scritto tanto altrove, però.
E dal letto, in particolare.
Luogo elettivo di mille pensieri.
Gli altri luoghi elettivi sono la macchina ed il motorino.
E quelle parole lì parzialmente le ho perse.
Prima o poi le ritroverò, ne sono convinta.
Oppure qualcuno le ritroverà per me.
Tipo Red.

Ho avuto un paio di incontri con un tipo, ultimamente.
L'ennesima cosa che non è riuscita a superare la fase dell'approccio e di quella immediatamente successiva.
Deludente.
Ma non tale da tagliarcisi le vene.

E un altro... un collega...
Mi ha appena estorto il numero.
Che poteva giocarsela meglio che così.
Che a me la nuova regolamentazione dei rapporti interpersonali a mezzo internet mica piace...
Di questo tipo di rapporti interpersonali.

Poi mi chiedono perchè sto sola...
Io non me lo chiedo più da un pezzo.

lunedì 29 aprile 2013

VORREI AVERE LE TUE SPALLE...


Ci poggia sopra un sacco di roba...
No, non ho fatto nuoto.
No, quelle linee lì del muscolo non sono lì perchè mi sono ammazzata in palestra.
Non faccio sport da una vita.
E no.
Decisamente non mi privo del mangiare e del bere.

*

Quando ci rivediamo?
Mai più.
Certa gente meglio perderla che trovarla.

*

Basta chiacchiere. 
Vediamoci.
Va bene.
Con certa altra gente... beh... con qualcuno si, vale la pena non perdersi di vista.
Dare spago alla curiosità, senza girarci troppo intorno.
E quindi... quindi...
Boh!
Vediamoci.
Presto.


*

Perchè eludi la domanda?
Non lo faccio. Ti ho risposto. Cosa c'è da capire?
Perchè tu hai già capito tutto non è vero?
A grandi linee si. A grandi linee lo percepisco.

*

E' qualche giorno che sorrido come una stupida...
E boh...
Vediamo.
Vediamoci.
Poi chissà...
....

martedì 23 aprile 2013

PUNTI CARDINALI E DIREZIONI POTENZIALI


Non so dire quale sia il punto esatto del mio corpo nel quale il convincimento si tramuti in decisione ferrea.
Concorrono diversi organi, in questo senso.

La comunicazione che mi è arrivata mi impone di scegliere a stretto giro della direzione da imporre alla mia vita nel futuro prossimo.
Una direzione tutta da definire, nulla che sembri connotato dai requisiti della certezza, al momento.
Quanto prospettato non combacia esattamente però, allo stato, con quello che vorrei.
Se salto nel vuoto deve essere non è questo quello cui pensavo.

No.
Perchè no dice lo stomaco e la testa.
E il cuore.
Che in un battito risponde a gran voce per tutti gli altri organi.

Ed ecco quindi, che la risposta è sempre lì.
Il sottofondo costante al rumore ed agli schiamazzi inutili del mondo che mi ruota attorno.


lunedì 22 aprile 2013

LA FRASE GIUSTA

"Sembra una foresta e sembra mare". La trasposizione ha preso la sua forma definitiva. E nel letto, mentre scrivo, penso alla frase giusta da scriverci sopra. Visibile a tutti. Oppure celata in un angolo. La frase giusta è lí. È sempre stata lì. Anni di fiera persistenza. Tanto tempi che rimbomba nella testa. Che si fa musica. E di nuovo sussurro. E consiglio. E anatema. E dannazione eterna. E nostalgia. Essenza nuda e cruda dell'esistere. E ancora dolore. Un coacervo di sentimenti contrastanti appeso alle corde di una chitarra. Alle note di una canzone che suona e significa sempre. Anche in assenza di musica e di comprensione. Certi luoghi non esistono sulla cartina geografica. Ma il nord é sempre lì. Ad un passo dalle nuvole.

mercoledì 17 aprile 2013

PENNELLATE


Di fronte ad una parete bianca che attende colore che si fa?
Si dipinge!
L'ho già scritto che non sono particolarmente avvezza alle lunghe attese?
L'ho mai detto che sono assolutamente negata per il disegno?
Si, per il disegno, ma non con i colori.
Adoro sceglierli, accostarli, sfumarli, scialacquarli e confonderli con pennellate piene d'acqua.
O dipingerli e basta.
Fosse anche con le mani.

Solo che ora, tutto questo miscuglio di blu e di verde che si è insinuato nelle scanalature dei polpastrelli e dei palmi, riuscirò a lavarlo via per domani?

mercoledì 10 aprile 2013

DI COSA MI LAMENTO, POI, IO...


... che tante cose tragiche, in fondo, non mi hanno mai toccata nella vita se non da lontano.
E chissà se mai mi toccheranno, e se sarò in grado di affrontarle a testa alta.
Che mi viene in mente un'amica, a questo proposito, che quando lavora, mi ha confidato, le fanno un male cane le mani.
E non perchè lavora tanto, ma semplicemente perchè certe azioni che per chi è in piena salute sono scontate, a lei costano un sacrificio immane.
Ma lo fa uguale, quel che deve fare.
E lo fa a regola d'arte.
Perchè è ciò che vuole.
E' il suo personalissimo talento.
Il suo imperativo categorico le offre l'energia necessaria, per tenersi in piedi vincente, nonostante tutto.

Di cosa mi lamento, io?
Del fatto che domani vado ad affrontare una situazione che sono giorni che mi fa stare in tensione?
E prima di questi giorni... anche.

Non sono sola.
Ho acquisito un piccolo bagaglio di esperienze e di cazzimma, ivi incluso l'adattamento mio malgrado a certa sporcizia altrui.
Ho un par di palle che mi trascino sotto da un po', e su quelle farò affidamento, di nuovo.
Non sono i pugni sul banco e i tentativi blandi di zittirmi ad inquietare la mia incoscienza e convincimento.

Qualcuno si è offerto di dare una mano, a suo modo.
Ed è già tanto.
Tantissimo, perchè insperata.
La verità, niente altro che la verità, gli ho chiesto.
Niente giri di parole, nessuna indecisione.
La verità, che deve valere più di ogni altra cosa, a questo mondo.
Perchè le menzogne per arricchirsi a scapito degli altri fanno schifo.
Perchè certi meccanismi tipicamente italiani vanno contrastati anche così.
Facendo fronte comune.

