sabato 30 aprile 2016

"TI PASSO A PRENDERE IO STASERA" E DI ALTRE MINACCE DEL FINE SETTIMANA



La gente ha deciso che non posso stare male nemmeno il week end.


"Certo che ascoltare questa musica non ti aiuta...", riferito al cd nuovo.
"Lo sai che ascolto musica piú introspettiva rispetto a quella angelicata e zompettante che ascolti tu!"


"Ti passo a prendere alle otto!", dice.
"Alle otto? Usciamo con i polli, cosí presto?"
"Se ti avessi detto alle nove avresti risposto la stessa cosa..."
"Non ce la faccio..."
"Ma sono i tuoi amici, non i miei!"
"Dai, sono diventati pure i tuoi, che problema c'é? Vai tu, mi sostituisci egregiamente...", neanche fosse lavoro.
"Esci da quella casa!", e mi domando perché dovrei.


"Si puó sapere che stai facendo?"
"Sto con elettrica in mano..."
Mi posso concedere un po' di musica, dentro casa mia, si?


"Vieni a prenderti il caffé al mare con me, il sole, il cane..."
Sono gattofila, e in fase lunare, non sopporterei l'entusiasmo di un cane, in questo momento.
Non sopporto nemmeno quello dei cristiani.


Oggi la tuta ha sostituito il pigiama, ma il supporto emotivo orientato in orizzontale che mi offre il letto é imbattibile.


Rendermi presentabile richiede alzarsi da questo letto nel giro di mezzora.


Il solo pensiero mi é intollerabile...



TUTTAPPOSTO E NIENTINORDINE



Mi sono trascinata alla cena di rappresentanza con gli orecchini sbrilluccicanti.
Ho mangiato, bevuto, chiacchierato, cacciato fuori qualche coniglio dal cilindro, semi-monopolizzato la conversazione.


Esco fuori così, mio malgrado.


Quanto sono brava a dissimulare certi malesseri...


Mi piace quando riesco a mantenermi in disparte e in silenzio, ad osservare qualcuno che tiene viva la conversazione in modo interessante, ma capita davvero di rado.


"C.f.a., posso farmi una foto con te?", mi ha chiesto qualcuno al termine della cena.
Mi pareva brutto dire di no, e mi sono prestata, e ho sorriso anche se la testa stava letteralmente scoppiando e mi si chiudevano gli occhi.


É arrivato un tipo che conosco e si é rimproverato che ci incontriamo sempre quando é in tenuta da lavoro, che questa cosa mi fa pensare male di lui.


Gli ho detto che penso male dei lavativi, non dei lavoratori.


Dovevo raggiungere degli amici, ma non ce l'ho fatta.


Avrei dovuto guidare in stato comatoso per una manciata di chilometri, andata e ritorno, e ho preferito tornare a casa.


Ho messo su questo film sulla reincarnazione che ho giá visto, e ascolto distrattamente scorrere in sottofondo mentre scrivo.


L'alea dei sogni di stanotte é rimasta aggrappata al mal di testa per tutto il giorno, sino a confinarsi nel limbo delle cose destinate per il mio bene, o per quello di chi sa chi, a non avverarsi.


"Potremmo cercare per sempre senza trovare nulla", sta dicendo il protagonista del film.


Vale anche per me.


Me la sto rischiando da parecchio, in questo senso.


Potrei non trovare nulla alla fine, avendo ridotto la vita alla ricerca di cosa?


Di qualcosa che magari non esiste.





venerdì 29 aprile 2016

TUTTO TACE, MA NON NELLA MIA TESTA...



... Che scoppia.
Sono a letto, ci ho rinunciato ad alzarmi, stamattina.
Ho bisogno di stare malata tra le coperte.
Non é febbre, credo, non é raffreddore, dubito si tratti di malattie di altro genere.


Ho bisogno di concedermi di star male, ecco tutto.


Devo portare a termine delle cose di lavoro, nel pomeriggio, e partecipare in formissima e in gran tiro, in serata, ad un incontro di rappresentanza.


Che mi hanno appena comunicato degenererà in una cena.


E mi viene da rimettere al solo pensiero.


E ho la testa che mi scoppia e non riesco a tenere gli occhi aperti.


"Alzati da questo letto e combatti!", mi dice qualcuno dall'altro capo del telefono.


Mi viene da rimettere a pensare di mettere un piede fuori da qui.


"Birretta?", ieri, si é sentito rispondere che non sto molto in forma.


Nessuno sa nulla, qualcuno conosce una minima parte dell'intero che bombarda dal di dentro la mia testa.


Ho fatto i soliti sogni intercontinentali ed estemporanei, e non ho capito esattamente dove fossi, quando alle sette ho aperto gli occhi.


Non sono in grado di stabilire rapporti interpersonali cordiali, al momento, non sono in grado di scrollarmi di dosso con cortesia corteggiatori piú o meno molesti, e debbo scaricarmi un po' altrimenti rischio di mangiare qualcuno che dovesse dire una parola fuori posto.


Mi sento come i mostri di letteraria memoria, costretti a nascondersi dalla luce del giorno e a privarsi dei rapporti umani perché non verrebbero compresi.


Ho la testa che mi scoppia, e l'unica cosa che mi sento di vestire, oggi, é il pigiama nel quale ho dormito stanotte.



giovedì 28 aprile 2016

UN GIOCO CHE DEVE ESSERE DAVVERO BELLO



Si chiama "Testiamo il livello di resistenza di c.f.a.".


La parte bella del gioco é che puó riguardare qualsiasi campo, da quello lavorativo a quello sentimentale.


