giovedì 20 novembre 2014

HO SOGNATO LO STESSO SOGNO



É da un po' che sogno, in sostanza, lo stesso sogno.
Cambia la scenografia.
Cambiano le persone che ho intorno, il contesto.
Io sono sempre lí, in posti dove non dovrei essere, spesso molto in alto, in luoghi difficili.


Nell'ultimo sogno, il paesaggio era tipicamente urbano, del tipo della grande metropoli, il contesto serioso, vagamente professionale.


Al termine delle infinite rampe di scale, raggiungevo l'ultimo piano del grattacielo, dove degli impiegati in giacca e cravatta erano impegnati in una sorta di pausa caffè.
Attraversata la stanza sul lato opposto, per prendere un plico importante, mi ritrovavo improvvisamente seduta a terra, confinata su un angolo di cornicione, una voragine a dividermi dal resto della stanza.


Gli incravattati, con il caffé tra le mani, mi guardavano con un'aria divertita, sfidandomi con lo sguardo a portare a termine il tragitto dal cornicione alla restante parte della stanza.
Ferma immobile a terra, sentivo il peso del cotone della camicia sulla pelle che mi spingeva verso il basso.
"Se mi alzo, mi sbilancio e precipito", schiacciata con le spalle contro il muro della parete.
"Mi stanno fissando. Devo alzarmi. Devo portare a termine questo fottutissimo lavoro", tra me e me.


Ho cominciato a razionalizzare.
Non soffro di vertigini, ho un ottimo senso dell'equilibrio.
Perché non riesco a muovermi?
É solo un sogno.
La volta scorsa ero in mezzo alle onde.


Mi sono alzata, ho sentito le ossa muoversi, il ginocchio ruotare, la spinta verso l'alto, le spalle premute forte contro la parete.


E lí mi sono svegliata.


E ora ho sonno, e tra poche ore devo alzarmi per andare in guerra, ovvero a lavoro.
Faró pessimi incontri.
Non ho voglia.
Non ho voglia, ma devo.
E quindi chiuderó gli occhi forte, sperando che arrivi immediatamente un sonno senza sogni.





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