domenica 30 novembre 2014

ANDIAMO ALLE TERME?



sms 1: "Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii"
sms 2: "iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii"


Si sará capito bene che la mia risposta é affermativa?
Oggi pomeriggio mi tocca disdire tutti i caffé, visto che riemergeró dall'acqua solo per l'aperitivo.



sabato 29 novembre 2014

SFUGGENTE



"Vado via", ho detto.
"Dai, resta un altro po'", la risposta.


Ho temporeggiato, chiacchierato, fatto le solite nuove amicizie, scroccato una sigaretta, scherzato, salutato qualcuno che conoscevo.
Ieri sera erano tutti in vena di chiacchiere.
Tutti volevano trattenersi.
Io no.
E alla fine sono andata via.
Ho sentito replicare che sono sempre sfuggente.
Sará, ma a me non sembra.


Ho voglia di andare via, ma questo in generale.
E mi suona in testa una frase che lessi tanto tempo fa su un muro di un vico a Napoli, che diceva qualcosa del tipo "nun me fir'e sta" (pardon per il napoletano approssimativo), ovvero "non ce la faccio a stare qui (un qui inteso in senso metaforico - almeno per come l'ho sempre letto, riferito a un luogo ma anche ad una situazione specifica)".


Ed é esattamente questo il mio stato d'animo, ora.
Non me la sento di stare in luoghi e situazioni.
Non per molto, almeno.
Ammetto solo un passaggio, che non sia nemmeno obbligato, ma leggero, a passo svelto.
Quando avró voglia di trattenermi sará il corpo stesso a deciderlo.







venerdì 28 novembre 2014

MA TU VIENI?



Il venerdí sera é il momento cruciale dell'intera settimana.
Mi arriva un messaggio diretto.


"No. Ho giá cenato", senza aggiungere altro.
Probabilmente ci incontreremo per strada piú tardi, ma non ho voglia di garantire la mia compagnia sin da adesso.


Tempo due minuti, mi arriva una telefonata dello stesso tenore.
"Sono ancora davanti al camino a finire il mio vino e a prendere calore. Devo ancora riempire la vasca d'acqua e farmi un bagno caldo. Ci risentiamo verso le 23.00", rispondo.


La proposta del cinema non l'ho minimamente presa in considerazione, e quindi ho gentilmente rifiutato, come ogni volta.


Leggo poi un messaggio tra le righe.
Perfetto.
Una risposta tra le righe sará piú che sufficiente.


Quanto mi devo mettere in tiro stasera?





IL PROSSIMO VIAGGIO



Sto consultando i miei siti di voli da un po' per organizzare il prossimo viaggio.
Non sono certa di riuscire, e nel frattempo i prezzi stanno vertiginosamente aumentando.
Mi sa che mi tocca prenderlo ora facendoci l'assicurazione sopra, cosí male che vada, me ne rendono una parte.


Si tratta di un viaggio articolato, ancora non ho deciso esattamente come organizzarmi.
E mi hanno proposto un altro paio di cosette che potrebbero essere interessanti per lo stesso periodo, quello natalizio.
Senza considerare le solite opzioni dell'ultimo minuto.




Stanotte ho sognato che andavo a Lisbona.
Probabilmente, non era nemmeno Lisbona, ma una cittá immaginifica di quelle che fanno parte della geografia dei sogni, dello stesso nome di quella.


Guardavo dall'alto gli edifici e le strade brulicanti di vita, e mi sentivo pulsare il sangue nelle vene, l'adrenalina inebriarmi i sensi, e uno stimolo quasi primordiale ad immergermi in una vita nuova, ma dal sapore antico.


Ho accusato il limite dettato dal fatto di non viaggiare da sola, i capricci banali della mia compagna di viaggio, l'impulso di volermene andare, da sola, per fatti miei e di mollarla lí.


Mi sono ricordata che é questa la ragione per cui amo viaggiare da sola, affiancandomi per poco ad altre persone.
Voglio sentirmi libera di seguire il mio passo e di girovagare dove mi pare, senza limiti assurdi, senza stanchezze, fisime, abitudini irrinunciabili di altri che mi condizionino.


E cosí sará anche questo viaggio, se ci sará.


Da sola, anche se raggiungerò delle persone che per un po' mi faranno compagnia lungo il tragitto.



















giovedì 27 novembre 2014

AL MIO POSTO



Avrei dovuto stendere le mani e raccogliere.
Avrei dovuto dire di no più volte.
Avrei potuto darmi un tono.
Avrei dovuto perdermi di meno e trovarmi di più.
Non avrei dovuto attendere.
Non avrei potuto amare di più.
Non sarei dovuta arrivare in capo al mondo.

Avrei dovuto spendere meno parole, meno verità, meno onestà.
Avrei dovuto credere di piú nelle idee che ho realizzato, buttandovi per ció solo piú tempo ed energie del dovuto.
Avrei dovuto distogliermi meno da me stessa.



Stamattina, mentre guidavo per andare al lavoro, mi si è accesa una possibilità alternativa in testa.
Sto cambiando così tante cose, ultimamente, che una in più non mi fa la differenza.
A meno che non la faccia in positivo.
Il salto, se riuscirò a farlo, dovrà essere di qualità, in meglio.
Il cambiamento che ho in testa riguarda il lavoro.
Devo sviluppare nuove strade altrove, non piú qui.
Le radici servono anche a questo.
A fornire stabile nutrimento ai rami che devono tendere verso l'alto.


E chi lo sa, anche stavolta, dove mi porterá la decisione di cambiare di nuovo tutto, senza gettare via nulla.






PRETESTI E PRETESTUOSAMENTE






Un'amica vorrebbe che mi riappacificassi con un amico in comune.
Sono troppo diretta, non gradisce il mio modo di fare, che dico le cose come stanno senza girarci intorno, é permaloso come pochi, per questo se l'é presa e da tempo fa il sostenuto.
In compenso, di commenti sulla mia femminilitá e sul mio modo di fare ne ha fatti parecchi, e non me la sono mai presa.
Mai fatto la sostenuta.
Non mi sento punta nell'orgoglio per un commento banale né lesa nella mia dignitá di donna.
Ne ho riso con lui talvolta, altre volte gli ho detto con franchezza che abbiamo diversi concetti di cosa siano bellezza e femminilitá.
Lui invece sente messa a repentaglio la propria virilitá per ogni parola che gli si dice, anche se non lo riguarda nemmeno di striscio.
Posso certamente tenere conto delle sue difficoltá, del suo carattere, del suo trascorso, ma non so ancora se chiamarlo.
L'ultima volta che gli ho scritto non mi ha nemmeno risposto.
Direi che il prossimo passo non tocca a me.
Posso fare buon viso a cattivo gioco, ma non sta scritto da nessuna parte che io debba avere sempre comprensione delle fisime e dei problemi degli altri, a giustificazione di comportamenti sgradevoli che assumono nei miei riguardi.
I rapporti si sono unilateralmente raffreddati, nonostante abbia piú volte cercato un contatto, e in questo momento non ho voglia di essere comprensiva, come se la mia comprensione fosse un atto dovuto.






















mercoledì 26 novembre 2014

martedì 25 novembre 2014

GRAZIE



"Smettila di ringraziarmi!"
"No, lasciamelo fare. Grazie..."


Passano gli anni ed il lavoro di cernita diventa alquanto laborioso.
Attraverso il filtro tra me e il resto del mondo, tessuto con le mie mani, passa piú sole, ma ancora tanta polvere.
La polvere é minuscola, si infiltra ovunque, si posa immediatamente anche dove si é appena pulito.
É un fatto certo e incontestabile.
Inevitabile.
Peró c'é il sole, che getta luce intorno a sé, travolgendo le ombre e annientandole, sollevando la polvere e
disperdendola nell'aria.


Non sono capace di mandare tutto per il verso dritto, ma mi ci impegno da matti.
E certi risultati, per quanto non vi sia un riscontro economico o di altro genere, sono per me assai significativi.
Sono convinta che se vi é un senso, a questa vita, una parte consistente va rintracciata nei rapporti umani che si costruiscono nello svolgersi del tempo.
Le distanze, lo so per certo, non hanno peso.
Non l'hanno avuto sinora.
Non l'avranno mai.