La resistenza e la sopravvivenza sono rimesse a me.


Dai fatti anche recentissimi si evince che pure la morte ha perso qualche scommessa con me, figuriamoci le persone.


E dunque ho chiesto, ad uno di questi giocatori se avesse iniziato il gioco pensando che avessi una resistenza invincibile.


"Deve essere davvero un bel gioco, se tutti ci giocano, a testare il mio livello di resistenza!"


"Non é stato un gioco."


Non lo é perché io non sono un giocattolo.


"Ho avuto mille ripensamenti", in una frase piena di se, di ma, di ora, di poi.


Solo che io non vivo aggrappata alle ipotesi.


Vivo la mia vita solitaria e piena di gente e di uomini che non mi interessano abbastanza.


La vivo nell'incertezza, come tutti.


E anche la mia resistenza ha un limite.



lunedì 25 aprile 2016

E NIENTE, M'HA SCANSATO, PURE STAVOLTA, LA SIGNORA EMME



Avrà pensato che c'era ancora da divertirsi, con le mie vicende, a questo mondo.


Deve avere un'ironia perversa e tale, da non ammettere che ci arrivi, al finale, se non ben macinata dalle circostanze della vita.


E quindi oggi ho montato fondotinta, matita nera e eyeliner, insieme ad un sorriso di circostanza, e ho partecipato come nulla fosse ad un incontro serioso e pieno di gente cui mi avevano invitato.


Una persona soltanto, guardandomi, mi ha chiesto cosa fosse successo, senza sapere nulla.


"Nulla. Grandina...", una risposta tratta direttamente dal decalogo delle stupidità da opporre a domande banali che possono intercettare la verità.


Qualcuno ha colto una rosa per me, e sapeva di trovarmi lí, stamattina, ed é venuto a portarmela.


Se tutto andava come doveva andare, quella rosa me la portava al cimitero.


La signora Emme avrà pensato bene di farsi, invece, due risate con la scena imbarazzante che si é creata.


***


"Hai avuto paura, immagino..."
"No. Non ho provato nulla".


Ho pianto solo oggi, ma é stato un attimo.



sabato 23 aprile 2016

"CHE COSA VINCO, SE VINCO?"



La battuta é tratta da un film grazioso, di cui non importa il titolo.


Me lo chiedo rispetto a certe sfide cui volontariamente mi sottopongo.


"Il mio posto, in questo mondo, nulla di piú", mi rispondo.


"La possibilità di applicare il mio sistema ad un livello superiore, di garantirmi un raggio d'azione piú ampio", anche.


"La possibilità, che é anche una necessità, di contrastare in modo incisivo, una realtà che non mi calza a pennello, che mi va stretta, e di incidervi in modo positivo", pure.


"L'opportunità di promuovere un cambiamento che sará pur piccolo, ma significativo".


Il mio idealismo é tangibile, ma la concretezza dei risultati che ho raggiunto, da idealista, nel corso del tempo, pure la tocco con mano.


Ed é significativa del fatto che le idee, se perseguite con tenacia, possono diventare realtà, anche quando sembrano inesistenti i presupposti per la loro realizzazione.


Ho mille perplessità, mi muovo su un campo in cui un piede in fallo significa saltare in aria con tutte le scarpe, e la contropartita é notevole.


Qualcosa cui mi sto dedicando, da un paio di mesi a questa parte, mi ha conferito una visibilità che non avrei mai immaginato.


E mi sorprende.


E pesa, soprattutto in quei momenti in cui vorrei sottrarmi al mondo, e debbo invece calarmici dentro con tutte le mie forze.


E non posso permettermi di rimanervi schiacciata sotto, a questo peso.


E non posso consentirmi arroganze o presunzioni né stare lí a compiacermi.


Debbo lavorarci tanto, non desistere, tirare non come un treno, ma come un missile.


Come ho sempre fatto, senza capire che questa tenacia é anche ambizione.


Un'ambizione schiacciata senza pietà ed invano dalla classe dei mediocri, a cui oggi posso dare lo schiaffo che merita, con tutta la forza che ho accumulato in queste mani laboriose.









venerdì 22 aprile 2016

DI ASSETTI CHE CAMBIANO, FISICITÀ DIROMPENTI E TITOLI CHE NON RICORDO





La somma del tutto fa la sintesi di questa mostruosa giornata di lavoro e delle notizie dell'ultimo secondo.


É tutto rimesso a questa fisicità che incute timore per i motivi piú vari, cui ho dato una sferzata di freschezza con un nuovo taglio di capelli.


Questa messa in piega da brava ragazza mi ha giá abbastanza nauseato, a dire il vero.


E a dirla tutta, la nausea, oggi, discende da ben altro.


Domani faccio un tuffo per lavoro e per piacere in una delle città che mi ha adottato nel corso degli anni, nel cui ventre mi sono tirata su come mai avrei pensato.


"A che ora rientri?"
"Quando i piedi si stancano di camminare..."


Devo svuotare la borsa dell'inutilità di cui l'ho riempita, alleggerirla per il passeggio e per la libertà.


Ho bisogno di svuotare gli occhi di questo grigio, e di riempirli dei ricordi della vita che era, e non sará mai piú, e che resterà, finché campo, parte di questa personalità sconosciuta ed imperscrutabile per i superficiali.


Voglio guardarmi intorno e circumnavigare i miei confini geografici, ché su quelli mentali navigo da tempo in acque extraterritoriali.


