domenica 8 febbraio 2015

INSIGNIFICANZA



Ti ho pensato mentre lavoravo, ieri.
Ho sentito il pensiero di te esplodermi all'improvviso dentro.
E' questo l'impatto fisico delle connessioni che non riesco ad evitare.
Ho sentito che ci saremmo visti.
Come sempre accade, quando mi capita così.

Continuo a riconoscerti tra la folla,
Ti ho visto da lontano girato di spalle, di sera, mentre arrivavo al locale, il bicchiere quasi vuoto, l'aria scocciata e da derelitto, che hai smesso di fumare ed eri fuori al freddo - zona fumatori e amanti di una sera - perchè stavi per andare via.
Con la mia fottuta sigaretta appena accesa in mano, e l'amico che ben conosci, sono arrivata all'ingresso cercando di guadagnare un vantaggio di qualche secondo, prima di far finta di non averti visto.
Avrebbe bruciato più in fretta l'unica ragione - il tabacco - che avevo di soffermarmi fuori, dove c'eri anche tu.

"Ciao!", e hai acceso un sorriso sorpreso - non uno dei tuoi migliori, non uno di quelli - e hai afferrato il bicchiere buttando giù l'ultimo sorso come una medicina, avvicinandoti meno sicuro della volta scorsa.
Hai ricominciato a fare lo splendido con il mio amico, tirando fuori i soliti discorsi che sapevi avrebbero fatto presa su di lui.
Ho cacciato il cellulare fuori dalla tasca e ho inviato un messaggio ad un amico che era dentro, per avvertirlo che ero arrivata e mi trattenevo un attimo fuori a fumare.
Ho sorriso, ad occhi bassi.
Tu hai smesso di parlare.
La tua conversazione brillante, sicura, scaltra, splendida, è caduta nel silenzio.

Ce la giochiamo alla pari, con le parole, io e te.
Quelle scritte, quelle parlate, quelle non scritte e non dette, pure.

Ho buttato via la sigaretta senza nemmeno finirla.
"Entriamo? Fa freddo...", rivolta al mio amico.

Mi sono girata di spalle e andandomene ho sentito un incerto "allora ci vediam..." sul quale ho innestato un "ciao" pieno di sufficienza.
Mi sono agganciata con il giubbotto all'ingresso.
Il mio amico prontamente mi ha aiutata a liberarmi.
"Ti prego, entriamo alla svelta!"
Ha letto la richiesta d'aiuto, lui che sa, e mi ha fatto cenno di non preoccuparmi.

Siamo entrati e ho chiuso la porta sbattendola.
Un tonfo sordo e fuori luogo ha annunciato il mio ingresso con fragore.
Anche questa sono io, una che sceglie di defilarsi, quando può, ma che se vuole non ce n'è per nessuno.

Ho sorriso con disinvoltura, gustandomi la scena delle facce che si sono girate curiose.
Mi hanno accolto sguardi e sorrisi.
Da lontano la mia gente preferita seduta al tavolo a brindare.
"Aspettavamo te!"
"Eccoci!"

Sei entrato - non stavi andando via, anche stavolta? - e ti sei piantonato nel metro quadro accanto al mio.
Hai continuato a fissarmi ininterrottamente, ad esaminare la mia compagnia, ogni gesto, ogni sorriso, ogni goccia d'alcol trangugiata come acqua.

"Io... io non lo so se mi sto condizionando, ma mi sembra stia piantonato lì da un po'...", dico al mio amico.
"No, l'ho notato pure io, continua a guardare da questa parte, ignoralo", mi risponde.

Ho cominciato a fare la stupida con un altro amico - un bel tipo - che si presta volentieri a farsi stuzzicare, ma senza secondi fini, giocosamente, solo che tu questo non lo sai.
Hai cominciato a mollare un po' la presa, a distogliere lo sguardo.
Eravamo al centro del locale.
Ti sei innervosito, hai cominciato a rimorchiarti distrattamente una a caso delle tipe che avevi accanto.
Sono uscita fuori a fumare, di nuovo, con il mio amico.
Mentre uscivo, mi sono fermata a salutare altri amici che abbiamo in comune, in modo splendido, che te ne accorgessi da lontano.
Mi sono ritrovata di nuovo i tuoi occhi puntati addosso, che mi hanno seguita fino all'uscita.

