giovedì 30 giugno 2016

QUANDO VADO IN BANCA SUCCEDONO SEMPRE COSE



Non c'è molto da interagire quando si va in banca.

Difatti le mie interazioni sono sempre molto banali e di circostanza.

Salvo quando mi sono incazzata che avevano chiuso prima del previsto e ho minacciato di chiamare i carabinieri se non mi avessero aperto.

Il che è accaduto piú di una volta, e le mie reazioni furibonde, quando ho delle scadenze, non sono molto carine...

O quando ho fatto ripetutamente notare all'impiegato antipatico che avevo capito la sua antipatia nei miei confronti e non me la spiegavo.

Cioè, ci sta che non è possibile stare simpatici a tutti, ma mantenere rapporti civili e educati è chiedere troppo a quelli che non ti reggono?

Soprattutto quando ti rivolgi sempre in modo educato e sei un cliente?

Insomma, oggi quello simpatico non c'era.

Al suo posto un tipo decisamente più cordiale.

Che mi ha appena chiesto l'amicizia su fb.

Che se mi facesse lo sconto sulle operazioni sarebbe fantastico, ma non può essere cosí.

Che non ho capito cosa gli sia passato per la testa e la richiesta mi sembra vagamente inopportuna.

Sará il caldo.

E non è meglio andare al mare che pigiare tasti a caso su fb?

UN PESCE COMBATTENTE




E' uno dei pesci più belli, il pesce combattente.
Un pessimo carattere.
Una psicologia perversa.
Una vita colorata e solitaria.

Non l'ho voluto in regalo, a quel tempo, perchè non riesco a considerare i pesci come animali da affezione.

A me piacciono i gatti, che i pesci se li mangiano.

Da che parte lo accarezzi un pesciolino?

E nulla, mentre ero in banca a fare una fila atomica ed alienante, con la professoressa di italiano delle scuole medie di fianco a me, che non mi ha riconosciuto, ma ha provato ad attaccare bottone in tutti i modi, ho pensato che dovrei tatuarmi un pesce combattente sotto la pianta del piede.

Acquarellato d'azzurro e blu.

Dove nessuno lo vede, nemmeno io, così posso dimenticarmelo.

Perchè i miei piedi sono pinne da pescetto.

Come sono una combattente con un pessimo carattere.


MATERIE OSTICHE



Le preferirei ostriche, ad ostiche.

Preferirei capovolgere certe parole, introdurci qualche rotolante erre, sono così sonore e corpose le erre.

"Mi hai dato una soluzione al primo colpo... Quanto sei in gamba!"

E', al solito, estremamente lusinghiero.

"Non lo sono... Soprattutto in questa materia che trovo particolarmente ostica"

E gli scappa una cosa di bocca.

Che gli piacerebbe farmi qualcosa che non può fare e...



... No, smettila.

Oppure fai una scelta di vita da uomo, non da codardo.

E poi ne riparliamo.

Altrimenti va bene così, parlare di lavoro ed immaginarsi spalmati contro le pareti di un ascensore di un palazzo grigio, o inchiodati ad una fragilissima scrivania di vetro, di quelle che appena le sfiori si sgretolano.

Un po' come te e le tue certezze.

Che appena hai lasciato le sfiorassi, si son sgretolate sotto le mie dita.



"...No, smettila", gli ho detto, soltanto.

"D'accordo, scusa..."

Epperò ho voglia di dirgli di vederci e sussurrarglielo in un orecchio.




Sono questi di cui scrivo gli uomini con cui ho avuto a che fare negli ultimi tempi.

Uomini che conosco da diverso tempo, e ognuno di loro ha qualcosa.

E quello con cui parlo di lavoro ha questo in più.

Che ci parlo di lavoro, e mi intriga il suo ragionamento logico, il modo in cui sviluppa i miei, quanto trovo salvifici e magnifici certi suoi.

E altre cose che non serve scrivere.




Debbo relegarli al regno dei giochi?

Che finchè mi concedo di giocare e non ho impegni, può andare anche bene per me.


mercoledì 29 giugno 2016

PENNELLATE DI MARE NERO



Lo vidi, in mostra alle spalle di piazza di Spagna, a Roma, qualche anno fa.

E c'era il dipinto di questo mare nero posizionato in una stanza con la luce naturale, che riflettendo su quelle onde dava loro sfumature di colore.

Uno scherzo della luce, o della mente.

O entrambe le cose.

È la volubilitá dell'arte e di chi l'osserva.

Non ricordo il nome del pittore.

Se qualcuno di voi lo conosce e me lo scrive, ne sarei tanto contenta.


