venerdì 29 maggio 2015

RESTA FERMA QUI, IL CORPO MI IMPONE



L'equivalente di fermare il mondo.
Sono stanca e non ho voglia di muovermi dal letto.
Non ho voglia di aprire bocca per parlare.
Non c'è nulla di buono che possa comunicare.
Nulla.


E quindi resto qui, muta, la radio accesa.


A pensare a quanto non vi sia abbraccio che mi possa stringere.
A quanto la carne possa avvolgere meno di un'idea nel calore e nel conforto.
A quanto sia facile dimenticarsi di un paio di occhi magnifici, o ritrovarli seppelliti sotto le macerie del tempo, irriconoscibili quasi.
Quanto una bocca che parla ancora, ma ormai senza espressione alcuna.
Rassegnata al tenore delle scelte irreversibili fatte.
Scelte nelle quali c'è un margine di corresponsabilità evidente.


Non c'è nulla che sembra toccarmi.
Nulla mi arriva.
Ogni stimolo viene filtrato dallo strato più superficiale dell'epidermide, rimanendo annientato senza penetrare oltre.


Temo da quel che scrivo di perdere il controllo su questo star male, certe volte.


Eppure no.


Sono presente a me stessa.


Solo che ho bisogno di un attimo ancora prima di tornare con il sorriso in mezzo alla gente.


Per quanto mi voglia forzare, il corpo si oppone.


Vuole rimanere fermo qui a smaltire per cavoli suoi, con i suoi insopportabili tempi, tutto questo.


Se chiudo gli occhi mi distraggo.


Se dormo pure.


E almeno sotto questo profilo la stanchezza è una manna dal cielo.


Una causa o una conseguenza, non lo so.


Preordinata certamente, in ambo i casi.


Non ho voluto fermarmi un attimo.


Non mi sono fermata un attimo.


Non voglio fermarmi.


Sento solo l'esigenza di continuare a scrivere.


E ho i polpastrelli che mi fanno male per quanto ho suonato questi giorni, quindi la chitarra resta al momento confinata sul divano in attesa di domani.


Domani vado a tagliare i capelli, se mi ricordo.


Che altro... Dovrò lavorare.
Argomento fuori luogo a quest'ora.


Devo modificare ancora delle cose che non vanno.
Devo dare un indirizzo diverso alla mia vita.
Non voglio continuare così.
E mi angoscia pensare di non muovere una virgola, di rimanere intrappolata in una certa routine a suo modo alienante.
Dopo aver fatto tanto per sottrarmi a quella che in parte facevo.
Ho fatto così tanto, ed è sempre così poco.
Non rasento la sufficienza.
Quanto ancora debbo impegnarmici?





















2 commenti:

sara-sky ha detto...

dobbiamo impegnarci tanto. Perché è solo nelle nostre mani!

.come.fossi.acqua. ha detto...

Non ho potuto decidere nulla di diverso stavolta ;-)