Tornare un po' alle origini, che poi sono cambiate, ed io con loro, anche se pulsiamo vive e nostalgiche sotto la stratificazione dei vestiti di circostanza imposti dalla società.









mercoledì 20 aprile 2016

LEGGO COSE CHE MI LASCIANO TANTO PERPLESSA



Leggo di rappresaglie psicologiche e anatemi nei confronti di una maggioranza che si é astenuta - ancora oggi! - e di esiti di referendum utilizzati strumentalmente per le prossime elezioni.


Leggo di candidati a sindaco che ritengono di essere rappresentativi e di poter rappresentare solo chi ha crociato un si.


Leggo di una segretezza e libertà del voto pugnalate a morte dall'ignoranza vestita di presunzione.


Leggo di chi avanza la pretesa di prevedere una contropartita in termini di sgravi fiscali per certe azioni che chiunque abbia un minimo di senso civico dovrebbe compiere quotidianamente, senza aspettarsi nulla in cambio.


Leggo una frenesia ad accattivarsi la simpatia dei più, contestando animosamente e senza alcun decoro i propri avversari, confidando nel sottosviluppo non troppo scontato degli spettatori inermi considerati quali esseri votanti (un voto ciascuno, o un tot di voti per famiglia) e nulla piú.


Leggo di casacche indossate ad arte, per politicizzare interventi di rilevanza sociale, di quelli che sarebbe piú dignitoso svolgere lontano dalle luci della ribalta, in silenzio.


Leggo di fatti di cronaca avvenuti propiziamente in occasione di determinati eventi politici, in articoli conditi di circostanze contraddittorie e non meglio precisate.


Leggo di una corsa al potere che mette i brividi per tutto ciò che il potere significa e concede a chi non ha altro modo di farsi strada, o prendere luce, nella vita.


E che pur di raggiungerlo, quel potere, é disposto a tutto.



MA IO VOLEVO RIMANERE A LETTO



"Vengo con te, andiamo!", mi dice mio padre.


Mai che mi potessi concedere un attimo di depressione e disoccupazione parziale in grazia di Dio.


No.


Mi sono dovuta comunque affaccendare ogni giorno, ho lavorato ogni giorno, messo in cantiere nuovi progetti, non mi sono annoiata mai.


Peró un po' di piú a letto sarei rimasta, stamattina.


Di lasciare il muso a casa e travestirlo da sorriso mi pesa stamattina.


Forse perché non ho ancora preso il caffé...

martedì 19 aprile 2016

QUESTA VOCE...



... E queste voci che si intrecciano e non dovrebbero toccarsi, sotto la superficie delle cose, dove si incontrano.


E si cercano.


Attraverso pretesti consentiti e ipotesi non escluse, ma eradicate da questi giorni il cui incedere é un conto alla rovescia.


Quand'è che sono diventata donna non so collocarlo esattamente nel tempo.


So di esserlo oggi, nella strada che percorro, a passo sicuro, mentre stringo al cuore, protettiva, la ragazzina che ero.



lunedì 18 aprile 2016

L'85,8% DEL 31,2% E DI NUMERI CHE PARLANO



L'equivalente di circa un quarto (1/4) di questa magnifica nazione ha ritenuto di partecipare al referendum votando si.


Una parte di questo quarto - la minoranza del paese - molto democraticamente e nel rispetto del principio maggioritario (devo specificare l'ironia?) ritiene che la maggioranza abbia agito male, venendo meno al DOVERE di andare a votare, e che vada denigrata con i peggiori epiteti.


Che astenersi sia un diritto che le persone - la maggioranza schiacciante - hanno ritenuto, secondo la propria coscienza, di esercitare, non sembra essere alquanto chiaro e noto ad una parte di questo quarto.


Nel frattempo, un tubo contenente petrolio o non si capisce bene che, ha deciso che era giunto il momento di suicidarsi per la causa con un atto dimostrativo e scenografico.


Il sospetto di un sabotaggio ad hoc ha sfiorato tutti, e finché non termineranno le indagini, resterà lí, a fior di pelle, come un brivido.
La propensione a creare casi che dovrebbero scuotere le coscienze assopite di chi, semplicemente, ha un'altra opinione, é storicamente riconducibile a frange estremiste poco interessate alle conseguenze disastrose dei propri gesti, anche se li danneggia in prima persona.


Un po' come il marito che per fare dispetto alla moglie si evira.


Chissà cosa ne pensano i NO TAV ed i loro sostenitori, dell'astensionismo massificato del Trentino, dove la questione delle trivelle nel mare ha una certa rilevanza a livello nazionale, ma non, evidentemente, a livello locale, dove ci sono le montagne.


Com'era la questione del prendersi cura solo del proprio orticello, aspettandosi che gli altri sposino cause che direttamente non li riguardano?


Chi si é astenuto - di nuovo, la schiacciante maggioranza - ha fatto una scelta precisa dettata da ragioni che hanno poco a che vedere con l'invito a disertare i seggi calato dall'alto, e certe prese di posizione trionfali a livello politico mi sembrano risibili.


Prima di scrivere un CIAONE io ci avrei riflettuto qualcosa di piú, e avrei evitato.


L'astensione della maggioranza, ho questa sensazione netta, non é stato un regalo al PD, che ingiustificatamente ne gioisce come se lo fosse.


