giovedì 31 gennaio 2013

FERRO E VINO


Quando credi sia abbastanza non lo è affatto.
E' appena un assaggio.

Di mio dimentico un sacco di cose.
E' il corpo che continua a serbare memoria delle cose e delle persone.
In piena autonomia.

In certi momenti vorrei tirarmi fuori da tutto.
E se bastasse questo a far si che certe cose non fossero mai accadute lo farei di corsa.


mercoledì 30 gennaio 2013

CaOS MuLTIPLO


Mi precipito a lavoro, stravolta dagli ultimi giorni,  i capelli maltrattati e spettinati che cascano a casaccio, gli occhi un po' gonfi, un filo di matita nera per farli emergere sul viso bianco.
Per non andare completamente acqua e sapone.
Con addosso uno dei vestiti migliori, metto su la maschera della professionalità, mi concentro su ciò che ho da fare, sulle questioni che devo affrontare, rivedendole mentalmente.

Il groviglio di pensieri che devo mettere da parte dinanzi agli altri è diventato un serpente che stritola ferocemente i miei organi interni.
Proprio lì, all'altezza dello stomaco.
Al limite della sopportazione fisica, mi infilo in una stanza vuota, sperando non entri nessuno all'improvviso, e in tre secondi sfilo via la cintura "per bellezza" del vestito che mi sta soffocando.
In un attimo la infilo in borsa e ritorno nel corridoio, pronta a tuffarmi nuovamente nel caos.

C'è un collega che conosco di vista.
Un noto coglione, di quelli da manuale.
Uno dei miei interlocutori di stamattina.
Ho notato che ogni tanto mi guarda, ma si è sempre ben tenuto lontano dall'approcciarmi.
La sua reputazione è pessima.
Ha questo atteggiamento che non passa inosservato, molto sicuro di sè. 
Una brutta storia di dominio pubblico alle spalle.
E' sempre al centro dell'attenzione, come se cercasse consensi quando parla, complicità.
E sempre li trova, ci sa fare.
D'istinto, mi attrae.
Di fronte agli abissi ed alle altezze vertiginose mi viene voglia di spiccare il volo dell'angelo.
Sono un caso perso.

Mi sono avvicinata a lui, era seduto.
Non mi sono presentata, tanto sa già chi sono, ed io so chi è lui.
Non mi sembrava utile perdermi in chiacchiere ed in inutili formalità.
Mi sono chinata e ad un soffio dal suo viso, guardandolo dritto negli occhi (belli... glielo riconosco. Ha questa fama che lo segue e lo tradisce, ma è un tipo che ha decisamente il suo perchè), gli ho detto una cosa.
Di lavoro, s'intende.
Ho letto un certo imbarazzo, l'ho preso contropiede.
Un gatto col topo.
Ha provveduto immediatamente a fare ciò che gli ho chiesto.

Se non voglio fare la fine della stronza integrale è bene che me ne tenga alla larga.

Per stemperare un po' la tensione della giornata, con una collega sono andata a prendere un caffè al bar.
"Ragazze, il caffè è pagato..."
Dal tipo accanto a noi.
Che non ha spiccicato parola in quei tre minuti tre di chiacchiere e sorrisi che nessuno ha rivolto a lui.
"Grazie, allora"
Accenna un sorriso.
Non ho idea di che voce abbia nè perchè si sia messo in testa che vuole conoscermi.
L'unica cosa che ho notato è che le sue sopracciglia sono più corte e sottili delle mie.
Un dettaglio che da solo mette in ombra tutto il resto.
Sono una superficiale del cazzo, lo so.
Ma è una di quelle cose che mi smontano completamente.
Non vado oltre.
Gli occhi si soffermano lì, la restante parte della persona rimane in secondo piano.
Ancora adesso non riesco a ricordare i suoi connotati, di che colore ha gli occhi, la sua bocca.
Nulla.
Solo quelle sopracciglia ridefinite dall'abile mano di un'estetista.
La mia collega, rimasta senza parole, mi chiede se lo conosco.
"Fuggi..."
In realtà credo di avere capito chi è e perchè...
E no, non mi va.
Non ho voglia di approfondire.
A pelle, la dannatissima pelle che mi ricopre da capo a piedi, la risposta è no a caratteri cubitali.

Chiusa la parentesi, sono rientrata a lavoro.
Qualcuno, più d'uno stamattina (si saranno messi d'accordo?), ha cercato di carpire informazioni sulla mia situazione sentimentale.
Una situazione pessimissima.
Che poi mi fanno queste domande indirette con tanta innocenza: "ma tuo marito...", "ma il tuo fidanzato...", come se non sapessi dove vogliono andare a parare.
Sono single.
Integerrimamente (questa parola esiste?) single da un po'.
E non conto di uscire da questo stato per il primo che capita, per uno qualsiasi, giusto per non soffrire le pene della solitudine.

