mercoledì 21 gennaio 2015

DALL'ANIMA



Dice che mi trasformo, quando canto.
Che si intravvede l'anima.
Mi viene da chiedermi in che modo appaio il resto del tempo, se sembro effettivamente cosí distante da quella che sono.
Quella che cambia, probabilmente, é solo la chiave d'accesso che fornisco a chi mi ascolta.
La serratura, di fondo, é sempre la stessa.
Io sono sempre io, canto o non canto.
Solo che non sono visibile a occhio nudo.
Occorrono dei filtri.
Un caleidoscopio.
Una lettura di spessore e a colori, con sottofondo musicale.
Non sono altrimenti raggiungibile.
Ed é bello anche cosí, un po', di riservare una conoscenza piú intima a poche persone.
Quelle che non sbadigliano quando sei lí alla chitarra con un repertorio di nicchia e i tuoi pezzi inediti.
Quelle che in un locale prossimo alla chiusura ti si siedono vicino, in silenzio, mentre canti, e ti osservano come se non esistesse altro.
Quelle che ad una serata di amici ti ascoltano e poi vengono a dirti con occhi sorpresi che la tua voce ha qualcosa.
Qualunque cosa sia, qualcosa l'ha e spero di mantenerla inalterata nel tempo.
Il che é un eufemismo, perché mi accorgo che cambia costantemente, e ci son cose che controllo ed altre che prendono il sopravvento.
O sfuggono inevitabilmente.
Quanti segreti sono chiusi in una voce, e quanto é pazzesco che passino, il piú delle volte, del tutto inosservati?