Non mi concedo mai toni provocatori, ma sono giunta alla conclusione che gli sproloqui vadano arginati, che non ne posso piú di leggere e sentire cose che non sono, che non voglio essere schiacciata da una minoranza delirante che alza la voce e cui nessuno si oppone dichiaratamente.















domenica 17 aprile 2016

SUL CONCETTO DI DEMOCRAZIA CON CUI CI SCIACQUIAMO LA BOCCA



Riporto uno stralcio dell'enciclopedia Treccani, facilmente reperibile in rete, sulla definizione di democrazia:


"... la democrazia moderna identifica quella specifica forma di Stato in cui i principi del costituzionalismo liberale si sono fusi con il principio della sovranità popolare. Così, se il suffragio universale ha sancito la piena affermazione del cosiddetto principio maggioritario, in base al quale le decisioni sono prese dalla maggioranza e la minoranza si conforma a esse, dando piena espressione al principio della sovranità popolare, questo è stato contemperato da una serie di limiti e obblighi, volti a garantire i diritti delle minoranze".


É un diritto quello di andare a votare esprimendo un si o un no, ed é un diritto di pari livello quello di astenersi, nel caso del referendum.


La maggioranza ha cosí deciso.


Questa é democrazia.


Non insultare, come leggo in ogni dove, adesso e da giorni, chi assume posizioni antitetiche alle proprie.


Questa non é democrazia.


Scusate se sono una mosca bianca, cui saltano all'occhio, puntualmente, le contraddizioni congenite di chi assume essere sostenitore di democrazia e Costituzione, e non sa davvero di cosa parla.



IL MIO EX E LE SUE SPASIMANTI



Ogni tanto invito il mio ex ad uscire con me e degli amici.


La prima che, appena l'ha conosciuto, ci si é incollata addosso, é stata un'amica di questi amici.
Senza starsi a domandare se stessimo insieme, se fossimo trombamici o altro, se la cosa mi potesse dare fastidio.
Il fatto che non me ne fotte niente e sono estremamente tollerante, non vuol dire che non faccia caso all'atteggiamento piú o meno rispettoso che altri - e altre donne, nello specifico - assumono nei miei riguardi.
Ogni volta che mi vede mi chiede di lui.
Insiste per organizzare serate insieme e coinvolgerlo.
Che ci sia anche io é alquanto irrilevante.
Un'insistenza che a tratti determina una sgradevole sensazione, quella di essere braccati, e monitorati negli spostamenti, per arrivare a mettere all'angolo qualcuno.


Un'altra ha frainteso la cortesia di lui per interesse, e c'é rimasta male e ha ritenuto fosse contraddittorio che il giorno dopo non fosse uscito per rivederla.


L'ultima l'ho messa in contatto io con lui per una questione, e non é passato un attimo dal passaggio del numero al bombardamento costante di messaggi e richieste di vedersi.
Si é anche offesa perché invece di andare a cena con tutti, ivi inclusa lei, l'altra sera, lui ed io ci siamo defilati per andare altrove.
Nel tempo che siamo stati insieme altrove, lei l'ha contattato almeno dieci volte, con messaggi inutili e domande su cosa stesse facendo.
Lui, in visibile imbarazzo, mi ha detto che gli fa specie questo modo di fare.
E ha preso la palla al balzo per divertircisi, alla fine, rispondendole a tono.
Io gli ho detto di sentirsi libero di fare un po' che cazzo gli pare, ma di non coinvolgermi, ché non voglio sapere niente.


La storia che si ripete sempre, con il 99,9% delle donne, é sempre la stessa.
Conoscono un uomo e si allucinano, perdendosi in mille mila congetture, e fregandosene bellamente del fatto che tu, che quell'uomo gliel'hai presentato, potresti esserne l'amica o l'amante, senza essere tenuta a dichiarare la tua posizione pubblicamente e da subito per tenerle o meno alla larga.


A me piacerebbe semplicemente che le donne avessero un po' piú di dignità nei rapporti interpersonali.


Nessuno é perfetto, ma certe dinamiche sono fastidiose, e si ripetono da sempre, con amiche e conoscenti di ogni estrazione ed età.









LA SOTTILE DIFFERENZA TRA L'INDETERMINATEZZA E LA PROROGA



L'indeterminatezza, laddove oggetto di abolizione, lascerebbe il campo sgombro all'istituto della proroga.


E questo istituto ha un raggio di azione potenziale che copre, con nome diverso, ma altrettanta sostanza, quello dell'indeterminatezza.


Ergo, la sua abolizione, in che termini dovrebbe ritenersi significativa?


Tutto il resto é politica, demagogia, fregnaccia e tanta noia.









sabato 16 aprile 2016

VECCHI HIPPIES PIROMANI



Un'amica ha una teoria secondo la quale i nostri genitori, alla vecchiaia, avrebbero messo da parte il rigore con il quale ci hanno cresciuti, cominciando a dare libero sfogo al loro lato selvaggio e hippie.


"Mia madre, ad esempio, ha pensato bene di disfarsi della palma morta sotto l'attacco del punteruolo rosso, in giardino, dandole fuoco. Mio padre é intervenuto per tempo, prima che prendesse fuoco anche la casa, e noi con lei..."


"Mio padre - mi confida un amico - da che é andato in pensione, non fa altro che curare la terra intorno casa e dar fuoco alle erbacce, ogni sacrosanta sera. Gli ho detto mille volte di smetterla. Prima o poi l'arrestano. E fanno bene".