IL NUMERO DI TELEFONO DI LAVORO



Ho installato uozzap sul numero di lavoro e, come avevo preventivato, questa cosa ha resuscitato qualche morto.
A messaggio con foto profilo contenente paesaggio, ho risposto scrivendo che non so chi sia.
Mi dice di esser Tizio, che per qualche strana ragione, non vedendosi rispondere su fb, crede che su uozzap sia tutta un'altra storia.
Si tratta di uno che ho conosciuto anni fa e con cui non ho mai intrattenuto nemmeno rapporti di amicizia, solo di blanda conoscenza.
Non é che lo fa solo con me.
So per certo che ha rotto le scatole con tanti ciao e buongiorno e buonanotte, quando ci vediamo etc., anche ad una mia amica, che ha con lui lo stesso rapporto che ho io.
Un rapporto quasi inesistente che non si ha voglia di approfondire, e per fondate ragioni.
Probabilmente tiene segnati i numeri di tutte quelle che conosce, e le contatta randomicamente sperando di essere fortunato e cogliere un momento, che so, di disperazione, di avvilimento, magari l'attimo prima che ci si sta per buttare da un ponte.
Semmai dovesse beccarmi in un momento del genere, potrebbe garantire solo un maggior slancio al mio tuffo, e non tra le sue braccia.









lunedì 24 novembre 2014

CONTROLLO DELLA RABBIA SIGNIFICA CHE...



... In questo preciso istante lascerò cadere la provocazione del collega che tenta puntualmente di sfogare le sue frustrazioni su di me.


Che tristezza certe persone.


Che miseria.


Io, peró, cazzo c'entro con la loro infelicitá?
Perché non rompono le scatole ad altri?





MA DAVVERO É LUNEDÍ?



Uscita da lavoro, mi sono allungata al mare a salutare due amici.
Caffé, passeggiatina al sole prima di rientrare, due chiacchiere sulle solite faccende esistenziali - lavoro, famiglia, amore - che premono un po' a tutti.


Vedo uno che conosco fermo in macchina al telefono, accanto al marciapiede, e mi fermo a salutarlo.
Vedo i miei amici che sghignazzano sotto i baffi poco oltre, il tempo di salutare il tipo e raggiungerli per continuare la passeggiata fino al parcheggio.


"Che c'é?"
"Non hai notato nulla?"
"Cosa dovevo notare?"
"Il tipo in macchina, stava guidando, ti ha vista, ha preso il cellulare, ha accostato e ha aspettato che passassi per salutarti..."
"Non era giá fermo lí per fatti suoi?"
"Non hai visto che ha attaccato il telefono senza nemmeno dire ciao, o un ti richiamo, ed é sceso per salutarti?"


Gli amici maschi sono decisamente piú maliziosi delle amiche.
Vedono cose che nemmeno esistono.
Costruiscono castelli che nemmeno nelle migliori favole te li immagini.


Peró mi fanno morire dalle risate.
E mi alleggeriscono.
Al punto che quasi non sembra lunedí, oggi.

domenica 23 novembre 2014

SOLITUDINI IN CERCA DI COMPAGNIA





"Chi non sa popolare la propria solitudine, nemmeno sa esser solo in mezzo alla folla affaccendata"

C. Baudelaire




L'attuale contraddizione nella quale mi sto aggrovigliando é proprio questa.
Vivo la mia solitudine come un dono e, allo stesso tempo, come un castigo.
Cerco compagnia, ma poi mi rendo conto che non la voglio.
Mi offrono compagnia impegnativa e meno impegnativa, e declino, perché non mi stimola in alcun modo.
Non voglio fare la difficile, ma mi secca accontentarmi.
Altrimenti l'avrei giá abbondantemente fatto.


Penso che un modo per uscirne, al momento, non ci sia.
La mia luciditá ed il mio giudizio sono fortemente compromessi.
Ho preferito chiudere e allontanarmi da amici, amanti vecchi e nuovi, frequentazioni che non possono considerarsi nemmeno tali, invece di mantenere e perseverare, il che aveva senza dubbio diversi margini di utilitá cui ho rinunciato.
In cambio di cosa, mi domando.
Di me stessa, della mia dignitá é la risposta che certe volte sfanculerei in cambio di altre fottutissime scelte dettate dalla convenienza.
La convenienza ha il suo perché, ma in fondo sai che non te ne fai nulla, di quella convenienza lí, tu.
Che dura talmente poco che non vale la pena raccoglierla.


Ad oggi, so per certo di aver sganciato il cuore dal dolore di certi ricordi.
Le persone che popolavano la mia vita sono state estromesse o si sono estromesse da sole, e nessuno ha interesse ad un loro rientro dirompente.


L'unica prospettiva possibile ed auspicabile é quella che si é sviluppata in questo lasso di tempo determinato, tarata sulla mia sola esistenza, perché d'altro non deve importarmi.
Non deve, ma poi accade che mi importi.
Sicché, dovró impegnare meglio il tempo ad indurire ulteriormente quella che sono diventata.
E questa cosa mi riesce difficile, perché é un'operazione che sento che mi snatura, ma necessaria.







POSSIAMO SEDERCI QUI?



Ho risposto di si, ma non avevo voglia.
Dopo un po' ho salutato tutti e sono andata via.
Non voglio passare per l'arrogante e la stronza che non sono, ma se non gradisco un certo tipo di contatto non c'é motivo per cui debba impormelo.
Non ho nulla, ancora una volta da chiarire.
Capisco i tentativi, velati e non velati, di tornare allo status quo ante.
Non capiscono peró, che non mi interessa.
La disponibilità che avevo non l'ho piú, mi sono chiusa, in un modo tale che mi risulta difficile aprirmi, ora, con loro.
Non sento di avere motivi validi per farlo, non mi convincono tutti questi gesti, preferisco stare per i fatti miei, libera di fare quello che voglio con chi mi pare.

QUANDO UNA COSA SMETTE DI FUNZIONARE



Il presupposto é che abbia prima funzionato.
Azione e ricezione, e reazione e ricezione inversa.


Avevo della musica sulla schedina di memoria del cellulare.
L'ho inserita nel nuovo e sono riuscita ad ascoltarla.
Fino ad oggi.
Ci pigio sopra e il cellulare mi risponde che non puó suonarmela.
Funzionava, prima.
Pigiavo e suonava.
E ora non piú.






Ero seduta lí, davanti a te, al termine di una giornata disastrosa.
Seduta in silenzio mentre inviavi messaggi a non si sa chi.
Come se non esistessi.
Come non fossi esistita mai.
Come se la sola possibilitá che potessi esistere nella stanza con te ti disturbasse.
Una sensazione orribile.


Non esattamente una cosa che smette di funzionare.
Semplicemente una cosa che non avrebbe mai potuto funzionare.


Ed ora sono nel mio letto da sola, i rumori della strada che entrano prepotentemente dalle vecchie imposte chiuse, insieme alla luce di un giorno nuovo.
E funziona tutto nel modo in cui é giusto che funzioni.
L'unico modo in cui possa funzionare la mia vita, in questo momento.
Da sola.



















sabato 22 novembre 2014

COSE CHE SI VENGONO A SAPERE E CHE NON VORRESTI SAPERE



Forse il segreto é fingere che sia tutto a posto.
Far finta di nulla.


In cuor mio l'ho presa a male.
Mi ha parlato con sufficienza di un altro amico, questa estate, denigrando la qualitá del suo lavoro in un settore particolarmente impegnativo e competitivo.
Vengo a sapere che lo sta martellando perché spera di farsi dare un aiutino in un progetto che sta realizzando.


La possibilità di cambiare idea, sulle persone, é ammissibile.
Non ci sono stati peró episodi significativi che giustifichino un tale cambiamento di rotta.


Allora, fatemi capire... Ci si riempie la bocca di critiche nei confronti di gente sempre carina, salvo spremerla come un limone quando serve?


Ed io, nei confronti dell'amico spremuto, come dovrei pormi, essendo stata a mia volta un'amicizia spremuta finché servivo, dalla stessa persona?


