martedì 29 aprile 2014

UN SORSO D'ACQUA

Al bar della stazione, il treno in procinto di arrivare, mi sono fermata a fare colazione. Del resto sono partita stamattina all'alba senza nemmeno prendere un caffé. Con il freddo addosso, stavo lì rannicchiata in attesa del caffé. Il barista ha provato a strapparmi un sprriso. Avevo l'auricolare con la musica, ho sorriso per educazione. Ho chiesto un sorso d'acqua, chè lá non si usa fare le cose sistemate come a Napoli, e mi ha messo davanti un bicchierino da limoncello, amaro, o quel che é. L'ho afferrato al volo mentre lo posava sul bancone. Basta. Ora basta con queste cose ridicole. Quando prendo il caffé ci voglio l'acqua vicino. E un bel bicchiere, non 'ste cose che non ci si sciacqua la bocca a nemmeno una formica! Al di lá di questi inconvenienti legati all'arretratezza culturale di certe zone d'Italia, recidiva come mai ho mandato un messaggio. Ero lí annoiata sul binario... E ho ricevuto un invito per pranzo. Ora. Cioé, tra 5 minuti. Ed io ho appena messo piede a casa. Ho gli occhi che mi si chiudono dalla stanchezza. Dovrei cambiare le calze, si sono bucate nel viaggio. E magari pettinare i capelli. Magari truccarmi, cambiare giacca... Credo mi riposeró finché non arriva sotto casa. Lo so. Queste cose non si fanno. Dovrei prepararmi, ma non ho genio. Forse era meglio continuare ad annoiarmi sul binario. Mannaggia a me!

domenica 27 aprile 2014

PERSA DI VISTA

La sensazione, in questo esatto momento, è proprio questa. Mi sono persa di vista, butto un occhio in ogni dove per cercarmi. Non mi trovo. Non ricordo l'ultima volta che mi sono guardata negli occhi allo specchio. Mi ci sono affacciata per truccarmi, per abbinare giacche, pantaloni, vestiti e scarpe. Sono distratta in una dimensione che non esiste, ma che al momento mi definisce. Ho un paio di cose che mi stanno logorando, e non posso porvi rimedio. Finchè non le sistemo, sento di trascinarmi come un'ombra in una caverna buia. Sto sprecando questi giorni di festa a ritirarmi in me stessa. Potrei invitare qualcuno per cena, ma non ho voglia di cucinare per nessuno. Non ho voglia di parlare, e questa cosa salta subito all'occhio. E non mi va. Non ho voglia di parlarne con nessuno. Ho ascoltato i problemi di tutti, ultimamente. Sono distante. Non partecipo. Qualcuno non mi chiede, ma sa. Chiedere significa invadere, certe volte. E chi mi conosce sa che non sopporto l'invadenza, con la mia etichetta da "uomo d'altri tempi" che sontuosamente stona con il fatto che io sia donna e viva, pare, nel 2014. Insomma, il solito cane che si morde la coda. Se non fosse che sono una gattofila accanita. L'ennesimo controsenso. Come tutto ció di cui scrivo. La mia vita, nulla di piú, sicuramente molto meno di tutto quel che é. Stavo guardando delle foto recenti messe su fb. Sono stata ritratta solo in una di queste, nella penombra, mentre gli altri soggetti sono sotto la luce sparata. Nemmeno sorrido poi tanto. Ma riesco a guardarmi negli occhi, che mi puntano dallo schermo e mi chiedono qualcosa di preciso. Questioni alle quali solo io posso e devo rispondere. Ci vuole tempo. É fisiologico. Non ho mai pensato di avere la serenitá a portata di mano. E mentre ne scrivo mi ritrovo piú leggera. Mi viene quasi da sorridere. Alla fine questo malessere passerá, come é passato tante altre volte. Continuo a mantenere un basso profilo, non mi importa di stare un po' in ombra. Non ho fisime da prima donna. Sono quella che sono. E questo lo tengo sempre presente.

