mercoledì 14 gennaio 2015

LE GEOMETRIE DEL POMODORO



La cena spartana di stasera é magnificamente consistita in un avocado e in un cuore di bue consumati nudi e crudi davanti al camino.
Ho spellato l'avocado e sembrava quasi non avesse sapore.
Era d'importazione.
Quelli nostrani sono decisamente piú gustosi, ma io non ho la pianta, e chi l'ha non mi regala piú i suoi frutti.
Ho assaltato il pomodoro, grande quanto la mia mano aperta, impugnandolo come un giocattolo pronto all'uso.
Da ogni fetta tagliata sono emerse geometrie arancioni, verdi e bianche.
Delle ruote perfette, come gli ingranaggi di un meccanismo.
Un meccanismo che in questo momento sento che non funziona come dovrebbe, ma che funziona e tiene comunque botta.
La perfezione del taglio e tutta quella geometria mi hanno mandato in ansia.
Ho posato il coltello e ho morso la restante parte del pomodoro come fosse una mela.
Fanculo la perfezione e il taglio educato e le geometrie bellamente ordinate che genera!
Il sapore si é aperto compiutamente sulle papille gustative solo a bocconi ultimati.
Non ho piú fame.
Sono in fibrillazione per il lavoro.
Paura e preoccupazione da convertire in adrenalina.
E adrenalina, di suo, allo stato puro, che mi possiede, di una possessione bieca e senza speranza di salvezza.
Ho bisogno di una cazzo di sigaretta*.
Non fumo da giorni, di nuovo.
E non fumeró nemmeno ora.
Anche perché il bar sotto casa é chiuso, maledizione...






* particolare genus di tabacco a forma di sigaretta, dalla proverbiale portata liberatoria, soprattutto se unita ad alcol e cattive frequentazioni (tutte cose che non mi posso concedere fino a venerdí notte, quando avró portato a termine quel che ho da fare).



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