martedì 18 agosto 2015

L'ESTATE CHE HO TROVATO UN PUBBLICO ATTENTO





Seduti attorno al fuoco, ho suonato i miei pezzi.
Ogni tanto dimenticavo qualche parola.
"Come è possibile che non ricordi quello che hai scritto?", mi hanno chiesto.
Non lo ricordo, ho vuoti di memoria, non li suono spesso.
Talvolta non ho voglia di ricordarli.
Compongo i pezzi e li abbandono per un po'.
Li correggo, nel tempo.
Mi sdegnano, a un certo punto, non sopporto piú di suonarli, costituiscono per certi versi un'autoflagellazione emotiva.


Mi hanno ascoltato in silenzio, mentre suonavo, ed è stato splendido.


Al termine di ogni pezzo c'era un piccolo dibattito e delle domande.
"Che storia c'è dietro questa canzone?", è stata la domanda alla quale non ho potuto rispondere.
Fa male, forse, ancora.
Fará male sempre?
E sempre in questo modo?
Eccolo, il concentrato del rimorso e del rimpianto - l'unico! - che mi trascino dietro da una vita, racchiuso in misere parole che suonano su una melodia come tante.
Che si perde nelle maglie larghe della vita e si disperderá del tutto al termine della mia.


Ho realizzato, di nuovo, questa estate, che non c'è altro da fare se non di andare avanti.


Quante cose possono ancora accadere?
Il fatto che non possa rispondere con precisione indica la possibilità di poter rimanere sorpresa.
In bene, perchè no.
Ho bisogno di accantonare il nero, di stemperarlo, di virare verso altri colori.
Verso nuovi colori.

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