Nel pomeriggio avevo appuntamento per delle cose, dopo pranzo ho pensato di stendermi un attimo sul divano a riposare.
Una telefonata avverte mia madre del fatto che la proprietà sta andando a fuoco.
Mi sono precipitata con mio padre immediatamente sul luogo, dove ho trovato due tipi con gli estintori, le fiamme di tre metri, del materiale che aveva preso fuoco.
"E niente, ieri sera avevo acceso un fuocherello per bruciare le erbacce, l'avevo spento...", distrattamente, come se fosse normale.
Mentre lui si dilettava con la pompa dell'acqua a schizzare qua e lá in mezzo alle fiamme vive, io recuperavo secchi con l'acqua, gettandola sui focolai.
Le scarpe tanto carine che avevo indossato le ho dovute lavare, considerato che sono affondata nell'acqua e nella cenere.
All'appuntamento sono arrivata con le scarpe umide e la camiciola che puzzava di fumo.


Vallo a spiegare, a chi ha genitori sani e mentalmente equilibrati, cosa significa star dietro a dei vecchie hippies irresponsabili.



E IL GIORNO DOPO GLI ADDI CHE INCONTRO SEMPRE QUALCUNO





Arrivo - non importa specificare dove - e c'é un tipo che non conosco.
Occhi belli e schivi, li cerco tra la gente che si muove nella stanza.
Mi guarda e me ne accorgo, rispondo con sguardi curiosi.
Esco fuori, lo noto con la coda dell'occhio che cincischia nei dintorni.
Saluto un tipo che conosco e mi aggancia, avvicinandosi.
Mi presento, gli chiedo chi sia, facendo un'affermazione di circostanza.
Fa caldo e ho giá dimenticato il suo nome, pur avendogli chiesto di ripetermelo.
Lui ricorda il mio, e al solito mi imbarazza.
Il tipo che conosciamo saluta e va via.
Rimaniamo sotto il sole cocente a sgocciolare mentre parliamo.
Si apre, timido a qualche sorriso, gli occhi belli piú spavaldi.
Gli dico che devo andar via e lo saluto.
Mentre raggiungo la macchina sento un passo svelto dietro le spalle:
"c.f.a., nemmeno un caffé?"
Con apparente indifferenza gli rispondo che ci vediamo al W per un caffé, e gli sorrido.
Ci incontreremo di nuovo, questo si.
Non so quanto mi incuriosisce, quanto sia incuriosito lui da me, quanto ci incuriosirà conoscerci.
Non metto limiti alla provvidenza, oggi.
Ce li avessi mai messi, poi...





MI PIACE QUESTA PARETE



Il bosco che sembra mare ha un tocco vagamente impressionista.
Come i pannelli delle ninfee, lo guardi, e ti attrae a tal punto che ti sembra di cascarci dentro, e non sai bene se il tuo corpo resti piú virtualmente imbrigliato nei flutti tumultuosi del mare, o tra i rami intricati del bosco.


"Mi piace questa parete..."
Piace a chiunque l'ha vista, e non so se me lo dicono per compiacermi, per gentilezza, o per sincerità.


"L'ho dipinta con le mani, spremendomi i tubetti di tempera sui palmi e sulle dita..."


Mi ha abbracciata sorridendo, e quello che doveva essere un addio é diventato un disgraziatissimo arrivederci.


O un assestamento civile di un rapporto che nessuno dei due vorrebbe interrompere, ma deve.





venerdì 15 aprile 2016

PERCHE' SONO IO CHE NON VOGLIO


La via di fuga, a certe conversazioni, è sempre la stessa.
Che sono una donna fantastica, e ho mille qualità e bla bla bla, e se resto da sola è perchè è una mia scelta.

Allora mi piglio il meno peggio?
Allora mi accontento?
Io non voglio accontentarmi di un uomo che non amo.

Claro?



giovedì 14 aprile 2016

DI PRESUNTI SPASIMANTI ED IO



"Il mio amico mi ha chiesto di nuovo di te..."


"Ah... Perchè?"


Segue spiegazione fantascientifica.


"Anche il suo amico, a dire il vero, mi ha chiesto di te..."


"Stai scherzando?"


"Ogni volta che ti porto in giro con me, susciti interessi particolari..."


Dice che non é una questione di stretta bellezza (grazie, eh, non me la prendo io, tranquillo!), ma di magnetismo.


Questo sono.


'Na calamita, insomma, come quelle colorate che s'attaccano ai frigoriferi.


Gli ho detto allora di fondare un fan club, che all'occorrenza me lo gioco in occasioni dove mi serve un po' di pubblico.


E adesso vado ad appiccicarmi sullo sportello del frigo, se permettete.



mercoledì 13 aprile 2016

ALLA TIVÍ



Sapete qual é il colmo per una che finisce in tiví - per sbaglio e senza essere preavvisata - e viene informata per tempo sulle reti e sugli orari nei quali verrà trasmesso il suo faccione stupido a dire cose?


Non avere la tiví, ovviamente.


"Ah, oggi dovrebbero trasmettermi in tiví! Ma', lo prendete questo canale, qui?", a casa dei miei.


Mezzora davanti allo schermo, alla fine stavo per desistere, mi sono alzata per prendermi una sigaretta e ho sentito il servizio che cominciava...


Per fortuna hanno avuto la decenza di tagliarre nel punto in cui stavo per ripetermi!


Io odio la tiví.

lunedì 11 aprile 2016

E DI TEMPO RUBATO, E DI BACI PURE



Dovevamo vederci per un caffé, quindi l'ho raggiunto quando ho finito di lavorare, nella struttura che ben conosciamo entrambi.


Il suo modo di salutarmi é sempre estremamente composto, ma lo sguardo lo tradisce ogni volta.


Ed io sono sempre professionale, ma traspare l'emozione e l'inibizione che mi crea stargli vicino, dovendo trattenere ogni gesto.


