sabato 28 febbraio 2015

RUMORE D'ACQUA



Sto lasciando riempire la vasca d'acqua per un bagno.
Ho sete d'acqua.
L'immersione, stasera, sará propedeutica allo scioglimento di diversi pensieri.


Uno su tutti riguarda la possibilità di non rientrare da sola a casa.


Il che implica che un saluto che "forse" mi tocca, stasera, potrebbe degenerare.


Me la gioco sui forse, insomma.


Non so nemmeno io cosa preferirei, ma il corpo segue i suoi rituali di preparazione che la mente ignora e osserva silenziosa senza replicare.

GATTO DI FORESTA



Mi ero ripromessa di fare questa piccola cosa, stamattina.


E dunque l'ho fatta.


"Ho letto, ieri sera. Ho letto tutto. Parola per parola. Ho letto sconcezze, rabbia e rancore nei miei confronti, l'invidia, la vigliaccheria. Ho letto chi ha preso le mie difese e come".


Non ha insistito.
Ha mangiato la foglia.
Gli voglio bene, ma non deve fare il paraculo con me.
Non mi serve confrontarmi in questi termini, nella vita privata, con le persone che conosco.




E poi ho ringraziato chi dovevo ringraziare.
Credo sia rimasto abbastanza sorpreso.
Mi ha detto che so cosa pensa di me.
Gli ho risposto che in effetti no, non lo so esattamente, perché non ho mai avuto accesso pieno ai suoi pensieri, perché si é sempre trincerato dietro atteggiamenti ambigui.
Mi ha risposto cose belle.
E qui sono rimasta sorpresa io.




Credo coltiveró l'idea di aprire una rubrica dedicata du fb.
L'idea mi diverte seriamente.
Mi sento un gatto di foresta che gioca con topolini di campagna chiusi in un recinto.
Topolini e zoccole.
Roditori, insomma.
Ovvero gente che per sopravvivere deve rosicare.


Quanto poco ci vorrebbe a schiacciarli tutti in un attimo.
Ma io ho rispetto di ogni forma vivente, anche la piú abietta.
Metto fuori dalla finestra qualsiasi insetto o animale mi entri in casa.
Come potrei essere cattiva e crudele per il gusto di esserlo?
Non sono nemmeno vendicativa.
Non mi sono sentita di ripagarli con la stessa moneta per non scendere al loro livello.
Peró sento l'esigenza di annientarli.
A modo mio.


Irradieró cosí tanta luce, ancora, che non troveranno piú alcun posto all'ombra in cui nascondersi.


Eccolo il mio metodo.


Discutibile, folle, ma questo.


Sono fatta cosí e non voglio farmi inquinare ulteriormente dal mondo cui non appartengo.

















MONDO CATTIVERIA E MISERABILIA





Stasera c'é stata una sessione di lettura all'aperto, mio malgrado, con un calice di vino tra le mani.
"Devo proprio?", in fondo lo so giá.


La lettura della lingua delle serpi, le cattiverie gratuite, gli sghignazzamenti meschini, in veritá mi hanno fatto ridere.


"No, ma non é possibile! Ma davvero hanno scritto cosí? Ma non ci credo! Ma come stanno combinati?", mi fa incredula un'amica.
"Senti, senti questa!!", incalza un amico.


Sto ridendo, ancora adesso, mentre ne scrivo...


"Mi aspettavo qualcosa in piú, da loro. Che so, un po' piú di fantasia...", mi é scappato.


"Oddio, mi sto sentendo male per te! Ma come hanno potuto! Guarda qui quest'altro che ha scritto! E questo che ha risposto!", continua la mia amica.


"Basta dai, é troppo... É vergognoso. Basta leggere queste cose, mi sto innervosendo. É gente da tenere decisamente alla larga!", mi fa.


"Nulla che non sapessi giá", ho replicato.




Dovrei quasi sentirmi lusingata dal fatto di ricevere tante attenzioni.
Ah giá, ma io sono quella che si mette al centro dell'attenzione.
Ho delle tecniche infallibili.
Tipo non filarmi la gente che mi fa pena.
Evitarla.
Farmi la mia vita.
O anche prendere decisioni scomode per me stessa.
A rischio di rimanere sola.
Peró, caspita, sola non sono rimasta.
Anzi.
Ho trovato pure ulteriore sostegno.


Tipo anche non sputtanare tutte le confidenze ricevute, nonostante abbiano detto cose non vere sul mio conto.
Nonostante il fango gettatomi addosso.


Mi basta una doccia per ripulirmi a fondo.
Sarebbe diverso se fossi un pupazzo di fango, in quel caso mi scioglierei sotto l'acqua.
Cosí non é.


"Se l'avessero fatto con me sarei stata malissimo. Mi sarei fatta un pianto!", mi dice l'amica seduta accanto a me.
"Come fai ad essere cosí tranquilla? Mi sento male per te!".


"In veritá mi fanno male i muscoli della faccia per quanto ho riso stasera!", rispondo.


Ed é vero.


Queste cose non mi toccano.


Mi fanno solo un'infinita tristezza.


Considerato poi che i miei status su fb costituiscono motivo di ulteriore dibattito - di altissimo livello - stavo quasi pensando di aprire "la rubrica di comefossiacqua" per donare loro ulteriori argomenti con cui riempire le triste giornate che non sanno come proficuamente impegnare.


Potrei creare un "gruppo sfigati" ad hoc e rendere visibile solo ai suoi membri dei piccoli post mirati.


Scrivere non mi impegna poi molto.


Mi impegnerebbe di piú scrivere in italiano correggiuto per portare la lettura alla loro comprensione.


Ci sto seriamente riflettendo.


Potrebbe essere un passatempo divertente.
Non tanto quanto il mio piccolo posticino blu e acquatico, ma alquanto divertente.


Tanto ci vanno avanti per ore a fare cineforum sui film che mi vedono come protagonista.


Potrei anche suggerire i titoli, creare dei piccoli trailer, che so.


Sarebbe una figata pazzesca!




Vorrei rendicontare tutte le cose che ho sentito e letto stasera.
Non saprei da dove cominciare.
Continuo a riderne, da sola, nel letto, mentre scrivo.


Ci sono delle persone che non hanno preso parte a questo gioco meschino.
Una l'ho ringraziata poco fa.
L'altra é quella che mi ha letto queste cose.
L'altra ancora é quella che mi ha difesa a spada tratta.
E non avevo dubbi, ma merita davvero un ringraziamento speciale.
L'altra... Non me lo aspettavo.
La ringrazieró a voce.
L'ultimo mi ha chiamata ad inizio settimana per dirmi delle cose deliranti con le quale si sono scatenati e di come si fosse dissociato.
In veritá piú che dissociarsi é stato abbastanza paraculo.
Non mancherò di dirgli che ho letto tutto.
Parola per parola.
E che ho molto apprezzato chi ha preso a viso scoperto le mie difese.




"Ma anche lui, come ha potuto partecipare a queste cose? Addirittura le illazioni su di voi..."


Lui é uno con cui ho avuto incontri ravvicinati per una manciata di volte.
Dove le altre stavano con la bava alla bocca, perché si presenta meglio di quel che é in realtá, a me é bastato essere me stessa e lasciare che le cose accadessero.


Ma quando sono accadute non mi hanno cambiato la vita, diciamocelo.


Motivo per il quale non mi é pesato interrompere la situazione e rivolgere le mie attenzioni altrove.


E quindi, sempre la bava alla bocca e le fauci spalancate delle altre, i suoi occhi sono rimasti puntati su di me finché non ha cominciato a cercare attenzioni che non avevo intenzione di concedere.


Finché questa cosa non l' ha indispettito.


Io la gente che mi annoia, a letto e fuori, la allontano.


E lui non aveva i requisiti per costituire eccezione alla regola.































venerdì 27 febbraio 2015

RAGGIUNGIMI QUI



Ci sono richieste che presuppongono la certezza delle risposte.


Questa é una di quelle.


Questi giorni passati sono stati pieni di queste richieste.


Alcune non erano supportate da alcuna certezza.
E difatti sono miseramente cadute nel nulla.
Altre sono state espresse in forma interrogativa, pur certe delle risposte.


La vita é pazzesca anche per questo.


Escludi a priori delle cose che poi invece sono semplicemente pazzesche.


E non scompaiono.


Durano.


Ho bisogno di avanzare una piccola richiesta peró, stavolta.


Ho voglia di pretenderla.


E di confidare nella certezza di una risposta positiva.


E se pure fosse no, fanculo, la trasformeró in un dannato si.


Stavo scrivendo tutto questo quando é arrivato "il" messaggio.
E quindi, dopo aver scritto quanto sopra, ho avanzato una piccolissima pretesa.
Che in realtá é grandissima.
Ed é uscita in forma imperativa.
E stavolta non me ne frega nulla.
Voglio che sia esattamente come dico io!
La vita é una, ed é fatti di giorni che si dimenticano.
E di giorni indimenticabili.
Ed ecco di cosa voglio vivere, in questo momento.
Di giorni indimenticabili.







ALL'ANULARE



Stamattina al lavoro mi occorreva una cortesia.
Cose che capitano.
C'era una tipa, quando ho aperto la porta, le ho chiesto al volo se potesse farmela lei.
Parliamo di cortesie estremamente banali che ricorrono di frequente nel lavoro ed alle quali non si dice di no.
Mi ha risposto di no in malo modo.
Non avendo tempo di infilarla di testa nel muro, l'ho guardata in modo sdegnato (c'era anche, tra le righe, un "piccola stronza, questa te la restituisco appena ho occasione"), e sono passata oltre.
"Scusami, puoi farmela tu questa cortesia", dico ad un tipo piantato di fronte a me, che aveva assistito alla scena con occhi attenti.
"Certo", mi risponde con un gran sorriso.
Caspita, che occhi, ho notato.


Gli ho stretto la mano e mi sono presentata, ringraziandolo.
Mi risponde che ci conosciamo per corrispondenza.
É vero.
Non avevo idea che fosse lui.
Pensavo, a dire il vero, che fosse un vecchio bacucco.
Ha solo qualche anno piú di me.


La stretta di mano mi é parsa infinita.
Anche il tempo trascorso a guardarlo dritto negli occhi.


Abbiamo trascorso circa tre quarti d'ora a discutere di cose abbastanza tecniche, cercando di trovare una soluzione utile.


Forse l'abbiamo trovata.


La discussione é stata interessante, di ampio respiro e... piena di sorrisi.
L'ho osservato tantissimo, mentre parlava.
Non tanto per il tono di voce, non particolarmente significativo, tanto che l'ho giá rimosso, quanto per gli occhi.
Dorati.
Una roba incredibile, ne sono rimasta rapita.


Ha alzato una mano, nel gesticolare, e ho notato una sbrilluccicante fede al dito.


Pienamente comprensibile che un tipo del genere abbia una fede al dito.


Terminata la grande cortesia che mi ha fatto - cui non era tenuto, in quei termini - mi ha atteso fuori per parlarmi di una questione oggetto di corrispondenza.


Una cretinata, a dirla tutta, della quale nemmeno mi occupo io.
L' ho quindi dirottato su chi se ne occupa.
L'ho nuovamente ringraziato, ci siamo stretti le mani, di nuovo, un po' troppo.
L'ho guardato a fondo, un po' troppo.
E poi sono corsa via, perché dovevo terminare altri giri di lavoro.




É quel genere di cose dal quale dovrei tenermi alla larga.
Eppure, francamente, non mi dispiace l'idea di incontrarlo nuovamente in giro.







giovedì 26 febbraio 2015

PROCINTI DI IMBARAZZI



É arrivato freschissimo, un maglione fine, dal colore deciso, gli occhiali da vista da intellettuale, il solito sorriso un po' sghembo, ma pieno di calore.
É un tipo di compagnia.
E un bel tipo.


Si sta bene, insieme.


Tutti insieme.


Nulla di piú.


Non mi interessa che come amico.


E non capisco se i complimenti che mi rivolge sono sinceri, amichevoli o cosa.


Il cosa lo vorrei escludere radicalmente.


Di mio, continuo a fare la vaga.


