martedì 28 aprile 2015

PASTA FROLLA



"Sei venuta da sola?"
"Si"
"Puoi entrare, non c'è nessuno"


"Dovrei stendermi... Ho qualche problema... Possiamo usare l'ago per i bimbi?"
"Va bene..."


Laccio emostatico allacciato, ho cominciato a piangere.
Un pianto spontaneo, senza singhiozzi, solo lacrimoni giganteschi dagli occhi, mentre continuavo a parlare.


"Si vede che ce la stai mettendo tutta...", guardando il braccio teso, il pugno serrato.
"Aspetta... Non ce la faccio. Dammi un attimo..."
Ha cominciato a farmi parlare, mi ha chiesto perché fossi andata da sola se ho questo disagio.
Perchè ce la devo fare da sola a superarlo.
Mi pare chiaro.
"Devo chiamare qualcuno per reggerti?"
"No. Sto ferma"


"Abbiamo fatto?"
"Quasi... Conta fino a cinque"
Mi ha fatto contare pure i mezzi secondi.
"Voglio togliere il braccio e scappare da qui, dimmi che hai fatto!"


"Fatto"


Il morso di un vampiro sul collo mi fa meno orrore.


Non riesco nemmeno a scrivere la parola vena senza che mi prenda il vuoto allo stomaco.


Ho sostato sul lettino almeno un quarto d'ora, in compagnia di un'infermiera con il nome di papà.


"Ognuno ha le sue fobie... Peró sei riuscita ad affrontarla"
Dovevo.
"Non mi fa paura nulla, ma l'ago... Se sconfiggo questa cosa divento invincibile!"


Fino a stasera avró un braccio fuori uso.
Il cerotto lo toglieró quando si scollerà da solo.


Ho riposato, dopo pranzo, prima di venire al lavoro, in macchina, che in bici il tempo non consente.


Ieri sera sono rientrata sotto la pioggia.
Una roba meravigliosa, a parte il giubbotto impermeabile che mi copriva solo a metà e i goccioloni violenti sul viso, mentre pedalavo.
Mi è venuto in mente quando ero ragazzina e pedalavo anche sotto la pioggia.
Per questa ragione, oggi, è arrugginita.
Quella bici ha corso sul bagnasciuga, sulla strada, sotto il sole e sotto la pioggia.
Non mi risparmio nulla, come non risparmio nulla alle cose che mi appartengono.
L'istinto di autoconservazione, che si estende al mondo materiale che mi appartiene e cui non presto cura ossessiva, non mi ha mai precluso di vivere.
Come avere una bicicletta e non portarla mai al mare.
Come avere una vita e non viverla, nell'illusione di conservarla, di preservarla.
Da se stessa?
Non ho mai capito il ragionamento di fondo di chi si risparmia.




I miei migliori propositi e il mio autocontrollo andranno a breve a farsi benedire.
Diventerò pasta frolla.
Con i se e con i ma non ci gioco.
Me la rischio.
Come faccio da una vita.
La stessa vita che porto a correre in riva al mare insieme alla bicicletta.
Che se si arrugginisce un po' pazienza.


Chi deve farcisi un giro, ancora, dopo di me?




































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