Per chiudere la giornata in bellezza, mi arriva un messaggio.
Altro cazzotto nello stomaco.
Cosa diamine... cosa...
Cosa diamine salta in testa alle persone certe volte?

E poi, dulcis in fundo, l'insistenza.
La mia.
La testardaggine.
Sempre la mia.
Che di dolce non hanno proprio nulla.
Hanno piuttosto un retrogusto amaro.
Di quelli che fanno venire i crampi allo stomaco.
E i conati di vomito.

E stasera fa freddo...
Circoleranno solo i lupi, fuori.
E non avrei neanche voglia di uscire se non fossi convinta che se rimanessi qui mi dedicherei ad uno sport cui non dovrei.
Le craniate al muro.
E gareggio come fossero olimpiadi, mica da principiante!
Meglio evitare.
Ho ancora addosso l'adrenalina di una splendida giornata di merda.
Delle parole, dei fatti, delle persone, di tutto.
Tutto mi pesa.
Ho bisogno di uscire.
E una sbronza ci starebbe da dio, visto che domattina non debbo nemmeno alzarmi presto.
Solo che devo guidare...
E quindi mentre sto scrivendo ho appena inviato un tipo di sms che non ho mai inviato in vita mia.
"Ti spiace passare tu, vorrei evitare di guidare, stasera?"
Non ce la faccio.
Ho bisogno di stordirmi, di bruciare ogni cosa sul sacro altare dell'alcool stasera.
"Tranquilla...", mi ha appena risposto.
E quindi grazie.
Vado a infilarmi un paio di stivali.
Recupero il cappello e i guanti.
Stanno venendo a prendermi.



lunedì 28 gennaio 2013

NOIALTRI E IL LUME DELLA RAGIONE



.. ... ......
..  ... ......
.....
forse
..... ..
forse no
..... . .... .. .........
forse è solo un capriccio
.....
forse
..... ...... .. .. ........ .........
...

(.. ....!)
(ti odio!)


domenica 27 gennaio 2013

CATRAME



Anche quando resetto, la storia, le storie sottese, tutto ciò che mi riguarda rimane chiuso dentro.
Invisibile a chiunque tranne che a me.
Il tessuto di ogni esperienza come un vestito cucito sotto pelle.
E tira, si smaglia, si strappa, saltano continuamente i punti  dell'imbastitura e mi tocca riprenderli.
Improvvisandomi la sarta che non sono.

Ingurgito catrame, inspirandolo tanto a fondo quanto stessi prendendo una boccata di ossigeno.

sabato 26 gennaio 2013

LET'S BE UNHAPPY FOREVER


Sono scontata e fin troppo diretta, in quelle quattro parole che mi lascio uscire precise e concise dalla bocca.
Sono vittima di una banalità che non tento nemmeno di rifuggire.
Quando voglio una cosa non ho dubbi.
E se la "cosa" che voglio è una persona, non ha dubbi di sorta, sul punto, nemmeno lei.

Gli equivoci mi infastidiscono.
Soprattutto i tentativi malcelati di crearne appositamente.
E' capitato ieri.
Inaspettatamente.
Pensavo di essere stata piuttosto chiara, di non avere lasciato alcun margine alle interpretazioni.
Mi sono sentita a disagio e imbarazzata.
Per fortuna sono abituata ad avere la risposta pronta, a reagire sul momento.
Sarà che ho i filtri che regolano il passaggio dal pensiero alla bocca abbastanza spanati.
"Tu ti comporti così perchè temi questa cosa..."
No, io non temo niente.
Io mi comporto così perchè così mi va.
Se volevo diversamente mi comportavo di conseguenza.
Se non ci siamo capiti è perchè tu non hai voluto capire.
Certe situazioni le vivo come ingerenze intollerabili nella mia vita.
Ci vado stretta.

Come si può, mi domando, convincersi a tal punto dell'esistenza di qualcosa che non esiste se non nelle proprie fantasie?
Come si può pretendere di imporle poi a qualcuno cui si è estranei, di quella estraneità che discende da una diversa sensibilità, da quella diversità di approccio alla vita che contraddistingue ciascuno, ed in particolar modo certuni?
Avere qualcosa in comune non significa soltanto condividere qualcosa o somigliarsi in certi tratti.
Spesso anche ciò che si somiglia non si identifica.

Ecco, quell'identificazione manca.
E' l'identificazione il discrimine.
Il riconoscere una parte di sè in un'altra persona.
Il riconoscersi reciproco.