SONO IO QUELLA CHE GUIDA LA MACCHINA VELOCE



Sono io la sfrenata.
Quella che rispetta fermamente le regole e che le evade come nessuno, quando vuole.

Mi sono data la mia regola, pure, nel tempo.
E talvolta non la rispetto.
E corro forte, e me ne frego.

Mi disubbidisco goliardicamente, mettiamola così.

E quindi gli ho detto che capitavo per lavoro dalle sue parti.
Il giorno prima per il giorno dopo.
Mi rompe preordinare le cose con largo anticipo.
Forse per non rimanerci troppo a pensare, ma tanto poi accade uguale.

Gli ho chiesto se gli andava di prendere un caffè insieme.

L'ho raggiunto sotto il palazzo dove lavora, nella trafficatissima strada del centro, all'ombra di un albero, al riparo dal sole cocente, nel vestito serio, con un contegno professionale, come non mi ha mai vista.

Conosce la parte hippie, ma non sa davvero nulla della parte più seria, che pure mi connota.

Sembrava contento di vedermi, mi ha salutato baciandomi sulle guance, abbracciandomi, accarezzandomi le braccia, e mi ha portato in un baretto a prendere un caffè.

Gli ho parlato per qualche minuto del lavoro, come non ho fatto mai, e mi ha ascoltato assorto, in silenzio.

Poi ha cominciato a parlarmi lui del suo lavoro, di cui non so quasi nulla, e di cui gli ho chiesto.

E ho sorriso, ad un certo punto.

E mi ha detto che talvolta, quando ascolto qualcuno parlare, faccio un sorriso arrogante.

Che faccio così con lui.

Che dovrei smetterla.

Gli ho detto che non mi conosce abbastanza, e che l'arroganza che mi attribuisce non mi appartiene, e che se sorrido è perchè sono curiosa di sentire quello che ha da dire.

Quando avrei solo voluto abbracciarlo e dirgli: "non è così, smettila di stare così sulla difensiva, come puoi pensare che sia un sorriso arrogante, quello che ti rivolgo, quando mi piace ascoltarti e sono curiosa di farlo, e lo farei con il mio viso ad un soffio dal tuo?".


Gli ho detto che era da una settimana che sapevo che sarei andata.
"E perchè me l'hai detto solo ieri, e non nel week end che ci siamo visti?"
Ho opposto un "così...".
E mi ha chiesto se sarei passata più spesso per lavoro da quelle parti.
E se sarei passata più spesso per lui.
E non ho capito se fosse una battuta o manifesta arroganza, la sua.
Altro che la mia, apparente.
E gli ho risposto "credo di no...".


Eccola la mia comunicazione verbale.
Uno schifo atroce.
Il fatto di essermi fatta schiacciare sui mezzi pubblici per mezzora, e avere scarpinato con dei tacchi vertiginosi, sotto il sole, vanificato da una comunicazione verbale carente e contraddittoria.


E comunque non voglio crocifiggermi con le contraddizioni, non sono l'unica.
E' lui quello impegnato, in una relazione che forse non lo soddisfa, se rivolge gli occhi e le sue attenzioni altrove.
E non verso un altrove generico ed indistinto, ma verso di me.

E voglio capire se è disposto, per frequentarmi, a mettere termine a questa relazione.

Se gli occorrono altri argomenti, altri tasselli, che di me gli mancano (e sto cercando di fornirgli) e stia prendendo tempo (e gliene sto dando, e se ne è preso), e per questo si è sbilanciato in modo non equivoco, o se sia soltanto un gioco, per lui.

Perchè se fosse solo un gioco, e preferisse tenersi la relazione immatura e costrittiva nella quale si è incastrato, deve sapere che i rapporti con me terminano qui.

Che non c'è altro da dirsi.

Perchè non siamo amici, non lo siamo mai stati.

E se possiamo essere altro, questo non possiamo saperlo.

Possiamo solo provarci, ma da posizioni identiche, che presuppongono la libertà reciproca.



martedì 28 giugno 2016

UNA SPADA


Con lui (non il tipo dei post precedenti, un altro), abbiamo deciso di limitare i nostri rapporti al solo lavoro.
Rapporti telefonici, esclusivamente telefonici.
O via mail.

L'ho chiamato perché avevo bisogno di lui.
Una cosa che non sapevo fare, in cui lui è bravo.
Ho detestato il fatto di doverlo chiamare per questa ragione, ma non ho potuto fare altrimenti.
Abbiamo discusso solo ed esclusivamente di lavoro.
Ho usato un tono distaccato e professionale.
Così lui.