sabato 26 aprile 2014

ENTRATE ED USCITE DI SCENA

Per la sera del 25 avevo raccolto, nelle ultime settimane, una serie di inviti per attività varie ed eventuali. Ho declinato diversi di questi, perché nei giorni passati il mio umore ha raggiunto livelli estremamente bassi, e ho prediletto spudoratamente la solitudine ad ogni genere di compagnia. Ho fatto in modo di ritrarmi dignitosamente da un evento al quale avevo detto che avrei partecipato. Sono stata di un'abilitâ tale che mi sono sentita quasi chiedere scusa. Non é da me manipolare le persone: mi sono sentita una merdina! Davvero non ce la facevo, mi sentivo ai minimi termini, non sarei stata di compagnia. Mi sono chiusa nella mia casina vintage tutto il giorno, evitando di confermare altri impegni. La linea che ad un certo punto si é completamente eclissata mi ha senza dubbio agevolata. Il telefono é stato completamente muto per un bel po', il tempo necessario a far mente locale su un paio di cose. Ancora sporca di pittura - non sia mai detto che stare a casa coincida con il poltrire - ho realizzato che se proprio dovevo uscire dovevo prendere una posizione. Nel giro di dieci minuti mi sono attivata e ripulita. Ho mandato un sms per avvertire che sarei passata, ma solo per un saluto. Sapevo chi avrei trovato, ed era lí, infatti. Sono scesa dalla macchina ostentando una sicurezza furiosa, la falcata decisa, ogni tensione sciolta dal lavoro manuale della giornata. Sono entrata, ho salutato, l'ho salutato, sono andata immediatamente oltre per salutare tutti gli altri. Che colpa ne ho se conosco tanta gente? Ha tentato di avvicinarsi, ma invano. Hp sorseggiato il mio vino sotto lo sguardo intenso e fisso. Ho fatto conversazione, prediligendo la compagnia di pochi intimi. Mi sono sentita scrutare per tutto il tempo. Fin sotto la suola delle scarpe. Dopo poco, ho avviato il ciclo di saluti, ho afferrato la borsa e ho puntato verso la macchina, con i piedi leggeri, ma bien piantati per terra, come mi disse qualcuno. Ho sentito vibrare il cellulare. Entrata in macchina ho letto il messaggio. Ho declinato il gentile invito che proprio non é riuscito a mantenersi. Tanto si meritava. Del resto, se non é chiaro quanto sia poco avvezza a certi giochi, quanto sia distante da certi copioni e dinamiche, non posso farmene un cruccio. Lo ammetto, sono andata proprio perché sapevo di trovarlo lí. Sapevo che avrebbe avuto la tentazione di far qualcosa. È stata una soddisfazione. Ed allo stesso tempomi sento seccata. Questa non sono io. Non me ne frega nulla dei giochi da quattro soldi, delle soddisfazioni da poco. E anche i messaggi... Mi sono tendenzialmente rotta. Quando non c'era tutta questa tecnologia ci si guardava in faccia, ci si parlava. Ci si telefonava. Ed é una cosa magnifica sentire la voce di una persona mentre ti propone qualcosa, o ti dice, in generale qualcosa. I messaggini vanno bene per questioni minime, logistiche. Non possono sostituire la presenza, la voce. È da folli pensare che ci sia un risparmio o che sia normale cosí. E quindi credo che alla fine dei conti dovrei evitare i messaggini anche io. O limitarli. Chè tante volte sono pure soggetti ad interpretazioni improprie.

mercoledì 23 aprile 2014

L'ACCONCIA FATTI

La definizione letteraria per eccellenza, della mia professione, ve la risparmio. Non fosse che non mi ci riconosco personalmente, salvo riconoscervi parecchi dei miei colleghi. Io sono una testa d'ariete. Non azzecco fatti, ma li aggiusto. A piacere mio. Secondo il mio personalissimo senso della giustizia. E qui mi sto svelando. Comunque, autoritaria come mai (leggasi cagacazzi all'ennesima potenza), mi sono cimentata nella risoluzione di annosa controversia. Nel giro di qualche giorno, che ha coinciso con le vacanze pasquali, ho intimato in pubblica piazza al tipo che mi stava creando rogne da almeno tre generazioni, la mia compresa, di attenersi alle mie richieste. L'ha fatto. L'ha fatto, diamine! E l'ho anche ringraziato. Non che gli fossero dovuti ringraziamenti, ma esser figlia di buona donna, all'occotrrenza, non vuol dire che non sia anche signora, piú che altro in onore e nel rispetto di mia nonna che era una testa calda come me, ma sempre una gran signora. Il prossimo step riguarda altro disastro che non trova soluzione da generazioni. Volete la guerra, eccomi. Per i ponti che stanno per arrivare avró un bel po' di cose da fare.