Una cosa che nel caso di specie manca del tutto.
Solo che appare evidente solo per me.

mercoledì 23 gennaio 2013

MORBIDA E SUADENTE


Squilla il cellulare, un prefisso sconosciuto, non uno dei soliti.
Un numero che non ho in rubrica.
Rispondo e sento un caloroso "ciao", quasi pari a quello che ho rivolto io a 32 denti ad uno dei soliti  clienti-tipo, oggi, avendolo scambiato per errore per un amico.
E' un collega con il quale per ragioni di lavoro sono in contatto da un considerevole lasso di tempo, ma con il quale comunico principalmente via mail.
Mi chiama per chiedere riscontri vari in merito ad una certa faccenda e bla bla bla...
Se non fosse che questo "bla" viene espresso, ogni volta, da una voce morbida e suadente, alla quale non ho ad oggi un viso da associare.
Non ci conosciamo di persona, e chissà se ci conosceremo mai.
Nonostante professionalmente abbia delle remore nei suoi confronti (il che si riverbera anche su un eventuale interesse a lui in quanto uomo, argomento troppo lungo da discuterne ora...), avendogli corretto degli errori di distrazione per mia estrema magnanimità, ha questa voce che lo salva in calcio d'angolo.
Potrebbe parlarmi di quello che gli pare.
Dirmi quello che gli pare.
Lo ascolterei con eguale piacere.
Lui naturalmente non lo sospetta minimamente.
Sono estremamente rigorosa e professionale, quando parliamo, e non posso essere diversamente.
Considerata la questione che mi ha posta oggi, al telefono, essendo rimasta assorta nella musica prodotta  dalla sua voce, ho dimenticato di dirgli la mia in proposito.
L'ho ricontattato via mail per precisarglielo.
Mi ha letta.
Non mi ha risposto.
Starà chiedendo in giro cosa avrò voluto dire e se la strada che gli ho prospettato è percorribile.
Domani credo lo chiamerò.
Non mi sentirei a posto con la coscienza a saperlo abbandonato a se stesso e ai suoi dubbi...

martedì 22 gennaio 2013

*GRANDINE*



Come se non fosse già stata abbastanza la neve.
Come se prima della neve non avessero avuto il loro peso le foglie cangianti sferzate dal vento autunnale.
E prima di loro la fine dell'estate.
Cinque mesi.
Come fosse ieri.
Eppure sono trascorsi anni.
Questa dilatazione spazio temporale, l'apertura di varchi su persistenti dimensioni parallele nelle quali mi rifugerei volentieri, integra sempre gli estremi di una fuga cui non posso integralmente cedere.
Ma dalla quale mi lascerei dolcemente assorbire.


La giornata di oggi è stata disastrosa.
Un delirio.
Ci mancava solo che mi cogliesse un fulmine!
Ma manca ancora un'ora e mezzo alla fine di questa giornata, ed è preferibile non sfidare il destino.

FORMA MENTIS


Quello che mi manca è una certa forma mentis.
Quel fare maleducato abbastanza diffuso, quella cafoneria che va tanto di moda.
Quell'offendere gratuitamente chiunque altro giusto per riempirsi la bocca.
Quel darsi un tono per nascondere l'assenza di personalità e di autorità.
Quel modo sostenuto di avere a che fare con chi usa cortesia e si rivolge in modo educato.
Quell'infierire colpi per godere della spendita di un potere che in questi termini nulla vale.

Certi giorni mi verrebbe da dare ragione a chi dice che in certi posti ci vorrebbe solo una bomba per polverizzare tutti i meccanismi corrotti e le persone che contribuiscono ad olearne gli ingranaggi e ad incancrenire il malessere generale.

COME FOSSE UN DIVIETO D'ACCESSO


Tutto quel rosso dovrebbe intimarmi uno stop.
Contravvengo alle norme sulla circolazione esistenziale, mea culpa.
Contravvengo alla grande.
Sono un esempio negativo.

Il rosso è un colore troppo invitante, non mi induce a desistenza.
Nulla.
Peggio che un toro davanti al telo rosso che gli ondeggia davanti temerario.
Di un rosso accecante.
Che probabilmente mi ha accecata.
E pazienza.

Quando arriva il verbale faccio ricorso.

domenica 20 gennaio 2013

DENSA DI PAROLE



Questo scrivere fitto e incessante è così strano.
La mia vita è divenuta densa di parole.

Ho voglia di uscire.
E ho voglia pure di restare a casa.
Ho voglia di chiacchierare.
Un po' di silenzio, però, perchè no.

"Ci facciamo una camminata? Ma piove?"
"A dirotto... però va bene, andiamo".
La mia accondiscendenza di fronte a certe proposte è disarmante.
Nel senso che proprio non mi viene di dir di no.
E poi perchè dovrei, se mi va?
Metto il giubbotto con il cappuccio, così non ho neanche l'impiccio dell'ombrello.
E poi, è così rilassante camminare sotto la pioggia quando fuori non c'è nessuno, e nonostante la neve sulle montagne fa più caldo fuori che in casa...
Sarà scirocco?
Sarò sciroccata io più del solito, ultimamente?