E chiunque legga, incroci le dita per me.
Che di altre folkloristiche e metaforiche forme di incoraggiamento non ho bisogno.
Non di preghiere, non di fantomatici "inboccallupo".

Che in bocca al lupo ci sto già e gli sto pure cavando qualche dente.

SPORT ESTREMI


"MA TU SEI MATTA!!", mi dice l'amica cui mostro le foto dell'ultima avventura.
E in effetti mi rendo conto che all'approssimarsi del rischio, hanno tutti un'aria accigliata a parte me che sorrido, di un sorriso a trentadue denti, il corpo proteso in avanti, quasi non vedesse l'ora di arrivare.

Altra foto, stesso quadretto.

Il prossimo appuntamento è in aria.
Un appuntamento al quale avrei saltato, ma che salterò, in realtà.
Per una manciata di minuti mi pare una follia spendere tanti soldi.
E poi, non so, mi secca un po' rischiare di fare, alla peggio, la fine dell'uovo.
Di quello che finisce schiantato al suolo, per intenderci.

Magari mi aggrego, ma giusto a far qualche foto sotto quelli che precipitano dal cielo...


.notturna.sola.viva.


É notte fonda.
Rientro a casa con i mezzi pubblici.
Una casa splendida e piena di ricordi e di vita vissuta, un tempo immersa nell'estrema periferia, ed oggi quasi del tutto civilizzata ed inglobata nel movimento costante che si dirige verso i centri nevralgici della città, o che li rifugge.
Casa di qualcuno che gentilmente mi ospita senza contropartite.
Che mi ci ospita da sempre, chè randagia mi ci porto da bambina.

Sono sola.
Completamente persa nei cazzi miei.
Con le gambe tese, accompagnate dal rumore deciso dei tacchi, a passo svelto solco il buio della notte.
Le macerie del giorno, tutto intorno, sono ampiamente sepolte nell'assenza di luce.
La cittá si appresta a rimboccare la coperta nera su di una quotidianitá multietnica stanca, sudicia, frettolosa, noncurante, talvolta clamorosamente menefreghista.

Lascio raffreddare i pensieri.
Lascio che l'aria notturna li metta a tacere, che li abbandoni all'oblio, che li tempri.
Vorrei fermare quelle quattro parole che mi sovvengono, in qualche modo, magari facendo ricorso all'onnipresente e ormai miracolosa tecnologia.
Ma la preoccupazione di non chiudere gli occhi e l'attenzione sui miei passi, mentre frugo e risvolto le tasche della notte, si impone su tutto il resto.
E quindi le dimentico, mio malgrado lascio che scivolino via, mentre attraverso l'ultimo tratto di strada affrettando i passi sul giallo pedonale che sta per declinare al rosso.

martedì 2 aprile 2013

MESSAGGI ALL'ALTRO MONDO


Sentirsi dire, l'ultima volta, che ero morta.
Morta per lui.

E poi... poi un messaggio recapitato all'altro mondo.
Il nuovo mondo, quello al quale sono arrivata stremata da una lunghissima nuotata in acque profonde e agitate.
Attraversando il mare nel quale ha tentato metaforicamente di affogarmi.

Avrà pensato che per Pasqua, essendo periodo, io sia resuscitata?
Considerato che non gli ho risposto, avrà pensato anche che potessi essere morta per davvero.
Non contento, scrupoloso, ha voluto appurare con uno squillo l'esistenza della scheda.
E quindi avrà realizzato che esisto ancora, ma in un mondo che non è più il suo.

Uno pensa di potersi crogiolare in una scontatissima certezza così, per diritto acquisito.
Senza considerare che certi diritti non sono per sempre, ma si prescrivono per mancato esercizio prolungato nel tempo.
Disinteresse tradotto in giuridichese, insomma.

Un po' come il diritto immaginato di altri, convinti che non sia matematicamente possibile non avere fatto colpo.
Sulla sottoscritta, su chi altri?
Sarò diventata una pietra, ma anche no.
Sto bene come sto.
Non cerco una relazione a tutti i costi.
Non voglio impormi una storia per non stare sola.
E poi, diamine, sarò pure libera di pomiciarmi uno perchè mi va, mettendo le cose in chiaro da subito, senza poi sentirmi obbligata ad intraprenderci una relazione.
E, davvero, se la domanda che si pongono certi interlocutori è così piena di arroganza, egocentrismo e pretesa, ho davvero poco da rispondere o condividere in termini sentimentali.

E poi... cattive nuove.
Cattivissime nuove sotto il profilo lavorativo.
Si barcolla nell'incertezza più totale.
E non si sa esattamente fino a quando, prima di precipitare inesorabilmente.

E ancora... dopo avere tanto sacrificato alla professione, che sia giunto il momento di razionalizzare in modo diverso la mia vita e la carriera?
Non quella finora, ma quella da oggi in poi.
Perchè che sia tutt'altra vita me ne sono accorta da un po', ormai, e non c'è assestamento che tenga.
E la prospettiva non può che rivolgersi al futuro, chè declinare i pensieri al passato è inutile quanto deleterio.

Insomma, chissà.
Di nuovo, l'unica certezza è che esisto, ora e qui.

domenica 31 marzo 2013

BELLISSIMO


Come progettare di farsi dipingere una parete dalle amiche artiste, in camera da letto, così da riempirsi gli occhi di meraviglia ad ogni risveglio.
Come organizzare una cosa, e chiamare a raccolta gli amici di sempre e gli amici di ora, più qualche nuova promettente conoscenza, ed aspettarsi che tutti diano buca all'ultimo minuto, e ritrovarseli invece tutti alla porta, pure quelli in dubbio e indaffarati altrove.
Se è questa la gente di cui mi sono circondata in una vita, tutto sommato, ho fatto un buon lavoro.
Perchè nonostante le distanze, gli allontanamenti, le incomprensioni, le cazzate, ho condiviso davvero un sacco di cose belle con tante persone.