Non posso fare altrimenti.




Non ho voglia di trovarmi in situazioni imbarazzanti.
Non mi interessa.


Mi scrive.
Cose carine, peraltro.
Si é proposto di tenermi alla larga qualche tipo che mi si avvicina.
Gli ho risposto che non mi creano alcun problema e che se voglio mi difendo da sola.
Mi ha replicato che lo sa, ma che si infastidisce ugualmente che mi stiano "addosso".


Cos'é, gelosia?
Possessivitá?
Istinto di protezione?


Mi ascolta sempre con estrema attenzione e mi osserva e mi cerca nella folla.


Stavo inviando delle foto ad un altro amico, mi ha detto di inviargli anche una foto dove sto solo con lui.


Spero non oltrepassi il limite.























AL CENTRO DELL' ATTENZIONE










La mia "colpa" é che mi guadagno il centro dell'attenzione, testualmente.
Affermazione scappata di bocca a qualcuno, alla mia richiesta di smetterla di accollarsi quando mi incontrano in giro, di smetterla con le provocazioni e con le coltellate alle spalle.


Eccolo il motivo di tanta acredine.


Invece di lasciarmi schiacciare dalla cattiveria e dalle meschinitá, e di scappare con la coda tra le gambe, rubo loro la scena.


Quando ci sono io, non ce n'é per nessuno.


Una situazione intollerabile.


Io al centro del movimento, e loro ai margini della scena a mozzicarsi i gomiti.


Accidenti... Come ho potuto?


Come mi permetto di fare tutto questo a loro?


Nello stesso modo in cui continueró a permettermi.


E lo faró finché non si cuciranno definitivamente la bocca.


Finché non annienteró del tutto il loro piccolo ego.




Ci sono donne che riescono a sentire di esistere solo quando raccolgono un certo tipo di attenzioni da parte degli uomini.
Generalmente se li accattivano con il sesso o con un fare provocatorio.
Ci sono quelle che, se si esce, non ci si diverte, se non c'é un uomo.
Che non ha senso prepararsi se non c'é un essere di sesso maschile che possa apprezzare tanto sforzo.
Che la tua conoscenza/amicizia costituisce semplicemente un ponte per i tutti gli uomini che conosci, parenti compresi.


La persona che mi ha detto con rabbia che "sono al centro dell'attenzione" é questo tipo di donna.


"E certo. Le rode perché lei é invisibile", mi dice l'amica al quale ho raccontato un po' di vicende di questi giorni.


Non era invisibile finché siamo state amiche.
Le lasciavo la scena sempre.
La elogiavo.
Lasciavo che potesse raccogliere le attenzioni dagli uomini, perché le facevano bene.
Finché non ha fatto la stronza.
Troppe attenzioni danno alla testa.


É arrivato il momento di masticare un po' di polvere.
E per sollevarla non mi serve nemmeno scollacciarmi, scoprire le gambe, essere ammiccante o ciucciarmi le cannucce dei cocktail con fare da pornostar.


Mi basta aprire bocca per parlare.


E funziona.


Piú delle tette! :D


















NE SONO USCITA



Ed io sono felice per te.
Che tu non lo sai, ma non ci ho dormito certe notti per ingegnarmi su come tirarti fuori.
Non sai quanto c'entro anche io, ma temo lo sospetti per il modo in cui mi hai ringraziata.
Negheró fino alla morte!

LA COSCIENZA SPORCA



Altra telefonata.
L'insistenza e l'arroganza.
La pretesa.
Di nuovo, non devo nulla a nessuno.
Con me le manipolazioni non funzionano.




Ho inviato un messaggio che non ha ricevuto risposta.


Qui ci sono parecchie cose che non tornano.


Questi si pensano che io c'entri qualcosa, che me la sia cantata.
Ebbene no.
I fatti che mi sono stati confidati sono rimasti cuciti nelle mie orecchie.


Se hanno la coscienza sporca, dovrebbero preoccuparsi di essere piú discreti, non cercare di coinvolgermi o farsi film sulla possibilità che li abbia potuto sputtanare.


A me che cosa dovrebbe fregare di tutto questo?
Faccio la mia vita.
Frequento altre persone.




Dovrebbero curarsi...









mercoledì 25 febbraio 2015

SALVAMI



"Arrangiati", ho risposto.


Sono cose che non mi riguardano.
Non c'é piú alcuna amicizia tra di noi.
Non ti devo assolutamente nulla.
Ti ho anzi usato fin troppa correttezza, dopo tutto quello che hai fatto.


É il colmo che una richiesta di aiuto del genere venga rivolta proprio a me!


Quando é troppo é troppo.

UNA DECINA DI BOZZE CHE NON VEDRANNO LA LUCE



... Ed un bisogno cronico di dormire, questi giorni, che non riesco ad appagare.


Non so che accadrá questo week end.


Probabilmente nulla.


O tutto.


Magari é il caso di divertirmi un po' e di fregarmene bellamente.



INTRAPRENDENZE





É un po' tonto, il tipo al quale piace una mia amica.
Dopo esserci girato un po' intorno ha infine dichiarato, per iscritto, la curiosità di conoscerla e uscirci insieme.
Un gran bel ragazzo, ma introverso.
Lei vorrebbe anche approfondire la conoscenza, ma lui sembra del tutto inabile al corteggiamento, abbastanza goffo nell'approccio.
Mi sono trascinata il suo amico a fumare fuori, facendogli dire di raggiungere, per cortesia, la mia amica che avevo lasciato da sola al tavolo.
Nulla.
Non si é schiodato dal bancone.
Se ti piace una donna, te la vai a prendere.
Soprattutto se é nella stessa stanza.
Basta con i messaggini, rasentano il ridicolo in parecchie circostanze.




Ci hanno raggiunto altri amici che hanno preso posto al tavolo.
Tutti in formissima e in gran tiro, stasera.
Arriva una frotta di gente, amici della mia amica, e lei si alza per andarli a salutare.
Io resto tranquillamente a far conversazione con i ragazzi.
Torna dopo un po' al tavolo e mi dice che uno dei suoi amici le ha chiesto di me.
Ho notato una certa frequenza di sguardi, ma li ho abbastanza ignorati.


Non capisco la necessità di mandarmi a dire le cose quando siamo a due passi l' uno dall'altro.
Prendi posto a sedere e unisciti al tavolo, che problema c'é?
Presentati.
Approcciami.
Ci incontriamo sempre alla stessa ora e nello stesso posto... Possibile non riesca a spiccicare una parola?


Intraprendenza zero.
Almeno stasera.
Vedremo le prossime come si mette.
Dubito, peró, possa cambiare qualcosa...









martedì 24 febbraio 2015

UN GRAN BEL POMERIGGIO



Passato a smadonnare mentalmente davanti al pc.


Bello davvero.


Pazienza e calma sono miraggi lontani.







POSIZIONI TIMIDE

"Come sei messa per la colazione?"


Stamattina nessuna levataccia per il lavoro.
Solo letto.
Magnifico, caldissimo, morbidissimo letto.


"Volevo solo dirti che ho speso qualche parola per te... E che anche qualcuno che ben conosci ha preso una seppur timida posizione!"


Lo sapevo, perché é stato proprio lui a dirmelo.
Aggiungendo quanto siano tristi.




Non ho poi mica bisogno di mettere tanto i puntini sulle i, io.
Ci vanno da soli.
É per levarmi lo sfizio che ogni tanto paleso le cose.


*


Ieri sera é stata una serata densa.
Ho un cerchio alla testa neanche avessi bevuto.
Sto realizzando poco a poco.
Il mio corpo sta realizzando.
Il mio stomaco.
Il cuore é fermo, invece.
Non capisco perché, ma é perfettamente immobile, come l'espressione del mio viso.
Imperscrutabile.


Il giorno, quello lí che ricorre secondo le sue personalissime cadenze, é a breve.


É passato tanto tempo.


No.


Era appena ieri.


Appena ieri.











lunedì 23 febbraio 2015

CHE POI IO SBAGLIO SEMPRE





Ne sono cosciente.
E in questo momento non mi frega nulla di non sbagliare.
Finché non commetto illeciti, certi sbagli sono pienamente legittimi, a parer mio.


Del tipo che quando poi é troppo, é troppo.
Farebbero scendere pure Cristo dalla croce.
Ed io non sono Cristo.


E allora, se di nuovo il gioco "tutti contro uno" viene ingaggiato subdolamente nei miei confronti, nonostante stia lasciando correre da tempo (e giuro che mi sono cascate abbondantemente pure le palle che non ho!), qualche testa deve cadere.


E non sará la mia.









ARITMIE





Tutta l'agitazione di questi giorni ha trovato all'improvviso la propria collocazione nelle aritmie del tempo, nelle smagliature dello spazio di questo mondo che mi appartiene.


É confluita in un momento preciso della mia vita, che non esiste, eppure persiste ferocemente, sorretto da una forza che non riesco a debellare.


Il destino é stato "marionettato" da due abili mani, tese verso di me.
Ed io l'ho abbracciato.
Immancabilmente.


Perché non dovrei, del resto?


In questo momento soprattutto?


Sono io ad alimentare questo gioco.
Ho scritto fuoco, in realtà, ma la lettura induttiva delle lettere pigiate ha colto un ulteriore aspetto che pure é da considerare.


Sono sempre stata insofferente a ció che non mi piace, mai obbediente, mai remissiva.
Cosí sono negli affetti.
Nelle relazioni con gli uomini.
Con le dovute eccezioni che riguardano il reparto letto.






Ho il fottuto terrore di finire nel cemento, come in Jeux D'enfant, come di prendere un cazzotto sull'altare come Hugh Grant nel film che l'ha lanciato.
Piú probabile il cemento, che l'altare.
E tra le due nessuna.




Forse sembra un puzzle scomposto, quel che ho scritto.
Di fondo forse lo é, ma ha la sua logica.
Una logica che sfugge ad ogni logica.
Inattaccabile.


In tutto questo, avendo guidato in lungo e in largo ("ma stai ancora guidando? Non sei arrivata a casa?" - "no, sono arrivata qualche paese piú in lá, ho appena preso la rotonda per tornare indietro" - "tu non stai bene, c..." - "mi meraviglia che ti meravigli questa cosa..." - "ti voglio bene") ed essendo da poco rientrata a casa, dovrei decidere cosa cenare.
Se cenare.
Una cioccolata calda, se avessi il latte per scigliere il fondente.
Ci infilo un po' di burro, magari...
Ah il burro...
Soprattutto quello salato, che delizia.
Ho freddo...
Non ho acceso nemmeno la radio.
Solo il ticchettio della tastiera ed il ronzio del frigorifero.
Ho sete.
Niente alcol, peró.
Ho sete d' acqua e di cose allo sbaraglio.


La compostezza, di cui madre natura mi ha naturalmente dotata, mi manca del tutto nella vita che conduco e nelle scelte che la indirizzano.


Questione di scompensi.


Questo é il mio.


Ed é grave.


Sono una tipa scomposta.



















COSA STAI FACENDO?



Il cellulare si illumina e leggo il messaggio che compare nella tendina.


Un fanculo per risposta, a caratteri cubitali, ci starebbe da Dio, ora.


Quando l'ormone annebbia il cervello, non é meglio il porno?
Perché rompere le scatole alla gente che non c'entra nulla?


Non avrei mai pensato di stancarmi così.
Non credevo ne avrei avuto abbastanza.
Non credevo un sacco di cose e troppe volte mi sono ricreduta.


Ho voglia di urlare.




Mi sa che stasera invece di tornare dritta a casa vado a farmi una corsa.
In macchina.

NUOVA TINTA



L'ho presa oggi, mi scurisco i capelli, ho deciso, anche se mi dicono che sto meglio chiara.
Io chiara non lo sono piú da un po' e ho bisogno di esteriorizzare questa cosa.
Di nuovo.




Poi magari li schiarisco di nuovo, appena avró voglia.
Del resto, molto faranno salsedine e sole, a breve.






Ho dormito un po' prima di venire al lavoro.
Mi sento distrutta.
Ho voglia di fare sport.
Ho altri desideri che si contraddicono e mi contraddicono.