Al termine della cena che sta cuocendo in forno, e del bagno caldo che ne seguirá (ebbene si, sono le 22.15 e "indigestione nun te temo!", il rispetto delle regole, si é capito, non é il mio forte) incontreró, insieme ad altri amici, lo "spremitore".


Ne ha fatte diverse altre, nel frattempo.
Senza contare che l'amica fidata mi ha raccontato anche di altri commenti non propriamente carini elargiti sul mio conto.
Come dovrei comportarmi, a questo punto?


Io credo che una sana indifferenza é quel che si merita.
Di piú.
Se si dovesse avvicinare troppo, lo pianto in asso su due piedi.


Voglio essere signora, ma una lezione come cristo comanda se la meriterebbe davvero, stasera...






COLAZIONI E PIANIFICAZIONI DEL SABATO MATTINA



Mi sono alzata a mezzogiorno, come il mio corpo pianificava di fare da qualche giorno, e nonostante confidassi nel caffé a letto estorto verbalmente a qualcuno appena qualche ora fa, ho messo la caffettiera turchese sul fuoco e preparato la tazzina con il miele per la mia sola bocca.


Grazie all'ipermercato, che ha messo in offerta le mie ciambelline preferite, ho giá smaltito il primo pacco "perché tanto erano in offerta e ne ho presi due!".
Non ricordo fino a quando dura l'offerta, potrei in effetti tornare per fare scorta di ciambelline... Devo fare spazio nel mobile, solo per loro... Chissá cosa ci mettono dentro, che sono cosí buone...


Ho comprato ieri un libro con il quale dovrei affinare una qualità che ho, ma che non sfrutto come dovrei.
L'obiettivo finale é soggiogare il mondo alla mia volontá.
Se peró non dovessi riuscire in questo alto intento, mi accontenterei di trarne giovamento anche blando per le attività quotidiane.


Ho scritto l'ultima strofa di un inedito che avevo in cantiere da qualche tempo e ho aggiunto dei piccoli arpeggi da niente.
Peró suonano carini.
L'unico sistema che ho per ricordarli, visto che non conosco la musica, é registrarli.
Un amico ha sottoposto l'associazione degli accordi che ho fatto al suo maestro di musica, per arrangiare il pezzo.
Dice che lui gli ha risposto qualcosa del tipo "non é possibile mettere insieme questi due accordi!".
Peró l'ho fatto, e alla fine l'ha fatto pure lui fino a convincersi che suonano bene insieme.
Anche perché costituiscono l'ossatura portante del mio pezzo, se li cambio butto al macero la melodia e mi spiace.


Il progetto musicale, iniziato appena un paio di settimane fa, procede con mio grande entusiasmo.
Ho steso due repertori paralleli, di diverso genere, per accontentare i gusti di chi si é gentilmente prestato a suonare con me, ed i miei, che sono davvero vati, ma orientati verso l'acustico.
In ogni caso, ci sono pezzi che si prestano a migrare da un repertorio all'altro, con i dovuti arrangiamenti.
E poi ci sono gli inediti, cioé le cose in italiano e inglese che ho scritto e musicato nel corso degli ultimi anni.
L'obiettivo ultimo é quello di cambiare mestiere e dedicarmi solo ed esclusivamente alla musica e alle arti in generale, abbandonando il lavoro che svolgo attualmente.
Se proprio non dovessi riuscire a cambiare mestiere, mi accontenterei di suonare ogni tanto, e sfogare cosí le aspirazioni artistiche.
Sarebbe giá un gran lusso concedere piú spesso del tempo a quella che é la passione di sempre.









giovedì 20 novembre 2014

INDICAZIONI STRADALI ALLA VECCHIA MANIERA



Stamattina internet e maps e app dedicate alle cartine geografiche non hanno voluto sapere nulla.
In trasferta fuori zona, in macchina e urgentemente, dovevo raggiungere un ufficio pubblico prima che chiudesse.


Abbasso il finestrino e chiedo:


"Scusi, dov'é viale X?"
"L'ho visto. Sta qua vicino. Se giri lo trovi"






Avevo idea che fosse lí vicino, ma non avevo tempo di girare...
Ci riprovo.
Almeno una quindicina di persone, tra gente a piedi, con il passeggino, con il cane, in bici, in macchina, mi hanno risposto "non lo so".


Con il tempo in rapida scalata verso l'orario di chiusura, ho continuato a girare in macchina e a chiedere.


"Scusi, dov'é l'ufficio Y?"
"Dellá, sempre dritto!", indicando a sinistra.


Neanche a dirlo, mi sono ritrovata al punto di partenza, dopo aver girato in tondo.


Dopo avere chiesto almeno ad altre dieci persone, torno a chiedere allo stesso tipo che mi aveva indicato la strada in modo dettagliato, ma senza riscontri ("supera i due semafori e poi c'é una curva obbligata a sinistra, continua a seguire la strada e sei quasi arrivata").


Vagamente indispettita gli dico "scusa tu, l'ho fatta la strada che dicevi, ma mi hanno detto che era sbagliata! E non ho trovato la curva obbligata a sinistra!".


Per curva obbligata, ho scoperto poi, intendeva "svolta a sinistra al semaforo".


Dal punto di partenza a quello di arrivo, se avessi conosciuto la strada, ci avrei messo 10 minuti.
Ho impiegato mezzora, smadonnato non so quante volte, commesso qualche piccola e insignificante infrazione.


Trovo incredibile che quasi nessuno sapesse dove si trovi un ufficio pubblico dove a tutti capita di passare e che tutti dovrebbero sapere dov'é.
Soprattutto quando é a due passi.


Arrivata con la lingua di fuori, un minuto prima che l'ufficio chiudesse, non sapendo da dove si entrasse, ho chiesto al bar del palazzo attaccato a quello dove c'era l'insegna.


Due tizi mi dicono: "dovrebbe essere da quelle parti, l'entrata...", indicando con la mano un luogo lontano e approssimativo, tanto approssimativo che non era nemmeno il palazzo, ma il parcheggio.


Disperata, non vedendo porte, mi sono rivolta ad una ragazza che lavorava al bar.
Mi guarda e, alla domanda se l'ufficio fosse lí accanto e da dove si entrasse, mi risponde "narra la leggenda che l'ufficio che tu cerchi...".
No, scherzo.
Mi ha risposto una cosa ancora piú angosciante, ovvero "non lo so".


Mi infilo sotto il palazzo cercando una porta.
Imbocco l'unica aperta, non sapendo dove mi porterá.
Primo piano, porta chiusa.
Secondo piano, la sede di una società di assicurazioni.
Terzo piano, sento puzza di robe di lavoro, intercetto almeno quattro persone.
Dopo i primi tre "non lo so", il quarto mi risponde "(figlia mia, dopo aver tanto cercato, dopo avere buttato il sangue a molestare la gente per strada ponendo loro dilemmi esistenziali aventi ad oggetto indicazioni stradali, sei giunta al termine del tuo faticoso viaggio. Quel che cerchi é...) ... Al quarto piano".


Con tanto di fiatone, mi sono presentata all'ufficio che cercavo, dove mi ha accolto una signora educata e cortese.
Invece di cacciarmi a calci in culo perché ormai era chiuso da almeno un paio di minuti, si é messa a disposizione e mi ha fatto fare quel che dovevo.


Vado via contenta di essere riuscita a fare la milionesima cosa della giornata, incastrata nelle corse a destra e manca, e mi dirigo verso l'ufficio postale.
Il tempo di uscire dallo stabile per raggiungere la macchina nel parcheggio, passa un tipo su una sedia a rotelle, urlando "ahó, c'é 'n matto che sta a lavá le maghine senza pigliarse gnente, te devi fa lavá la maghina signó?", rivolgendosi a me.
Ho pensato, a parte che avesse le allucinazioni, che la mia macchina doveva essere davvero sporca per avere solleticato cosí la sua fantasia.
Entro in macchina, metto in moto, faccio 10 metri e trovo un bel tipo con la tuta arancione, che, con quell'affare professionale che getta acqua con forza, stava lavando una macchina a caso nel parcheggio.
Mi accosto, gli sorrido, e con il dito gli indico il parabrezza della mia auto.
Mi guarda, scuote la testa in un no, ma mi fa il gesto di abbassare il finestrino.
Abbassato il finestrino, gli chiedo se mi fa questa gentilezza, che ho finito il liquido del tergicristallo.
Con un'accuratezza estrema mi ha pulito il parabrezza.
É uscito limpido, davvero un lavoro ben fatto.
E un gran bel vedere, nel frattempo che interagiva con l'acqua sulla mia auto, nella sua tuta da lavoro.
L'ho ringraziato e sono andata via.