E questa cosa, ieri sera, mi ha emozionato.
Sono stata così bene che quasi non ci credo.
E mi sento grata dell'affetto incondizionato che ricevo.
Quanto di quello che offro.
Perchè ho pensato ad un certo punto di non esserne più capace.
Ho pensato anche che non mi fregasse più nulla.
E invece mi frega eccome.
E mi frega tanto.




giovedì 28 marzo 2013

L'ISTINTO PRIMORDIALE



Mi ritrovo, oggi, divisa tra mille cose.
Non che prima non fosse così, ma lo è in modo diverso.
E' voglia di correre, e anche di lasciar andare.
E' autonomia mista a randagismo, in briciole e polvere.
Frammenti impercettibili per chi non è munito di lente di ingrandimento.

Le persone, soprattutto.
Mi divido tra loro, in generale ed in particolare.
E certi particolari non sono dettagli.
O se lo sono, sono i classici dettagli che fanno la differenza, quella che conta.
E la divisione certe volte diventa unione.
Talvolta identificazione.
Altre volte, invece, non si sa che.

Ho sbagliato in certe cose a lasciarmi prendere troppo la mano e, ora che sono abbastanza distante, ho recuperato la lucidità che l'annebbiamento di certi momenti aveva intrappolato nelle sue trame.
Sono cosciente del fatto che quando voglio bene lo vorrò sempre.
E' più forte di me.
Finora è stato così.

Sono altresì cosciente (e del pari incosciente) di quanto mi lasci volutamente bruciare dalla solitudine, ed ardere d'amore allo stesso tempo.
Una contraddizione, la solita, una delle tante che mi affliggono da sempre.

Ho atteso, stasera.
Un'attesa vana, della quale non sono padrona.
Sulla quale non ho voglia di esercitare alcun controllo, in realtà.
Che male c'è, in fondo, a lasciarsi vincere, a cedere a se stessi e alla nostalgia, aggrappandosi ad eterei barlumi di luce?

Chè certi discorsi del cazzo, di chi è convinto di poter chiudere in cornici da appendere al muro la vita, come fosse un quadretto, catalogando le pennellate in base alla quantità di colore spesa, facendo una stima approssimativa di ciò che appare e di ciò che traspare, senza considerare la bozza di disegno coperto alla base, un po' mi mandano il sangue alla testa, un po' mi fanno ridere.

La felicità, quella vera, ho imparato a riconoscerla.
E prescinde dal contesto, dalle situazioni, dal tempo, da tutto.
Ma non prescinde da un fattore preciso.
Un punto fermo che resiste allo scorrere naturale di ogni variabile.
Ed è agghiacciante quanto niente riesca a reggere il confronto.








lunedì 25 marzo 2013

AMIGDALA



Se fossi pietra, ne sarei una porosa e friabile.
Una gigantesca montagna rocciosa, esposta alle intemperie.
Forgiata dal vento e dall'acqua.
Con in sè tutte le forme del mondo.

Tra il compiacersi di rinvio spicciolo intra moenia e l'auto-compiacimento solitario preferisco una sana ammirazione. In solitaria.

Adoro l'acustico declinato in  forme elettroniche.
O quando diventa, accompagnato da percussioni vigorose e decise, una forma di litania accattivante ed ipnotica.
Tribale.
Magari attorno ad un fuoco.

Ancora ci penso a quel fuoco.
Enorme, notturno, sociale, chè ognuno ci buttava un pezzo di legno per mantenerlo vivo, con i piedi nudi  inzaccherati di fango, la pioggerella sottile, al riparo dal freddo tra braccia altrui.

Ho voglia di partire, da sola, di nuovo.

Altre decisioni si approssimano.
Quali, di tante decisioni potenziali, quale, davvero, ancora non lo so.
Continuo a riservarmi di decidere, e non sono già più qui.

Certi limiti, che ho abbondantemente superato da un po', mi fanno sorridere quando qualcuno, nella mia stretta cerchia di amicizie, li pronuncia a voce viva per se stesso, facendosene quasi vanto.

Eccolo lì, di nuovo, il discrimine.
Eccolo lì il salto che ho già fatto, tangibile.
Osservo dalla riva opposta, distaccata, come se non appartenessi più ad alcun luogo, ma ad un'isola, dispersa nelle onde animose dell'oceano.



mercoledì 20 marzo 2013

QUANTO A FONDO?


Fino a perdere coscienza del respiro.
Fino ad affogare.
Nell'illusione e nell'incoscienza di amori sovversivi, che tali realmente non sono.
O forse lo sono solo di riflesso, l'ombra specchiata della mia immagine che si muove a ridosso delle categorie riconosciute, cui si ostina a non volere appartenere, e contro cui preme.

E ho voglia di scendere ancora...
Quanto a fondo?
Quanto a fondo posso immergermi ancora, dentro me stessa?
Quanto ancora posso riuscire a scavare e seppellire?





martedì 19 marzo 2013

FACILI ENTUSIASMI


Una riduzione del 30% dello stipendio rende l'idea di un contentino.
Per quanto mi riguarda, andrebbe completamente scardinato il sistema delle guarentigie parlamentari.
Non mi pare sia stata messa sul tavolo questa ipotesi, ancora una volta.

E certe cose che sto sentendo in tv ultimamente mi mettono i brividi.
Non sono distanti dal concetto di dittatura, terrorismo e grettezza che ho in mente.
Sono invece ben distanti dal concetto di democrazia che pure in tanti masticano come cibo qualsiasi nelle bocche affamate di altro.

L'incertezza che stiamo vivendo a livello politico ed economico non ritengo sia fatto sul quale ironizzare a tutti i costi.
Lo trovo anzi ormai di evidente cattivo gusto, questo ironizzare fine a se stesso, questo ridere per non piangere.
Ma ammetto che ai più piace pascersi nell'immondezzaio della retorica pur di mettersi dalla parte della maggioranza che scaglia la pietra e nasconde la mano.


Una profusione di sorrisi e buoni propositi, la scelta azzeccata di un nome, e quella vincente in termini di comunicazione, non cambiano il fatto che i tempi siano ancora largamente immaturi per valutare la bontà di un uomo che è stato appena eletto papa e la proficuità della sua elezione.

E sarei rimasta zitta su certe questioni se non venissi quotidianamente sollecitata dalle puttanate che sento e che leggo.