Vorrei andare in spiaggia, stasera, a passeggiare.
Non ho molta voglia di avere compagnia.
Non voglio sentire nessuno.


Voglio partire.


La mia voce oggi sembra venga dall'oltretomba.
Un collega stamattina mi ha accolto con un sorriso a 32 denti, appena l'ho salutato ha cambiato espressione.
Ora mio padre al telefono, che non ha osato chiedermi cosa ho.
E un'altra persona che mi sta guardando da che sono arrivata a lavoro in modo preoccupato.


Lo so che si nota tale e quale.


Non ci posso fare nulla.


Sto male.


"Ma perché?", mi ha chiesto un' amica stamattina.
Perché non riesco ad abituarmi a stare qui.
Mi va stretta la gente.
Fondamentalmente mi vanno stretti tutti.
La verità, eccola, tutti.
Nessuno escluso.
E questa cosa mi tormenta e mi fa pure sentire in colpa.
Lei dice che non ho ragione di star così.
Che faccio una vita piena.
Che devo abituarmi a stare qui, dove in fondo non si sta cosí male.
Di fondo, sono io che sto male.
Mi manca un certo tipo di confronto.
Mi sento soffocare dalla mediocrità.
Comincio già a non avere quasi più la percezione di certe sottili differenze che prima mi saltavano agli occhi.
Mi sto piegando?
Mi sto lasciando sopraffare?
Non voglio.
Non voglio.
Non voglio.



















ALMENO DIECI



Le cose da scrivere.


Le ho dimenticate mentre tornavo in macchina da lavoro.




La veritá é che non sopporto più nulla.
Quelli che mi chiamano per nome e cognome quando non so nemmeno chi siano, quelli che mi si dichiarano quasi quotidianamente per portarmisi a letto, gli sposati, quelli che mi si avvicinano per opportunismo, gli amici e quelli che non lo sono, quelli che mi chiedono come sto anche in modo sentito, quelli che mi dicono che avevo ragione...


Mi sono stordita con la musica della radio ad alto volume, con il finestrino mezzo aperto che in macchina stavo soffocando di caldo.


Oggi non sopporto altra voce che la mia.
E sto in silenzio.











domenica 22 febbraio 2015

BRONCOPOLMONITE ARRIVO



C'ho amici scellerati che mi fanno proposte folli... Ed io mi sento moralmente obbligata a dire di si.


Vado a infilare il costume :D

STRUMENTI

La solita aggregazione spontanea, gente che non conosco che si lascia coinvolgere nelle conversazioni e nella musica e nel vino, cittadini del mondo che si ritrovano a far tappa nel mio paese, le chitarre.
Le voci.
La mia voce.
Il mio passato che batte forte le mani sulla porta del presente per entrare.
La colonna musicale della vita, che si é definita in modo granitico nel tempo.
La musica.
Quella che mi definisce e mi appartiene.
Jeff.
Sempre.
L'improvvisazione, che non é da tutti, per tutti.
Che non é possibile con tutti.


Abbiamo improvvisato su pop e rock, siamo scivolati nel blues, ho apportato qualche correttivo soul, mi é stata offerta una variazione reggae.


Ho goduto del silenzio della piccola platea, assorta ad ascoltarmi.
"Hai un'altra voce, quando canti!".
Mi fa sempre sorridere questa constatazione.
Sono le piccole sorprese che riservo a chi ha cura di scoprirmi, di ascoltarmi.
A chi ha voglia di conoscermi per quella che sono.
E non tutti l'hanno.
Non a tutti interessa capire chi hanno davanti.
Molto più comodo collocarmi in una sterile categoria, magari in ragione del lavoro svolto.
Ed io non sono il lavoro che svolgo, nonostante l'innegabile deformazione.
Non sono l'etá che dimostro né quella reale.
Ho piú di una vita, all'attivo, e l'etá, rispetto a questo fatto, non significa nulla.
E per quanto mi faccia pena e rabbia, allo stesso tempo, accorgermi dello sguardo limitato e superficiale che piú d'uno mi rivolge, lascio andare queste persone.
Smontare a tutti i costi le loro presunzioni sul mio conto non mi interessa.
Salvo ogni tanto lasciarli ad occhi sgranati perché non immaginavano.
Non sapevano.
E l'evidenza all'improvviso li destabilizza.




*


Ho sentito un amico che non sentivo da un po'...
Ci conosciamo da anni.
É un bel ragazzo, in gamba come pochi, ha inanellato dei successi di rilievo facendo sacrifici da pazzi.
É una delle persone che stimo di piú in assoluto.
Si é conquistato un posto di prestigio senza chiedere nulla a nessuno, mantenendo l'umiltá ed il buon senso che lo connotano.
É un gran compagno di bevute.
Nonostante le distanze anche notevoli, siamo sempre riusciti ad incontrarci e ad incastrarci nei rispettivi giri, nei viaggi solitari o con altre persone.


Chiacchierando del piú e del meno, come al solito siamo finiti alle solite questioni sentimentali.
Siamo entrambi single da un po'.
A lui non mancano, anche a causa del lavoro che fa, donne che gli si propongono.
Anzi.
Potrebbe scegliere tra le migliori donne in circolazione.
Contrariamente a quanto l'italiano medio farebbe, scansa a piè pari tutte le situazioni nelle quali potrebbe tranquillamente raccogliere a mani basse, perché sono donne alle quali "non interessa chi sono, ma quello che faccio".
Mi sembra evidente il motivo per cui siamo amici, non serve sottolinearlo con ulteriori parole.
Abbiamo riflettuto su quanto siamo diventati esigenti con l'etá e di quanta gentaglia ci sia in giro.
Su quanto siamo corretti e affidabili, e privi di secondi fini.
Su quanto sia desolante non trovare persone con cui confrontarsi sotto un profilo non soltanto umano, ma anche lavorativo.
Lui si lamenta del fatto che nel suo ambiente c'é un livello di ignoranza tale che non sa davvero dove mettere mano.
Ed io nel mio riscontro lo stesso identico livello.
L'opportunismo.
La superficialitá.
La mediocritá.


Il motivo per cui non é mai successo nulla, tra di noi, risiede in diversi fattori.
Ogni volta che ci siamo visti, io ero impegnata con qualcuno.
Oppure c'era sempre tanta gente da gestire.
E poi abbiamo dei caratteri abbastanza definiti e ugualmente forti.
Non l'ho mai guardato sotto altri punti di vista.


I sentimenti non si spiegano, sono cosí come vengono.


Sto decidendo, in ogni caso, se andarlo a trovare, a breve, incastrando altri incontri, con altri amici, ed altre persone.
É sempre un piacere rivederlo.




*


Nel cuore della notte mi é arrivato un messaggio.
"Forse stai dormendo giá...", leggo.
"Sono appena rientrata a casa".
La telefonata che é seguita mi ha riempito di gioia.
Abbiamo risolto una brutta situazione.
Siamo riusciti a tirar fuori dai casini una persona cui entrambi vogliamo bene.
"Di tutta questa faccenda nessuno dovrá mai sapere nulla!", ci siamo promessi.
E nulla, sono contenta davvero che tutta questa situazione sia rientrata.
"Mi hai fatto ricominciare a fumare...", gli ho detto ridendo.


Ora sono cazzi miei smettere di nuovo, peró! :(





















sabato 21 febbraio 2015

PER ME LA NOTTE E' GIOVANE



Da che ho sentito questo pezzo in radio mi sono innamorata della sua voce.

A volte mi domando se questo galleggiare mi accompagnerà per il resto della vita.

Se mi avvicinerò mai abbastanza alla terraferma da lasciarmi convincere a lasciarmi tutto questo mare alle spalle.




LEZIONI DI CHITARRA



Ho incontrato degli amici, ieri.
Mi hanno chiesto di dar loro lezioni di chitarra, che da soli non si sentono incentivati, e con me invece...


Non posso.
Non conosco la musica.
Sono un'autodidatta.
Ho un rapporto fisico e mentale con cassa, corde, suono.
Una cosa mia che non sono in grado di spiegare o tradurre.
Produco rumore che agli altri sembra musica, che per me é il rumore di una parte di quello che ho dentro, cui riesco a dare voce cosí.


E stasera mi hanno proposto di andare in un posto nuovo, di amici di amici, che magari a fine serata suoniamo.


Perché no.


É oltre un mese che non tocco le corde, le mie mani sono di nuovo gentili.
É piú di un mese che non canto, che non mi libero.
Devo far scoppiare la bolla di sapone che mi sono soffiata intorno e nella quale mi sono barricata.
Quasi potesse resistere alle intemperie emotive che mi si stanno scaricando addosso.
É ovvio come non possa resistere nemmeno ad un soffio di vento.




Ho imparato a scrivere con questa scrittura nuova sul cellulare.
Sembra quasi di dipingere.
Traccio una linea e catturo ogni lettera che mi occorre, osservando le parole che appaiono come le ho piú o meno immaginate sulla tastiera.
Sono presa da questo piccolo incantesimo tecnologico.
Sono diventata rapidissima.







C'é qualcosa che mi sta premendo dentro ed é tanto che ci rifletto.
É troppo.


Se ci si aspetta da me un sano divertimento, se sono un giocattolo, allora forse é il caso di giocare un po'.
Le regressioni nelle quali incorro comunque ne sono la dimostrazione, che non serve a nulla ritrarsi ostinatamente di fronte a certe cose.
E allora é bene che mi diverta.
A modo mio, peró.
Giusto per dare un assaggio a qualcuno di cosa significhi "divertirsi" sul serio, senza pietá.
Perché ne ho piene le palle delle pagliacciate.











SCALDARSI UN PO'



"Sono stata contentissima di incontrarti oggi...hai sempre tante cose da raccontare....ormai sei una donna sotto tutti gli effetti troverai anche tu l'uomo x te anche se non sarà mai alla tua altezza sarà sempre un paio di passi indietro a te😝😝😝😝😝"




Apro gli occhi e trovo questo messaggio...
Le ho mandato un bacino per risposta.
Non mi alzerei dal letto, adesso.
Eppure devo.
Devo dare un senso a quel che resta della giornata.
Non ho voglia di fare altro che dormire.
Chiudere gli occhi e non pensare.
Non voglio arrabbiarmi piú.
Star male piú.
Restarci male piú.


Non lo merito.

venerdì 20 febbraio 2015

I WILL TRY MY HARDEST







"Sto vedendo i biglietti..."


"Ma se mi dici che non vuoi che vengo, io non verró"


"Scherzo... Vengo lo stesso, anche se mi dici che non vuoi!"














BALORDI





Sto fumando un po' di piú perché in buona sostanza sto preoccupata per una persona.
Tanto tanto.
Sono cose che non mi riguardano, ma me ne hanno reso partecipe ed ora sto in pena.
Perché sono stata addetta a scoprire l' entità del problema.


Ho ricostruito quei pochi elementi a disposizione e ho cercato di stanarla, perché c'era qualcosa che non andava.
Perché ho avuto un paio di sensazioni forti e non mi sbaglio, quando é cosí.


Ci sono riuscita.


Non solo ogni sospetto é stato confermato: ho scoperto delle cose un po' piú angoscianti.


C'é una persona alla quale voglio bene che sta male, e un balordo che l'ha ridotta cosí.


Una forma di manipolazione ad alti livelli.
E non parlo di banalitá, ma di cose parecchio piú serie.
É la prima volta nella vita che mi capita di assistere da vicino ad una cosa del genere, che ho ritrovato magari in romanzi, articoli, casi di cronaca.
Mi sono venuti i brividi, mentre sentivo la descrizione dettagliata di tutto quello che é successo, con le dovute omissioni di cui ero al corrente.
Mi sono sentita male perché ho dovuto tenere la parte per scoprire tutto questo.
Perché ho dovuto fingere con una persona che fa parte della mia vita e cui tengo.
Ho dovuto a mia volta manipolarla per farla uscire allo scoperto.
Non ho potuto fare altrimenti.
Devo aiutarla.
Spero solo di riuscirci.
Spero solo ce la faccia.