DI RIENTRI


In treno, un ragazzo ha cominciato a suonare la sua armonica a bocca.
Il rumore del vagone, lanciato a velocità sostenuta sui malconci binari, mescolato alla sua musica sottile, imprecisa e ondeggiante.

Il ragazzo che vendeva calzini ha improvvisato uno show garbato e pieno di ironia.
La tensione di tutti i viaggiatori del sabato si è sensibilmente allentata, fino a dissolversi in larghi sorrisi.
L'interesse distratto ai paesaggi solitari e bui al di là dei finestrini si è rivolto all'improvviso nei confronti della vita varia ed eventuale all'interno del vagone.

Eccolo lì, seduto di fronte a me, il prototipo dell'uomo sbagliato.
Quello che non dovrei nemmeno guardare, ma divoro con gli occhi non appena volge lo sguardo altrove.

Ho comprato un cappellino delizioso, oggi.
E dei guanti abbinati.
Roba che non avrei dovuto neanche guardare, ma che non c'ho pensato due volte a prendere.
E poi ho fatto spesa da Lush.
Una spesa che sarà difficilissimo smaltire integralmente da sola.

Mi domando quando riuscirò a smettere di aggiungere a dubbi altri dubbi, in questo tratteggio approssimativo della strada nuova da percorrere.
Mi domando se riuscirò a guadagnarmi l'opportunità di compiere la scelta giusta.
Qualunque essa dovesse essere.


venerdì 18 gennaio 2013

LA QUIETE PRIMA DELLA TEMPESTA


E' quel tipo di momento, ora.
Così quieto, immerso nel silenzio della notte, al quale ascende solo il fruscio rapido delle macchine sulla strada bagnata di pioggia.
Così carico di aspettative mal celate.
E di tensioni negative miste a tensioni ideali.
Eterno, nella sua estrema e maledetta brevità.

Il lavoro mi sta vampirizzando, ma non posso tirarmi indietro.
E' quello di cui ho bisogno ora, una scelta dalla quale non intendo demordere.
Un fine ed uno strumento allo stesso tempo.
Io amo questo schifo di professione che faccio.
Amo il modo in cui riesce a portare alla luce e spiegare la mia personalità, in cui riesce a darmi voce.
Amo osservare l'esperienza che matura giorno dopo giorno, certi progressi inimmaginabili che mi fanno sorridere come una stupida dinanzi a inanimati fogli di carta.
Le mie sudatissime carte!
Amo l'avere intrapreso questa competizione con me stessa, così dannatamente stimolante.
E per una che si è sempre defilata, a scuola, che non ha mai studiato più di tanto e talvolta null'altro se non  quello che le piacesse e non l'annoiasse, che non si è mai messa in mostra, timida (anche se nessuno adesso ci crede), tutto questo corrisponde ad una chance impensabile.

Nel giro di una manciata di ore mi aspettano degli incontri/scontri con gente spiacevole, scorretta, di basso livello.
Ritaglierò lo spazio di un caffè con un'amica, se tutto va bene, per alleggerire i nervi.
Rapida, però, perchè mi aspetta la seconda parte della giornata.
Che compenserà, con l'altissimo livello, la prima parte della medesima.

E sono ansiosa, ma curiosa di sapere come va a finire questo romanzo di cui mai come oggi mi sento l'indiscussa protagonista.
E allo stesso tempo mi sento come se galleggiassi su una barchetta di legno in balia delle onde.
Solida, ma pur sempre un gheriglio di noce rispetto all'enormità del mare.
In compagnia di una tigre che potrebbe sbranarmi da un momento all'altro, ma che nutro con amore, e nei cui occhi mi specchio.

E alla domanda se qualcuno mi abbia sabotato, sinora, so esattamente come rispondere.
Se qualcuno ha preso il meglio di me, sono l'unica responsabile.
E quel "meglio" non posso e non voglio chiederlo indietro.
E' stato ogni volta un dono che ho concesso a me stessa, più che ad altri.
Questo mi ricorda la sveglia che mi induce ad aprire gli occhi e catapultarmi nella giornata, ogni sacrosanta mattina.
E ciononostante, penso ancora di poter dare il meglio di me, di non averlo esaurito.
Ancora e ancora e ancora.
Finchè respiro.


mercoledì 16 gennaio 2013

LA LEGGEREZZA DI UN METALLO PESANTE...


... Di quelli che in proporzioni infinitesimali galleggiano nell'aria, e aderiscono al respiro, lo compenetrano, lo assorbono, lo sporcano.
E poi nulla.
Un pezzo nuovo.
Quello qui sotto.
L'avrei ascoltato volentieri stasera, mentre rientravo a casa, con la macchina che mi segnalava la probabile presenza di ghiaccio su strada.
Ha nevicato, oggi, e si sente.

Ma la neve, qui, non è esattamente tangibile, si osserva da lontano, è distante.
Anche se a dire il vero ho fatto un piccolo investimento, con i saldi, procacciandomi l'abbigliamento tecnico strettamente indispensabile e ripromettendomi di organizzarmi per andare in montagna prima della fine della stagione.
Chissà...

