lunedì 29 settembre 2014

INCUSTODITA, SOLA E INDIFESA



Rientrare nel pieno ritmo lavorativo significa ricominciare a gestire un certo tipo di assalti verbali e sotto forma di occhiatacce di alcuni colleghi.
Nulla che sfoci in molestie, naturalmente.
Parliamo di ambienti maschilisti, dove da sempre gli uomini sono abituati a permettersi libertá legate al timore reverenziale ed al fascino innegabile che esercitano sul genere femminile.
Uomini abituati, in sostanza, ad essere prime donne e ad avere sempre l'ultima parola e quella vincente.
Esercitando la stessa professione, sono immune al loro fascino, e mi consento il divertimento di metterli a posto quando esagerano con show da palcoscenico, e di guadagnare l'ultima parola.


Il collega che ispira questo post é, tanto per cambiare, un uomo impegnato.
Approfittando della confidenza che abbiamo, ogni tanto si libera con qualche frase del tipo "vorrei ma non posso".
Si intrattiene con me soprattutto quando la compagna non é nei paraggi.
Risponde alle mie risposte alle sue provocazioni, come se fossero a loro volta provocazioni.
Non capisce che si tratta invece di prese in giro.
Cerco di smorzare i toni perché mi spiace affrontarlo di petto e dirgli che, impegnato o non impegnato, non c'é trippa per gatti.
Come se potessi avere timore, io, di rimanere da sola con uno qualsiasi di loro.
Come se fossi indifesa, io.
Io!
Vabbé...

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