mercoledì 19 agosto 2015

DI APPUNTAMENTI IMPLICITI MANCATI



Sono rimasta a casa.
Non avevo voglia di prepararmi per uscire.
Ho ripreso la lettura che avevo interrotto nel pomeriggio, causa messaggiamento intensivo con il tipo, ho dormito, fatto il bucato, la valigia, ho giá cenato.


"Hey, che fine hai fatto? Ti stiamo aspettando per l'ape!", mi dice un amico al telefono.


"Sono a casa...", rispondo serafica.


"X dice che il tipo c'è rimasto male che non sei scesa!"


No.
Questo no.
Non ne voglio sapere un accidenti di nulla.
Non ho voglia.
E non sopporto questo genere di intromissioni da parte degli amici.


"Ci raggiungi dopo?", mi chiede.


"Non lo so. Semmai ti chiamo", rispondo.


Non ho voglia di uscire.
Non ho voglia di farmi aspettare, aspettare qualcuno, aspettarmi qualcosa.
Stasera il programma piú allettante che mi sovviene è trascinarmi come sto a casa dei miei e vedermi un film con il condizionatore acceso.
Una goduria di quelle serie.


Non mi sento tenuta a far fronte alle aspettative di chi conosco appena.


E fondamentalmente non ho un interesse che mi divora.


Oggi sono tre mesi esatti.
Un tempo di smaltimento nella norma, considerati i precedenti.
Che verrá ulteriormente diluito dai programmi dei prossimi giorni.


La parte piú difficile è il controllo della rabbia.
Sempre quella.
Fare in modo che il dispiacere non diventi rabbia autodistruttiva.
Un'impresa non da poco.


Non c'è uomo, al momento, che mi faccia smuovere di un millimetro dalle mie posizioni.


Voglio star sola, almeno un altro po'.
La libertà piena è la dimensione attuale alla quale non voglio rinunciare.



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