martedì 10 novembre 2015

SULL'USO DELLA FEMMINILITÁ



Un'amica, piú giovane di me, mi ha detto di aver rinunciato a vestirsi in modo femminile per essere presa maggiormente sul serio sul luogo di lavoro.
Per non suscitare commenti inutili, per far risaltare maggiormente il proprio operato, in luogo della propria persona.
Una sorta di autocastrazione, che ritiene necessaria per farsi prendere sul serio.


Un uomo, ieri come oggi, puó scegliere se indossare abiti classici o piú casual, ma, sul lavoro, questa scelta legata prettamente all'apparenza non pregiudica la qualitá del suo operato agli occhi degli altri.
La sua professionalitá non è messa in dubbio.


Una donna che fa il mio stesso lavoro, che ho incontrato di recente, notoriamente poco reticente quando si tratta di intraprendere - anche quando il contesto è professionale - discorsi che hanno attinenza alla libertá con la quale dice di vivere la propria sfera sessuale, veste sempre in modo molto provocante.
Abiti attillatissimi, tacchi altissimi, sguardo ammiccantissimo, falcata da femme fatalissima.
Troppo aggressiva, secondo qualcuno.
Una pseudo aggressivitá, io ritengo, perché non reale.
Stereotipata.
E volgarotta.
Si sente una donna in carriera, non ha problemi a lasciar intendere in che modo abbia fatto tanta strada, e sente la necessità di ostentare tutto questo.


Quando ho cominciato questo lavoro vestivo in modo molto classico, e vagamente androgino, se vogliamo.
Avevo delle perplessitá simili a quelle espressemi dalla mia amica, e per non sbagliare adottavo uno stile sobrio.
Uno stile che peró non sotterrava la mia femminilitá, ma a suo modo la esaltava senza sfacciataggine.
Oggi e da un po' mi concedo vestiti decisamente piú femminili, ma mai sopra le righe.
I commenti fastidiosi sono immancabili in ogni caso.
I pregiudizi legati all'apparenza di una donna sono molto piú meschini ed insidiosi di quelli riguardanti gli uomini, e non ne vanno esenti nemmeno le donne tra loro.


Eppure, per quanto sia intollerabile sostenere lo strisciante maschilismo che serpeggia in certi ambienti di lavoro, non intendo soffocare la mia femminilitá in alcun modo.


Chi si sofferma su certe apparenze, si scontra con l'effettivitá dei fatti.
Ed una professionalitá che non ha nulla a che vedere con il fatto di essere uomo o donna.

6 commenti:

matteo ha detto...

parole sante, c'è una tale mediocrità in giro e altrettanto bisogno di sentirsi migliori degli altri che non ci si rende conto che non si fa altro che gridare a viva voce la propria frustrazione. chi sta bene con se stesso non vede la necessità di "vociferare" su altri, per cui chi è carente in qualche sfumatura della sua vita pianga solo di se stesso.

Ado, che mi racconti? ha detto...

spero di avere il tempo di seguirti, per ora mi sono iscritto... Mimmo

sara-sky ha detto...

condivido parola per parola.

.come.fossi.acqua. ha detto...


matteo, si sentono tutti migliori di chiunque altro.
un po' di umiltà in più non guasterebbe, senza dubbio, e faciliterebbe i rapporti umani.
un certo tipo di pregiudizi, in ogni caso, per quanto sia legato ad un atteggiamento decisamente provinciale, lo riscontro identico o quasi anche in città.
ci sono abitudini e modi di fare e di vedere le cose che sono radicati, e prima di qualche altra generazione non ne verremo a capo, temo...

.come.fossi.acqua. ha detto...


ado - mimmo, che dirti...
ben approdato su queste sponde blu! :)))

.come.fossi.acqua. ha detto...



sara, vorrei rinascere uomo, talvolta, solo per non assaporare quotidianamente la fatica di certe situazioni che riguardano solo il nostro genere.