Quanto al balordo, sto riflettendo su come estrometterlo.
Con me le sue tecniche non aggrappano.
Sto pensando di contattarlo e dirgli un paio di cose a muso duro.
Con le spalle al muro che fa?
Continua ad insistere?

















giovedì 19 febbraio 2015

CHE LA CALMA VENGA A ME



Non posso urlare.
C'é gente, di lá.
Non posso urlare, ma ho il fiato che sta prendendo la ricorsa sin dal fondo dello stomaco e spinge per tradursi in un mavaffanculooooooooooo megagalattico.


Il cellulare é a rischio schianto.
Io sono a rischio schianto.
Devo mantenere la calma, ma sto per esplodere anche fuori.
E non posso, perché sono a lavoro e devo mantenere un contegno.
Non ce la faccio.
Voglio fumare le sigarette che ho comprato stanotte e ho lasciato a casa.
Non voglio sentirmi la morale di nessuno stasera, sul fumo.
Mi voglio intossicare.


Ho un appuntamento di lavoro tra meno di un'ora.


E una cena che sará di una fatica estrema.
E poi esco a bere e stasera pretendo che qualcuno mi riporti a casa.


Perché da sola non conto di farcela.



QUELLO CHE TI HA SEMPRE SALVATO



L'ho incontrata mentre spingeva il carrozzino con dentro un pupo dagli occhi grigi, sulla passeggiata che costeggia il mare.
Stavo andando via, ma l'ho accompagnata per un breve tratto.
"Tuo figlio mi sta fissando da un bel po'..."
Se sapesse tutti i viaggi, le avventure e i casini che io e la madre abbiamo combinato insieme...
"Quando sará grande gli racconteró di noi e dei bei tempi. Gli faró vedere le foto, ce l'ho ancora, sai?".
Ci conosciamo da 15 anni circa.
Ne é passata di acqua sotto i ponti.
E di gente.


Ha voluto sapere la mia situazione sentimentale attuale.


"Non c'é nessuno, al momento", le ho detto.
"Non ci credo! Nessuno nessuno?", con gli occhi blu oltremare sul viso stanco da mamma.
"Io non so se forse é meglio che stia da sola, ora. Io non so se sono destinata a restare sola per il resto della vita", le ho risposto, reggendo con le mani, in piedi, suo figlio.
"Non é tutto rosa e fiori, sai?".


Lo so.
E infatti non invidio nessuno.
Non ho un desiderio di maternitá che mi logora.
Non me ne frega un accidenti di nulla di quello che pensa la gente della mia singletudine.
Non ho il desiderio di accasarmi con qualcuno a tutti i costi.


Da sola non sto mica male, anzi...


"Quello che ti ha sempre salvato é questa tua capacitá di vivere... Sei uno spirito libero. Io non sono fatta cosí".


E che sia una salvezza, in fondo, ne sono cosciente.


Non baratterei mai la mia libertá per qualcosa che non mi renda realmente felice.


Sono andata via per rientrare a lavoro.
Ho mandato un messaggio che mi premeva.
La risposta é arrivata, dopo poco.


Io credo che sparire un po' dal mondo, per un po', sia davvero la migliore delle soluzioni, allo stato.













ADULTI, VECCHI E BAMBINI



Io che credevo di appartenere alla fascia degli adulti, continuo a sentirmi dire che sono "vecchia" da alcuni miei coetanei uomini.
Coetanei che rimorchiano ventenni.
Bambini, considerato il loro tenore di vita, aggrappati alle sottane delle madri.
Al massimo adolescenti allo sbaraglio.
E mentre, stamattina, devo incontrare qualcuno per prendere delle decisioni importanti a livello lavorativo, continuo a pensare a quanto continui ad essere fuori luogo la mia presenza in questo posto.
Quanto sia distante la mia vita da quella della maggior parte dei miei coetanei, qui.
E a quanto debba centellinare la mia presenza con le persone, perché di nuovo, qualcuno, comincia ad avanzare pretese, tra le righe.


Domani potrei migrare altrove.


Mi risparmierei l'ennesimo week end in questa valle di lacrime, a vedere la stessa gente, i soliti posti, le solite parole, i soliti messaggi fini a se stessi.





mercoledì 18 febbraio 2015

TANTO PER RIMANERE IN TEMA



"Birretta, stasera?"
Va bene, anche se ho sonno giá adesso.
Domattina non lavoro, sarebbe uno spreco non uscire stasera...
"C'é anche X al locale..."
Ok, e quindi?
"Probabile si unirá a noi..."
Ok, no problem.
"Peró scende per i fatti suoi... Con un amico"


Tutte queste precisazioni perché?


Ah, giá, perché questo é un altro di quelli che mi scrive con scuse vaghe su fb.


Ho voglia di fumare.


E di scappare.

FATTI UN POKE PIÚ IN LÁ



Perché fanno cosí?
Io non so manco bene che é un poke.
A che serve.


Ma poi certi soggetti che giá in foto sono tutto un programma.


Eddai!


Lo devo scrivere specificamente che non rimorchio e non mi faccio rimorchiare su fb e di smetterla con le cazzate che siamo adulti?
Che se uno vuole conoscermi, cacciasse le palle e mi fermasse per strada, e mi offrisse un caffé!
Che se uno vuole corteggiarmi mi chiamasse invece di sproloquiare in chat e messaggini!




Sono single da che mi sono trasferita di nuovo al paesello.
C'é una correlazione triste tra le due cose.


Non riesco ad incontrare uomini come si deve.
Solo cialtroni, immaturi, gente che vuole solo divertirsi e che a trent'anni e passa suonati campa ancora bellamente sulle spalle di mamma e papá.
Io lavoro e vivo per fatti miei.
Pago un mutuo.
E le bollette.
E le tasse.
Mi difendo da sola.
So fare mille cose e le faccio.
Viaggio, anche da sola.
Ho una discreta cultura e una discreta esperienza sentimentale.
Tutte caratteristiche che annientano ogni piú remota possibilitá di "accoppiarmi" con qualcuno che faccia la mia stessa vita.
Perché ad oggi, qui, non l'ho ancora incontrato.


Che quando é capitato di avere un'avventura con qualcuno, la "casa munita", neanche a dirlo, sono sempre stata io.
E puntuale come la morte, nel cuore della notte é sempre arrivata a tutti la telefonata di un'altra.
"Pronto, mamma, si tra poco torno a casa".
Tutti.
Nessuno escluso.
Ah no, ora che ci penso, uno di Roma non é stato richiamato all'appello dalla mamma, ma il trentaduenne, il trentasettenne, il trentottenne e il ventenne e qualcosa locali, invece, tutti.
Tutti!
Non é possibile interrompere un incontro o un sonno con una donna per rispondere a mammina.
Se fossi uomo me ne vergognerei.
Mi vergognerei da donna.
Mi sono emancipata da un pezzo e certi modi di fare mi inquietano e mi irrigidiscono.


Questo é uno dei motivi per cui mi cascano le braccia a frequentare uomini da un po' di tempo a questa parte.
E nemmeno uno dei piú significativi.
Ce ne sono altri.
Certo.
E chiuderli tutti in un post é impossibile.







DI NASCOSTO E SCORRETTAMENTE



É impossibile restare santi, affidabili e corretti sempre.
L'integritá é una dote per pochissimi.
Fa specie, peró, quando una persona che sino ad oggi appariva cosí perbene, si riveli del tutto diversa.
Non é una gran sorpresa, almeno per me.
Lo subodoravo da un po'.
Ho avuto contezza stamattina di ogni sospetto che mi trascinavo da mesi.
La conferma al dettaglio di tutte le mie presunzioni.
E mi spiace profondamente, da amica, di tutta questa scorrettezza messa in campo.
Non é direttamente e del tutto nei miei confronti, ma é pur sempre scorrettezza e ipocrisia.
Il solito opportunismo da cialtroni.
Subdola falsitá.
Il fare agli altri quello che se fosse fatto a se stessi farebbe morire dal dolore.


Resto sempre allibita.
Sempre.
A breve ho l'onere di un piccolo intervento in questa faccenda.
Se dopo che avró detto la mia, questa persona deciderá di estromettermi del tutto dalla sua vita, in fin dei conti, non sarà una grossa perdita.
Se non lo farà, sarò comunque io a distaccarmi.
Ho il disgusto e un profondo dispiacere.


Non sono nessuno per giudicare gli altri, ma sono qualcuno nella mia vita per poter decidere di tenermene alla larga se non mi piace il modo in cui vivono.


É troppo facile nascondersi dietro le giustificazioni, le debolezze.
Tutti abbiamo delle fragilitá.


"Se non é perché é sprovveduta é perché é stupida", mi dice.


Io credo che non sia nessuna delle due e che semplicemente voglia quello che sta facendo.


Capisco che la scusa di essere ingenui o di fare le cose per ingenuitá trovi terreno fertile in chi é annebbiato dai sentimenti, peró la veritá é un'altra.


Le corna fanno male.


E la vigliaccheria di chi si tiene vicino un compagno o una compagna fedeli, agendo nell'ombra e scorrettamente, é intollerabile.


Ci puó stare che la fedeltá non sia prioritaria per tutti.


Allora perché farle di nascosto queste cose?














martedì 17 febbraio 2015

"UN BIGLIETTO IN MEZZO AL MARE"



Ho scelto il letto.
E Tabucchi, mentre ascolto gli ultimi Verdena.


Distesa nella vasca - cassa di risonanza involontaria e fedele di ogni rumore dell'edificio - ho riflettuto sul fatto che nella scorsa vita devo essere stata un pesce.
O un animale acquatico.
Un cigno, considerata la propensione alla monogamia.
Pure un brutto anatroccolo intrappolato in un'eterna adolescenza.
In acqua sto bene, mi sento rigenerata, a casa.
É decisamente il mio elemento.
Immergo ogni senso, e lo adatto ad una percezione differente, quella cui conduce la dimensione acquatica.


Per quanto mi ostini a stare in silenzio, a chiudermi, ad allontanarmi un po' dal mondo, non mi riesce.
Resto disponibile e aperta anche quando non sto bene, quando non voglio.
Accessibile.
Ecco.
É questo il termine corretto.
E al tempo stesso irraggiungibile, mi pare.
La solita contraddizione in termini.


La certezza di questi giorni nel constatare una cosa molto semplice mi induce a chiudere un'altra partita.


Io non sono fatta per le attese.


Mi sto sforzando di essere lucida, ma non lo sono.
Ho necessità di un viaggio in po' più lungo.
Di riposare macinando chilometri e assaporando con la vista nuovi luoghi.
Forse questa estate é quella giusta.
O forse no.


Non é il posto che é sbagliato.
É il mio posto qui ad essere sbagliato.
Il mio modo di essere non si concilia con la vita che mi gira intorno.
Ho tentato di cambiare questo piccolo mondo in cui vivo ogni sacrosanto giorno.
Ogni sacrosanto giorno!
E ne ho fatti di progressi.
Ne ho cambiate di cose e di situazioni, ma é ancora poco.
Un infinitesimo di quello che c'é ancora da fare.
E che a volte non ho voglia di fare.
Io non voglio essere diversa.
Lo sono.
Lo sono e basta, in modo sempre più evidente.
Come non lo fosse stato mai, poi, evidente...


Vorrei nuotare via, invece di continuare a scrivere biglietti in mezzo al mare.


La carta si bagna e affonda, raggiungendo abissi distanti e bui.


Il sorgere di sole e luna non scandiscono piú certe conversazioni, non danno piú un senso alla differenza impercettibile dei giorni che scorrono.


Una sospensione?


Presumibilmente, in via unilaterale é cosí.


Per quanto riguarda me, peró, il sapore é più quello di un addio, che ho imposto personalmente.


E quindi buonanotte a me, dal pelo dell' acqua all'abisso profondo nel quale mi sono rifugiata, ma cui pur sempre, per quanto voglia celarmi, arrivano i raggi piú lunghi del sole.



















STANCHISSIMAMENTE E BRUTTA



Stanotte ho dormito un accidenti di nulla.
Un amico in crisi con la compagna é passato per casa a sfogarsi un po' in chiacchiere, e con l'occasione ci siamo scolati una bottiglia di Cannonau e fumati un pacchettino di sigarette.
Io e le ore piccole siamo grandi amiche, oramai.