Il risultato della mia idiozia, quello, invece, è tangibilissimo e concreto.
Non mi aspettavo nulla.
Lo stesso nulla che è accaduto oggi.
In compenso mi sento più leggera.

Mi piacerebbe essere insensibile del tutto.
Non lo sono affatto.
E quando è così, come ci voglio mettere una pezza?
Ci sono cose che mi scivolano addosso.
Altre che invece aderiscono alla perfezione al mio corpo, e non posso scorticarmi viva per grattarle via dalla pelle.
Non voglio, neppure.

DACCI OGGI LA NOSTRA BISTECCA QUOTIDIANA...


Di salmone.
Crudo.
Dopo neanche un'ora di abbattimento.

Nella mia precedente vita, ero un orso che pescava salmoni nel fiume.
Non si spiega altrimenti.

L'IDIOZIA FATTA PERSONA


Mi piace cimentarmi in campi alternativi.
Tipo l'idiozia.
Ne esco campionessa, quando gareggio e mi ci metto d'impegno.

Tipo stasera, che ho vinto la medaglia d'oro all'idiozia.
Sto scendendo or ora dal podio.
'Na soddisfazione.


lunedì 14 gennaio 2013

Q.B.


Non mi piace rispondere in malo modo.
Non mi piace rendermi inutilmente sgradevole.
Eppure di fronte a certe affermazioni, o a certe domande di taluni, mi scappa dalla bocca esattamente ciò che penso.
Anche stasera.
Non ho sentito l'esigenza di mantenermi.
Perchè non ne ho ragione.
Le parole sono uscite misurate, poche, giuste.
Spontanee.
Perchè se c'è una cosa che non reggo più, tra le tante, è la pretesa di presentarsi con la faccia pulita a fronte di certi atteggiamenti tenuti, quel moralizzare a vuoto all'indirizzo del prossimo senza badare al proprio.


Ognuno di noi riesce a guardare a fatica al di là del proprio naso, me compresa.
Non pretendo di imporre i miei limiti al prossimo, nè di costringerlo a darmi ragione.
Non mi frega di essere adulata.
Ma sarò padrona di dire quel che penso, di non volere assistere agli shows altrui, quanto meno.
Di non voler indossare la maschera dell'ipocrisia a tutti i costi, visto che non serve, che non vi è alcuna necessità da ancorare a motivi di ordine superiore.
Sarò libera di non sentirmi obbligata a giustificare le mancanze degli altri, a prestare conforto o una comprensione che non provo, a tollerare di sentirmi dire tra le righe cose che non sono.

Che magari ho avuto fortuna.

E se la fortuna arride agli audaci d'accordo, mi sta bene vederla in questi termini.
Ma la mia fortuna, quella fortuna lì, io me la sono costruita e sudata.
E' questa la differenza che pesa cogliere.
E non vorrei essere costretta a ribadirlo.
E' facile giustificarsi tacciando gli altri per raccomandati e fortunati, anche quando, casomai, non sono nè l'uno nè l'altro.
C'è chi riesce perchè ci si impegna.
E l'impegno e la costanza non sono cose per tutti.
E sono fondamentali, più di quanto non si creda.
Più dell'avere un'intelligenza al di sopra della media.
O del credere di possederla.


EVERYBODY HERE...


Lontana, fingo un distacco che in realtà non mi appartiene.
Le mie mani fremono su ogni cosa che tocco, i tendini ed i nervi egualmente tesi.
I brividi scorrono rapidi sotto pelle, senza vie di fuga.
E questo dolore così inopportuno, che persiste in forma meno aggressiva di ieri, mi strazia silenzioso ed invisibile.

Ho fame.
Di quella fame che porta i crampi allo stomaco.
Di quella fame che ti induce a fare stronzate pur di saziarla.

RIMPIANTI, RIMORSI E ROBA SIMILE


Non ne ho, mi mancano.
Mi sono sempre lanciata.
Me la sono sempre rischiata, ogni volta che ho ritenuto ne valesse la pena.
Mi sono messa in gioco anche quando non avevo certezza di vincere.
Anche quando perdere significava pure rimetterci qualcosa.

E quindi l'ho fatto.
Ho mandato questo sms che era preferibile mi "cioncassi" le mani.
E punto.
E a capo.
Niente rimpianti, rimorsi, o roba del genere.
Guardo avanti, scruto la strada in salita sulla quale mi sto arrampicando, gli occhi fissi sui miei nuovi obiettivi.
Con tutta la tenacia e la testardaggine che mi animano.
E sorrido.
Spontaneamente.
Chè, se non lo sapesse qualcuno come sto, nessuno davvero si accorgerebbe di nulla.