Sono così esausta dei facili entusiasmi di cui sono preda quelli che si fermano al fatto che sia stata eletta "una donna", o che il papa sembri "un brav'uomo"... o di certi discorsi del movimento che fa capo al comico.
Tanto basta a carpire la fiducia?

E' il trionfo della superficialità.
E' il solito abboccare all'amo delle promesse che chissà poi se verranno davvero mantenute.
E' la fiducia accordata all'apparenza delle cose, perchè grattare un po' per fare emergere la realtà delle cose costa troppa fatica.



domenica 10 marzo 2013

DI FUOCHI, PIU' O MENO...


Sono incappata per caso in un fuoco di paglia.
Quale spettatrice, quasi, più che cosciente protagonista.
Un fuoco ardente di mille parole e intenzioni, pronunciate da bocca volubile, assorta in una sensibilità che non mi è geneticamente propria.

Tante parole non le ho spese nemmeno per gli amori della mia vita, io.
Ma sul serio.
Nell'arco di un'intera relazione.
E le mie relazioni sono durate tutte diversi anni.
Dei micro-matrimoni.
Certe cose restano non dette, devono restare tali, e sono belle così.

I miei turbamenti, i miei dubbi, rispetto a certe situazioni, non sono frutto di alcuna tattica, ma semplicemente figli della cautela.
Una cautela che non è stata mal spesa, in questo caso.

Sarò un caso clinico, una cinica senza speranza, ma non mi fido di fuochi di paglia che non durano il tempo di rischiarare una notte.

Anche se poi, vicino a quel fuoco, mi ci scalderei volentieri, ora.
Ma sarei egoista, l'opportunista che non sono.

Non che mi dispiacerebbe esserlo, per una volta.
Che con me gli altri tutti questi scrupoli non se ne fanno.

E mi verrebbe da alzare il telefono e concedermi di ascoltare una voce che risulterebbe provvidenziale come una carezza.
Più benefica della tachipirina.
Più venefica del paracetamolo.
E quindi, mettendo da parte i vaneggiamenti febbrili, me la risparmio.




sabato 9 marzo 2013

VOGLIO GUARIRE! LO VOGLIO ORA!


Giuro che farò la brava per un po'.
Che dormirò quanto basta.
Che lavorerò il giusto, senza strafare.
Che berrò senza esagerare.
Che chiacchiererò meno, e con meno persone.
Che la smetterò di socializzare con tutti e di sperperare ogni energia.
La smetterò pure di portarmi fisicamente e mentalmente ed emotivamente al limite, in generale.
Giuro che se adesso caccio il termometro da sotto l'ascella e mi segna 36 e qualcosa la smetto per almeno 5 giorni!

VERDE, AZZURRO E NERO


Sono gli ultimi colori ad essersi impressi negli occhi.
E non riesco che a ricondurli al mare, inevitabilmente.
Anche se poi, magari, non c'entra nulla.
O forse c'entra totalmente.
Saranno i miei occhi ad apporre questo filtro ad ogni cosa che guardo.

La bocca è intrisa del sapore amaro del castigo.
Che neanche la cioccolata l'aggiusta.
Neanche il caffè.
Ogni cosa che metto in bocca da due giorni, ogni odore, mi porta nausea.
Non posso stare sdraiata nè seduta.
In piedi è una tortura.

La febbre ha cominciato a scendere un po' solo ora.
Io sono già abbondantemente sprofondata.
Senza nulla togliere alla rabbia per il week end negato.

Non ho voglia di sprecare così il mio tempo.
Non c'è libro, musica, film che tenga.
Voglio tuffarmi nel mio dannatissimo movimento.
Voglio stare all'aria aperta, e non dover subire la prigionia di casa, coperte e medicine, il mio tempo scandito dall'assunzione della tachipirina.

E invece niente.
Sono immersa nella musica da ieri, l'unica cosa che non mi disturba.

Telefonate e messaggi vari ed eventuali solo hanno interrotto il torpore.
"C.???"
Si, scusate tutti, ma ho la febbre alta.
Avrò diritto anche io d'ammalarmi ogni tanto.
E... sorpresa...
No, per qualcuno non posso concedermi di star male.
Come ho potuto!
Non contento, questo qualcuno ha rincarato la dose a distanza di qualche ora.
Giusto per accertarsi che non avessi finto il malore, e per colpevolizzarmi per avere deciso di restare a casa, con 39 di febbre, invece di precipitarmi a lavoro.
Nel pieno della febbre, in coma, dal letto, sono riuscita a replicare solo che stavo male.
"Si, forse non ci siamo capiti... Ho la febbre a 39!"
Eh, ma come ho potuto comunque.
Come ho potuto!!!
E pensare che neanche un paio di settimane fa per questa persona che mi ha chiamato mi sono offerta al suo posto di fare del lavoro perchè era influenzata.
Mi sta bene, ecco.
Mi sta proprio bene.

giovedì 7 marzo 2013

BOLLE DI SAPONE


Non demordo mai.
Mi ostino a voler chiudere il cerchio.
Ogni cerchio.
Quasi a pretendere di soffiar vita vera in gigantesche bolle di sapone, inevitabilmente destinate a scoppiare e a dissolversi nell'aria.
In fondo è a questo che sono destinata anche io.
A dissolvermi nell'aria e negli altri elementi di questa terra, quando sarà tempo.

E allora se qualche cerchio non riesco a chiuderlo facendo combaciare esattamente i punti di congiunzione, se qualche riga la tratteggio un po' sbavata, nè troppo dritta nè abbastanza curva, ma storta, se la miopia che non agevola la visione dalla mia prospettiva ogni tanto mi distoglie, voglio evitare di crocifiggermi inutilmente.
Certe linee cominciano ad avvolgersi in cerchio, ma poi virano verso spirali vorticose, che tendono all'infinito.

Di pensieri ne ho già così tanti, così seri.
Così neri.
Pensieri che non arrivano a pronunciarsi con nessuno.
Sono lì, gocciolano costantemente, si fanno lago, e mare, e onde di mare burrascoso.