Io non lo so perché mi capitano queste cose, ma sfido chiunque, al mio posto, a non comportarsi da deficiente come me, ecco.


Siamo esseri umani, in fondo, fatti di carne e ossa...






















HO SOGNATO LO STESSO SOGNO



É da un po' che sogno, in sostanza, lo stesso sogno.
Cambia la scenografia.
Cambiano le persone che ho intorno, il contesto.
Io sono sempre lí, in posti dove non dovrei essere, spesso molto in alto, in luoghi difficili.


Nell'ultimo sogno, il paesaggio era tipicamente urbano, del tipo della grande metropoli, il contesto serioso, vagamente professionale.


Al termine delle infinite rampe di scale, raggiungevo l'ultimo piano del grattacielo, dove degli impiegati in giacca e cravatta erano impegnati in una sorta di pausa caffè.
Attraversata la stanza sul lato opposto, per prendere un plico importante, mi ritrovavo improvvisamente seduta a terra, confinata su un angolo di cornicione, una voragine a dividermi dal resto della stanza.


Gli incravattati, con il caffé tra le mani, mi guardavano con un'aria divertita, sfidandomi con lo sguardo a portare a termine il tragitto dal cornicione alla restante parte della stanza.
Ferma immobile a terra, sentivo il peso del cotone della camicia sulla pelle che mi spingeva verso il basso.
"Se mi alzo, mi sbilancio e precipito", schiacciata con le spalle contro il muro della parete.
"Mi stanno fissando. Devo alzarmi. Devo portare a termine questo fottutissimo lavoro", tra me e me.


Ho cominciato a razionalizzare.
Non soffro di vertigini, ho un ottimo senso dell'equilibrio.
Perché non riesco a muovermi?
É solo un sogno.
La volta scorsa ero in mezzo alle onde.


Mi sono alzata, ho sentito le ossa muoversi, il ginocchio ruotare, la spinta verso l'alto, le spalle premute forte contro la parete.


E lí mi sono svegliata.


E ora ho sonno, e tra poche ore devo alzarmi per andare in guerra, ovvero a lavoro.
Faró pessimi incontri.
Non ho voglia.
Non ho voglia, ma devo.
E quindi chiuderó gli occhi forte, sperando che arrivi immediatamente un sonno senza sogni.





mercoledì 19 novembre 2014

UNISEX









Maschio Alfa: "Che buon profumo questo bagnoschiuma! Dove l'hai preso?"
Comefossiacqua: "All'iper, forse... Boh, non ricordo..."
M.A.: "Hai del deodorante?"
C.f.a.: "Sei fortunato, uso solo deodoranti da uomo... Tieni!"
M.A.: "Io invece uso quelli da donna, sono piú delicati..."




Devo rassegnarmi ad un mondo che funziona al contrario?


















martedì 18 novembre 2014

SANTA SUBITO É IL MIO SECONDO NOME



Mi sono accollata una questione di lavoro un po' spinosa.
La persona dalla quale l'ho rilevata si é accollata, da che mi conosce, ovvero da sempre, tutti gli sfoghi, i dubbi e le cazzate come le cose serie, che possono capitare nell'arco di una vita.
Compresa quella che sto vivendo ora.


Lo scambio mi sembra equo, glielo devo.
Ha avuto una pazienza e una sopportazione che neanche una sorella, con me.


E devo, anche, perché ha cambiato lavoro, e non puó piú seguire, tecnicamente, questa vicenda.


L'ho invidiata parecchio quando, a colpo d'occhio, mi é parso evidente che ormai non é piú il suo mestiere, questo.
Mentre é ancora il mio.
E chissá per quanto ancora lo sará.


Ho apportato qualche correzione, pianificato il da farsi.
Dice che sono santa.
Se lo sono, lei é un angelo.


E considerate le volte che sento un cerchio alla testa per via dell'aureola, ci sta che lei possa essere il mio angelo custode.


In fin dei conti, sono tante le volte che le ho detto: "ho fatto 'na cazzata".
E lei si é sorbita con le mani in fronte ed espressioni incredule i miei casini.


A che servono gli amici, in fondo?
Ecco, anche a questo.








Nel frattempo che scrivo, vedo un animale, che da dove sono seduta, senza occhiali, svolazza allegramente intorno alla lampada dell'ikea.
Ha un'apertura alare non indifferente.
Mi domando perché a casa mia trovi ricovero ogni sorta di animale...
Poi mi ricordo che i poveri animali trovano rifugio perché non ho cuore di trucidarli, e aspetto che escano pacificamente fuori casa da finestre e balconi.
Spero solo che non sia migrato in camera da letto, che per il rumore che fa rischio di non chiudere occhio...



CAMPO MINATO



Mi manda un messaggio su uozzap.
Non ho voglia di rispondere.
Insiste.
Non accedo.
In compenso entro al volo su fb.
Se mi vede online pazienza.




Non posso muovermi come su un campo minato, mi pesa.
Mi sento quasi braccata.
Una sensazione che mi affatica.


Ha cercato di coinvolgermi in cose davvero belle, con persone interessanti, in contesti da sogno.
E va bene, se mi consente di partecipare da amica.
Il problema é che avverto un interesse diverso, e non mi va di giocarci, sarebbe meschino.


Non voglio essere scortese, ma non credo capisca che non ho voglia di intrattenerci rapporti piú di tanto né di approfondirli.


Soprattutto di approfondirli.


Credevo di essere stata abbastanza chiara, su questo.


Non capisco su quali basi si possano maturare certe aspettative.
Come si possa credere che certe situazioni possano cambiare nel tempo.
Forse crede che la mia simpatia sia indice di una chimica inesistente?
Che se sono gentile e sorrido é perché mi piace?


Come ne esco senza offenderlo?
Ogni volta che ci riprendo rapporti amichevoli regolari, mi mette in situazioni alle quali puntualmente manco, sulle quali debbo tirarmi indietro, per via di quel margine di equivocitá che non mi consente di star serena.


Anche adesso... Lo so che vorrá propormi qualcosa di bello, ma non mi va di ingenerare aspettative né pretese di sorta.


E in piú non sono libera di accedere all'app e rispondere o comunicare con altre persone...


Dovró inventarmi la balla che sto lavorando in modo tale da non riuscire nemmeno a toccare il cellulare, oggi...





lunedì 17 novembre 2014

LE CHAT



"Retiens les griffes de ta patte,
Et laisse-moi plonger dans tes beaux yeaux,
Mêlés de metal et d'agate"




Il gatto se n'é fregato di ritrarre le unghie, ma anzi, le ha affondate bene nella carne, mentre sprofondavo negli occhi d'agata e metallo.


Io adoro i gatti, e so a cosa si va incontro quando si ha a che fare con una creatura felina.
Sotto questo profilo, prendo la piena responsabilità delle mie decisioni e azioni.
Incluso il proposito, prontamente posto in essere, di chiudere un gioco al massacro.


Se al gatto rode il culo, a questo punto, é una cosa che non mi deve riguardare.



DATE DI NASCITA



Ho conosciuto, qualche tempo fa, un signore molto carino e in gamba, con il quale mi sono intrattenuta a parlare delle mie passioni.


Mi ha suggerito di fare un "gioco", ovvero di mettermi davanti ad internet e verificare la data di nascita dei miei artisti preferiti.


Mi ha detto che questa cosa avrebbe potuto darmi un indirizzo utile, che i segni zodiacali e le date di nascita influiscono sul modo in cui si scelgono dei percorsi di vita, ed anche sul modo in cui ci si cimenta nel campo artistico.


