sabato 15 novembre 2014

PUPAZZI








Sorseggiavo il nuovo profumatissimo tè, comprato di recente, nella cucina bianca e solitaria, con la radio accesa e gli occhi rivolti verso l'orologio, valutando mentalmente come ottimizzare gli incombenti casalinghi sulla base del tempo disponibile prima di tornare a lavoro.


Mi ha contattata, scontato e prevedibile, sicuro di sé.
L'avevo vagamente provocato qualche giorno prima.
Per gioco, naturalmente.
Per distrarmi.
Per dare una piccola dimostrazione ad una folla adorante e scodinzolante che si prostra puntualmente ai suoi piedi, alimentando il suo glorioso ego.


L'assenza di sentimenti ed emozioni marcate é ben chiara ad entrambi.
Dubbi non ce ne sono in tal senso.


Mi dice che vuole passare a casa a salutarmi.
Gli rispondo che devo andare a lavoro, che non ho tempo.
Si presenta, dopo neanche 10 minuti, alla mia porta.


"Ciao...", lo accolgo con un mezzo sorriso interdetto.
Mi guarda serio, entra in casa, fa finta di chiedermi distrattamente cosa sto facendo.
Entra in cucina.
Mentre gli rispondo, si avvicina, mi afferra la testa tra le mani e mi bacia.
Un bacio senza sapore.
Bello e finto quanto quello di un film.


"Devo finire il mio tè", gli dico, divincolandomi dalla presa agilmente.
"No", prova a replicare.
"E invece si. Non lo lascio. Lo voglio finire", gli rispondo autoritaria.
Solleva la tazza e lo assaggia.
Me la porge e faccio un unico sorso, bevendolo senza gusto, quasi fosse acqua, per dissetarmi.


Il tempo, da quel momento in poi, si é dilatato a dismisura.
Volevo essere altrove.



O probabilmente con altra compagnia.
Sono riemersa poco dopo, credendo che fosse tardissimo e che avrei fatto un ritardo clamoroso a lavoro.


Ero addirittura in anticipo.


Il tempo non era volato, anzi, si era quasi fermato.


Ho pensato invece ad altro tempo trascorso.
Un tempo che mi sfuggiva dalle mani, che non potevo trattenere in alcun modo.



Un tempo con le ali e affamato di volare.
Un tempo che ho fermato mettendo punto.




Il motivo per cui sarebbe il caso di evitare certi incontri che non mi lasciano nulla, é proprio questo.
Posso essere accondiscendente con me stessa, soddisfare le esigenze dalla piú bella alla piú torbida, ma se una persona non mi prende, non mi entusiasma, é come giocare con un pupazzo.


E quanto puó essere gratificante giocare con un pupazzo?































2 commenti:

red ha detto...

non lo so quanto può esserlo.
ho il sospetto che per il pupazzo sia stato molto gratificante giocare con te.
poi può essere che sotto la gommapiuma si riveli un cuore dolce e sensibile.
ma anche no.
e comunque, cielo, la vita è fatta anche di prove andate così così.

.come.fossi.acqua. ha detto...

Si.
Lui se si fosse potuto dare la mano da solo l'avrebbe fatto.
Troppa gommapiuma, davvero :)))
In realtá non é una cosa che mi interessa coltivare nemmeno sotto il profilo autostima.

Ma si... Non é da condannare a morte per questo...
C'é davvero di peggio in giro.
Peró mi ha stufato ugualmente... Che ci posso fare?