Mi chiama oggi, con una scusa.
Dopo avermi scritto, con una scusa.
Mi sottopone una questione, ed io gli illustro una possibilità di soluzione, mantenendomi professionale.
"Sei una spada", spacco il capello, resta sempre sorpreso.
O magari fa finta.

Mi dice che è contento che abbiamo mantenuto dei rapporti, che rimarco essere esclusivamente telefonici.
"Eh, purtroppo...", mi dice sospirando.
E qui tutto il mio cazzo di aplomb è andato a farsi benedire.

"Purtroppo??? Sei tu che hai voluto cosí!!!"
"Non è esattamente cosí... abbiamo deciso insieme..."
"Che cosa? Tu hai deciso cosí, io ne ho solo preso atto!!"

Ha insistito che avevamo deciso insieme e ho alzato il tono della voce.

"Senti, sei tu che hai deciso così, cosa avrei dovuto fare? Dirti che non ero d'accordo? Crearti problemi? Insistere? Io non sono quel genere di donna!"

Ci siamo salutati in modo civile, doveva rispondere sull'altra linea.

La sua scelta sará dura, ma la sua resistenza è stata blanda.

Queste nostalgie stupide dovrebbe riservarle alla sua persona, non estenderle alla mia.





IL VESTITO COME QUELLO DELLA SCORSA ESTATE



Mi ha scritto nel pomeriggio, per sapere che facevo.
Gli ho risposto che non ero in zona.
E giù domande, che gli avevo detto che sarei andata al mare (e non ho ben capito se voleva venire con me), invece improvviso inaspettatamente viaggi, e se rientravo la sera per vederci.
L'ho appeso ad un forse.
Perchè, naturalmente, ero fortemente indecisa se vederlo.
E propendevo per il no.

"E dagliela un'altra opportunità! Magari quando ha fatto quella cosa che ti ha infastidito c'era un motivo valido che non poteva spiegarti!", mi dice il mio ex, sul sedile del passeggero, nella piccola gita fuori porta che mi sono inventata per spingere un po' il piede sull'acceleratore.
"Ti ha chiesto di vedervi, stasera, sta facendo un passo verso di te!"
"O magari pensa di vedermi - ufficialmente - da amica, e di giocare ad un gioco cui a me non va più di giocare", gli ho risposto.

Ho sciolto il forse in un si dopo cena, quando sono rientrata a casa.
Ha accolto con entusiasmo il luogo dove ho suggerito di andare.
"Preferisci che ci vediamo direttamente lì o..."
"Si, è meglio...", mi ha risposto con un tono significativo.
Bene, non vuole passare a prendermi a casa, così non deve riaccompagnarmi dopo, e non si verificano equivoci, ho pensato tra me e me.
Mi è salito il sangue alla testa.

"Ti va di prepararti e passarmi a prendere con la moto?"
"Non dovevi uscire con lui? Che è successo?"
"E' successo quello che mi aspettavo e per cui non merita alcuna possibilità. Se è un'uscita tra amici, non ha senso che tu non venga. Non ha diritto ad alcuna esclusiva, non è il mio uomo nè il mio migliore amico"
E così sono andata con il mio ex all'appuntamento con lui.
Che neanche lo sa che è il mio ex, e l'ha visto mezza volta.
Sono arrivata con venti minuti di ritardo senza nemmeno avvertirlo, e l'ho trovato in piedi, con il cellulare in mano a messaggiare, fuori dal locale.
Quando mi ha vista in compagnia di lui si è irrigidito.
Capisco che sembri stronzeria acuta, la mia, ma se l'è meritata fino all'ultimo centesimo.

Per tutto il tempo che siamo stati in compagnia del mio ex ha fatto il vago, era visibilmente turbato, non a proprio agio, guardava il cellulare, finchè ad un certo punto ha capito di dover cambiare atteggiamento e ha provato a fare conversazione e ad interagire con lui, che bonariamente gli ha dato retta.

Ci siamo alzati a turno per andare a prendere da bere, e nel tempo in cui siamo rimasti da soli si è aperto in grandi sorrisi, e ha cercato il contatto fisico, salvo ritrarsi nuovamente in presenza di lui.

Verso la fine della serata il mio ex ha visto lui che si scioglieva un po' e ha deciso di togliere il disturbo, pensando che dovessimo rimanere da soli.

"Vado via, sono stanco..."
"Mi riaccompagni tu a casa?"
"... Si, dai, non c'è problema", con la faccia delle persone che vengono incastrate.
Che è vero, gliel'ho fatto di proposito, ma nel contempo la sua reazione mi ha indisposto di nuovo.