L'ETA` E LA RETICENZA

Non chiedo, se non raramente, ad un uomo, quanti anni abbia. Considerato che i miei trenta e passa anni vengono spesso confusi con venti anni e qualcosa, fino a scene paradossali in cui mi ritrovo a dover precisare che no, non sono minorenne, dovrei quanto meno essete comprensiva in caso di equivoci. Epperó comprensiva un par di ciufoli, certe volte! Pensavamo entrambi di essere piú o meno coetanei, quando ci siamo conosciuti. La differenza d'etá é davvero consistente. E non so fino a che punto razionalizzare, fino a che punto spingermi. Ci siamo visti stanotte, lui stava rientrando da lavoro, mi ha proposto un cornetto. Ero appena tornata a casa, ho acconsentito alla proposta e gli ho detto di passare a casa mia. Le solite chiacchiere, il solito fumo di sigarette... Mi osservava silenzioso, con la testa leggermente reclinata, gli occhi limpidi del colore cangiante del mare immerso nel sole. Le occhiaie. Stanco e sporco di lavoro. Adoro le occhiaie. I capelli al naturale, un po' spettinati. Mi piace la gente che lavora. Mi sono ritrovata ad osservarlo, ad un certo punto, mentre, assorto, cercava una cosa da farmi vedere sul cellulare. Ho lasciato cadere la sigaretta tra le dita, maldestra, e l'ho recuperata al volo con l'altra mano. Per fortuna non mi sono bruciata, avrei urlato, si sarebbe reso conto della mia stupiditá. In silenzio e con destrezza ho riportato la sigaretta alle labbra, mentre alzava lo sguardo su di me. La differenza d'etá resta notevole. E porca miseria, è davvero tanto carino. Una personalitá definita, un bel carattere. E quegli occhi color acqua di mare...

domenica 20 aprile 2014

MOLLA TUTTO PER ME

La pretesa che si legge tra le righe è esattamente questa. Mi sono sentita riprendere, perché troppo impegnata. L'ultima é che ho troppi amici. Davvero l'ultima perchè non ho intenzione di sentire altro. La cosa sconcertante é che a dirmi queste cose non é un fidanzato. Non é un amante. Non mi ci sono nemmeno sfiorata con questo. Non un bacio. Non una provocazione da parte mia. Allusioni zero. Ci sono uscita poco piú di un paio di volte. L'istinto era stato chiaro fin da principio. Ci sono uscita per curiositá, un po' per noia forse, un po' perché volevo mettermi in gioco. Alla fine mi sono solo rotta i coglioni. Oltre a sentire rimarcare cose che non stanno nè in cielo né in terra. Scusa, allora, se ho una vita, degli impegni, degli amici, una storia che nemmeno conosci sul groppone. Scusa se non mollo tutto per l'urgenza di frequentarti. Scusa se non appendo i miei amici per trascorrere una serata asessuata con te che sei impacciato e non hai idea di dove mettere mano. Scusa se queste cose mi annoiano profondamente e mi portano a voltare pagine senza esitazione. Senza rancore, pure, perché 'sti cazzi, ognuno è fatto a modo suo. Ed io e te siamo mondi a parte, anche se ti ostini a non volerne prendere coscienza. Puoi fingere di essere di mentalitá aperta, ma non hai a che fare con una novellina che non ha visto nulla del mondo. Puoi vestire i panni della persona alla mano, ma si nota a colpo d'occhio la presunzione e la pretesa di far colpo con cose di cui non sei buono nemmeno a riempirti la bocca. Scusa se non abbocco e questa cosa mortifica il tuo ego. Si vede da come mangi. I miei amici hanno riso di questa cosa quando ho detto loro che mi infastidiva. Ebbene no. Ho centrato in pieno il bersaglio. Un ragazzino cresciuto. Uno che si perde in un bicchiere d'acqua. Inutilmente problematico. Ed io cerco un uomo che mi semplifichi la vita e mi lasci libera di essere come sono, senza ingerire nelle mie cose. Potevo fingere che mi stesse bene. Potevo far tacere l'intuito e l'intelligenza e lasciarmi convincere che questo modo di comportarsi fosse indice di un interesse notevole. Una gelosia o qualcosa di molto simile (possessivitá, in realtá). Un certo tipo di atteggiamento a me pare solo inutilmente morboso. Oltre che deleterio. Ad oggi non mi sento di mollare nulla per nessuno. Io non mollo me stessa per nessuno. Non intendo mollare i miei interessi né i miei amici. E per cosa poi? Qui di passioni travolgenti nemmeno l'ombra. Stasera ho organizzato una cenetta romantica con un'amica per smaltire il vino che mi ha portato uno e i dolci che mi ha portato l'altro. Ho preparato bucatini con capperi e alici, spolverati con pangrattato tostato e debitamente insaporito. Ricetta riadattata, carpita ad una tradizione che mi é appartenuta per un bel po' di tempo. Sono rientrata a casa, stasera, e la vista è stata accolta dai piccoli pezzi unici venuti fuori dalla sessione di bricolage cui mi sono dedicata oggi. Una soddisfazione come poche. Se nella pittura mi cimento con risultati davvero scarsi, la composizione dei materiali in genere e la scultura li trovo particolarmente accattivanti. Il legno è decisamente la mia materia. La stoffa richiede una pazienza e una precisione che ritengo costrittive. Sto divagando. Scrivere é l'altra forma di espressione che ultimamente mi assorbe. Rientro a casa, di notte, e scriverei un libro. Ogni giorno mi accade un piccolo romanzo da scrivere che invece appunto nei tratti salienti. Forse fa parte del gioco. Un gioco ricco di personaggi, ma nel quale resto io a dominare la scena. In preda a milioni di emozioni che si insinuano nelle pieghe del viso e gestiscono il movimento dei muscoli fin nella piú piccola ruga di espressione. Ho voglia di scrivere ancora e ancora, ma gli occhi si chiudono, ed i pensieri cominciano a sfuggirmi di mano. Maggio è vicino ed io sono inerme. Vigile. Attiva. Viva. Meno pessimista di quanto sia mai stata.