Il dolore acuto di stamattina ha lasciato spazio a dolori muscolari diffusi.
Sto come se m'avessero menata!
E' anche vero che ieri ho fatto tutta una tirata, dalle 9.00 fino alle 20.00, in piedi, in piena attività.
Mi sono seduta solo quei dieci minuti che è passata a trovarmi un'amica, al sole, fuori al balcone.
Il grosso dei lavori è terminato.
Con una energica passata di bianco ho coperto tutti i muri.
Tabula rasa.
Il vecchio rimane un ricordo che semplicemente ispessisce il muro.
E così rimarrà, cristallizzato nei suoi difetti, sotto il pesante sipario del nuovo.
Cancellato, eppur sempre presente, in una casa che non gli appartiene.

E nonostante la stanchezza, il dolore, il timore e l'ansia, l'adrenalina non cede il passo, ma mi divora.
Anche adesso, che debbo costringermi ad andare a letto, perchè non ne sento l'esigenza.


domenica 13 gennaio 2013

TANTO MALE QUI


Stamattina, piegata in due dal dolore mi sono trascinata in cucina, poi in bagno, infine sul divano.
"E' appendicite", sentenzia madre.
Io non so nemmeno da che lato sta, l'appendice.
E no, non credo fosse quello, comunque.

Il dolore è pian piano regredito.
I pensieri, dai quali presumibilmente ha preso origine, no.
Quelli sono ancora lì.
Io sono ancora qui.
Nel posto sbagliato.
O nel posto giusto, ma con la testa sbagliata.

Vorrei dileguarmi, e invece devo rimanere concentrata.
Sono distratta, svogliata, non seguo i ragionamenti, non ascolto, volgo gli occhi altrove, non mi impegno su nulla.

Insofferente come mai.




giovedì 10 gennaio 2013

STAIRWAY TO...



Le farfalle svolazzano allegramente nello stomaco.
Sono carica di aspettative che a fatica cerco di contenere.
Sono prossima ad imboccare la mia nuova strada.
Una scala verso non so bene cosa, ancora.
In salita, di sicuro.
Dovessi salirci in ginocchio su quei maledetti gradini.

Ho paura di precipitare e sprofondare.
La paura fottuta di non farcela.
Di non essere all'altezza.
Di non essere in grado di emergere.
Di fare brutte figure.
Perchè la mia carriera è ancora in nuce, mi mancano ancora tante esperienze.
Ogni giorno cerco di debellare una piccola porzione di ignoranza.
E spesso dimentico, pure, e devo rinfrescare la memoria.
E sudo freddo, e l'ansia mi divora, e gestirla mi arreca nuova ansia.
E mi è uscito pure un cazzo di herpes sotto il labbro, proprio ora che devo essere in forma smagliante.
E mi sto facendo un mezzo pianto, ma non riesco a scaricarmi neanche così.

Domani è l'alba del mio duemilacredici.

mercoledì 9 gennaio 2013

.EDUCATA.MENTE.



Mancava solo l'egregio collega M. all'appello.
Che per "m" ci cominciano tante parole e non tutte belle.
Conto di mangiarmelo a colazione.
Ma so già che mi resterà indigesto per il resto del tempo.
Attenderò il momento finale della digestione per destinarlo alla giusta sede.


Apro fb e leggo scempiaggini varie ed eventuali.
Bah.
Davvero.
Gli amici stranieri scrivono cose decisamente più di livello, anche quando scherzano ed addirittura nei deliri di egocentrismo, per nulla paragonabili a quelli dei miei conterranei.
Sono pivelli, a confronto.
E li preferisco di gran lunga, anche se non lo sanno, insieme a pochissimi altri.


Stamattina a lavoro ho fatto il mio dovere.
E cazzeggiato, pure, quando ho finito.
E qualcuno si è deciso ad offrimi un caffè.
"Così ricambio il caffè che mi hai offerto la volta scorsa".
"A dire la verità non sono stata io ad offrirtelo, però grazie".
Ah, però!
Quanto gli sarà costato questo gesto?
Apprezzo l'iniziativa, comunque.
Mi fa quasi strano.
Ma di uno strano piacevole.
Sono presuntuosa se scrivo che me l'aspettavo, che era nell'aria?
Però magari mi sbaglio...
Sarà che mi scoccia filtrare le cose, interpretarle.
Mi piacciono dirette, spontanee.
Mi piace chi si lancia e prova a tenermi testa.
Ad armi pari.


martedì 8 gennaio 2013

OLIVE SPACCATE SOTT'OLIO


Sul pane arrostito al camino.
Che goduria!
E purtroppo manca la foto perchè il passo dal piatto alla bocca è stato talmente rapido e precipitoso...

MA C. E' ARRABBIATA CON ME, PER CASO?


No, figurati.
Non è successo nulla.
Non rispondo al telefono perchè l'ho buttato.
Anzi, no.
Non rispondo perchè sto troppo impegnata a farmi i cazzi miei.