E poi... poi c'è l'impossibile.
L'irrealizzabile senza alcun margine di speranzosa possibilità.
L'alba di un sole che non potrà mai nascere, preludio di un giorno che non verrà mai ad esistere, aggrappati  a incantevoli luci di tenebra.



mercoledì 6 marzo 2013

POSTICIPAZIONI - DEL GUSTO DELL'ATTESA


Se non strettamente necessario, evito di posticipare le situazioni.
Del gusto dell'attesa riesco a godere soltanto per lassi temporali brevi, brevissimi.
Io non so aspettare.
All'attesa sostituisco un avanzare graduale.
All'alternativa secca tra il tutto e subito e l'aspettare fiducioso preferisco un incedere naturale scandito dal corso delle cose.

Regolare diversamente il passo comporta una innaturale forzatura.
Come voler correre ed essere costretti a rimanere seduti.
Come voler riposare ed essere invece sollecitati a correre con il fiato corto.
Io vorrei solo godermi questa passeggiata a tempo determinato.

Che poi chissà...
Magari prosegue altrove.
Sembrava tanto di star fermi e il movimento mi ha travolta.
Ed il tempo di riposare è l'unico che in questo momento intendo posticipare ad oltranza.


RECUPERARE/RECUPERARSI


Non doversi precipitare a lavoro all'alba, questi giorni, è davvero una manna dal cielo.
Sto scontando il di più fatto in termini di lavoro e trasferte di qualche settimana fa, delegando qualcosa ad altri colleghi, questi giorni.
Ne ho approfittato per praticare qualche sport nuovo e abbastanza impegnativo, e rimettermi più o meno in movimento.
"Se non mi spiaccico a terra, domani sono di nuovo qui", ho detto a qualcuno.
Qualche sera fa ho corso un po' sulla pista per riscaldarmi, il cappuccio della felpa calato fin quasi sugli occhi, sola e taciturna, immersa nell'umidità e nel magnifico silenzio del centro sportivo che mi ritrovo a due passi da casa.
Sto trascurando altre cose... ma come potrei dedicarmici se le mie giornate volano via?
Come posso conciliare tutto con questa stanchezza latente mista ad adrenalina cronica, nell'arco di sole 24 ore, una parte delle quali devo necessariamente dedicare al sonno?
Ecco, il sonno... altro problema.
Qualche notte di sonno l'ho mancata.
E l'ho anche accusata.
E ho anche cercato di recuperarla trattenendomi oltremodo nel letto, quando ho potuto.
Tipo stamattina.
Sono anche riuscita a portare a termine del lavoro parcheggiato in zona "limbo" da un po'.
Questo post, stamattina, si è sviluppato tra carte fisiche e virtuali, lettere, telefonate, mail... ed un sottofondo di Pearl Jam.

Mi è appena giunta notizia di un lavoro che dovrò fare di corsa e all'ultimo minuto.
Ma lo posso scrivere che palle?
Ma lo posso scrivere mannaggia a me e a quando mi faccio carico delle cose rognose e sotto forma di lavoro non retribuito perchè si tratta di parenti?





martedì 5 marzo 2013

LA TESTA A FAR BENE


Un'espressione che mi calza decisamente a pennello, nella sua accezione negativa.
Non ho tanto la testa a far bene, ultimamente.

Non so quando mi riprendo.

In genere mi lascio andare a questo tipo di cazzeggio senza troppi pensieri, quando capita...
E sta capitando proprio ora.
Compenso così i momenti atroci di stallo, di solitudine intensa, che mi sono imposta negli ultimi mesi.
E non riesco a vederci nulla di sbagliato.

Non voglio far torto a nessuno, ma non mi va di dare spiegazioni.
Neanche agli amici, figuriamoci agli altri.
Non mi frega nulla.
Chi non vuol capire punti pure il dito, non ne accuso il peso.

Non ho incertezze, ora.
Non sto guardando indietro.
E neanche troppo avanti.
Guardo fin dove riesco a vedere.





DI BACI DATI E DI BACI MANCATI


Per la cronaca... Io c'ero.
In entrambi i casi.

Stai lì e certe cose ti accadono mentre fai altre cose che non c'entrano nulla.
Stai lì per i fatti tuoi, tranquilla, che pensi ad altro ed ecco che all'improvviso succedono cose.
E poi cose su cose, ed altre cose.

Si, lo so.
Sto abusando volutamente del termine "cose".
La mia insegnante di lettere del liceo, sono convinta, avrebbe di che vergare questo foglio.
Sanguigno inchiostro rosso.
Lo schizzerebbe virtualmente qui e lì per sanzionare la presunta assenza di vocaboli più adeguati, maggiormente descrittivi.

Roba che non mi va di scrivere, in realtà.
Cose che hanno un viso, più d'uno, e braccia, e sorrisi.
Sorrisi che hanno un sapore preciso.
"No" rimane la risposta di fondo.
Un "no" che non si sottrae all'altrui infallibile giudizio.
Infallibile quanto la mia capacità di guidare da ubriaca e ad occhi chiusi alla fine di una estenuante giornata di lavoro.




mercoledì 27 febbraio 2013

RUMORi


La percezione è il vero discrimine.
E' tutto lì.
Un senso che si acuisce e si tende, che percepisce una vibrazione cui si lascia assuefare, sino a sprofondarvi.
Un'emozione che ancora non capisco dal suono di quali corde assuma forma e sembianze.
Un'emozione in nuce, forse.
Capace che no.

Se sfiorarsi così, in modo sottile, fugace sia cosa...
Questo esplorarsi, questa tensione ideale cui manca fisicità, odore, sapore.
L'essenziale, insomma.
Cosa...
Che diamine di cosa?

Se necessito di insistenza e caparbietà, o semplicemente di essere travolta.
Cosa?

Perchè non lo so.
Non sono travolta, stravolta, coinvolta, ora.
Non sono aggrappata ad un filo sottile piena di speranza.
Conduco il gioco.
Mio malgrado.
Non mi riesce diversamente.

Che la bocca sarebbe la prima a farsi strada, se non avesse coscienza del retrogusto amaro della disillusione.

Il sangue scorre tranquillo nelle vene senza alterazioni di sorta.
Assorbe calore, ingordo, mai pago.
Come una lucertola al sole.
Pronta a scappare via ad un frusciare sommesso di foglie e ritrarsi nella propria tana, gelosa della propria libertà.



lunedì 25 febbraio 2013

UN PO' PIU' IN LA'...