Quando ho aperto gli occhi stamattina ho realizzato che non ce l'avrei mai fatta ad arrivare puntuale al lavoro.
Difatti, ho corso come una sciagurata, e sono arrivata trafelata senza nemmeno un filo di trucco, quel che resta di un herpes labiale in bella vista, i capelli in vistosa autogestione.


Quando esco di casa in tenuta antisociale, quello che mi aspetto é che la gente si tenga alla larga.


Mi accade il contrario.


Robe che hanno dell'inverosimile.


Un collega - anzianotto - mi ha chiesto il numero per una questione logistica.
Mi ha mandato almeno dieci messaggi da oggi pomeriggio.
Una collega mi ha praticamente chiesto di spiegarle come organizzo il lavoro, volendosi a tutti i costi confrontare sui nostri diversi sistemi.
Mi ha guardata mentre scorrevo le dita sul cellulare come se fosse una magia.
"Come fai?", con gli occhi sgranati?
"Cosí!", facendole vedere il mio sistema, decisamente piú sbrigativo del suo.
Le interazioni sociali in ambito lavorativo sono proseguite senza sosta per tutto il tempo.
Oggi tutti volevano farsi una sana chiacchierata.


Nel corridoio, ho visto un bel tipo che cammina verso di me e mi osserva.
Io avevo mille cose in mano di lavoro, e arrancavo goffa e stanca come solo la mancanza di sonno puó ridurre.
Ho pensato che ero sconcia e brutta e che fosse un pessimo momento per fare nuove conoscenze, e mi sono vagamente defilata, non senza avere prima lasciato una cosa di lavoro con il mio nome su di un piano d'appoggio nel corridoio.
Dopo pochi metri mi sono fermata per recuperare una cosa in borsa, e girandomi ho visto il tipo che nel frattempo si era avvicinato a leggere la cosa che avevo lasciato.
Ho sorriso da lontano, e nulla piú.
Ho pensato "non girarti, é carina cosí questa cosa".


Sono uscita da lavoro tardissimo e sono arrivata verso le 13.00 al supermercato per fare un po' di spesa.
Entro, nel reparto frutta un tipo stava decidendo cosa imbustare.
Mi guarda.
Lo guardo quasi facendo spallucce.
Comincia a fare il mio percorso.
Tempo dieci minuti di occhiate furtive, si decide a rivolgermi la parola.
"Rimane qualcosa anche per me, sugli scaffali, o stai prendendo tutto tu?", mi dice con fare splendido.
Gli ho sorriso, e gli ho detto di prendere tranquillamente quel che voleva.
Ora che ci penso, saró stata equivoca?
É per questo che ha continuato ad incrociarmi e a darmi a parlare?
Alla fine mi ero scocciata pure di sorridere educatamente e basta e mi sono rifugiata al reparto surgelati.


Non é possibile che se sono stanca devo sentirmi obbligata a comunicare con il mondo, ogni volta.
Non puó essere sempre la missione del momento quella di socializzare con tutti.


"Voglio rimanere da sola, in silenzio, due minuti, ve ne prego", ho pensato tra me e me.


Non vedo l'ora di chiudere questa giornata di lavoro, bagno caldo e letto.


Anche se é carnevale e stasera potrei raggiungere gli amici e organizzare un banale travestimento, portare due mascherine...
Solo che domattina devo alzarmi presto e farmi una trasferta altrove.
Quando dormo?
Eh, quando?
Dovrei, ma ho tante cose da fare che l'unica cosa dove posso tagliare un po' di tempo sono le ore di sonno.
Dormo domani.
Domani che é mercoledí.
Solo che se domattina devo alzarmi presto, non avró tempo di lavarmi i capelli.
Quindi stasera non li posso tingere né di rosa né d'azzurro... :(













TI PREGO NON MOLLARMI ANCHE TU



Un'amica ha problemi con un tipo.
Un'amica per davvero, non io.
Non potrei essere io, per ovvi motivi.


Insomma, dicevo, ha conosciuto di recente un tipo e ha cominciato a frequentarlo.
Lui l'ha portata in campana per un po' per quanto riguarda il discorso "sesso", temporeggiando con le scuse piú varie e tanta poesia.
Magnifico.
Bella la poesia.
La musica.
Le cene fuori.
Tutto bellissimo.
Peró la prova del nove - scusate la franchezza - é altrettanto importante!
A meno che non si propenda per vivere una vita asessuata, scelta, di questi tempi, anche abbastanza ricorrente.


Ad ogni ammiccamento o tentativo di lei di creare un incontro un po' piú "intimo", lui ha puntualmente opposto le scuse le piú varie.
Che una volta ci sta, due é una strana coincidenza, ma abbiamo superato abbondantemente la decina di occasioni e la storia va avanti da ben oltre un mese.
Un tempo che francamente trovo ridicolo, come ridicole si presentano le scuse che accampa il tipo.


Dopo aver tentato di darle a bere che voleva rendere la prima volta tra loro "speciale", e aver continuato inesorabilmente a temporeggiare, lei ha cominciato a spingere per entrare un po' piú in confidenza.
Dopo pochi minuti di petting, lui ha concluso.
Dando la colpa a lei, troppo provocante, che si é mossa ("mi sono girata per farmi sfilare i vestiti", mi dice) nel momento sbagliato.
Certo.
Colpa di lei.


A questo punto la mia amica ha cominciato a farsi venire il dubbio che lui abbia un problema di quelli seri...
"Ce l'ha - mi sono permessa di dirle - e tu non c'entri nulla...", anche se cerca di scaricarle addosso la questione, ascrivendole responsabilità che non ha.


In buona sostanza, ha cercato di legarla da un punto di vista emotivo, ritardando "la prova del nove", per non farsi appendere seduta stante.
Una donna che si invaghisce diventa piú predisposta ad accollarsi i problemi di un uomo.
Un tentativo ben escogitato di manipolazione, questo, prontamente stanato.


Tornata alla carica - si sentono ogni giorno - sul nocciolo del discorso, la mia amica ha proposto di incontrarsi stasera al fine di concretizzare.
Si é sentita rispondere che mentre lui ci tiene cosí tanto a che sia perfetta questa prima volta, lei é una materiale che pensa solo a quello.
Certo.
Lei.
Mi ha chiamata mortificata dicendomi che non sa come sfancularlo, e che comunque sentirsi dare della materiale solo perché desidera farci l'amore, dopo avere sopportato tutte le fisime e le eiaculazioni precocissime, l'ha abbastanza mandata fuori di sennó (il fuori di seno non le é stato concesso, ancora, ad oggi, a causa delle solite pippe mentali\giustificazioni etc etc...).
"Io l'avrei sfanculato da un pezzo", le dico.
Sono decisamente piú materiale, evidentemente.
Eppure io adoro la poesia, la musica e i corteggiamenti.
Una vita senza sesso, a questa età, per chi non ha scelto la vita monacale, per me non é concepibile.
Non credo di poter aggiungere altro.
La castitá come scelta é opinabile, ma pur sempre una scelta personale, nel caso, certo non puó essere un'imposizione.


Mentre pensava a come appenderlo, le ha scritto della roba strappalacrime chiedendole di non abbandonarlo, anche lei.


Rivolgersi ad un terapeuta, in questi casi, invece di crocifiggere persone che non c'entrano nulla, no?


É tremendo, facendo una stima degli incontri che capitano a molte, la frequenza dei problemi legati all'ambito sessuale.


Altro che donne frigide.


Sará una statistica di parte, parziale, quello che volete voi.
Peró é consistente.





















lunedì 16 febbraio 2015

CONSULENZE PER INTERPOSTA PERSONA



"Pronto C., devo chiederti un riscontro per un amico su questa faccenda di cui ti avevo giá accennato tempo fa".
"Ok, dimmi pure".
"Mi ha mandato questo foglio con su dei calcoli che ha fatto, vuole sapere se sono giusti", e mi espone verbalmente 'sti calcoli.
"Qual é l'anno di riferimento?"
"Non lo so..."
"... Come faccio a dirti se il calcolo é corretto se non so il giorno, il mese e l'anno di partenza?", replico.
"Sará il 2007..."dice.
"..."
"Forse il 2006!", correggendo il tiro.
"Se mi ci metti in contatto magari riesce a dirmi con piú precisione. E poi il calcolo dipende da tantissime variabili che non conosco e non posso sapere...", cerco di farle capire.
"Non ha telefono a casa né cellulare. Mi ha mandato una persona con questo foglio scritto a mano chiedendomi un riscontro. Non saprei come rintracciarlo...", scoraggiata.
"..."
"Mi contatterá lui prima di stasera, é in paranoia e cerca riscontri su questo fatto".
"Digli di stare tranquillo e che andrá tutto bene".
Il che non é una presa in giro o un tentativo vano di rassicurazione, ma una certezza matematica della quale dispongo pur sulla base delle informazioni approssimative che mi ha dato.




Io dovevo fare psicologia.
Almeno mi pagavano, per le prestazioni che offro.





L'ETÁ ANAGRAFICA COME SCUSA



"Sei troppo vecchia per me", mi dice nel salutarmi, davanti ad altri amici, lui che é mio coetaneo, e presta notoriamente le sue attenzioni solo alle giovanissime.
Gli fanno notare che, tra i due, quella che non si direbbe mai abbia superato i trenta sono io.
Ne rido di gusto, a me i commenti sull'etá e sull'orologio biologico mi scivolano addosso, so chi sono e so cosa conta per me.
Ho una sicurezza abbastanza marcata in questo senso.
Probabilmente rasento un'assurda presunzione, ma tant'é.
Un exploit del genere potrebbe avere senso laddove mi fossi proposta.
O ripetutamente proposta, considerato che é l'ennesima volta che me lo ripete.
L'ultima volta mi hanno presentato un suo amico che voleva conoscermi, ed anche lí ci ha tenuto a precisare che non sono una ragazzina, per quanto lo sembri, ma che ho la sua età.


In realtá, per quanto lo trovi carino e di compagnia, non ho mai inteso propormi, ma solo scroccargli sigarette.
Forse gli sorrido troppo quando gliele scrocco, ma non ho ragione di non sorridere come faccio.
Del resto mi viene voglia di fumare quando esco e bevo, e l'ebrezza alcolica mi rende ancora piú socievole e sorridente del solito.


Gli ho detto, comunque, che mi spiace che si rivolga in questi termini e che si soffermi cosí tanto sulla mia etá anagrafica.
Quasi fosse un difetto, qualcosa di cui vergognarsi.
Un modo di pensare estremamente bigotto e provinciale.
Non mi fa problemi invecchiare, mi sento a mio agio nella pellaccia che indosso, e fortunatamente invecchio bene.


Ho continuato dicendogli ch'io, invece, lo trovo adorabile (o circa quasi), e apprezzo molto la sua compagnia.
"Ah si, davvero?", e si é sciolto come burro, mettendo da parte ogni arma spianata sulla linea di difesa.
"Certo!", ho risposto.
Mi ha abbracciato.




Non so per quale ragione cerchi conferme, perché mi punzecchia cosí.
Se me lo fossi rimorchiato ne avrebbe ben donde, ma me ne guardo bene dall'infilarmi in una qualsiasi cosa con lui.
E poi, mi ha vista in compagnia d'altri.
Mi ha ben vista soprattutto in compagnia d'uno, che quasi non voleva fermarsi a salutarmi quando é passato accanto al mio tavolo.
Ed io l'ho visto con una delle sue ventenni e qualcosa trombamiche.
Non uno splendore - come non lo sono io, del resto - ma simpatica, alla mano.
E soprattutto completamente persa per l'anima dannata che lui espone tranquillamente al bancone del locale che frequenta spesso, nutrendola d'alcol e belle chiacchiere.
Di quelle che si rivolgono soprattutto a se stessi.
Dovrei mettermi in competizione, nella sua testa, con le ventenni?
Dovrei sentirmi sminuita dal confronto?
Boh... Non cado nell'una né nell'altra paranoia.


