lunedì 14 marzo 2016

SONO SOLO PAROLE, PROBABILMENTE



Mi scrive che gli sono mancata la scorsa settimana che non ci siamo visti.


Gli dico che ci vediamo questi giorni e mi risponde con entusiasmo.


Non vuole tanto parlare di lavoro, quanto soffermarsi sui rapporti che si instaurano in ragione di questo.


Capisce di avere a che fare con degli esseri umani, e non é affatto scontata questa sensibilità.


Dice che, se mi trattengo, mi porta a mangiare fuori.


Ed io non ho alcuna ragione per non trattenermi.


Ne scrivo tante di parole, ma non sono una di quelle che ci gira intorno.


E lui é preciso con le parole che usa con me, mentre io spesso rispondo con sorrisi reali o virtuali.


Dei sorrisi che sono significativi, certo, ma non riesco a sbilanciarmi diversamente.


Ho questa inabilità, spaventosa, che mi comporta l'affidamento di tutta la parte della comunicazione al corpo, limitando le parole.


Un paradosso, immagino.


Il corpo dice e mi dice che non ci sono equivoci, ma limiti.
Limiti tanto stretti che mi inducono a desistere.
Eppure ho voglia di vederlo, mi piace osservarlo mentre si muove e comunica ed interagisce con gli altri.
Sorride in modo molto composto, non ride spesso, mai in modo chiassoso comunque; ha questa sorta di malinconia che invece di spegnerlo gli dà luce, e lo differenzia e lo evidenzia nel mondo circostante.


Non so esattamente decidere come gestire questa situazione, lascio che il corpo decida da sé, di nuovo.