Mica perchè ne ho le palle piene di certe stronzate.


lunedì 7 gennaio 2013

SPUTTANARSI


Io quando mi sputtano mica faccio ridere.
Faccio tenerezza.
E non arrivo a capirne il perchè.

Vorrei chiudere il maledettissimo canale della telepatia e delle connessioni varie.
Vorrei strozzare il flusso dei pensieri, condurlo in un vicolo cieco e soffocarlo, e invece è sospeso in un senso alternato ad alto scorrimento.
Con me che mi ostino a prendere i sensi unici.

ANSIA DA PRESTAZIONE


... aiutoaiutoaiuto...
Manca poco.
... aiutoaiutoaiuto...
Perchè diamine mi sono cacciata in questa cosa...
... aiutoaiutoaiuto...
Chissà cosa mi aspetta...
... aiutoaiutoaiuto...
C., per la miseria, ma come ti è venuto!
... aiutoaiutoaiuto...
... Aiuto...

ZERO


E' quello che ho imparato ad aspettarmi dagli altri.
I miei "no", me ne rendo conto, destano sorpresa, oggi.
Abituati com'erano alla mia disponibilità, così scontata, di ieri.
E sotto le trascorse vacanze ho avuto modo di elargirne più d'uno, di no.
Credo di avere imparato qualcosa, sotto questo profilo.

Il genere di comprensione che si chiede e spesso si pretende non corrisponde mai esattamente a quella che si offre.
Io la risposta a certe domande di qualcuno ce l'ho eccome, ma me la risparmio per decenza.
Come magari qualcuno la risparmia a me.
E' questione di punti di vista, in fondo.

Sono abituata a non sottovalutare mai il valore delle persone, ma sempre la cattiveria.
Soprattutto quella gratuita.
Quella che non discende dalla distrazione, dalla negligenza, ma dall'intenzione.
La cattiveria dolosa, quella senza attenuante alcuna.
Ancora non ho imparato bene come gestire questa cosa.

Eccola qui, la differenza.
Tangibile, visibile, ovvia.
Io se debbo fare qualcosa per pura cattiveria piuttosto mi astengo.
Anche perchè non serve infierire in alcun modo su chi già da solo è causa dei propri mali.


domenica 6 gennaio 2013

SORPRESE


Ero di umore pessimo, i giorni passati.
Volevo volare via, anche solo per un paio di giorni.
Volevo perdermi, il tempo di un attimo.
Volevo stare sola.

Alla fine mi sono decisa a stare con chi solo mi andava di stare.
E questo mi ha evitato di commettere certe sciocchezze, pure, lo ammetto.
Ho una folla di pensieri deliranti nella testa, che spingono forte contro le transenne di protezione che mi sono imposta.




E' stata una corsa ad ostacoli, questo periodo natalizio, ho tenuto a freno il cuore per evitare che sgattaiolasse via e gli venisse un accidenti.
O che venisse a me.
In compenso ho rimediato l'ennesima influenza della stagione.
Posso farne una collezione, ora, catalogando per sintomi e postumi tutti i malanni di cui sono stata vittima e artefice.

In genere le sorprese le faccio, non ne sono mai la destinataria.
E riconosco che per sorprendermi ce ne vuole.
Mi stranisco, non so gestirle le sorprese... mi emozionano tanto, mi imbarazzano.
Perchè mi scaldano il cuore, e mi sento grata dell'affetto di chi mi vuol bene.

E poi...
Certi sms.
Inviati 4 minuti dopo lo scoccare della mezzanotte.
Conosco perfettamente il processo mentale che ha condotto al dispendio di quella manciata di minuti.
Che mettersi in gioco è difficile, che rischiarsela non è da tutti.
Che molti si limitano a far finta di provarci, desistendo in principio da ogni proposito di cambiamento come fosse solo un rischio, non valutando la contropartita dell'opportunità che ne deriva, sempre.
Che il tempo trascorso è andato, e l'unico tempo di cui si dispone è coniugato al futuro prossimo.
E anche remoto, se si ha fortuna.





venerdì 4 gennaio 2013

APPARTENERSI


Con il romanticismo spiccio non vado granchè d'accordo.
Mi commuovono delle cose che a dirle ad alta voce farebbero ridere i più.
Tant'è!

E' da un po' che non riesco a guardare i miei rapporti con il prossimo sotto il profilo dell'appartenenza, quanto piuttosto sotto quello della connessione.
Una connessione che a dirla tutta travalica ogni confine.
E non è tanto per dire, è sul serio così.
Da preocupparcisivi.

No, niente.
E' l'influenza.
Quando sto male stabilisco connessioni anomale con il mondo che mi circonda.
Anche quello parallelo.
Il lavoro, e la scrittura naturalmente, non ne vanno esenti.
La tachipirina mi dopa.
Sarà che l'ho innaffiata con un goccetto di rosso.
E cavolo, sto male, qualcosa me lo devo pure concedere!
Un contentino innocuo, almeno, mentre diserto certi appuntamenti, quelli cui tengo in pari misura a quelli cui non tengo per nulla.