Un'amica, una volta, vedendo la confidenza che abbiamo, mi ha detto: "quel tipo é davvero carino, perché non ci fai un pensiero?".
Le ho risposto "perché non si capisce bene cosa faccia e cosa abbia fatto mai nella vita".


Ecco perché sono troppo vecchia.









SEI BELLA PERCHÉ NON FINGI





Cominciare la settimana con un complimento del genere, appena aperti gli occhi nel letto, dopo tutte le attenzioni ricevute nel week end da insospettabili, amici, e nuove conoscenze, ed altri magnifici e inaspettati complimenti, mi mette di buonumore.
"Mi affascina sempre sentire cosa pensi delle cose" e "avrei mancato volentieri ai miei doveri per folleggiare con te, ma ho tenuto fede agli impegni perché mi hai fatto riflettere su quanto fosse importante rispettarli" sono altre due cosine che mi ha fatto piacere sentire.
É a dir poco gratificante ricevere attenzioni, e guadagnare onestamente la stima delle persone, non c'é nulla da fare.





Distaccarmi da certe vecchie compagnie che mi sottraevano energie, e tempo e affetti, senza riceverne alcun tipo di apprezzamento sincero in cambio, ma anzi, mi ha fatto solo bene.


La valle di rimorsi e rimpianti altrui che mi sono lasciata alle spalle mi interessa poco, e nondimeno mi fa sorridere.


Saró un po' stronza, ma credo se lo siano meritato tutto.
E la certezza di avere perso la mia amicizia irrimediabilmente, e di tutto quanto vi fosse correlato, si rinnova ogni volta che ci incontriamo per caso in giro per locali o in strada.
Senza contare che me lo hanno detto di persona o me l'hanno mandato a dire, piú e piú volte, di quanto manchi la mia presenza tra di loro.


Benedico il giorno in cui ho dato un taglio netto, e quelli successivi in cui ho resistito alle lusinghe dei facili ritorni.


Se sono una pecora arcobaleno (un tempo avrei detto nera, ma il monocromo lo trovo seriamente riduttivo), che senso avrebbe tingermi di bianco?
Per confondermi con gli altri?
Mi si noterebbe ugualmente.




Ieri sera abbiamo "arrevotato" un locale.
La traduzione, in italiano, é approssimativamente "rivoltare", o "capovolgere".


Le mie vecchie compagnie hanno cercato vistosamente di aggregarsi alle mie nuove compagnie.
Incluse persone che non mi possono vedere e che non tollero, e questo mi fa senso e raccapriccio.
Cosa non farebbero, certi, pur di guadagnare un momento di visibilitá, o partecipare al gruppo che fa casino.
La miseria di qualcuno é tale che non sopporto la venga a sottoporre forzosamente alla mia vista.
E non lo nascondo.
Sono fottutamente sincera.
E se mi vengono a rompere le scatole e a pararsi davanti, non possono lamentarsi o dire nulla se li prendo e li scanso fisicamente, o faccio gruppo con chi dico io e li estrometto.
Ci metto tre secondi.
Tre.


É una lotta impari, la loro contro di me, ma non l'ho scelto io, se la sono cercata.


Non mi sono mai mossa in gruppo per farmi forza, non ne ho bisogno.
Sono io il mio gruppo.
E ci metto tre secondi a creare aggregazioni spontanee, all'occorrenza.
Tre.


Potrei farne un lavoro.


Detto ció, avrei altre cose da raccontare di questi giorni appena trascorsi.
Davvero troppa roba.
Ci vorrebbe un'altro blog.
Un'altra vita pure.
Ma anche due.
Ma sono belle pure le mille mila vite che sto vivendo in questa.


"Ma... Come fai ad essere qui stasera? Ho visto su fb che eri dall'altra parte dell'Italia!"
"Ho il dono dell'ubiquitá..."
"No, serio, come diamine hai fatto?"
"Ho viaggiato in tempi record!"
Potevo giocarmela con il teletrasporto.
Fare la faccia seria e professionale, e dare a bere di avere approfittato di un canale spazio temporale, una roba top secret.


Del resto a carnevale ogni scherzo vale...

















sabato 14 febbraio 2015

STANCHE ABITUDINI



Viaggiare in treno la sera, i binari che scorrono veloci nel buio, il vociare biascicato di stranieri che comunicano in un italiano stentato, la sporcizia e il degrado dati per scontato, le mie borse sul sedile di fianco, qualcuno che mi aspetta in stazione...


Quanto é consumata questa vecchia abitudine di viaggiare in treno in notturna, su tratte che nuove non sono, ormai, piú?


Ci sono angoli di cittá che ricorrono in ogni cittá, per quanto nuove.
Non mi stanca mai viaggiare.
La bussola interna si tara automaticamente alla perfezione sui ritmi biologici urbani che faccio miei, il tempo di arrivare e muovere il primo passo, che mi integro nel paesaggio.


Mai straniera, pur essendolo.
Soprattutto a casa.


Poteva essere un'altra stazione, stasera.
Un altra città.
Un letto che non conosco.


Ho deciso di rientrare.
C'é una piccola attesa che voglio rispettare.
Qualunque cosa porterá.


Gli incontri che ho fatto, le coincidenze - le solite - nelle quali mi sono trovata invischiata, questi giorni, hanno evidenziato una possibilità di indirizzo diversa per alcune cose.


Decideró.
Non stasera.













DI AFTER



L'idea, al momento, é quella di atterrare in terra natia, recapitare i doni di viaggio da utilizzare in serata, nutrirmi e abbeverarmi come se domani fosse domenica (per questo motivo rientro di sabato), il tutto senza passare per casa.


Ho un paio di ore di sonno e non sono riuscita a recuperare in treno, a causa di bambini ululanti, starnuti e bronchiti varie.


Stasera mi tocca l'after.
Una scelta, certo.


É o non é il week end di carnevale questo? :D

venerdì 13 febbraio 2015

DON'T PANIC



"Qualcuno sta fumando nel vagone!", dice il tipo che tenta di socializzare da che sono salita in treno.
In conseguenza di questo fatto - del fumo - ha ritenuto di alleggerire - aggravando - la situazione, serrando la porta della cabina.
"Apriamo il finestrino mobile?", dico, giá in carenza di ossigeno.
"Non c'é!"
"Si che c'é... É sotto la tenda!", replico.
"Ah, ok...", deluso.
"Apriamo?", insisto, quindi, da seduta, mentre lui continua a cincischiare vicino la tenda alzata.
"É bloccato!", replica saputo, senza nemmeno toccarlo.
La signora seduta con noi conforta la sua tesi, senza previamente accertarsi della sua fondatezza.
Mi alzo, sganciandomi dagli auricolari.
Tiro una delle leve, e aspetto che lui faccia lo stesso con quella dal suo lato, visto che é in piedi e lí davanti.
Resta immobile e mi fa "vedi? É bloccato con la chiave".
Allungo l'altra mano e sollevo entrambe le leve.
Aria.
"Il tempo di cambiare aria e lo chiudiamo di nuovo", dico, senza lasciare margini a repliche.






La metafora della mia vita, eccola qui.
Chiusa in un vagone di treno con gente ottusa che mi intralcia e mi ritarda.
Per fortuna non ci sono solo solo i viaggi in treno.
Per fortuna non sono tutti cosí.





giovedì 12 febbraio 2015

TAPPE E INCASTRI





Il mio itinerario a tappe del san valentino carnevalesco é definito.
É stato preceduto da un piccolo sondaggio tra amiche e amici sparsi per l'Italia, per incastrare impegni reciproci, e da un piccolo equivoco.
Qualcuno ha creduto mi mettessi in viaggio in coppia, solo perché ricorre la festa degli innamorati.
"Dai! Racconta!"
Quel qualcuno di speciale, di cui al momento sono innamorata, e cui voglio regalare questo viaggio, sono io.
Merito di starmene un po' a zonzo per l'Italia, e di passare a salutare gente che non vedo da un po'.
O gente che non ho mai visto.


É vero che sono tornata appena un mese fa da un viaggio, ma ho bisogno di ossigenarmi di nuovo.
E di farlo da sola, senza compagni di viaggio, salvo quelli con cui ho programmato di scambiare un saluto (alcolico, mi sembra sottinteso).
In realtá, dovevamo essere in due a partire, ma non mi dispiace sia andata cosí.


"Vieni sul serio stavolta?"
Ho mancato diverse volte, stavolta davvero non avevo scuse.
L'amica che mi ospita é una delle migliori compagne di baldoria che abbia mai avuto.
Una donna con i controcoglioni, e di una dolcezza senza pari.
"Cosa ti va di fare la sera?"
Le ho dato carta bianca.
Basta che mi fa arrivare in tempo per prendere il treno l'indomani mattina, che ho giá fatto i biglietti di andata e ritorno.
Mi sa che dovevo specificare "no after".


L'altra amica la conosco da circa 30 anni.
Quando scrivo e leggo T-R-E-N-T-A, realizzo quanto sia relativa l'estensione del tempo.
E quanto relative le distanze, sotto il profilo dello spazio, ma anche da un punto di vista temporale.
Sembra ieri che sua madre, finiti i compiti, ci faceva svagare nell'esercizio della composizione.
"Vi assegno un componimento sul mare. Passo tra un'ora a leggerveli!".
Le mie due compagne, figlie di insegnanti, sbuffavano di fronte alla doppia razione di compiti.
Io gioivo, puntualmente, per l'opportunità di cimentarmi nella scrittura al di fuori dei compiti che ci assegnavano a scuola.
Eravamo bimbe.
Erano le scuole elementari.
Eccoci donne nel giro di un attimo.
Quando é passato, quest'attimo?
Sono stata cosí distratta a fare altro...


Insomma, domattina si parte.
La borsa leggera, la reflex ed io.
La maschera la recupero per strada.












martedì 10 febbraio 2015

E TALMENTE ADORABILE...



... che anche quelli con cui non sono piú amica mi rivogliono nella loro vita.
Io no, peró.
Passi per qualcuno con cui sono stata profondamente legata, ma non tutti meritano che ritorni sui miei passi.
Saró rigida, categorica, stronza, ma non mi va.


Al messaggio inaspettato ricevuto oggi, ho risposto poco fa.


Monosillabica.


É quasi mezzanotte dell'ennesimo giorno della furia degli ultimi tre anni.


Di tutti i cicli vissuti, questo é decisamente il più lungo e tormentato.


Mi domando quando e se avrà termine.
E come.










lunedì 9 febbraio 2015

CON GLI ARRETRATI



"Ciao C., sei sparita..."
Fidati, non é stato perché hai provato a baciarmi, no.
Peró non mi viene in mente altra ragione, chissá perché...
"Sei ancora tanto impegnata con il lavoro?"
Gli ho mandato in presa diretta la foto del lavoro che stavo facendo.
"Quando ci vediamo?"
Mai piú, tipo.
Fortunatamente sono sbollita, quindi appena capiterá, perché capiterá.
Non il week end di San Valentino, peró.
Scordatelo!
"Allora a presto!"
Presto é un parolone.
Diciamo che é a metá tra mai e quando capita e se capiterá mai.






"Sei viva?"
Tu lo sei?
Sono cosí adorabile che certi vecchi amanti non riescono a dimenticarsi di me.
Neanche dopo che hanno abbondantemente prolificato copulando con altre donne.
Ed io sono contenta di questo, da un lato.
Sono bellissimi 'sti bambini, anche se non sono particolarmente amante dei poppanti.
Dall'altro no.
Mi ha scritto che avevo appena chiuso il pc, straziata perché non ho potuto raggiungere gli amici in giro e farmi la serata fuori.
Ragione per la quale, quando stanotte ho tagliato a corto, scocciata e stanca, dopo un paio di messaggi, la reazione é stata prossima allo shock.








"Ti chiamo domani!"
No.
Non voglio che mi chiami domani.
Voglio che vieni qui e ci facciamo una bevuta alla nostra maniera, un po' zingari, per strada, a scherzare delle nostre piccole sventure e degli ambienti malsani che frequentiamo.
Fottuta distanza!