Siamo scesi, dopo il caffé, al livello inferiore per recuperare le macchine, e la porta sul parcheggio era aperta e libera da persone, e l'ascensore, vuoto, pure, e, dato l'orario, c'eravamo solo noi...


Avevo i manici della borsa in una mano, l'altra, sul suo viso, é finita ad aggrapparsi alla sua giacca, mentre mi baciava stringendomi a sé.


In una manciata di secondi mi sono chiesta se trascinarlo o meno nell'ascensore, andando ad esplorare l'ultimo piano, presumibilmente deserto, dell'edificio.


"Dobbiamo andare, prima che arrivi qualcuno...", ho esordito prendendo una distanza fisica quasi dolorosa.


Di nuovo, non so che diamine stia succedendo, ma mi sono imposta di andarci con cautela, di non cascarci con tutte le scarpe, di non accettare situazioni inaccettabili.


Eppure il corpo risponde con slancio a questa emozione, ed io lo lascio fare senza curarmene troppo.


Di questa giornata, mi resta il sapore pulito e dolcissimo di un bacio rubato al tempo e al mondo, da ladra quale non sono.


Ho voglia di dileguarmi, ma nel contempo resto, cercando di sciogliere questa contraddizione nella quale sono precipitata.













giovedì 7 aprile 2016

IL MIO PICCOLO CUORE CREPATO



E andava tutto bene oggi.
Piú o meno.
Sono arrivata alla lezione di canto e mi ha fatto fare esercizi di mantenimento (o qualcosa del genere) delle note lunghe.
Poi mi ha propinato "Someone like you", e gli ho detto che era meglio di no.
Che mi fa piangere, quel pezzo.
E nulla, sono arrivata al ritornello ed é salito un singhiozzo e ho lubrificato per circa un minuto il condotto lacrimale.
"Scusa..."
Mi ha offerto un caffé.
E poi ho chiesto di rimetterla.
"Sicura?"
"Si"
E l'ho portata a termine, perché é solo una fottutissima canzone.


Il mio piccolo cuore crepato, messo alla prova dalle coincidenze stronze di questa giornata, ha retto alla grande.


Salvo la figura ignobile con il maestro di canto.


Immagino di avergli rallegrato la giornata scoppiando in lacrime come una deficiente sul pezzo di Adele e immagino lo sforzo per trattenere le... Maddeché, non ha trattenuto un cacchio, ha riso che é una bellezza.
Ed io con lui, che mi faccio ridere, certe volte, come nessuno.


In compenso mi ha fatto cazzeggiare con "Gold on the ceiling" e qualcosa di Hendrix a tutto volume, dopo.


Uno scambio equo, insomma.


Da oggi Adele é bandita!







ELABORO DUNQUE SCRIVO



Il fulcro delle mie attività - quasi tutte - è la scrittura.
Tutto quanto elaboro diventa parola scritta, migrando poi verso l'espressione orale.

Ed è vero che questa fame per lettere e parole mi accompagna da che andavo ancora all'asilo e precocemente abbandonavo i giocattoli  infilandomi nell'aula dove le maestre insegnavano le lettere dell'alfabeto a quelli che di lì a poco sarebbero andati in prima elementare, ma non mi ha mai mollato, e di questo mi stupisco.

Sto scrivendo per introdurre la mia personcina in un contesto più ampio, e tutto quello che mi viene in mente è l'opinione maturata nel corso del tempo, che si allinea, prevalentemente, a logiche personali.

Immagino che se ci fossero dubbi, ancora, dovuti all'apparenza di cui la mia sostanza è rivestita, cadranno inesorabilmente, in favore della cruda verità.

Mi preparo ad una sassaiola virtuale e reale, ed anche se non sarò pronta, a qualche sasso che dovesse arrivare so già che risponderà automaticamente il piede, calciandolo indietro all'indirizzo dal quale è partito.

Uscirò pessima come sono, tanto calma e pacifica finché non mi incazzo e comincio a sputare fuoco come un drago.


E CONDIVIDERE COSE CON ME





La foto delle 4.40, scattata da un piano prossimo al cielo di un grattacielo, ritrae la notte illuminata dalle luci della città.


C'é un mondo intero che palpita vita, in quelle strade che mi sono straniere.


Un mondo intero che ci separa.


E un filo sottile, che nonostante tutto, continua ad unirci.


Anche se, formalmente, sono io che sto tirando colpi per spezzarlo.


Perchè questa nostalgia é una dolorosa galera nella quale ho deciso che non voglio più stare.



DI COMPLIMENTI CHE NON SO GESTIRE



"Ci vediamo per un caffé, nel pomeriggio?", gli ho scritto.
E la risposta é stata positiva.


Ha questi occhi che sono qualcosa di incantevole, e piú ci si avvicina, piú diventano oggetto di studio e osservazione, da parte mia.
Mi interrogo puntualmente sul modo in cui si dilata la pupilla, sulle pagliuzze e sui puntini, sulle dinamiche cangianti delle sfumature del colore.


Non si capacita, come gli altri, del mio sangue freddo e della posizione che ho assunto rispetto ad una cosa assai spiacevole che mi é capitata sul lavoro.
"Non voglio usare questa cosa, ora, in questo contesto", ho precisato di nuovo, dirottando la conversazione verso la soddisfazione di una curiosità che volevo soddisfare da tempo.


Mi ha coinvolto a pieno titolo in questo progetto comune che abbiamo deciso di sviluppare insieme, e ci siamo dati un ulteriore appuntamento per il week end.