E quindi agonizzo così, con la coperta addosso e la bocca aperta nell'affannosa ricerca di ossigeno, al termine di una giornata in cui sono andata al lavoro solo per tornare a casa dopo un'ora circa più o meno sana e salva.
Ho anche preso un semaforo... beh, non serve specificare di che colore.
Diamine, me ne sono accorta mentre passavo.
Maledetta influenza, maledettissima!
Ma non mi avrai!
Non cadrò!
Proprio questo week end.
Che ti pareva che non dovevo avere la zavorra...

Vabbè, mi ha sempre portato un po' fortuna, l'influenza.
Ho sempre fatto ottimi incontri.
Mi dà un'aria strafottente ancora più del solito.
E mi toglie il sorriso.
Questa cosa, lo so per certo, mi dà fascino.

No, sto scherzando.
Sono sempre le connessioni con la realtà parallela.
E questo è un delirio.
E' l'assenza di ossigeno al cervello.
Tra poco svengo sulla tastiera.

Quando arriva l'alba?



SALE NERO



A volte le persone insistono a vedere di noi quello che vogliono, ingabbiandoci in definizioni sterili.
Anche se non corrispondono alla realtà.
Si soffermano ciecamente sul candore del sale, finendo per escludere a priori la possibilità che possa essere anche blu, rosa...
O nero.

Altre volte, invece, degli sconosciuti colgono al volo in pochi attimi cose che sfuggono a chiunque ci circondi.
Certi incontri non avvengono a caso.
E gli ultimi viaggi in solitaria dell'anno che si è appena chiuso, tutte le persone che ho incontrato, certe chiacchierate profetiche, le lacrime versate, le emozioni folli, sono lì a testimoniare tutto questo.

Quando si decide di partire bisogna mettere a conto anche di poter decidere di non tornare.
Ed io sono stata tentata più volte di non tornare.
Il modo giusto, però, non è disertare l'appuntamento con il viaggio di ritorno, ma raccogliere tutto il fegato che si ha e fare un biglietto di sola andata.
E non da principiante, ma da professionista.
E' questa la mia scommessa.

giovedì 3 gennaio 2013

VERITA' PRESUNTE E MALCELATE


Sono convinta che, nella maggior parte dei casi, certe notizie che giungono alle nostre orecchie siano tentativi maldestri e talvolta ben costruiti di celare la realtà delle cose.
La verità intrinseca dei meccanismi che operano ad alti livelli ci sfugge.
Regimi, anche insospettabili, che hanno potere di vita e di morte sui propri sudditi e lo esercitano regolarmente come fosse il più alto dei diritti.
Inversioni di rotta clamorose e destituite di qualsivoglia ragione e ragionevolezza.
Crisi economiche, scelte politiche, ideologie venerate religiosamente come idoli posticci di un dio che non esiste.
E' questo, in definitiva, a lasciarmi interdetta.
Tutto quello che scorre davanti ai miei occhi, l'unico filtro di cui dispongo, è talmente complesso da lasciarmi completamente senza parole.
Per non dire senza fiato.
Sarà anche per questo che ho desistito da un bel po' dal trattare nel blog di notizie di attualità ampiamente battute dai media e da coloro che asseriscono di fare satira, o di ironizzare sui tempi moderni che corrono, ormai colmi di retorica.
Una retorica che affligge commentati e commentatori in egual modo.
Ed anche tormentoni vari ai quali, data la lontananza dalle trasmissioni televisive, non riesco ad appassionarmi.
Neanche scorgere la parola "rivoluzione" sussurrata a sproposito in certe bocche mi scuote più.
Attendo l'originalità che manca, e che mancando consente alla giostra di continuare a girare.
Sono un animale talmente sociale che rifuggo l'aggregazione pretestuosa che si crea attorno alla superficie emersa delle verità che giacciono sul fondo.

martedì 1 gennaio 2013

LA NOTTE E' PRELUDIO DELL'ALBA


Ho brindato con amici di vecchia data, nel freddo della notte, illuminato dai fuochi d'artificio e dalla vita riversatasi in strada.
Quello che importa, ora, è andare avanti sulla strada intrapresa.
In continuità con l'anno vecchio, senza rotture eclatanti, recuperando un po' dell'ottimismo che non ho e godendo del sorriso di chi mi circonda, della presenza di chi mi è caro.
Mettendo da parte i sentimenti negativi e concentrandomi su tutto quanto di buono ho ottenuto finora.
Che non è poco, mi sento una privilegiata, a conti fatti.
Le mie insoddisfazioni, la mia inquietudine, sono un carburante necessario.
E tali continueranno ad essere, ancora.