Il tempo che il mio ex andasse via, e il suo atteggiamento è radicalmente cambiato.
Ha cominciato a flirtare, come sempre, a cercare il contatto fisico, a toccarmi le mani, di sfuggita, ad abbracciarmi...
Ho incontrato degli amici, lui molto carino, la fidanzata giovanissima, e ci siamo fermati a chiacchierare.
Il suo braccio è stato tutto il tempo dietro le mie spalle, agganciato al bancone, finchè non mi ha cinto la vita e mi ha letteralmente trascinato via.
Non prima che intercettassi anche uno dei musicisti che aveva suonato per scambiarci una chiacchiera, coinvolgendolo nelle nostre chiacchiere al bancone.

Doveva accompagnarmi direttamente a casa.
"Svolta di qui, facciamo un giretto al locale qui sotto!", gli ho detto.
E naturalmente ha svoltato, perchè mi segue a ruota ed è curioso, e ha questi slanci decisi che adoro.
E siamo scesi al mare.
Ed io son andata a fare pipì, e mi sono legata la tracolla della borsa nel vestito che si annoda dietro il collo.
Mi ha attirata a sè e gli ho chiesto di liberarmi la borsa dal vestito, perchè non potevo farlo da sola.

E poi è successo che ci siamo seduti in riva al mare e io mi sono stesa, comoda, e lui si è steso accanto a me e ci siamo baciati.
Ed io gli ho detto che l'indomani avrei ricordato ogni cosa, anche se avevo bevuto.
E che l'alcol non sarebbe stato il mio alibi.

Mi ha accompagnato a casa, e sono scesa dall'auto senza dargli un bacio.
Non gli ho detto di salire.
"Buonanotte".

Perchè insieme a "mi piaci un sacco" c'è un "non posso".
Entrambi suoi.

E non sta a me sciogliere i "non posso" degli altri.

Soprattutto quando non so se vogliono scioglierli.
Non intendo essere l'intercalare nei discorsi altrui.
Perchè merito un uomo che sia solo per me, e non le briciole dell'uomo che sottraggo ad un'altra.





lunedì 27 giugno 2016

LA CANDELINA



Era stato il suo compleanno, il giorno prima.
Gli auguri, quando mi ha scritto con una scusa, glieli ho fatti per messaggio,
Lo stesso che ha usato lui per chiedermi se ci saremmo visti l'indomani, per offrirmi una cosa da bere.
Ho detto di si, scettica.
Era un po' che non ci vedevamo.
Mesi, salvo un caffé, un giorno che ero di passaggio nella città dove vive.
Nella testa l'intenzione ferma di inventare un imprevisto e mancare all'appuntamento.
Sono successe cose, per cui non ci siamo visti più (per cui io ho deciso di non vederlo e di rifilargli pure qualche pacco, perchè se lo meritava, e così lui è scomparso), e sono successe tante cose pure nel mentre non ci vedevamo più.

Ho indossato un bel vestito estivo che ho preso di recente in un second hand store, all'estero, con una scollatura decisamente particolare e profonda, e sono andata all'appuntamento serale con altri amici.

Gli ho detto che ci saremmo visti fuori il locale.

Ci siamo spostati altrove, con gli altri, e mi ha scritto per chiedermi dov'ero.

Gli ho detto di raggiungermi, se voleva, ancora indecisa se vederlo o meno.

Pur sapendo che non avrebbe potuto raggiungermi, perchè c'era talmente tanta folla che sarebbe rimasto bloccato all'inizio della strada, e così è stato.


Alla fine ci siamo incontrati da un'altra parte, che la serata era quasi finita.

E quando ci vediamo sembra ogni volta passato un attimo, e ci incolliamo fisicamente l'uno all'altro, superando ogni attrito mentale ed ogni remora.

E ci osserviamo parecchio e flirtiamo spudoratamente.


Nel locale dove siamo entrati a prendere da bere, c'erano delle belle candeline in un pacco scartocciato, probabilmente avanzate da una festa di compleanno.

Ne ho presa una dalla scatola.

Siamo usciti fuori a cercare un posto per sederci, con i calici pieni.

Ho acceso la candelina senza farmi vedere, con la scusa di andare ad accendere la sigaretta, e sono tornata al tavolino cantandogli "buon compleanno".

Sembrava seriamente sorpreso.

Lo sono stata anche io, di me stessa, per questo gesto che non ho saputo trattenere.


