domenica 10 gennaio 2016

LA FINE DEL POLLO





La cena si é tenuta ed é stata fantastica.
Il "cuoco" musicista ha cucinato un piatto unico del suo paese e lo ha presentato a tavola in due pentole separate.
In una il riso lessato e aromatizzato, perfettamente sgranato, cottura perfetta.
Nell'altra il condimento realizzato con pollo sminuzzato, funghi, curry, e non so quanto altro.


"Come hai fatto a sminuzzare cosí il pollo?", gli ho chiesto, assaporato il primo boccone.


"L'ho lessato, l'ho messo in un recipiente e l'ho sbattuto un paio di minuti...", mi ha risposto serafico.


"In che senso l'hai sbattuto? Questo é un risultato che si ottiene con il frullatore! E tu l'hai sbattuto a mano e si é polverizzato?", meravigliata.


"Si...", nuovamente serafico.


"Come é possibile?", guardando un'amica.


"Ma l'hai visto?", mi ha risposto in italiano, riferendosi all'evidente muscolatura che spuntava tatuata dalle maniche della maglietta che lo conteneva.


Siamo scoppiate a ridere...


Naturalmente é stato colto appena il motivo.


Abbiamo finito di mangiare e abbiamo preso le chitarre.


É stato fantastico, come sempre quando si creano queste situazioni.


Abbiamo fuso il suo repertorio rock e hard rock con il mio, un po' piú variopinto.


Il cibo, il vino, la musica, la conversazione sono stati tutti divini.


"Quando parti?", "quando torni?" e "devi tornare!" hanno avuto come intercalari "la tua voce mi incanta, parla ancora, canta ancora".


Secondo la mia amica potevo scegliere di fare la fine del pollo, ma non ero fisicamente in condizioni di sostenere un incontro del genere quella sera.


Per cui, al solito, sono rientrata a casa da sola a dormire, ché l'indomani avevo pure il viaggio di rientro.


E poi si, se voglio sono a due passi, faccio un fischio e torno.





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