Dalla piccola ricerca che ho condotto, sui primi nomi che mi sono venuti in mente, é uscito fuori che:


- le cantanti che adoro in modo viscerale, nelle quali mi riconosco per le sensazioni che mi suscitano, sono quasi tutte del mio segno, ed il genere é sorprendentemente lo stesso;


- tutte le altre cantanti che apprezzo, sono nel 90% dei casi, nate nel mese di marzo;


- i cantanti che adoro in modo quasi fisico sono di novembre o del mio segno;


- gli altri cantanti sono di febbraio e ottobre;


- i due musicisti classici, diametralmente opposti per stile, quelli che quando li ascolto mi smuovono dentro, sono nati all'incirca nello stesso periodo in cui sono nata io, ergo stesso segno;


- i pittori, beh, non avevo dubbi, nessuno é del mio segno;


- gli scrittori, nati di luglio, qualche altro mese a caso, gli altri buona parte del mio segno;


- ho pensato di applicare la ricerca al settore professionale nel quale pratico e ho scoperto che é nato, appena qualche giorno prima di me, un noto personaggio storico impiegato nella stessa attivitá lavorativa;


- cercando per data di nascita, é uscito fuori il nome di un personaggio storico di quelli che rasentano la mitologia, donna, di quelle con le palle, morta naturalmente ammazzata, nata il mio stesso giorno.


Morale della favola: sulla scrittura e sulla musica sono rimasta sorpresa in modo significativo.
Sulla professione pure, e comincerò a farmene vanto.
La pittura non é arte mia, posso solo apprezzarla, questo s'era abbondantemente capito.
Di passare alla storia come eroina morta ammazzata non se ne parla...













domenica 16 novembre 2014

PER CORTESIA, NON RIMORCHIARTI I MIEI AMICI



Avevo una strana agitazione addosso, ieri sera.
Avevo scritto, e poi ho cancellato, nel post precedente, questa cosa.
La sensazione che avrei potuto fare incontri che non volevo, perché quando piove la birreria diventa luogo di ritrovo o di passaggio per tutti.
Soprattutto per quelli che non vedi da tempo.
L'ho cancellato perché non volevo attirarmi addosso questa possibilità, volevo scansarla a pié pari.
Niente da fare.
Il corpo non mente mai, non esistono escamotage, gesti scaramantici, razionalitá... Nulla di nulla.
Davanti a queste cose, puoi solo arrenderti.


Mentre fumavo una sigaretta fuori il locale con i miei amici, mi sono sentita salutare.
Non avevo ragione di non salutarlo, e gli avevo detto che non sarebbe mai accaduto, quindi educatamente ho risposto.
Mi é venuto vicino e mi ha salutato cercando un contatto fisico.
Si é presentato ai miei amici, sfoderando uno dei suoi sorrisi migliori e tutto il suo fascino.
Si é voltato verso il tipo che era con lui, dicendogli "prendiamo una birra, ti va?".
"Ma l'abbiamo appena presa, stavamo andando via!", di rimbalzo, sconcertato, l'amico.


Non aveva ragione di fermarsi, di fare lo splendido con i miei amici, di ingerire nelle mie cose personali, di precipitare dal nulla nella mia serata.


Abbiamo chiuso i rapporti da un po', io ho chiuso quello che non poteva nemmeno lontanamente definirsi un rapporto.
Nemmeno una frequentazione, per come la intendo io.
La persona giusta al momento sbagliato che vede lui é, in realtá, semplicemente una che non ci sta ad essere lo svago abituale di uno che evidentemente non é la persona giusta per lei.


Ero indecisa se scrivergli questo oggi.
Di farmi la cortesia di non rimorchiarsi i miei amici.
Alla fine ho desistito.
Non volevo fornirgli pretesti né fornirli a me stessa, per rivederci e risentirci.
Ció non toglie che questa cosa mi ha fatto abbastanza scocciare...
Pensavo ad una domenica diversa, e invece é da buttare al macero.
































sabato 15 novembre 2014

LE INCERTEZZE DEL SABATO SERA

"Oh..."
"Eh..."
"... 'stai a fa'?"
"sto nella vasca..."
"io ci stavo poco fa..."
"che dobbiamo fa'? Diluvia..."
"lo so... Pure io sono indecisa. Certo, per strada, come avevamo deciso, non possiamo stare"
"gli altri quindi hanno deciso di andare laggiú?"
"si... Io in culo al mondo non ci arrivo stasera. Non ho voglia di beccarmi gli alcol test per strada. E fino lí sará pieno di pattuglie..."
"quindi rimane la birreria..."
"suonerá qualcuno stasera?"
"e chi lo sa... "
"mi rincresce vestirmi e truccarmi e uscire a parare acqua, stasera"
"eh ma é sabato..."
"... E dopo una settimana di lavoro ti rode che per un po' di pioggia, te lo devi passare a casa"
"giá..."




Stasera mi tocca la giacca con mega cappuccio...















L'INATTESA CHIAVE DI LETTURA

Stanotte, quando sono rientrata, ho

letto questa mail che mi inchioda a quella che sono, e scioglie un dubbio che da sempre mi affligge.
Come posso sembrare cosí diversa, al resto del mondo, da quella che sembro a me stessa, da dove nasce la convinzione che abbia cosí tanta dolcezza e delicatezza, se invece avverto una durezza senza pari?
Perché é con me stessa che sono dura, non con gli altri.
Gli altri non possono notare il trattamento discriminatorio che mi riservo.
Ultimamente mi sottopongo ad una sorta di autoflagellazione emotiva che non ha alcuna ragione di esistere.
Che non merito, in effetti.
La durezza che uso a me stessa é superiore anche rispetto a quella che posso eventualmente ricevere da estranei o amici.


Eccola la dicotomia che nessuno puó cogliere tranne me.
E che ha colto alla virgola chi mi ha "letto" sul serio per quella che sono.


E quindi grazie.
Sinceramente.
Mi sono ripromessa di addolcire i toni con me stessa.
Di spendermi nel tentativo di disinnescarmi, nel medesimo modo in cui lo faccio con l'ultimo degli ultimi.
Non é un'operazione immediata, sicuramente, richiede tempo, devo applicarmici, ma magari, avendone preso coscienza, riesco a muovere qualche passo in una direzione diversa.














PUPAZZI








Sorseggiavo il nuovo profumatissimo tè, comprato di recente, nella cucina bianca e solitaria, con la radio accesa e gli occhi rivolti verso l'orologio, valutando mentalmente come ottimizzare gli incombenti casalinghi sulla base del tempo disponibile prima di tornare a lavoro.


Mi ha contattata, scontato e prevedibile, sicuro di sé.
L'avevo vagamente provocato qualche giorno prima.
Per gioco, naturalmente.
Per distrarmi.
Per dare una piccola dimostrazione ad una folla adorante e scodinzolante che si prostra puntualmente ai suoi piedi, alimentando il suo glorioso ego.


L'assenza di sentimenti ed emozioni marcate é ben chiara ad entrambi.
Dubbi non ce ne sono in tal senso.


Mi dice che vuole passare a casa a salutarmi.
Gli rispondo che devo andare a lavoro, che non ho tempo.
Si presenta, dopo neanche 10 minuti, alla mia porta.


"Ciao...", lo accolgo con un mezzo sorriso interdetto.
Mi guarda serio, entra in casa, fa finta di chiedermi distrattamente cosa sto facendo.
Entra in cucina.
Mentre gli rispondo, si avvicina, mi afferra la testa tra le mani e mi bacia.
Un bacio senza sapore.
Bello e finto quanto quello di un film.


"Devo finire il mio tè", gli dico, divincolandomi dalla presa agilmente.
"No", prova a replicare.
"E invece si. Non lo lascio. Lo voglio finire", gli rispondo autoritaria.
Solleva la tazza e lo assaggia.
Me la porge e faccio un unico sorso, bevendolo senza gusto, quasi fosse acqua, per dissetarmi.


Il tempo, da quel momento in poi, si é dilatato a dismisura.
Volevo essere altrove.



O probabilmente con altra compagnia.
Sono riemersa poco dopo, credendo che fosse tardissimo e che avrei fatto un ritardo clamoroso a lavoro.