"Bella, tutto ok?"
No.
"Circa..."
No.
"Non lo fare..."
Perché no?
Chissenefrega?
A me non frega sicuro.
Devo levarmi un altro paio di sassolini dalla scarpa.




"Mi hanno affidato un lavoro megagalattico e tu sei la prima a saperlo!"
Lacrimuccia...
Le ho chiesto quando festeggiamo, allora.
"Tra un mese..."
Eccheccazz...
Maledette distanze!




"Cara, stasera passo, domani vado a sciare, parto presto"
E nnnnooooo, pure tu, proprio stasera, proprio domani...
"Ci vediamo quando torno!"
Ma io volevo vederti stasera.
Lacrimuccia...
Niente.
Non riesco a muoverlo a pietá.
É diventato un cuore di pietra zen, ma gli voglio bene uguale.




"Domani c'é da fare una piccola trasferta..."
Dammi una lametta che mi taglio le vene...
Sono uscita presto, stamattina, e sono rientrata poco fa.
Se non dormo un po' muoio!
Se non mi fermo e non mi spengo un attimo prendo fuoco.
Ho mangiato una focaccina (... poco "ina", in veritá) con la mortadella e mi mancava solo una birretta, ma visto che l'ho mangiata al lavoro, ho dovuto evitare.




"Hai letto quella cosa che ti ho lasciato sulla scrivania un'ora fa?"
Ho fatto notte fonda a lavorare.
A stento mi sono nutrita.
Ho attraversato due province e sopportato il cambio repentino delle condizioni metereologiche, per rientrare poi e riprendere il lavoro per rifinirlo, coordinandomi con quello che avrebbe dovuto fare gli ultimi adempimenti e invece é a letto con la febbre.
Gli ho dovuto girare le cose via whatsapp che dal letto non ce la faceva nemmeno ad imbracciare il portatile.
E tu, papá, mi hai braccata nel momento in cui stavo fuggendo via prima che l'ufficio dove ero diretta chiudesse, un quarto d'ora dopo la tua domanda.
Ti ho risposto "no, ti ho detto che non avevo modo ora".
Magari te l'ho detto in modo brusco.
Sei andato via con un "Epperó, e che cavolo, non hai mai tempo, stai sempre di corsa etc. etc.".
Che male ho fatto, io?
Per strada, il tempo di percorrenza minimo mi é sembrato un eternitá.
Con l'acqua alla gola sono arrivata alla chiusura prossimissima delle porte d'ingresso dell'ufficio.






Ho bisogno di bere con gli arretrati.
Che detta cosí passo per l'alcolizzata che non sono, ma sul serio, ne ho bisogno.
Sono lucida e sobria da giorni, non fumante, pure, salvo un paio di sigarette che mi sono concessa sabato, e lavorante troppo che tra poco scoppio.
Una condizione che mi affatica non poco, questi giorni...










































SERVITE SU PIATTI PLACCATI D'ARGENTO



Ha smesso di farsi sentire quando ho intrapreso una mezza relazione con un amico in comune.


Mi chiama oggi.


Io non lo so se lui sa.


Certo, la coincidenza é strana.


Il modo in cui mi chiede come sto - sará la mia coda di paglia - mi lascia sospettare che sappia qualcosa.




C'é sempre stata una sorta di simpatia.
Piú fisica che intellettuale, da parte mia.
Intellettualmente non l'ho mai avvertito come un mio pari.
Senza scadere in discorsi presuntuosi del cavolo, non mi sento la regina d'Inghilterra, ma tutte le volte che abbiamo avuto a che fare l'uno con l'altro per ragioni di lavoro o studio, non ha mai retto il confronto.
E questa cosa, sulla quale non riesco a soprassedere, ha sempre costituito un limite nell'approcciarmi in modo diverso a lui.


Mi ha detto di farmi sentire, quando passo dalle sue parti.
E il pensiero malsano del momento é di cogliere l'occasione per incontrarlo anche solo per un caffé.


Ché dica a quello stronzo che mi ha vista.
Che sono passata di lí e ho preferito vedere lui.


E non ci sarei arrivata, a questo, perché non mi appartiene.
Ma tant'é.




Ho bisogno di rimetterlo a posto a modo mio.
La spavalderia che mi usa quando mi incontra in giro, se la deve cacciare dove non batte il sole.









domenica 8 febbraio 2015

L'HO RIACCOMPAGNATO IO A CASA



Così mi ha appena detto, al telefono, il mio amico, quello con cui l'ho incontrato ieri sera, appena arrivata al locale.
Aveva trovato un passaggio per andare via prima, con un'altro amico.
Una serie di circostanze fortuite, e si sono ritrovati nella stessa macchina.

Era a piedi.
Di quello stare a piedi calcolato, perchè chi era sceso in macchina con lui era andato via prima.
Come doveva andare via anche lui, prima.
Perchè stavano andando via, quando l'ho incontrato.
Ed è rimasto, invece, a piedi, confidando in un passaggio a casa.
Una tecnica che conosco bene.

Smetterò di scriverne, quanto prima.
In questo momento, però, mi è terapeutico farlo, sono furiosa, dentro.




INSIGNIFICANZA



Ti ho pensato mentre lavoravo, ieri.
Ho sentito il pensiero di te esplodermi all'improvviso dentro.
E' questo l'impatto fisico delle connessioni che non riesco ad evitare.
Ho sentito che ci saremmo visti.
Come sempre accade, quando mi capita così.

Continuo a riconoscerti tra la folla,
Ti ho visto da lontano girato di spalle, di sera, mentre arrivavo al locale, il bicchiere quasi vuoto, l'aria scocciata e da derelitto, che hai smesso di fumare ed eri fuori al freddo - zona fumatori e amanti di una sera - perchè stavi per andare via.
Con la mia fottuta sigaretta appena accesa in mano, e l'amico che ben conosci, sono arrivata all'ingresso cercando di guadagnare un vantaggio di qualche secondo, prima di far finta di non averti visto.
Avrebbe bruciato più in fretta l'unica ragione - il tabacco - che avevo di soffermarmi fuori, dove c'eri anche tu.

"Ciao!", e hai acceso un sorriso sorpreso - non uno dei tuoi migliori, non uno di quelli - e hai afferrato il bicchiere buttando giù l'ultimo sorso come una medicina, avvicinandoti meno sicuro della volta scorsa.
Hai ricominciato a fare lo splendido con il mio amico, tirando fuori i soliti discorsi che sapevi avrebbero fatto presa su di lui.
Ho cacciato il cellulare fuori dalla tasca e ho inviato un messaggio ad un amico che era dentro, per avvertirlo che ero arrivata e mi trattenevo un attimo fuori a fumare.
Ho sorriso, ad occhi bassi.
Tu hai smesso di parlare.
La tua conversazione brillante, sicura, scaltra, splendida, è caduta nel silenzio.

Ce la giochiamo alla pari, con le parole, io e te.
Quelle scritte, quelle parlate, quelle non scritte e non dette, pure.

Ho buttato via la sigaretta senza nemmeno finirla.
"Entriamo? Fa freddo...", rivolta al mio amico.

Mi sono girata di spalle e andandomene ho sentito un incerto "allora ci vediam..." sul quale ho innestato un "ciao" pieno di sufficienza.
Mi sono agganciata con il giubbotto all'ingresso.
Il mio amico prontamente mi ha aiutata a liberarmi.
"Ti prego, entriamo alla svelta!"
Ha letto la richiesta d'aiuto, lui che sa, e mi ha fatto cenno di non preoccuparmi.

Siamo entrati e ho chiuso la porta sbattendola.
Un tonfo sordo e fuori luogo ha annunciato il mio ingresso con fragore.
Anche questa sono io, una che sceglie di defilarsi, quando può, ma che se vuole non ce n'è per nessuno.

Ho sorriso con disinvoltura, gustandomi la scena delle facce che si sono girate curiose.
Mi hanno accolto sguardi e sorrisi.
Da lontano la mia gente preferita seduta al tavolo a brindare.
"Aspettavamo te!"
"Eccoci!"

Sei entrato - non stavi andando via, anche stavolta? - e ti sei piantonato nel metro quadro accanto al mio.
Hai continuato a fissarmi ininterrottamente, ad esaminare la mia compagnia, ogni gesto, ogni sorriso, ogni goccia d'alcol trangugiata come acqua.

"Io... io non lo so se mi sto condizionando, ma mi sembra stia piantonato lì da un po'...", dico al mio amico.
"No, l'ho notato pure io, continua a guardare da questa parte, ignoralo", mi risponde.

Ho cominciato a fare la stupida con un altro amico - un bel tipo - che si presta volentieri a farsi stuzzicare, ma senza secondi fini, giocosamente, solo che tu questo non lo sai.
Hai cominciato a mollare un po' la presa, a distogliere lo sguardo.
Eravamo al centro del locale.
Ti sei innervosito, hai cominciato a rimorchiarti distrattamente una a caso delle tipe che avevi accanto.
Sono uscita fuori a fumare, di nuovo, con il mio amico.
Mentre uscivo, mi sono fermata a salutare altri amici che abbiamo in comune, in modo splendido, che te ne accorgessi da lontano.
Mi sono ritrovata di nuovo i tuoi occhi puntati addosso, che mi hanno seguita fino all'uscita.

"Perchè si piantona lì così? Che diamine vuole da me?"
"Cara, è un idiota. E tu sei in gran forma, stasera. Usa le tue armi! Fallo morire!", facendo il gesto di strizzarsi le tette.
"Ma io non ho così tante tette!"
"Sei splendida, fidati, non devi far nulla! Solo ignorarlo..."

Sono rientrata e ho inviato un messaggio ad un tipo con cui abbiamo rinunciato in partenza - o circa quasi - ad una storia impossibile, con estrema razionalità e abbastanza dispiacere per entrambi.
"Sono qui, se ti capita di passare, stasera..."
"Credo capiterà. Tra mezzora...", mi risponde.
Ed è capitato.
Mi ha abbracciata e l'ho stretto forte, e si è seduto accanto a me.
I tuoi occhi mi hanno trapassata.
Hai riversato le tue attenzioni su una biondina insipida, molto giovane, l'aria insignificante, di chi sta lì nella penombra in attesa di qualcosa o di qualcuno per catturare un momento di luce.
Hai cominciato a starle addosso, ti ci sei seduto accanto, le hai posato il braccio sinistro sulle spalle piccole, insignificanti e rigide.
La tua spavalderia per definizione ti aiuta sempre in queste cose.
Sei bello.
Di una bellezza consapevole, sfacciata e intrigante.

Mi sono lasciata accarezzare le mani, ho lasciato che mi stringesse a se', mi sono adagiata in questa situazione per un bel po'.
Gli ho detto "usciamo fuori?".
E fuori c'eravamo solo noi, coscienti di tutta quella complicità da comprimere, di tutto il bene che non possiamo prenderci e darci.
Mi ha abbracciata forte, e l'ho tenuto stretto.
Triste, ma felice di godere di un momento rubato al tempo che tirannicamente impone le sue decisioni folli.

La porta si è aperta all'improvviso e sei uscito anche tu fuori.
"Entriamo..."
"Perchè?"
"Entriamo e basta..."
"Ma..."
"Scusa, non ho voglia di restare..."
Cosa ti importa di vedermi con un altro?
Perchè devi interferire nella mia vita, quando ci incontriamo per sbaglio in giro?

Siamo tornati al tavolo, e abbiamo continuato a sorriderci, e a stabilire un contatto fisico.
Sei rientrato dopo una manciata di minuti, recuperando la tipa insignificante, che ti ha accolto con la medesima espressione immobile ed insignificante nella quale è rimasta assorta l'intera serata.
Quanto può assorbirti una sciatteria morale simile?
Quanto potere può esercitare la possibilità di portarti a letto una tipa del genere?
Fa numero?
E per conseguenza il numero fa esperienza?
O fa vanto?
E' gestibile una tipa così?
Ha poche pretese?
O pretese, tutto sommato, contenute e che si soddisfano facilmente?
Ti guarda ammirata, per quanto le è possibile, quando le parli?
Ti fa sentire uomo spendere esperienza con chi ancora ne deve fare?