venerdì 18 aprile 2014

LA DONNA DELLA FUGA

Doveva essere una serata tra donne. Poteva essere una magnifica, rilassante occasione per aggiornarsi sulle rispettive novitá. Un momento di innocente e liberatorio pettegolezzo. E invece no. Sono stata fraintesa e la serata, cosí come era stata programmata, é andata a monte. Ho dovuto riprogrammare tutto alla luce dell'ingerenza dell'ultimo minuto. Una sorta di piccola imposizione. Che mi dispiace anche chiamarla così, ma non é nulla di diverso. Certe situazioni mi creano ansia. Ed io ho chiari problemi di gestione dell'ansia. Questo tipo di ansia. L'istinto si é attaccato come un bambino dispettoso alla fune della campana della chiesetta del silente paese. Da sopra la collina il suono, distinto e metallico, riecheggia fino a valle. Fino al mare. E non si disperde tra i flutti. Il din don privo di armonia viene di nuovo sospinto sulla spiaggia, confinato nell'oblio costante del bagnasciuga. Mi propongono la fuga. Tutti. Sono la donna delle realtá estemporanee. Quella con la quale si medita, a sua insaputa, di sparire dal mondo. Senza considerare che non c'é nulla, per quanto doloroso, cui vorrei essere strappata, in questo momento. Colleziono appuntamenti in capo al mondo a go go. Istantanee di vita, che non mi appartiene e non voglio, riflesse nelle pupille dilatate di sognatori senza speranza. Io non voglio fuggire da nessuna parte. Non voglio essere io stessa strumentalizzata ed assurgere a via di fuga. Manca il corollario della scelta. La geografia delle emozioni forti. Le mie, che ben conosco. Manca tutto. Manco io, che mi sottraggo ai progetti indaffarati di chi è convinto di avere capito cose che non sa, che io non so, che nessuno sa. Non voglio fuggire. Voglio stare piantonata qui, attaccata a questa insulsa radice, darle l'acqua che mi richiede. Voglio soddisfare la mia sete. La ricerca dell'acqua mi fará scavare ancora a fondo, ma cazzo una vena nel sottosuolo sono destinata prima o poi a trovarla.