Ero addirittura in anticipo.


Il tempo non era volato, anzi, si era quasi fermato.


Ho pensato invece ad altro tempo trascorso.
Un tempo che mi sfuggiva dalle mani, che non potevo trattenere in alcun modo.



Un tempo con le ali e affamato di volare.
Un tempo che ho fermato mettendo punto.




Il motivo per cui sarebbe il caso di evitare certi incontri che non mi lasciano nulla, é proprio questo.
Posso essere accondiscendente con me stessa, soddisfare le esigenze dalla piú bella alla piú torbida, ma se una persona non mi prende, non mi entusiasma, é come giocare con un pupazzo.


E quanto puó essere gratificante giocare con un pupazzo?































venerdì 14 novembre 2014

TI STA GUARDANDO



L'ho riconosciuto da lontano, la maglietta sottile di cotone, il sorriso smagliante, gli occhi puliti.


Mi aveva detto che ci saremmo visti, in questi giorni, ma l'avevo dimenticato.


L'ho salutato con sincero affetto, ho notato la sua stanchezza.


Era in compagnia.
Ero in compagnia pure io.
Mi sono allontanata poco piú in lá a prendere un caffè.




"Il ragazzo che hai salutato qui fuori ti sta guardando da che ti sei seduta", mi dice la persona al tavolo con me.


"Si... Me ne sono accorta...", dico, facendo finta di nulla e volgendo gli occhi nella direzione opposta, sorridente.


"Ti sta guardando in modo insistente da un po'... Sta cercando di richiamare la tua attenzione...", continua a dirmi.




Ho pagato il caffé e sono andata via salutando tutti.


Se vuole, sa come e dove cercarmi.
Se avesse voluto, peró, l'avrebbe giá fatto.
Siamo entrambi assestati sul "vorrei, ma non posso/voglio", ciascuno per ovvi e validi motivi.
Ho forti dubbi anche mentre ne scrivo.
In realtá sarebbe meglio non mi contattasse...

















giovedì 13 novembre 2014

CHI NON MUORE SI RIVEDE



... Senza parole.
Improvvisata al lavoro di un "fantasma".
Voglio defilarmi prima che gli vengano idee strane in mente...


Gli ho detto ciao da dove sono seduta, non mi sono voluta scomodare ad alzarmi né a chiedergli come stia.


Che ho pure cancellato il numero, e se mi contatta si becca un bel "chi sei?".


Mah...


Cazzo c'hanno tutti quanti ultimamente?

EQUIVOCAMENTE



Mi dice che aveva davvero voglia di vedermi.
Va bene...
Ho giá gestito la cosa.
L'avevo giá disinnescata tempo fa.
Non sono mai stata equivoca.
Nemmeno adesso.


Avevo subodorato qualcosa, in effetti e mi rincresce questa situazione.
Vorrei ci fosse una soluzione intermedia tra il raffreddare i rapporti e il tenerli in piedi come niente fosse.
Non ho voglia di trovarmi in situazioni equivoche, peró, anche se mi lusingano certe attenzioni, che sono davvero di pregio.


A chi farei torto se ne approfittassi?
A lui, ma anche a me, che non ho interesse ad approfondire la questione né a trovarmi in situazioni scomode.
Non reagirei bene a quel punto.
Le cose precipiterebbero.


Alla fine, la soluzione, resta la stessa giá intrapresa.
Defilarmi.
Ho milioni di scuse che posso accampare, senza nemmeno dovermi preoccupare che siano credibili.
Ci mancherebbe che debba dar conto della mia vita e del mio tempo libero ad altri.


E quindi saró tanto impegnata per il lavoro.
Tanto stanca.
Tanto, troppo presa da altre cose.



QUANDO HO COMINCIATO NON ERO COSÍ






Di quanto si cambi in un lasso di tempo relativamente breve, ma significativo, ci si rende conto dalle piccole cose.




Sono andata a lavoro, stamattina, e ho incontrato un tipo che mi doveva consegnare una cosa.
"C'é una pagina in piú, va tolta..."
Stavo per togliergliela di mano per strapparla, quando vedo che prende quella cosa che non so come si chiama, che serve a togliere le spillette.


Con santa pazienza, tira via, una ad una, le spillette.


"Ecco, io l'avrei strappata via, la pagina... Ci avremmo messo meno tempo. Sono abile in queste cose, ormai..."


Mi guarda in modo strano.


"Non ero cosí quando ho cominciato..."


Ne abbiamo riso insieme di questa cosa.


Ero tanto carina e seria, all'inizio.
Tanto composta...
Avevo una pazienza che non ho piú.









mercoledì 12 novembre 2014

SVUOTARE LA TESTA



Ho buttato lí un paio di battute, nella conversazione giá avviata da altri.
Quello che ne é derivato l'avevo ampiamente previsto.
E non perché abbia la palla di cristallo che svela il futuro, ma semplicemente perché conosco i miei polli.


Avevo voglia di svuotare la testa oggi.
Senza preoccuparmi di usare, ferire, approfittarmi di qualcuno.


Per una volta, che si guardassero gli altri da me.
Che usassero cautela nell'incrociare uno sguardo, nel messaggiarmi, nel gestire parole o azioni.


Se sono io l'arma, imparassero a maneggiarmi senza far partire il colpo e ferirsi.


Oggi sono una bambina, e mi sta bene anche un abbraccio rubato, di quelli senza impegno eppure forti.
Da stritolarmici dentro.







NERVI A FIOR DI PELLE





Sono rientrata a casa e ho messo a scongelare delle cose perché dovevo preparare qualcosa da mangiare per cena.


Ho aperto una bottiglia di vino che avrei voluto aprire con gli amici.


Ho frantumato il calice.


Il vetro in mille fottutissimi pezzi.


Fanculo.


Ho mandato un messaggio a tutti gli amici con i quali intrattengo quotidianamente rapporti.


Mi é successa questa cosa, ne ho le palle piene.


Le palle PIENE!


Vorrei godermi il lusso di annoiarmi, ogni tanto.
Vorrei essere mediocre, nella professione che svolgo, volare basso.
Invece, senza sponsor, senza corrompere nessuno, senza scoparmi nessuno, riesco ad essere d'intralcio agli sporchi e ai raccomandati.


Bene.
Dovrei farmene vanto.
In realtá ho il sangue che mi ribolle nelle vene.
Non so dove ho messo le chiavi di casa, e quelle della macchina soprattutto.
Ho acceso la radio al massimo e sono seduta in cucina a finire il vino.


Bene, bene, bene.
Una meraviglia.
Se non fossi la persona che sono, sarei fuori di casa a far cose che non dovrei fare.


Dire che sono arrabbiata é un eufemismo.
Devo trovare qualcosa in cui occupare le troppe energie che ho fino all'alba di domani.


Ne ho le palle piene.
E un fuoco che mi sale lungo il corpo.
La rabbia.
Che stasera davvero non riesco a trattenere.





lunedì 10 novembre 2014

TE LO DICO CON UN SORRISO



Non mi occorre altro.
Non mi servono parole.
Il mio sorriso riconquistato é l'unica immagine che voglio si imprima nei tuoi occhi.


Quando torno ad essere quella che sono, é una gran bella soddisfazione.


E sono tornata, forse, dopo una lunga e incisiva assenza da me stessa.


Posso sprofondare mille volte nelle tenebre dei pensieri piú malsani, posso prendere sassate di ogni portata.


Saró sempre in grado di risalire con le mie forze.
Perché ce le ho, anche quando mi dimentico.
Ed eccole qui, almeno parzialmente in fase di recupero.


Mostrare i denti, poi, torna utile per sorridere come per mordere.
Che se sorrido, sorrido forte.
E se mordo, mordo ancora piú forte.



ACOUSTIC SESSION







Ci riprovo.
Ci avevo giá provato l'inverno scorso, ma con poca convinzione.


E non avevo trovato la giusta sintonia.
Non a livello musicale, almeno...


L'argomento, con il tipo, é uscito fuori per caso.
Non ricordavo nemmeno che suonasse.
Non sapevo di condividere certi gusti musicali con lui.