E' dove sposto i miei limiti.
Solo che esagero, talvolta.
Vado troppo oltre.
Dovrei evitare le sfide contro me stessa, quando sono anche arbitro.
Quando testo il mio spirito di sopravvivenza mi viene in mente di quando ero bambina, e mi sentivo invincibile, e mi cacciavo nelle situazioni più disparate.
Oggi, con la coscienza di essere più che fallibile come essere umano, di avere una prestanza fisica che arriva fino ad un certo punto, piena di dubbi di ogni sorta, continuo a cacciarmi nelle situazioni più assurde con la stessa scellerataggine.
Dell'enormità della mia incoscienza me ne rendo conto sempre il giorno dopo.
Però, che gran bel gioco.

sabato 23 febbraio 2013

DUE ORE DI SONNO



Sono stata in giro.
Sono stata in compagnia.
Ho lavorato, studiato, chiacchierato, cazzeggiato, fatto baldoria...
Mi sono ritirata all'alba.

Ho bisogno di una signora doccia...

mercoledì 20 febbraio 2013

LO CHIGNON




In ritardo cronico, attorciglio i capelli in uno chignon scomposto e mi precipito al lavoro.
Gli occhi, oggi, sembrano enormi.
Come fossero spalancati sul mondo.
Mentre invece mi piacerebbe chiuderli e dare ascolto agli altri sensi, un po' assopiti, inesorabilmente trainati dall'osservazione distante e scrupolosa della vista.

Arrivata a lavoro, una fila incredibile di persone davanti a me.
"E termina qui..."
Dannazione, mancano 10 minuti alla chiusura, non me ne frega niente, mi metto in fila lo stesso.
"Si è messo ad urlare, poco fa, il tipo... La fila termina qui".
Ah si? E' stato tanto minaccioso da intimorirvi tutti?
Voglia di lavorare saltami addosso, tanto per cambiare.
La desistenza non è nelle mie corde.

L'ho notato che mi guardava, mentre chiacchieravo e scherzavo con la gente in fila.
Mi basta poco per scambiare due chiacchiere con chiunque, deformazione si potrebbe dire.
Lui, in fila come gli altri, mi ha dato a parlare.
E di nuovo, è intervenuto nella conversazione che stavo intrattenendo con un collega.
E di nuovo, ancora, qualche passo più in là, sempre rivolto verso di me.
Poi, in silenzio, partecipe di una discussione tra altri, su altro, mi sono voltata e l'ho sorpreso a guardarmi.
Starà guardando lo chignon, che vengo sempre con i capelli sciolti da hippie?
Si sarà sciolto, oltremodo, dandomi un'aria sciatta e trascurata?
Starà pensando "guarda questa come viene combinata a lavoro!"?
Mi sono voltata, facendo la vaga.
Ma poi ho sbirciato di nuovo, ed io suoi occhi erano di nuovo fissi su di me.

Mi ha guardato dritto negli occhi.
Non ha distolto lo sguardo per un attimo.
E nemmeno io.
Nessun imbarazzo.
Solo curiosità.
Uno spiarsi indiscreto, a fronte del ciao di cortesia che in genere ci scambiamo quando per caso ci incrociamo a lavoro.

Il passo è ancora lungo.
Come pensare di guadare un fiume in piena indossando delle infradito.
Sperando poi di mantenerle ai piedi durante la traversata e fino alla riva opposta.
Io non so nemmeno se sopravvivo e se la corrente mi trascina via appena metto piede in acqua!
E vorrei tanto mi si offrisse una mano nella quale riporre la mia, per aiutarmi ad attraversare.
Che fosse una mano sincera e solida.
Pulita.
Per meno non mi interessa sbilanciarmi nè rischiare di affogare.


martedì 19 febbraio 2013

LA NEVEEEEEEEEE!!!


Se tutto va bene, il mio acquisto fuori programma, il mio regalo di compleanno, lo sfrutterò questo week end.
Non vado sulla neve da che ero bambina!
Ero piccola così, con gli amici d'infanzia, e le nostre famiglie, e gli sci in affitto, e gli scarponi sempre bagnati, e le salite a piedi, e le labbra spaccate dal freddo, e le risate, e la spensieratezza dell'infanzia...

Sto facendo tutto e niente, questi giorni.
Lo sto facendo per me stessa.

Mi chiedono quali "novità".
Nessuna in realtà.
O forse tutto.

E' un nuovo livello evolutivo.
L'ennesima fase di transizione.

Cerco di far bene ciò che faccio.
Cerco di far bene in generale.

giovedì 14 febbraio 2013

QUESTA E' UNA DEDICA


A uno.
A più d'uno.
Io vivo storie impossibili.


"Potrei anche dire che l'amore è come l'alcool. 
Lo provi una volta, ti fa girare la testa, ne vuoi ancora 
e ancora.
Ti fa sentire male, 

tanto male che dirai di non voler provare mai più.
Ma poi, 
al prossimo bicchiere ci ricascherai. 
E non dirai di no."

C. Bukowski






mercoledì 13 febbraio 2013

LA COSA GIUSTA DA FARE



La soluzione a portata di mano non ce l'ho mai.
Se mi sento di fare in un modo, lo faccio.
Punto.
E' quella la scelta giusta.
Quella che l'istinto m'impone di seguire.

Si, ci penso, e ci ripenso.
Qualche volta no, sta bene, non ci ripenso affatto.
Ma altre volte mi ci arrovello sopra.
Avrò fatto bene?

E soprattutto...
Avrò fatto bene stavolta?
Si.
Si è la risposta che arriva automatica e schietta.
Si, non poteva essere diversamente.
Si, perchè non sono una carogna priva di scrupoli.

E allora perchè ci sto ancora a pensare?
Perchè me la sono presa a cuore?

Sai che novità, poi...
Questo senso di responsabilità che incombe costante anche nei confronti di perfetti sconosciuti mi sta massacrando.
Sarà la solitudine ad acuire la percezione dei miei sensi, non lo so.
Certe sensazioni, certi momenti, avrei voluto stringerle per un bel po' a me, lasciarmi riscaldare... ma ho desistito.