Dopo poco, l'hai mollata al tavolo e sei andato al bancone, di nuovo piantonato lì, ad un passo da me.

E' arrivato un altro amico che non sapevo avessimo in comune.
Un compagno di fumate e baldoria.
Il mio compagno di fumate e di baldoria, all'occorrenza, non il tuo.
Neanche a dirlo, hai cominciato a farci il compagnone, cercando di creare movimento e guadagnandoti un attimo di visibilità.
Mi hai guardata con la coda dell'occhio, per sollecitare una reazione.

Cos'è, un gioco?
Un delirio, il tuo?
Una partita a scacchi?
Ed io cosa c'entro in tutto questo?
Mi hai presa per una tua pedina, da giocare come ti pare?

E lì non ci ho visto più, mi sono inferocita, ho alzato il culo dalla sedia e ho pensato di essere fottuta perchè stavo per fare la stronza e non avrei guardato in faccia nessuno.
Il controllo della rabbia sta andando a puttane da che è cominciato il nuovo anno, ci sto riprendendo l'abitudine a lasciarmi travolgere dal movimento del sangue caldo che prende a galoppare nelle vene.
Ho raggiunto il bancone e mi sono messa in mezzo a voi che parlavate allegramente, interrompendovi.
Interrompendoti.

"Hey tu - guardando il mio compagno di fumate dritto negli occhi - al tavolo mi stanno boicottando, non vogliono che fumi".
Ritraendosi, mi guarda furbo e mi risponde "Ma se non stai fumando io non...".
"Si sto fumando, non avresti responsabilità..."
"Vabbè allora ti preparo una sigarettina di tabacco..."
"Voglio pure che te la fumi con me"
Ha accettato senza esitazioni, senza opporre resistenze inutili.
Gliele avrei scardinate in un secondo.
Sei rimasto in silenzio.
Ho avvertito la tua sicurezza annientata dalla mia stronzeria.
Ho letteralmente trascinato il mio amico fuori.
Ci hanno raggiunto altri suoi amici, che volevano andare via, in un altro locale.
"Mi state mettendo ansia, ragazzi... Me lo lasciate il tempo di una sigarettina?"
"Ma dobbiamo andare!! Vieni anche tu!"
"Non posso..."
"Dai! Vieni con noi!! Perchè non puoi?"
"Sto con altra gente, non li posso mollare così!"
Li ho abbandonati alle sorti della loro serata, tornando alle mie, non appena ho finito la sigaretta.

Ancora infreddolita, sono corsa ad abbracciare lui, di spalle, seduto al tavolo con gli altri, con la scusa di voler prendere un po' di calore.
Mi hai di nuovo seguita con lo sguardo.
Dopo un po' sei andato via, facendomi ciao da lontano.
Probabilmente, il fatto che fossi abbracciata ad un altro ti ha impedito fisicamente di venirmi a salutare in modo splendido.


Se è un gioco, questo, non contare di vincerlo.
Io insignificante non lo sono mai stata, non vivo nell'ombra.
E ogni volta che entrerò in una stanza, in un'aula, in un locale, in una piazza, dove ci sei anche tu, accenderò l'aria, ti accecherò con tutta la luce di cui dispongo.
Non potrai trovare riparo per la vista alcuno, se non andandotene e lasciandomi il campo libero.





sabato 7 febbraio 2015

LA SVOLTA INSPERATA



"aehm... a che ora scendi?"
"sto a lavorà, ancora... tra un'oretta... circa..."
"posso scende' co' te? ho bevuto tanto tanto!"

No, te prego.
Ero io, stasera, quella che voleva assistenza sociale...

Però, in effetti...
Io ora sono sobria.
Lui no.
Dopo potrei essere io quella non sobria, e lui avrà smaltito.


Ho improvvisamente trovato chi, all'occorrenza, mi riporterà a casa se tutto va male!

E LIBERACI DAGLI ALCOLTEST, AMEN



Vorrei che qualcuno mi passasse a prendere, stasera, e mi facesse bere alla scellerata, preoccupandosi di riportarmi sana e salva - e al riparo da alcoltest - a casa.
Che si prendesse cura di me sino alla colazione a letto.
E poi ciao.
Si, ciao.

E invece no.
Stasera non mi tocca.
Sono tutti malauguratamente già impegnati, e debbo raggiungerli autonomamente.

Sto ancora lavorando, ecco il motivo del mio ritardo sul tempo degli altri.
Devo ancora cenare, fare una doccia come si deve, vestirmi.
Martello le dita sulla tastiera del pc e ci martellerei pure la testa.
Mi potessi strappare il cuore dal petto, pure quello.

Ho della musica di sottofondo, ma preferirei imbracciare la chitarra.

Tutto questo spremere meningi mi uccide.
Mi perseguita in ogni momento.
E la cosa paradossale è che mi torna anche utile, perchè continuando a pensare al lavoro anche quando smetto ufficialmente di dedicarmici, escogito nuove soluzioni, o rivisito quelle già elaborate, o ci rifletto sino a capovolgerle.
La logica scorre come l'acqua verso il mare, approfittando di ogni dislivello per accelerare.
Finchè non lo raggiunge.
E' un lavorio continuo e massacrante.
E vorrei annebbiarlo con l'alcol.
Attività fisica, stasera, non se ne parla, a parte lo sport che prevede l'uso del gomito, l'abbassarsi e l'alzarsi, nella fattispecie, portando il calice alla bocca.

Vorrei fare un sacco di cose che non posso fare stasera.
Incluso urlare a squarciagola per più dei 20 minuti di doccia e dei 10 minuti di guida che mi occorrono per arrivare al locale.
Incluse altre cose che non posso scrivere per decenza.

Non è possibile che il mio tempo bruci in modo folle.
Ho bisogno di giorni supplementari, e mi ritrovo a centellinare i minuti, talvolta, in attività varie ed eventuali.

Tra mezzora metto punto.
E comincio una frase nuova.
Che spero non termini, a fine serata, con un sonoro vaffanculo.



BUONA FORTUNA A ME


I soliti propositi per l'anno nuovo hanno fatto la solita fine.
Ed è appena cominciato febbraio.
Un mese.
E' bastato un mese.
Il tempo di cominciare a dire "n..." e ho detto "si".


Sono uscita, ieri, che non volevo nemmeno uscire.
Sono entrata nel locale affollato, mi sono guardata distrattamente intorno, ho cercato il tavolo, ho visto un braccio, da lontano, che mi faceva cenno di andare.
Non capivo chi era quello seduto di spalle.
Non me ne sono curata più di tanto.
Sono arrivata, ho detto ciao, e si è girato.
"E tu che ci fai qui?".

Le sorprese mi conquistano...

E allora buona fortuna a me.





venerdì 6 febbraio 2015

DI PIUMONI E CALORIFERI E SCELTE

Pioggia da giorni.
Pioggia fin dentro le ossa che scricchiolano.
Fin dentro la testa, ad acquietare gli altri rumori.
Non ricordo l'ultimo giorno di sole, prima di tutta questa acqua.


Si é spenta ogni razionalitá e si é riacceso ogni istinto.


Ho messo un po' da parte il lavoro, salvo quello che andava fatto per forza.


Ho reso casa un ritrovo accogliente, come non lo era da un po'.
Accogliente, pulito, profumato, caldo.
Addirittura vagamente ordinato.
Una dimensione ritrovata e subito persa.
Di quel perdere che non accade, ma si sceglie di far accadere.


É finita la pioggia, per un attimo, e mi sono trovata immersa nel silenzio, sotto il piumone.
É bastato pochissimo perché il rumore ricominciasse, ma prima di allora ho deciso.


E le decisioni che prendo, per me, costano tanta fatica.
Vorrei costassero di meno.
Invece no.
Invece mai.

















DI VIZI CHE TI SI APPICCICANO ADDOSSO



Giustamente il cioccolato del cornetto della colazione doveva spalmarsi sul cappotto...


É mezzora che sto sotto l'ombrello alla fermata dell'autobus.
Dice che passa.
Dice.
Intanto ne ho preso un altro.
E mi tocca prenderne un altro ancora, se passa.
E dice che passa.
Dice.


Roma é tanto magnificente e grandiosa quanto caotica e alienante.


Anche per questo ho fatto fagotto e sono tornata al mare.
La cittá, le sue opportunitá, il suo smog, i suoi vizi, ti si appiccicano addosso in modo tale che non c'é pioggia che possa lavarli via.


Roma é porto di mare per marinai che nemmeno azzardano promesse.
Nemmeno con se stessi.
E mi domando quanto marinaio son stata, io per prima.
E quanto lo sono ancora.




L'etá anagrafica mi sta distruggendo.
Vorrei ringiovanire sulla carta.
Solo lí.
Il resto mi sta bene com'é...










mercoledì 4 febbraio 2015

DEL CAPODANNO TRASCORSO IN VIAGGIO





L'ultimo giorno di viaggio, il 1 di gennaio, l'ho trascorso in solitaria, a spasso per la cittá, con la valigia al seguito.
Mi sono imbarcata nella metro per raggiungere un grazioso quartiere che non avevo ancora visitato, dove ho scattato le ultime foto e preso qualche souvenir da portare agli amici.
Ho adocchiato poi un localino caratteristico con i tavolini al sole, dove fermarmi a mangiare qualcosa prima di volare in aeroporto.


"Buon anno", mi dice un ragazzo seduto al tavolino accanto al mio.
"Buon anno a te", gli rispondo con un sorriso.
Abbiamo cominciato a chiacchierare di come e dove avevamo trascorso la notte, dei programmi della giornata.
"Di dove sei?", mi chiede.
"Italiana", dico.
Non mi riconoscono mai dall'accento.
"Bene, mi piacciono gli italiani", continua, "sono socievoli, e chiacchierano tanto, e a me piace chiacchierare".
Si é quindi discusso sugli approcci a livello umano in terra straniera degli italiani e degli stranieri in Italia con i miei connazionali.
Secondo lui, nel suo paese la gente é inizialmente molto diffidente, salvo poi aprirsi ed essere molto piú disponibile verso il prossimo.
"Peró tu chiacchieri tanto! Non stai facendo altro da che mi son seduta!"
Lo so che potrebbe essere tra lo scortese e lo sfacciato inchiodare le persone all'evidenza delle cose, ma mi diverte vedere come reagiscono, se mi tengono testa o si nascondono dietro un dito.
Ha replicato che mi avrebbe continuato a far compagnia finché non avessi finito di mangiare.
E tanto é accaduto.
Ho saldato il conto, l'ho ringraziato, ci siamo scambiati in gran sorriso, e mi sono diretta verso la metro.


Arrivata in aereoporto, non vedevo l'ora di imbarcarmi e dormire.
Avrei approfittato anche della sala d'attesa se dei sudamericani e delle donne dell'est e degli italiani ed uno della compagnia aerea non mi avessero costretto a fare da interprete improvvisata, ad un certo punto.


All'ultima occhiata del "non capisco cosa sta dicendo" rivoltami, avró fatto una faccia del tipo " eh no, ora basta!".
E per fortuna la tipa ha desistito, trascinando altri nella conversazione intrapresa.


Salita sull'aereo ho beccato un tipo che era in vena di fare conversazione.
Ho fatto finta di addormentarmi perché, sul serio, non ne potevo piú di chiacchierare.
E avrei anche dormito se il moccioso dietro di me non avesse continuato a tirare calci al mio sedile tutto il tempo.


Arrivata in Italia, qualcuno é venuto a recuperarmi in aereoporto.
Una inaspettata promessa mantenuta.


E cosí ho cominciato l'anno.
E cosí é continuato sino ad oggi, che é ormai febbraio, e volerá come gennaio.


Ho appena finito la cioccolata al latte con gli alberelli al cioccolato bianco che un'amica mi ha portato da Londra, e devo chiudere l'acqua della vasca e tuffarmi, prima che strabordi.


Domani mi aspetta una giornata emotivamente impegnativa.
Ed io non so fino a che punto sono pronta, ma mi tufferó.
Con qualche protezione, che proprio alla scellerata basta, insomma!