"Perchè si piantona lì così? Che diamine vuole da me?"
"Cara, è un idiota. E tu sei in gran forma, stasera. Usa le tue armi! Fallo morire!", facendo il gesto di strizzarsi le tette.
"Ma io non ho così tante tette!"
"Sei splendida, fidati, non devi far nulla! Solo ignorarlo..."

Sono rientrata e ho inviato un messaggio ad un tipo con cui abbiamo rinunciato in partenza - o circa quasi - ad una storia impossibile, con estrema razionalità e abbastanza dispiacere per entrambi.
"Sono qui, se ti capita di passare, stasera..."
"Credo capiterà. Tra mezzora...", mi risponde.
Ed è capitato.
Mi ha abbracciata e l'ho stretto forte, e si è seduto accanto a me.
I tuoi occhi mi hanno trapassata.
Hai riversato le tue attenzioni su una biondina insipida, molto giovane, l'aria insignificante, di chi sta lì nella penombra in attesa di qualcosa o di qualcuno per catturare un momento di luce.
Hai cominciato a starle addosso, ti ci sei seduto accanto, le hai posato il braccio sinistro sulle spalle piccole, insignificanti e rigide.
La tua spavalderia per definizione ti aiuta sempre in queste cose.
Sei bello.
Di una bellezza consapevole, sfacciata e intrigante.

Mi sono lasciata accarezzare le mani, ho lasciato che mi stringesse a se', mi sono adagiata in questa situazione per un bel po'.
Gli ho detto "usciamo fuori?".
E fuori c'eravamo solo noi, coscienti di tutta quella complicità da comprimere, di tutto il bene che non possiamo prenderci e darci.
Mi ha abbracciata forte, e l'ho tenuto stretto.
Triste, ma felice di godere di un momento rubato al tempo che tirannicamente impone le sue decisioni folli.

La porta si è aperta all'improvviso e sei uscito anche tu fuori.
"Entriamo..."
"Perchè?"
"Entriamo e basta..."
"Ma..."
"Scusa, non ho voglia di restare..."
Cosa ti importa di vedermi con un altro?
Perchè devi interferire nella mia vita, quando ci incontriamo per sbaglio in giro?

Siamo tornati al tavolo, e abbiamo continuato a sorriderci, e a stabilire un contatto fisico.
Sei rientrato dopo una manciata di minuti, recuperando la tipa insignificante, che ti ha accolto con la medesima espressione immobile ed insignificante nella quale è rimasta assorta l'intera serata.
Quanto può assorbirti una sciatteria morale simile?
Quanto potere può esercitare la possibilità di portarti a letto una tipa del genere?
Fa numero?
E per conseguenza il numero fa esperienza?
O fa vanto?
E' gestibile una tipa così?
Ha poche pretese?
O pretese, tutto sommato, contenute e che si soddisfano facilmente?
Ti guarda ammirata, per quanto le è possibile, quando le parli?
Ti fa sentire uomo spendere esperienza con chi ancora ne deve fare?

Dopo poco, l'hai mollata al tavolo e sei andato al bancone, di nuovo piantonato lì, ad un passo da me.

E' arrivato un altro amico che non sapevo avessimo in comune.
Un compagno di fumate e baldoria.
Il mio compagno di fumate e di baldoria, all'occorrenza, non il tuo.
Neanche a dirlo, hai cominciato a farci il compagnone, cercando di creare movimento e guadagnandoti un attimo di visibilità.
Mi hai guardata con la coda dell'occhio, per sollecitare una reazione.

Cos'è, un gioco?
Un delirio, il tuo?
Una partita a scacchi?
Ed io cosa c'entro in tutto questo?
Mi hai presa per una tua pedina, da giocare come ti pare?

E lì non ci ho visto più, mi sono inferocita, ho alzato il culo dalla sedia e ho pensato di essere fottuta perchè stavo per fare la stronza e non avrei guardato in faccia nessuno.
Il controllo della rabbia sta andando a puttane da che è cominciato il nuovo anno, ci sto riprendendo l'abitudine a lasciarmi travolgere dal movimento del sangue caldo che prende a galoppare nelle vene.
Ho raggiunto il bancone e mi sono messa in mezzo a voi che parlavate allegramente, interrompendovi.
Interrompendoti.