"Stai somatizzando troppo..."
Maddai?
Ma non me ne ero accorta...
E meno male che non ti parlo dei fatti miei, altrimenti mi consiglieresti il ricovero!



martedì 12 febbraio 2013

PACIFICA FINO A PROVA CONTRARIA




Stavo per i fatti miei senza tangere nessuno.
Ho fatto le solite relazioni sociali.
Ho salutato uno che ho scambiato per un altro e ci sono finita a chiacchierare amabilmente.
Aspettavo il mio turno, pacifica.
Con un po' di sangue agli occhi, a dirla tutta, ma camuffato benissimo.
In fondo, chi se ne deve accorgere del dispiacere che provo, se tanto, male che va, ho un sorriso perenne stampato in faccia e socializzo come nulla fosse?

Si avvicina un tipo.
Lo noto da lontano, tracotante, borioso, rumoroso, fuori luogo.
Quasi mi passa addosso.
Mi scanso seccata e gli lancio un'occhiataccia.

Mi rimetto ad aspettare.
Dopo una mattinata di attesa, esce fuori che devo avere a che fare proprio con lui.
Bene.
Non vedo l'ora.
Pare la ciliegina sulla torta.

Voglio mantenermi calma.
Voglio far finta che è tutto ok, mi concentro sul controllo della rabbia.
Mi si attacca come un gatto ai maroni, tentando di convincermi, a voce grossa, di quanto abbia ragione su una determinata cosa.
Insiste con modi incivili, di fronte alla mia dovuta e fin troppo educata resistenza.
Insiste, insiste, insiste...

Il controllo della rabbia, quella lastra sottile che divide la persona dalla belva, comincia ad incrinarsi.
Lo paraculo finchè posso, poi comincio ad eccepirgli la banalità e la superfluità delle cose che mi sta dicendo.
La situazione si fa critica.
Sono in procinto di mandarlo affanculo.

Una collega lo salva, distogliendo l'attenzione di lui e lanciando un'occhiata e un sorriso a me.
Ci siamo intese.
Il testa di cazzo stamattina è capitato a me, ma a turno tocca anche ad altri sorbirselo.
Quindi piena comprensione e supporto.

Non contento, torna ad insistere.
Ancora, e ancora, e ancora.
Basta, dannazione!
Che poi non me ne frega neanche nulla di questa cosa, ma se vuoi la guerra mi armo in un nanosecondo e son pronta.

L'ho fatto nero.
Che la lampada che s'è fatto dall'estetista poteva pure risparmiarsela.



lunedì 11 febbraio 2013

A TUTTO VOLUME


A squarciagola.
Bentornata tristezza.
Che potevi pure rimanere dove eri confinata.

IL DILEMMA DEL SILENZIO



La mia vita è fatta di milioni di parole.

Le spendo per iscritto.
Le pronuncio.
Le gioco.

Talvolta le butto via.
Talvolta le conservo.
Talvolta le spreco.

A volte si incancreniscono.

Ed il silenzio è solo assenza di parole pronunciate.
Una privazione fisica che si impone spontaneamente sulla bocca.

Ecco, io con i silenzi ho dei forti problemi.
Certe volte si affollano di parole più di quanto accada alla bocca quando è intenta a dirle.


mercoledì 6 febbraio 2013

E POI SUCCEDE CHE...


... Sorrido, così...
All'improvviso.
Quelle cose che... boh...
Che ti mettono allegria.
Di buonumore.
E una curiosità pazzesca addosso.

Una curiosità che non vedo l'ora di soddisfare...

Qualcuno, oggi, avrà pensato di essere particolarmente carismatico e interessante, perchè mentre mi spiegava i dettagli tecnici di una cosa lo guardavo e gli sorridevo.
Non ho capito un H.
Non ho proprio sentito.
Ero persa nei fatti miei, sorridevo beatamente al nulla...



domenica 3 febbraio 2013

TE' NERO


Ho sbriciolato le spezie nel tè, nero come il mio umore.
Anche se sorrido, socializzo, lavoro, studio, cazzeggio e vivo, come al solito, mentre nessuno si accorge di nulla.

La fame nervosa ha debellato ogni resistenza.
Rimetto tutto al metabolismo bruciante e alla tensione, per lo smaltimento.

"Tu così felice non mi hai vista mai..."
Ed è proprio così.
Eppure anche nell'infelicità ho trovato barlumi impensabili di felicità.
In ogni angolo buio ci sono state delle fessure, da cui trapelava una luce fortissima, bruciante.
Un calore tale da dare quasi dipendenza.
Così come nella felicità offerta ed appresa a piene mani ci sono state, e ci sono tuttora, delle ombre notevoli, mai carezzate dal sole, in cui il buio penetra fin dentro le ossa.
Certi concetti sono così relativi.
E talvolta così tanto sopravvalutati...





sabato 2 febbraio 2013

IN VIAGGIO SEMPRE



Appena rientrata.
Il tempo di infilare una tuta per prendere un po' di calore e approfittare di mezzora di comodità, prima di uscire.

Ho un principio di crampo ad un piede.
Sto camminando, da morire.
Tanto, tanto e tanto.
Cammino, con la mia borsa semivuota.
Eppure piena dell'essenziale.

Io ci sto provando.
Vada come vada.
Ci provo ogni giorno.
Dove arriverò mica lo so, al termine di tutto questo camminare.

Adrenalinica, ieri, ho tenuto banco nel gruppo.
Mi sono scusata per avere monopolizzato il dibattito.
Di rimando qualcuno mi ha risposto che i miei interventi sono stati "acuti e pertinenti", di non scusarmi.
Gli avrei dato un bacio in fronte, ma sarebbe stato fuori luogo!

Se sono approdata qui una ragione ci sarà.
Magari più d'una.
Sto cercando di cogliere a piene mani l'opportunità che mi sono ritagliata.
Non so se ce la farò.
Io non so niente.
E proprio perchè non so niente, posso solo imparare cose che non so.
Di questo, almeno, sono convinta.



giovedì 31 gennaio 2013

FERRO E VINO


Quando credi sia abbastanza non lo è affatto.
E' appena un assaggio.

Di mio dimentico un sacco di cose.
E' il corpo che continua a serbare memoria delle cose e delle persone.
In piena autonomia.