mercoledì 16 aprile 2014

L`ESPERIENZA INSEGNA

"Ti sei offesa?" Ecco, se fossi la bambina che presumibilmente appaio, l'ipotesi poteva essere ragionevolmente formulata. Se fossi la donnicciola che non sono, avrei forse dovuto rispondere un no che significa si, ovvero sciorinare l'elenco dei punti sui quali ti sei perso. Essendo quella che sono, nel bene e nel male, ho risposto onestamente che la vicenda mi ha alquanto seccata. Nulla di insopportabile. Non accuso la necessitá di legarmela al dito. É una fesseria. Capisco che il malinteso che si è verificato è ascrivibile a fatti ben precisi. Tra i due, chi sotto un certo punto di vista ha maturato più esperienze sono io. Il che di per sè mi mette anche abbastanza a disagio. Da qui, peró a tentare di girare la frittata mi pare un passo avventato. Bastava dire semplicemente "mi dispiace, mi sono mosso male". Non c'è nulla di cui vergognarsi. Basta prendere atto di certe cose. Nel gioco delle parole, poi, mi sembrava ovvio non potessi vincere. Se mi giri la frittata te la brucio in un secondo...

INAPPETENZA

La ragione prima per cui mangiare e bere mi sono quasi del tutto indifferenti, ultimamente, è da collocarsi nell'ambito delle vicissitudini subite sotto il profilo della salute. Se non muoio da qui a qualche giorno, posso ritenermi sulla via della guarigione. La psico-somatizzazione, che pure incombe significativamente sui miei recenti giorni, è solo una parte del tutto. L'inappetenza piú grande non riguarda il cibo, peró, nè l'amato vino. Riguarda il campo delle relazioni. Non ho testa per intraprendere nulla. Sono inappetente anche di fronte a situazioni appetitose. Nulla. Non mi viene nemmeno l'acquolina in bocca. Uno straccio di fantasia. Un accidenti di niente. Sto aspettando che arrivi maggio, in tutto questo. E questa cosa da sola spiega tutto il resto. Non ho voglia di cimentarmi in cose nuove. Molti copioni sono giá scritti. Molti personaggi sono giá stati debitamente assegnati illo tempore, ragione per cui le nuove assegnazioni mi mettono davanti brutte copie, duplicati miseri degli originali quasi perfetti. O quanto meno cristallizzati nella perfezione del momento nel quale hanno vissuto. Non saprei dire... E continuerei a scrivere ad oltranza stasera, se non fosse così complicato farlo dalla tastiera del cellulare. Se non fosse snervante correggere gli stupidi errori di battitura, in questa lettura metaforica che cela la scrittura nel momento stesso in cui la componi, lasciandola appena intravvedere quando è ormai diventata roba passata. Il passato ha un gusto così dolce. Nulla di aderente alla realtá, ma così ben costruito nella mente da apparire piú vero di quanto non sia. Vorrei soffiare via la nostalgia. Dovrei soffiar via anche la felicitá, peró, che la segue da vicino. E quella non è frutto di fantasia e aderisce perfettamente alla realtá. E come si fa ad assaporare una sensazione così disarmante, pretendendo poi di accontentarsi di qualcosa di meno?!

lunedì 14 aprile 2014

VIRUS MALEDETTI

Entro nel locale, sorrido ad un amico vicino la porta e gli faccio un cenno di saluto, quando un altro al volo mi aggancia e mi dice "e a me? Non mi saluti?". Gli dico ciao. Lo conosco. Gli chiedo come sta. Rimane perplesso. Si riavvicina in seconda battuta, mi chiede se ci conosciamo, e come. Gli rinfresco la memoria. Dice di ricordarsi di me per altri motivi. Quali?! Che qua tante volte uno fa cose che poi si dimentica e per così poco finisce in mezzo a 'na strada... Mi risponde che mi conosce perché mi ha notata in giro, o una roba del genere. "Ti sto facendo un complimento..." Ah vabbé... Mi chiede se so quanti anni ha. Appartiene alla fascia dei "ventenni d'oggi", neanche a dirlo. Io ne ho qualcuno di piú. "E che fa... Te li porti benissimo, non l'avrei mai detto!" La provvidenza mi ha trascinata via dal locale con un'ottima scusa. Mi sono sentita così male che mi hanno dovuta riaccompagnare a casa. Lui, porello, non c'entra nulla. Mentre andavo via piegata quasi in due, ha detto che mi avrebbe cercata. Mi ha trovata prima il virus maledetto.

giovedì 10 aprile 2014

IO INIBISCO...