Dunque c'é una linea, al momento, ben chiara.


Abbiamo buttato lí qualche pezzo da provare.
I suoi hanno un ordine logico non indifferente.
I miei... é musica allo sbaraglio.
Gli ho proposto Radiohead, Hendrix e del vecchio intramontabile soul.
Gli vorrei proporre anche uno sputtanatissimo pezzo commerciale che sto sentendo spesso in radio, e che nella versione acustica ad una sola voce trovo magnifico, ma é ancora da vedere cosa ha in mente di fare, ed io con lui.


Se riuscissi in questa cosa, ad organizzarmi delle sessioni acustiche per il solo gusto di suonare in compagnia, sarei giá contenta.


Se riuscissi ad arrangiare qualche inedito, ancora di piú...








STASERA RIENTRO PRESTO, AVEVO DETTO...



L'influenza non é riuscita a tenermi a casa.
Mi sono lasciata travolgere, con enorme piacere, dagli eventi del fine settimana.
Mancavo da un po'.
A qualcuno e anche a me stessa.
Ogni tanto bisogna ritrovarsi.


Stanotte ho dormito poco.


Mi sono svegliata all'alba, verso mezzogiorno, con il rumore dei soliti mobili trascinati a terra come se non avessero un domani, e le urla incomprensibili del figlio dei vicini che evidentemente é posseduto e farebbero bene a portarlo da un esorcista bravo.


"Che fai, ci raggiungi?", leggo con un occhio chiuso ed uno aperto, nel letto.
"Arrivo!".
Il tempo si scolarmi una caffettiera per due e di vestirmi.
Protezione solare, tenuta sportiva, direzione mare.


L'allerta meteo, qui, arriva come un bonario avvertimento, del tipo che si farebbe bene a portare una giacchina per la sera solo perché dovrebbe essere novembre e potrebbe fare un po' fresco.


Sono rientrata, stasera, solo per uscire di nuovo.
"Devo andare, domattina lavoro..."
Troppo presto.
Sarei rimasta ancora.
Se non mi fermo per riposare, peró, sono finita.


Domattina é dietro l'angolo, ed io sono nel letto con la testa ancora attiva, a riassumere per immagini e parole tutto quello che ho fatto in due giorni.


Perché il tempo vola cosí precipitevolissimevolmente?
Mi piace, peró, riflettere sul fatto che non mi basta una vita per fare tutto ció che desidero.
Per esplorare a fondo ogni mia capacitá.
É una buona ragione per ritenere plausibile che esista la reincarnazione, che debba aspettarmi di terminare in un'altra vita quello che ho cominciato in chissá quale vita precedente a questa.



sabato 8 novembre 2014

UNA FORESTA BLU



Solo perché siamo sulla terraferma, altrimenti sarebbe mare.
Il movimento, quello visibile e quello impercettibile, é d'onda.
Volevo un po' di luce, ma é venuta via dipingendo.
Volevo armonia, un po' d'ordine.
É un tumultuoso disordine, invece, di quelli sconclusionati, ad essere uscito fuori.
Ho consumato i pennelli sul muro.
Ho infilato i guantini usa e getta per adoperare direttamente le mani, e si sono strappati.
Ho consumato almeno una decina di paia.
Naturalmente non é servito a molto.
Ho le unghie blu.
Pure un po' i palmi delle mani.


Ho ben capito che "ordine" e "opera finita", al momento, non fanno parte della mia esistenza.
Guardando al passato, mi rendo conto che ci sono stati momenti di turbamento estremo, tutti piú o meno superati, confluiti nella scrittura, sui muri della mia stanza, nella musica.


Questo é certamente uno di quei periodi.


Quello che ho modo di osservare é che anche questo turbamento ha subito un'evoluzione.
Si é inasprito.
Gli manca l'innocenza dell'adolescenza, ma conserva la stessa rabbia di allora.
E si é definito nel colore, pure.
É di un blu intenso, di quelli che si trovano in alto mare e che fa quasi paura perché ci potresti affogare.

venerdì 7 novembre 2014

NON RESPIRO





Quindi niente, non esco stasera.
Riuscirei ad esprimermi sospirando e non mi va.
Non ho voglia di cambiarmi, truccarmi e sorridere.
Non entra abbastanza aria da queste narici.
Il poco ossigeno che arriva al cervello mi fa pure sragionare, quindi meglio evitare.
Maledetta influenza!
Proprio nel fine settimana mi dovevi cogliere?
Che t'ho fatto di male?

COME PULIRE UN CALAMARO





Questa settimana é venuto fuori un po' di tempo libero inaspettatamente.
Anche stamattina.
Motivo per il quale sono riuscita ad andare a fare la spesa ad un orario sconosciuto: non al momento della chiusura serale dell'ipermercato, ma addirittura prima di pranzo!


Io gli scaffali pieni di roba cosí non mi ricordavo di vederne da un bel pezzo.
Arrivata al banco del pesce, ce n'era di ogni genere.
Nell'imbarazzo della scelta che non ho mai, volevo prendere alici, seppie, moscardini, quegli sgombri belli freschi, ma pure le sogliole in offerta, e gli scampi, perché no...
Alla fine mi sono decisa per due bisteccone di salmone e dei calamari.


"Me li pulisce lei, vero? Vorrei mangiarli per pranzo... Mi risparmierebbe tempo e fatica".


Ne é nata una disquisizione sul pesce in generale, su come cucinarlo.
E prima ancora su come pulirlo, con annessa dimostrazione pratica.


"I calamari li deve fare fritti o imbottiti?"
"Frittiiiiii, per imbottirli non ho tempo"


Me li ha tagliati a rondelle per friggerli.


"Che bello poter scegliere, in genere passo a fare la spesa la sera poco prima della chiusura, quando é finito tutto!"


"Se vuole - mi dice il tipo tanto cortese - ci puó chiamare e glielo mettiamo da parte il giorno, cosí la sera passa solo a ritirarselo".


Oggi ho vinto un giro nella giornata mondiale della gentilezza...


"Non é l'unica - mi dice l'altro commesso - che viene a orario di chiusura. Ci sono due che passano sempre 10 minuti prima che chiuda tutto, che non hanno ancora deciso cosa cucinare per cena".


"Io non sto messa meglio", gli dico.




E qui mi tocca aprire una parentesi.
Di quelle grosse.
Possibile che nel 2014, con tutti i problemi legati al lavoro, alla vita in generale, agli accadimenti del mondo, alle catastrofi naturali, il dilemma esistenziale tra quelli che ci si pone piú spesso, uno dei piú ricorrenti, di quelli che la gente te lo confida con aria afflitta prima di scappare via, neanche stesse andando alla guerra, sia: "cosa cucino per cena"?


Quello cui non riuscirei a cedere é una vita scandita dalle ore da dedicare alla cucina e alle faccende di casa.


Io stasera nemmeno lo so se ceno a casa o mi dirotto a casa d'altri. Influenza permettendo, perché mi ha tragicamente travolto le vie respiratorie...







giovedì 6 novembre 2014

FUORI DAL GRUPPO







Sono stata drastica in questa decisione.
Non mi sentivo piú parte del tutto.
Non volevo sentirmi piú parte di certe dinamiche.
Far finta che tutto mi andasse bene invece di parlare in modo diretto ed esplicitare il mio malessere.


Il rischio di rimanere sola l'ho corso io.
E non ci sono rimasta, il che ha del sorprendente.


Rientro a casa, stasera, e mi arriva una pioggia di messaggi.
Mi sono indisposta.
Poi arrabbiata.
Poi ho contattato una persona e le ho chiesto "cazzo c'entro io con questa cosa?".


Sono uscita dal gruppo e me ne voglio rimanere fuori.


Saró una stronza categorica, ma non ho voglia di far parte di nulla per costrizione.


Si puó rimanere amici per forza?
Se esiste un tempo nel quale ci ritroveremo, non é certamente questo.
Non cosí.














L'ORA DI ALZARSI DAL LETTO



Si é fatta ora di pranzo e sono ancora nel letto...


Devo alzare il culo e cucinarmi qualcosa e poi andare a lavorare.
Niente capricci.
Devo.