In certi momenti vorrei tirarmi fuori da tutto.
E se bastasse questo a far si che certe cose non fossero mai accadute lo farei di corsa.


mercoledì 30 gennaio 2013

CaOS MuLTIPLO


Mi precipito a lavoro, stravolta dagli ultimi giorni,  i capelli maltrattati e spettinati che cascano a casaccio, gli occhi un po' gonfi, un filo di matita nera per farli emergere sul viso bianco.
Per non andare completamente acqua e sapone.
Con addosso uno dei vestiti migliori, metto su la maschera della professionalità, mi concentro su ciò che ho da fare, sulle questioni che devo affrontare, rivedendole mentalmente.

Il groviglio di pensieri che devo mettere da parte dinanzi agli altri è diventato un serpente che stritola ferocemente i miei organi interni.
Proprio lì, all'altezza dello stomaco.
Al limite della sopportazione fisica, mi infilo in una stanza vuota, sperando non entri nessuno all'improvviso, e in tre secondi sfilo via la cintura "per bellezza" del vestito che mi sta soffocando.
In un attimo la infilo in borsa e ritorno nel corridoio, pronta a tuffarmi nuovamente nel caos.

C'è un collega che conosco di vista.
Un noto coglione, di quelli da manuale.
Uno dei miei interlocutori di stamattina.
Ho notato che ogni tanto mi guarda, ma si è sempre ben tenuto lontano dall'approcciarmi.
La sua reputazione è pessima.
Ha questo atteggiamento che non passa inosservato, molto sicuro di sè. 
Una brutta storia di dominio pubblico alle spalle.
E' sempre al centro dell'attenzione, come se cercasse consensi quando parla, complicità.
E sempre li trova, ci sa fare.
D'istinto, mi attrae.
Di fronte agli abissi ed alle altezze vertiginose mi viene voglia di spiccare il volo dell'angelo.
Sono un caso perso.

Mi sono avvicinata a lui, era seduto.
Non mi sono presentata, tanto sa già chi sono, ed io so chi è lui.
Non mi sembrava utile perdermi in chiacchiere ed in inutili formalità.
Mi sono chinata e ad un soffio dal suo viso, guardandolo dritto negli occhi (belli... glielo riconosco. Ha questa fama che lo segue e lo tradisce, ma è un tipo che ha decisamente il suo perchè), gli ho detto una cosa.
Di lavoro, s'intende.
Ho letto un certo imbarazzo, l'ho preso contropiede.
Un gatto col topo.
Ha provveduto immediatamente a fare ciò che gli ho chiesto.

Se non voglio fare la fine della stronza integrale è bene che me ne tenga alla larga.

Per stemperare un po' la tensione della giornata, con una collega sono andata a prendere un caffè al bar.
"Ragazze, il caffè è pagato..."
Dal tipo accanto a noi.
Che non ha spiccicato parola in quei tre minuti tre di chiacchiere e sorrisi che nessuno ha rivolto a lui.
"Grazie, allora"
Accenna un sorriso.
Non ho idea di che voce abbia nè perchè si sia messo in testa che vuole conoscermi.
L'unica cosa che ho notato è che le sue sopracciglia sono più corte e sottili delle mie.
Un dettaglio che da solo mette in ombra tutto il resto.
Sono una superficiale del cazzo, lo so.
Ma è una di quelle cose che mi smontano completamente.
Non vado oltre.
Gli occhi si soffermano lì, la restante parte della persona rimane in secondo piano.
Ancora adesso non riesco a ricordare i suoi connotati, di che colore ha gli occhi, la sua bocca.
Nulla.
Solo quelle sopracciglia ridefinite dall'abile mano di un'estetista.
La mia collega, rimasta senza parole, mi chiede se lo conosco.
"Fuggi..."
In realtà credo di avere capito chi è e perchè...
E no, non mi va.
Non ho voglia di approfondire.
A pelle, la dannatissima pelle che mi ricopre da capo a piedi, la risposta è no a caratteri cubitali.

Chiusa la parentesi, sono rientrata a lavoro.
Qualcuno, più d'uno stamattina (si saranno messi d'accordo?), ha cercato di carpire informazioni sulla mia situazione sentimentale.
Una situazione pessimissima.
Che poi mi fanno queste domande indirette con tanta innocenza: "ma tuo marito...", "ma il tuo fidanzato...", come se non sapessi dove vogliono andare a parare.
Sono single.
Integerrimamente (questa parola esiste?) single da un po'.
E non conto di uscire da questo stato per il primo che capita, per uno qualsiasi, giusto per non soffrire le pene della solitudine.

Per chiudere la giornata in bellezza, mi arriva un messaggio.
Altro cazzotto nello stomaco.
Cosa diamine... cosa...
Cosa diamine salta in testa alle persone certe volte?

E poi, dulcis in fundo, l'insistenza.
La mia.
La testardaggine.
Sempre la mia.
Che di dolce non hanno proprio nulla.
Hanno piuttosto un retrogusto amaro.
Di quelli che fanno venire i crampi allo stomaco.
E i conati di vomito.

E stasera fa freddo...
Circoleranno solo i lupi, fuori.
E non avrei neanche voglia di uscire se non fossi convinta che se rimanessi qui mi dedicherei ad uno sport cui non dovrei.
Le craniate al muro.
E gareggio come fossero olimpiadi, mica da principiante!
Meglio evitare.
Ho ancora addosso l'adrenalina di una splendida giornata di merda.
Delle parole, dei fatti, delle persone, di tutto.
Tutto mi pesa.
Ho bisogno di uscire.
E una sbronza ci starebbe da dio, visto che domattina non debbo nemmeno alzarmi presto.
Solo che devo guidare...
E quindi mentre sto scrivendo ho appena inviato un tipo di sms che non ho mai inviato in vita mia.
"Ti spiace passare tu, vorrei evitare di guidare, stasera?"
Non ce la faccio.
Ho bisogno di stordirmi, di bruciare ogni cosa sul sacro altare dell'alcool stasera.
"Tranquilla...", mi ha appena risposto.
E quindi grazie.
Vado a infilarmi un paio di stivali.
Recupero il cappello e i guanti.
Stanno venendo a prendermi.