"Ho sentito X, oggi... Ha molta stima di te, mi ha detto solo cose belle..."
"Dai? Grazie..."
"Dice che hai una classe e un'eleganza fuori dal comune, e che gli piace molto il modo di fare che hai con le persone... E tante altre cose. É entusiasta di questa cosa che state facendo insieme!"
"... Grazie, davvero... Mi sembrano eccessivi tutti questi complimenti... Però grazie, lo apprezzo..."
"Fa piacere a tutti che una donna come te sia dei nostri".


Mi fa piacere.
Mi imbarazza.
Sono cosciente dell'utilità della mia persona rispetto al perseguimento di taluni obiettivi altrui.
Sono cosciente di tutte le insidie, delle tensioni di ogni sorta.
Sono cosciente di tutto e non mi fa paura nulla.


Paradossalmente, la questione della quale mi cruccio di più sono i complimenti.


Vorrei sotterrarmi, quando ne ricevo.
Anche se mi fanno piacere e mi gratificano.
É come se fossero sempre esagerati, come se dovessi sopportarne il peso in termini di aspettative fantasmagoriche.
Non che la abbia mai tradite, le aspettative.
Le ho sempre abbondantemente superate.
Tuttavia è un fardello.
E talvolta me lo scrollerei di dosso volentieri.



lunedì 4 aprile 2016

ARRENDEVOLE



Dice che gli piace darmi il buongiorno la mattina, qualche minuto dopo la sveglia.


E a me piace rispondergli ad occhi chiusi, mentre riemergo dai cuscini e stiracchio i muscoli sotto le coperte.


Dice che ho una voce arrendevole che lo turba.


Gli ho risposto che non é esattamente una mia caratteristica, l'arrendevolezza, ma che forse appartiene ad una zona grigia, di me, che solo i suoi occhi percepiscono.


E in un certo senso, comunque ha ragione.
Io a lui mi sono un po' arresa, e trapela dalla voce, che mi tradisce.


Ed é una resa piacevole, al momento.


E ha il sapore della certezza reciproca di aver voglia di vedersi ancora.

TENTAZIONI NOTTURNE CATTIVE



A parte la voglia di gelato e di cioccolato fondente appena mi metto a letto, una sera si ed una no, l'altra tentazione forte, stasera, considerati i vicini che si stanno sbattendo contro i muri e ruzzolando sui pavimenti in preda a crisi compulsive, é di stabilire un regolamento condominiale sui litigi e le possessioni.


Siamo tutti esseri umani.
Tutti abbiamo buoni sentimenti, cattivi sentimenti, frustrazioni da sfogare.
Qualcuno riceve visite da Satana quotidianamente.


Però potremmo organizzarci nel senso che invece di frantumarmi il sistema nervoso con questo casino, quando mi metto a letto la sera, dopo una giornata di fatica, potrebbero prendersi a capelli domattina, ad esempio, quando esco per andare a lavorare.


Ottimizziamo i nostri ritmi di vita, coordiniamo i nostri orari, cari vicini posseduti.


Scannatevi quando a casa non ci sono, cosí quando rientro la sera stiamo tutti più rilassati.


Non ho la forza di alzarmi dal letto, ora, per battere la scopa sotto il soffitto come una megera...

INTERESSI NON CORRISPOSTI



Mi ha letteralmente bombardato di messaggi per una settimana intera.


Ho capito che ha un interesse per me, ma io non ce l'ho, e ho quasi del tutto esaurito pazienza e cortesia.


Mi ha fatto mille inviti, insistito altrettante volte, addirittura ha cercato di convincermi a raggiungerlo facendomi credere che ci fossero anche gli altri, una volta, e si è sganciato dagli amici una sera, confidando nel fatto che gli avrei detto dov'ero per aggregarsi.


"Ho letto il messaggio quando sono rientrata a casa", gli ho scritto l'indomani.


Infine, ho raggiunto degli amici in comune e si é fiondato quando ho risposto "si" a un "ma ci sarai anche tu stasera?".


Mi ero scelta delle cose da mangiare sul bancone che preparano al locale per l'aperitivo, riempiendo un piatto, ma mentre mi sono girata a parlare con un'amica, ha cominciato a prendere cose con la mia forchetta da lì.


"Non sai farti un piatto per conto tuo?"
"No, mi piace mangiare dal tuo!"
A me non piace che mangi dal mio piatto.
"Puoi finirlo, non mi va piú nulla".
Mi ha fatto così innervosire che mi è passata la fame.


Mi sono spostata dall'altro lato del tavolo a chiacchierare con un'altra persona ed è venuto a stazionare in piedi alle mie spalle.


Ha attaccato bottone con un amico e nel frattempo mi nominava nel discorso, ad alta voce, cercando di tirarmi nella conversazione.


"Scusa, mi vengo a sedere dall'altro lato del tavolo, questo vocione qui dietro mi sta perforando il timpano, non ti sento...", ho detto alla persona con cui stavo chiacchierando.


Poco dopo, il tempo di alzarmi per prendere una focaccina, ho posato la borsa che avevo a tracolla sulla sedia.


Sono tornata ed era seduto al mio posto, abbracciato alla borsina.


Mi sono innervosita come mai.


"Non c'è bisogno che tieni abbracciata la mia borsa, la metto a tracolla"


"No, la tengo volentieri..."


Dopo un minuto l'ha appoggiata sul tavolo macchiato sul quale stavamo mangiando.


Ho sentito il fumo della rabbia dalle narici e dalle orecchie e ho pensato che la mano che stava partendo per un ceffone dovesse afferrare la borsa.


Che non era il caso di dare spettacolo e passare per l'arpia che non sono davanti a tutti, in un luogo aperto al pubblico.