"Hey tu - guardando il mio compagno di fumate dritto negli occhi - al tavolo mi stanno boicottando, non vogliono che fumi".
Ritraendosi, mi guarda furbo e mi risponde "Ma se non stai fumando io non...".
"Si sto fumando, non avresti responsabilità..."
"Vabbè allora ti preparo una sigarettina di tabacco..."
"Voglio pure che te la fumi con me"
Ha accettato senza esitazioni, senza opporre resistenze inutili.
Gliele avrei scardinate in un secondo.
Sei rimasto in silenzio.
Ho avvertito la tua sicurezza annientata dalla mia stronzeria.
Ho letteralmente trascinato il mio amico fuori.
Ci hanno raggiunto altri suoi amici, che volevano andare via, in un altro locale.
"Mi state mettendo ansia, ragazzi... Me lo lasciate il tempo di una sigarettina?"
"Ma dobbiamo andare!! Vieni anche tu!"
"Non posso..."
"Dai! Vieni con noi!! Perchè non puoi?"
"Sto con altra gente, non li posso mollare così!"
Li ho abbandonati alle sorti della loro serata, tornando alle mie, non appena ho finito la sigaretta.

Ancora infreddolita, sono corsa ad abbracciare lui, di spalle, seduto al tavolo con gli altri, con la scusa di voler prendere un po' di calore.
Mi hai di nuovo seguita con lo sguardo.
Dopo un po' sei andato via, facendomi ciao da lontano.
Probabilmente, il fatto che fossi abbracciata ad un altro ti ha impedito fisicamente di venirmi a salutare in modo splendido.


Se è un gioco, questo, non contare di vincerlo.
Io insignificante non lo sono mai stata, non vivo nell'ombra.
E ogni volta che entrerò in una stanza, in un'aula, in un locale, in una piazza, dove ci sei anche tu, accenderò l'aria, ti accecherò con tutta la luce di cui dispongo.
Non potrai trovare riparo per la vista alcuno, se non andandotene e lasciandomi il campo libero.





11 commenti:

kovalski ha detto...

i fantasmi si deve imparare a lasciarli andare.
se no ci si deve arrendere a farcene condizionare.

.come.fossi.acqua. ha detto...



mi torna in mente quella canzone che fa "cerca di evitare tutti i posti che frequento e che frequenti anche tu..."

l'ho lasciato andare, ma riappare.
di notte soprattutto.
nei posti che frequento.

come me ne libero?
con gli acchiappafantasmi?

S. ha detto...

denuncialo per stalking.

.come.fossi.acqua. ha detto...

Non ricorrono i requisiti legali per una cosa del genere.

E non posso nemmeno definirlo stalking.

É un'ingerenza occasionale.

Che peró non sopporto, in ragione di tutto quello che é successo con lui.

E che intendo far cessare con le cattive, visto che con le buone non l' ha capito...

kovalski ha detto...

te ne liberi sei vuoi liberartene.
ma tu ne sei ancora legata, in qualche forma che puoi sapere solo tu.
ci devi arrivare, all'insignificanza.

.come.fossi.acqua. ha detto...

Siamo legati.
É la mia croce, di legarmi con le persone.
E quando lo vedo, c'é qualcosa che continua a smuovermi dentro, a farmi stare inquieta.
A volte rasenta il disagio.
É una sensazione che non riesco a spiegare a parole.
Mi serve tempo.
E distanza.
Non dispongo dell'uno né dell'altra in certi momenti.
E questo mi frega e agisco d'impulso.

kovalski ha detto...

appunto, vedi?
non è lui. sei tu.

.come.fossi.acqua. ha detto...

No.
É pure lui.
Non sono solo io.

E vorrei non cacciarmi in certe situazioni, ma mi parte l'embolo...

kovalski ha detto...

non ho detto "solo" tu.
ma non è lui. ;-)

kovalski ha detto...

non ho detto "solo" tu.
ma non è lui. ;-)

.come.fossi.acqua. ha detto...

Repetita juvant ;-)))