giovedì 28 maggio 2015
TONANTI ULTRATONI
Sono convinta che tra l'esigenza di darsi un tono e la sofferenza di forti complessi la linea di confine sia estremamente blanda, la connessione stretta.
Io non riesco a darmi un tono, ma ho un piglio che non passa inosservato.
E tutto si esaurisce lì, non mi serve spiattellare in faccia a nessuno quella che sono.
Non riesco a far finta di essere così indaffarata da mancare a telefonate, messaggi, appuntamenti.
Da mettere da parte il pensiero per qualcuno cui tengo.
Sono multitasking: riesco a rispondere a telefonate, messaggi, presentarmi ad appuntamenti (ecco, magari non spacco il minuto, ma cosa saranno mai dieci minuti di ritardo!), e contemporaneamente lavoro (doppio lavoro, a dirla tutta), e bado alle faccende domestiche da sola, avendo casa per fatti miei.
E dunque, quando mi sento rispondere fuori tempo che gli impegni di un regolare coetaneo/a inoccupato che vive a casa con mamma e papà o a loro spese altrove, sono stati tali e tanti da impedire all'educazione di superare la soglia del "non rispondo, tanto manco a così tante cose nella vita che questa qui è fesseria", mi viene lí per lí un po' d'orticaria.
E penso pure che potrei essere parente prossima a Wonderwoman, io, che invece trovo tempo per tante cose e tante persone, e tanto lavoro e tanti hobbies, e altro studio e altre iniziative.
La colpa è mia, che quando arrivano telefonate o messaggi dal mondo dei debosciati, rispondo sempre con estrema cordialità, puntualità, professionalità.
Considerato che rarissimamente mi occorre chiedere qualcosa a qualcuno, dovrei cominciare a smettere di rispondere al telefono a certe persone inutili che intasano con la loro inettitudine il limpido scorrimento del mio tempo.
Ivi incluso quello che dedico al lavoro.
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