"Ti sembra il caso di farmi macchiare la borsa sul tavolo, quando ti ho detto che l'avrei messa a tracolla se ti stufavi di tenerla?", ho detto con quanta più calma possibile.


Tempo dieci minuti, ho contattato un'amica.


"Ti raggiungo".


Sono sparita senza dire dove andavo.



domenica 3 aprile 2016

"... E IL PROFILO DEL TEMPO SI PIEGA"



Non è più il torbido verde selvaggio, ma il limpido blu oltremare.

Ed io sono il solito gheriglio di noce che galleggia, in mare aperto, in balia del vento.

DI STORIE ANCORA DA SCRIVERE



A volte mi domando se la vita fin qui non sia stata una mera sequenza di atti preparatori per qualcosa di diverso e di superiore che deve, ancora, accadere.


Come se la mia storia personale fosse ancora tutta da scrivere.


Ieri ho avuto una gran bella sorpresa.
Sono rimasta senza parole.
Non ho chiesto nulla e mi é stata offerta l'opportunità di ottenere tutto.
La nuova strada é tracciata e lastricata, e a me tocca percorrerla con tutta la grazia e la forza che posso.


Continuo ad ottenere riscontri positivi, ed é estremamente gratificante.


Ed é tutto, in questo momento.


E poi c'é qualcuno che da principio ci sta girando intorno, e mi osserva, e pian piano si é avvicinato, sempre di piú, fino a propormi qualcosa di inaspettato.


"Ti lascio il mio numero"
"Ok, cosí ci sentiamo per questa cosa"
"No, cosí ci vediamo, e la facciamo insieme. E poi sono curioso di conoscerti meglio, di fare due chiacchiere con te..."


E, a prescindere dalla pertinenza con quello che effettivamente abbiamo deciso di fare insieme, ho colto una curiosità di tipo diverso.


Spero di sbagliarmi, o spero di no?


Ho mantenuto un contegno professionale, per deformazione, per pudore, perché sono su un sentiero minato e debbo muovermi con estrema cautela.


Eppure mi sono soffermata abbastanza su quegli occhi e loro si sono soffermati abbastanza su di me, da sapere che qualcosa di sotterraneo si muove per raggiungere la luce.




Nel contempo, qualcuno si é affacciato alla mia vita, nelle ultime settimane, e non so stabilire - sarebbe prematuro - se é una cosa destinata a svilupparsi e in che modo.


Per la prima volta, dopo tantissimo tempo, mi viene riservato il trattamento e le attenzioni che si riservano ad una donna.


E sono cosí disillusa e disincantata da non crederci e da non volerci fare affidamento.


Mi sorprende il buongiorno al mattino, mi sorprende l'emozione con la quale la mia presenza o la mia voce vengono accolte, le parole belle e pulite e mai volgari.


Qualunque cosa sia, mi avvolge e mi tiene al caldo.


Ed é splendido.

















sabato 2 aprile 2016

L'IDRAULICO A CASA



"Che fai?", mi chiede.
"Aspetto l'idraulico", rispondo.
Mi chiede se c'é del tenero, visto che questi giorni é passato e l'ho atteso diverse volte.
Ho sorriso leggendo sullo schermo.


"Esci?", mi chiede un altro.
"No, aspetto l'idraulico...".
Dice che l'idraulico sará sicuramente piú bello di lui, soffermandosi sul lato superficiale dei rapporti umani e infantilmente autocommiserandosi, nel tentativo di suscitare reazioni per possibilità che non intendo concedere né percorrere.
Gli ho risposto che l'idraulico ha sicuramente delle competenze che a lui mancano e delle quali ho bisogno.


"Fammi spostare le cose prima che mi innaffi il mond...", non ho fatto in tempo a dire, che l'acqua era già ovunque.


Sono stata a pulire casa fino alle 20.00 di ieri, ma ho di nuovo una cucina agibile.
Preparare la caffettiera in bagno non é stato affatto carino, questi giorni.


"Dove sei?", di nuovo, ancora, mentre sorseggiavo del vino rosso in piacevole compagnia.
"Con l'idraulico", ho risposto, confidando nel fatto di indurre una desistenza.


Niente da fare.


In compenso, a mio cugino - l'idraulico - saranno fischiate parecchie volte le orecchie, ieri.







venerdì 1 aprile 2016

LA LIBERTÀ PER FOLLIA



È questo il punto della faccenda.
Sei libera, quindi sei folle.
Come si fa a confondere due concetti cosí distinti?
Come ci si fa a raccomandare, ad esempio, di fare attenzione, nel vivere?
A cosa dovrei fare attenzione?
Al fatto che la mia libertà non disturbi nessuno?
Al fatto che sia mentalmente inconcepibile e di conseguenza ingestibile un rapporto di mera conoscenza che si vorrebbe tramutare in altro, con una come me?
Per quale ragione dovrebbe interessarmi di incastrarmi nei paletti mentali degli altri, rinunciando alla mia libertà?
Perché c'é una dannata accezione negativa nelle parole intimorite di chi non sa gestire nemmeno l'idea dell'essere liberi?


E dunque si, mi turba trattare con chi si sorprende di cose banali, che osserva da dietro la staccionata ridicola che ha alzato davanti al proprio istinto e attraverso la quale pretende di guardare il mondo.


E mi turba, al solito, non trovare qualcuno con cui essere libera, in un mondo in cui la libertà é concepita in altri termini, come libertà da qualcosa, o da qualcuno, tendenzialmente.
È la preposizione a fare la differenza.
Una differenza semplice quanto sostanziale.