giovedì 4 giugno 2015

DI TUBI E TUBINI





La radiografia che certi colleghi mi fanno al mattino quando vado a lavorare, viene prontamente inoltrata ad altri colleghi che non sono presenti, e si tramuta in messaggi circostanziati su dove fossi e in che tenuta, con annesso apprezzamento.


Vorrei scrivere di badare bene a quel che si legge, qui, che tutto questo è frutto della mia fantasia, ma disgraziatamente mi accade sul serio.


Ma serio.


E sono convinta non accada solo a me.


"Mi è giunta voce che stamattina con quel vestito hai oscurato ogni altra collega presente"


"Erano tutti uomini. Pensavo di averli oscurati con altri argomenti"


Invano ho chiesto di conoscere la fonte che mi sbircia da lontano e riferisce ad altri, ma la mia richiesta non ha sortito effetti.


La conversazione per iscritto ha raggiunto il capolinea quando siamo arrivati al dunque, ovvero al fatto che un uomo impegnato come lui non potrebbe sbilanciarsi oltre con me, salvo l'esplicita rinunzia ad una certa integrità e a determinati principi di ordine morale.


Gli ho risposto di non preoccuparsi, che non si corre questo rischio.


Non fosse per altro che non me ne frega un tubo di infilarmi in un casino con un uomo impegnato, salvo non sia l'amore della mia vita.


E dubito fortissimamente che lui lo sia.


In compenso, mi arriva la recensione aggiornata delle mie tenute migliori, al lavoro, che mi garantisce una simpatia e un consenso che mi rigioco per mettergliela a quel servizio all'occorrenza.


Un passatempo che mi fa sorridere tutto sommato.


Ho sempre sottovalutato il potere di queste cose, il tempo mi ha fatto capire che posso utilizzare l'apparenza come specchietto per le allodole.


O per gli idioti, il che è lo stesso.




*


Sempre stamattina, qualcuno investito di potere divino e frustrazione molto terrena mi ha fatto una scartata abbastanza brutta e fuori luogo davanti ad altri colleghi.


Io ho chiesto scusa - anche se non avevo fatto nulla - e mi sono allontanata.


"Sai, è indecente quel che ha fatto, quel modo di rispondere, è completamente fuori di testa. Si prende questa confidenza quando vede gente giovane..."


"Beh, dovrebbe fare attenzione a chi sembra giovane e in realtà non lo è..."


Sono tornata, e nel ripresentarmi ho di nuovo chiesto scusa.
"Non si interrompe così la gente che lavora! È maleducazione!", con il sangue agli occhi.
Se non fosse che io non ho interrotto nessuno e mentre parlava mi si sono delineati nella testa quel volto e quella voce, come se li avessi già visti altrove, non in un contesto lavorativo.
Nel film di Siani che mi hanno trascinata a vedere a Natale, c'era il marito sfigato della sorella, con quella vocetta insulsa e quel modo di fare stizzito, avulso dalla realtà...
Saranno stati separati alla nascita.
Dentro di me sono scoppiata a ridere, mantenendo un contegno decoroso all'esterno.
Così, sfoderando un gran sorriso, gli ho detto che aveva ragione, che ero stata mio malgrado maleducata, e che mi scusavo nuovamente per l'accaduto.
Si è placato.
Un certo tipo di ragione - ho imparato - è solo per i fessi.
E perché privarli delle insignificanti gratificazioni che gli offre la vita arida che conducono?
Chi sono io per sottrarli ad una tale gioia?
Perché dovrei perdere tempo a discutere di inezie con i fessi?










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