Ha portato una bottiglia di vino pregiato che non abbiamo bevuto. L'ho notato solo dopo che é andato via. Mi ha scritto che in sostanza gli piaccio, ma ho questa assurda capacitá di inibire anche gli uomini piú coraggiosi. Alzo barricate che nemmeno in tempo di guerra. Piego chiunque. Io inibisco. E mi ritrovi a fare la parte del gatto col topo che tanto disprezzo. Fanculo, io non voglio essere così autoritaria. E fanculo di nuovo, non riesco a far pace con questo lato di me che fatico a gestire. Vorrei una cosa semplice, per una volta. Vorrei non capirci nulla. E invece ci capisco troppo e mi perdo nella razionalitá. Gli ho risposto una cosa atroce che fossi in lui mi toglierei la parola. La veritá è che sono profondamente imbarazzata. Profondamente. E poi dicono che la solitudine non é una scelta... Ah no? E cos'è allora? Bah... Io sragiono, per questo inibisco.

mercoledì 9 aprile 2014

MILIONI DI COSE



Il sunto è che non ho voglia di far nulla.
Ho solo questo dannatissimo cuore che mi balla nel petto per cose alle quali dovrebbe essere indifferente.
"E statti fermo", gli dico.
"Non te move", mi ci incazzo.
Niente.
Balla.
Piroette comprese.
Maledizione...

Vorrei essere l'opportunista che non sono.
Ecco, l'ho detto.
Vorrei approfittare a mani basse invece di ritrarmi dignitosamente.
Invece di farmi gli scrupoli.
Da dove cazzo mi vengono poi tutti 'sti scrupoli?



martedì 8 aprile 2014

VEDIAMOCI DA ME

Ho ceduto.
Alla fine abbiamo bevuto una cosa da me.
Abbiamo chiacchierato di tutto un po' fino a poco fa.
É stato carino, come al solito.
Mi sono fatta trovare vestita comoda.

Scalza.

Senza trucco.
Non ha fatto una piega. Continua a stare al gioco. Non ha tentato approcci.
Non abbiamo ben capito dove vogliamo andare a parare. Io almeno, non lo so...
Mi sono aperta, ma nell'apertura ho messo una distanza. Forse piú d'una. E la abbatterei, ma qualcosa mi trattiene.

L'istinto non é convinto. Mi lancia segnali contraddittori che non riesco esattamente a decifrare.

Mi pare di vivere in una scatola di rebus. Solo che le immagini da giocare e interpretare sono persone reali. E la realtá di questo rebus non capisco esattamente su quale piano riposa. Non riesco a capire bene. Mi manca qualcosa. Qualcosa che faccia quadrare il tutto. Perchè manca.

Ho la sensazione aberrante che manchi l'essenziale.

E per questa ragione non riesco a sbilanciarmi. Mi lancio e mi ritraggo. Non voglio arrivare al dunque. Alle implicazioni del dunque. Al dopo che si fa. Al quindi ci rivediamo.

La libertá è una croce. Alla quale mi sto crocifiggendo, lo so.
Solo che non capisco esattamente perchè.
E quando comincio a rispondermi esce fuori la parte vigliacca di me. Quella che rifiuta di capire come stanno le cose. Quella che non si fa capace del fatto che ogni tanto bisogna piegarsi. Quella che sa che se cede si spezza.

E se me spezzo n'altra volta non è cosa. Anche perchè m'é avanzato brufen e arvenum e spero di non rivederli per un bel pezzo. Diciamo pure mai piú. Vado a masticare una pasticca di calcio. Sperando non mi vengano i calcoli che ho letto nelle controindicazioni...

lunedì 7 aprile 2014

A MONTARSI LA TESTA E' UN ATTIMO



Sono incappata in una vicenda davvero spiacevole con un'amica di amici.
Veniva da una situazione abbastanza scomoda, per come ce l'ha raccontata in prima battuta.
Neanche a dirlo, si è poi lasciata scappare di bocca, di recente, una versione appena appena differente...
Comunque, per solidarietà femminile, per gentilezza, per quello che volete voi, io ed un'altra amica l'abbiamo accolta, circa un paio di mesi fa, nel nostro gruppo di amici, coinvolgendola in iniziative varie.

