giovedì 5 maggio 2016

E DEL ROSSO CHE SCOMPONE I FILI D'ERBA





Non credo siamo portati naturalmente verso l'ordine, seppure ci ostiniamo in modo maniacale in tal senso, talvolta.

Per ancorarci, forse, a qualcosa di meno precario di quanto ci sembri la vita.

Ed eccolo lì, il disordine, magnifico, dirompente, in mezzo ad annoiati fili d'erba che si limitano ad ondeggiare sospinti dal vento, che ripiegano su se stessi invece di tendere al cielo.

Eccola lì, la ribellione selvatica e notevole del disordine, la bellezza del disappunto, dell'inaspettato, ecco la leggiadria della scompostezza.

La noti crescere sul bordo delle strade, farsi largo dove non sembra accessibile alcuna forma di arbitrio, dove nascere e crescere è rimesso al sorteggio del caso.

Ad ogni seme riposto nella terra è concessa quell'unica possibilità di affacciarsi alla brevità della vita, fiorendo nel suo splendore.

Un seme che, a volte, viene posato dal vento, dopo aver danzato a lungo tra le nuvole.



3 commenti:

Apprendista Nocchiero ha detto...

Scientificamente, ogni cosa tende all'entropia.
Non ci sono cazzi.
Noi cerchiamo di andare contro tendenza ma questo è quanto.

Bulut ha detto...

Io adoro il giallo (di non so quale fiore! forse ranuncoli?) e il rosso dei papaveri e il viola di altri fiorellini di campo che mi ricordo di aver visto ogni anno di questa stagione nel verde a fianco delle strade vicino Roma (dove lavora mio fratello). Mi ha sempre colto di sorpresa per la sua bellezza.

Qui dove sto la vegetazione e' in genere meno rigogliosa, più secca. Ma comunque quando uno trova quelle macchie di vegetazione intatte anche qui ci si stupisce di quanta bellezza selvaggia ci possa essere...

kovalski ha detto...

già. i papaveri nei campi, quando finisce aprile... sono l'assoluta bellezza. e come deve essere per l'assoluta bellezza, assolutamente effimera.