Salto pure il caffé con gli amici, che davvero, a meno di sdoppiarmi in quattro, oggi non riesco.


Mi fa malissimo la gola.


La propoli e il miele che mi sto somministrando da oltre una settimana hanno tamponato un po', ma non del tutto, il dolore.


Non riesco a spiccicare la guancia dal cuscino... É cosí soffice.
Le coperte cosí calde.
Non voglio lasciare questo bozzolo per il mondo ostile lí fuori.
C'ho freddo ancora, non riesco a prendere calore.


E non ho neanche un cazzo di termometro a casa, perché non m'ammalo mai, io.


:(((((((((((((((((((((((((







COLAZIONE MINIMALISTA



Stamattina, che sto poco bene, sono stata graziata dal caso.
Non ho, inaspettatamente - l'ho saputo verso le 8.00 - impegni di lavoro fino ad oggi pomeriggio.
Posso quindi ancora rotolarmi, a quest'ora tarda, pigramente nel letto caldo, con la musica che adoro, in questa giornata uggiosa e grigio cenere.


Devo solo alzarmi per preparare la colazione.
Ovvero il caffé.
In questo consistono le mie colazioni da sempre.
Niente biscotti, fette biscottate, marmellate, cornetti, uova e bacon o altro, se non eventualmente verso metá o fine mattinata.


Una colazione minimalista che tutti mi contestano, perché "la colazione é il pasto piú importante della giornata".
Non per me.


Ora, devo solo trovare la forza di mettere il muso fuori dal letto, vestirmi e trascinarmi fino alla cucina, preparare il mio caffettino, versarlo nella tazzina celeste un po' vintage, e poi tornare a letto.
Con il caffé naturalmente.


Adoro prenderlo tra le coperte, senza l'ansia di dovermi preparare per uscire di casa...





mercoledì 5 novembre 2014

CANCELLA E RISCRIVI



É come un esercizio di scrittura.
Quante volte l'ho fatto, di correggermi?
Di cancellare e riscrivere dal primo rigo, salvando solo poche frasi riuscite?


Lo sto facendo anche adesso.
Sto ancora cancellando.
E la cancellatura ce l'ho addosso, la sto sgrullando via, come briciole da una tovaglia consumata dall'uso.
Le trame sono larghe, qualcosa non riesce a scivolare via, rimanendo impigliato dove non dovrebbe.


Vorrei che la notte cancellasse tutto.
E che ci scrivesse sopra, al cancellato.
Che ci sognasse nuovi sogni e partorisse nuove idee di vita, diverse da quelle che sto percorrendo saldamente ancorata al suolo.


La mia scrittura, negli ultimi anni, ha cominciato a svilupparsi notevolmente verso l'alto, ad aggrovigliarsi nello spazio dipingendo figure sconosciute.
C'é una tensione verso l'ideale che non riesco a frenare, mi hanno detto recentemente.


Me ne ero vagamente accorta.





SOTTRAZIONI E MOLTIPLICAZIONI







Mi sono sottratta a certe situazioni nelle quali stavo stretta, il che ha implicato anche l'ulteriore ed innegabile conseguenza del togliermi qualcosa.



Di superfluo.
Di utile, pure.


Queste cose le ho tolte anche ad altri.
A distanza di tempo, arrivano altre attestazioni di affetto, che mi fanno piacere, certo.
Questo non significa che torneró sui miei passi.
La nostalgia va assaporata guardando avanti.
Il passato é decisamente andato, e devo badare all'evoluzione repentina che mi sta travagliando da un po' l'esistenza.


Mi domando solo se, nell'assenza che si é determinata e ho determinato, sia opportuna una moltiplicazione.


Una moltiplicazione esponenziale di attivitá e persone.


Il che sta giá accadendo.


Buffo come la realizzazione di questa cosa abbia preceduto la decisione che avrebbe dovuto esserci a monte.


E non é che stia facendo qualcosa per oppormi a questo incedere nuovo.


Sto lasciando che quel che deve accadere accada, e che quello che devo lasciare andare vada.
In quest'ultima cosa dovrei essere in grado di guardare al passato e trarre forza da tutte le situazioni difficili che nonostante tutto sono riuscita a superare.
Dovrei essere incoraggiante e cortese con me stessa come lo sono con gli altri, e come gli altri non sono con me.
E dovrei beatamente fregarmene di tante cose che mi appesantiscono.
Lo sto facendo.
É questione di stretta sopravvivenza ora.


Non mi viene ancora bene...






































martedì 4 novembre 2014

300


Ho consumato tante energie oggi.
A lavoro ho portato a termine una cosa che mi ha dato profonda soddisfazione.
Se non verrà cestinata da chi di dovere, posso confidare che arrivi va destinazione.
E poi ho dipinto.
Anche se non è arte mia.
Ovvero, ho cominciato a dipingere.
Di getto, naturalmente, che pianificare nel dettaglio con bozzetti mi stufa.
In generale ho un'idea che desidero portare a termine.
Non so quando esattamente, ma prossimamente.
Devo comprare un po' di blu e di verde, che mi sono finiti e non posso più stropicciare i tubetti alla ricerca della tempera perduta.

Avendo faticato così tanto, sono tornata a casa stasera con una fame da lupi un po' più accentuata del solito.

Mi sa che trecento grammi di carbonara non li finisco.
Magari lascio il morso della creanza giusto per non andare a dormire al cinema, tra poco...



lunedì 3 novembre 2014

DIFFERENTI D'ETÁ



L'idea era quella di ossigenarmi altrove, rinfrescarmi  le idee, divertirmi, mettermi alla prova.

C'è un luogo elettivo, in questo senso, che mi accoglie ogni volta come una figliol prodiga.

Ho consumato suola di stivali macinando diversi chilometri di strada conosciuta.
Vivere in un luogo, o averci vissuto, equivale, per me a conoscerlo palmo a palmo.
E tornarci mi fa sempre lo stesso effetto: un inevitabile tuffo al cuore, mentre ritrovo il vecchio passo, il ritmo che, dove vivo ora, ho rallentato.

Sono andata a ballare, io che le discoteche non le adoro e non le sceglierei mai per passarci una nottata.
E invece ho detto si ed entusiasta.
Per la compagnia, certamente.
Impagabile.

La compagnia della serata si è presto allargata.
Avevamo scelto un posto un po' defilato, ma che dominava dall'alto la pista.
Il micro mondo installato nel movimento di quello spazio risicato ci ha praticamente assaltato.
L'età media degli uomini che ho conosciuto, nettamente inferiore alla mia, mi ha da un lato lusingato, dall'altro scoraggiato.

Non ho remore o regole in merito all'etá  degli uomini che mi capita di conoscere.
Non guardo ogni uomo come potenziale compagno, escludendo chi può diventare solo un ottimo amico o una conoscenza da tenere da conto.
Non sto a badare all'età, comunque, quando mi piace qualcuno.

Ci sono delle eccezioni alle quali non riesco a derogare, però.

Non me la sento di accompagnarmi ad un ventiduenne nemmeno per una serata.
Nemmeno per un'ora di sesso selvaggio.
Neanche se è tanto carino, se ha un garbo fuori dal comune, se ha un paio d'occhi notevoli e un approccio galante.
Non ce la faccio.
È una differenza d'età troppo marcata in termini di vita e di esperienza.
Cosa mi ci posso raccontare, anche a letto?
Quello che ho pensato è che se fossi stata uomo, la ventiduenne figa me la sarei portata senza battere ciglio.
Magari sbaglio.
Non tutti gli uomini sono uguali, e mi scuso proprio con quegli uomini che non sono uguali a tanti altri (se non si sono estinti negli ultimi anni...).

Mi domando come si fa.
Come si possa gestire anche solo un rapporto di letto con tanti anni di differenza.
Soprattutto quando la differenza coinvolge la fascia d'etá degli appena ventenni.

Sono una bigotta fuori dal tempo?
Non sono scelte intraprese per morale o perbenismo, le mie.
È il timore di annoiarmi che mi frena.
Il fatto di relazionarmi in un rapporto che sotto diversi profili non può essere paritario.
Soffro di un retaggio culturale superato?