Il risultato è che si è montata del tutto la testa.
E' in preda a forti deliri di onnipotenza.
E non contenta, ha messo in fortissima difficoltà me e la mia amica con altre persone, per il mero gusto di darsi un tono e perchè l'invadenza e l'opportunismo che la connotano sono uscite grandemente allo scoperto.

L'altra sera, esasperata da certi modi di fare reiterati ad oltranza, l'ho ripresa mentre continuava imperterrita a vaneggiare su cose che non esistono.
Ha taciuto rancorosa per il resto della serata.

Poi è stato il turno della mia amica.
Una donnina tanto pacifica e di un garbo estremo.
Pungolata oltremodo, ha perso la pazienza.
Le ha dovuto dire di non permettersi più di creare certe situazioni.

Mi domando come si possa gettare alle ortiche la cortesia disinteressata di persone che hanno prestato soccorso in un momento di difficoltà.
Di come ci si possa sentire arrivati per una "scalata sociale" che tale non è.
Di come ci si possa riempire la bocca di cose che non sono, e darsi un tono sulla pelle degli altri.
Se per un solo attimo, questa persona ha creduto di essere arrivata da qualche parte, è perchè non ha considerato che dalle sabbie mobili, per quanto ci si muova, non ci si sposta di un millimetro.
Al massimo, si può solo sprofondare.
Il che è quanto sta effettivamente accadendo.


domenica 6 aprile 2014

AZZURRISSIMO


Mi sono svegliata e c'era troppo sole, stamattina.
Il primo pensiero è stato quello di precipitarmi fuori casa, non sprecare nemmeno un attimo.
Sono uscita per la colazione e non sono tornata che poco fa.
Dovrei mangiare qualcosa.
Dovrei cambiarmi e uscire.
Dovrei fare un giro di telefonate.
Dovrei...

La serata mi sembra infinita, ed è già andata per metà.
Devo decidere un paio di cose.
Con chi passarlo, il resto della serata, ad esempio.
Eh... con chi?

Che io sia maledetta per questo limbo che ultimamente mi assorbe...


giovedì 3 aprile 2014

Di "Facciamo?" e "andiamo?" vari

Mi aspettavano silenziosamente al varco. Il primo, l'unico che a quanto pare ha memoria per le date, mi chiede se mi va di andare a vedere musica dal vivo in settimana. L'altro, casualmente, si trovava in orario aperitivo dalle mie parti, libero, pronto a raggiungermi. Avevo giá impegni. Il terzo mi chiede in modo secco di uscire quando voglio. Preciso, quando io voglio. Questa cosa mi mette seriamente in imbarazzo. E comunque, chi li capisce é bravo... Perchè se avessi dato loro speranze di qualcosa, fatto intravvedere possibilitá, allora capirei. Ma io non sono così, mi piace farmi bellamente i cavoli miei senza giocare con i sentimenti del prossimo. E allora questa cosa di continuare a rispondere forse la sbaglio. Forse è così che fornisco il modo di credere qualcosa che non é. E tutto questo mentre in testa ho un gran casino. Mentre continuo a cadere vittima delle suggestioni della mente. Che per quanto mi allontani sono sempre lì, pronte a tendermi trappole con esche altamente tossiche.

mercoledì 2 aprile 2014

SOLA ANDATA

Sebbene sia contemplato un ritorno, certi viaggi lo sai già che sono di sola andata. Questo per me lo era. Viaggio di sola andata per salto nel vuoto. Ai confini di me stessa, che non raggiungo mai.. Mi meraviglio delle spiccate doti di sopravvivenza che vengono fuori senza comando, ogni volta. Mi meraviglio di tutto questo folle attaccamento alla vita. Tanto dolore é passato, ma ancora mi allaga di lacrime gli occhi, quando rivolgo lo sguardo dove il resto del mondo non può notarmi. Mi domando se certi sentimenti sia ancora in grado di provarli, o sia invece destinata a rimanere tagliata fuori dal mondo delle relazioni cosí come le ho vissute sinora, salvo cedere ai meccanismi del compromesso e dell'opportunitá. E la risposta mi arriva ovvia, sulla punta della lingua. Meno scontata di quanto si immagini. Se finora ho fatto le scelte giuste, perché ho la netta sensazione di non avere pienamente vinto?