Ho pudore nello scrivere di questa cosa.
Quasi paura.
Perchè i nostri rapporti si sono evoluti, la sera seguente, ed io ho timore che si arenino di qui a breve, come è successo con chiunque, negli ultimi anni.
Perchè sembra essere la regola, ormai, questa.
Che neanche il tempo di cominciare qualcosa, ed è già finita.
O uno dei due ha capito male.
O uno dei due si è spacciato per quello che non è.
O uno dei due fa marcia indietro.
O le cose sono troppo complicate.
O la mia libertà è tanto eccitante, ma nel contempo un problema insuperabile.
O uno dei due si rompe i coglioni e chiude i rapporti, senza dare il beneficio del dubbio, sulla prima stronzata che accade (e questa sono io, lo riconosco, però a mia parziale discolpa, si tratta di stronzate pesanti).

E anche per questo cerco sto cercando di agire in modo diverso.
Perchè se c'è qualcosa, di me, che inibisce, che terrorizza, se questa libertà è difficile da gestire a livello emotivo, voglio far capire che non confligge in alcun modo con un rapporto di coppia.
Che sono affidabile e fedele come nessuno, e che questo nulla ha a che vedere con la mia libertà.
Che posso parlare con mille uomini e gestire tranquillamente le loro avances, senza dare adito alcuno, se ho un uomo accanto, ed anche se non ce l'ho.
Perchè è gratificante ricevere attenzioni, ma non mi taglio le vene quando non ne ricevo, e non le ricerco ostinatamente.


Ad un certo punto ho detto che era tardi e che andavo a casa.
Pensava mi trattenessi di più, ma non avevo voglia.
Mi ha chiesto di vederci l'indomani, per trascorrere la serata insieme.
Gli ho detto di si, ma dentro di me era un no.

E per il resto mi serve un altro post.



MI FACCIO VIOLENZA NELLA COMUNICAZIONE VERBALE


Non è che sembra un paradosso.
Lo è.
Lo sono.

E la comunicazione verbale cui mi riferisco é quella con gli uomini.

Perchè in mezzo a tanto parlare, io non dico mai.

Non mi sbilancio mai, salvo raramente.

Sono criptica, talvolta, in modo imbarazzante.

Rispondo fisicamente a tutto.

Resto, se voglio stare.

Me ne vado, se non voglio stare.

Se mi dici che ti piaccio un sacco, e mi piaci anche tu, io ti bacio.

Non dico "mi piaci anche tu".

Non dico "baciami".


Ho riflettuto tantissimo su questo mio modo di fare e su quanto possa essere travisato e quanto, del pari, non offra certezze.

Quelle stesse certezze di cui mi nutro anche io, quando mi capita di incontrare qualcuno che mi piace.

E allora ho deciso di farmi violenza.

Di agire all'opposto di quello che mi viene spontaneo fare.

L'ho fatto, ed il corpo ha opposto resistenza (meno della mente, più ragionevole), i muscoli si sono tesi, soprattutto all'altezza dello stomaco.

La mente, la razionalitá, ha prevalso sul corpo, che all'improvviso mi è sembrato come un mulo testardo, che punta gli zoccoli a terra e scalcia, quando esortato a fare un passo contro il suo volere.

Ed è successa una cosa straordinaria.

Una situazione si è sbloccata, inaspettatamente, prendendo una certa piega.

E non so cosa accadrá, non lo so.

Ho un po' d'ansia.

Ho lasciato prevalere anche oggi la razionalitá, e ho scritto un messaggio, cedendo alla comunicazione.

Sto male fisicamente, ma la testa è leggera.











LA MAMMA DEL MIO EX


Questa donna merita un post tutto suo.
È da considerare che con il figlio ci sono stata insieme circa tre anni, da ragazzi, anni orsono.
E che lei è una mosca bianca, in questa valle di lacrime che é il paesello, con un livello culturale ben al di sopra della media, di bella presenza, di buona compagnia, abile in tutto.

Ieri sera siamo usciti a mangiare una cosa insieme, con lui, al rientro da mare.

La sua donna è in vacanza altrove, io... beh io attualmente sono abbastanza disastrata e non ho nemmeno tanta voglia di parlarne nè di scriverne, e dunque abbiamo fatto una piccola fuga dove il mare è limpido, cristallino, tropicale, e la spiaggia molto easy e molto hippie.

Abbiamo scarpinato abbastanza, eravamo affamati come lupi ieri sera.

Verso le 22 siamo risaliti dal locale al mare per tornare a casa, quando mi dice: "mia madre ha preparato il panettone all'americana... ha detto se ci va di assaggiarlo!".

Ecco, non ha propriamente dovuto insistere per convincermi.

Ci ha accolto con il solito fare da donna di casa, abbiamo discusso di politica, cucina, dei tempi che corrono, e ripercorso i tempi che furono.

Al limoncello ho preferito il nocino.

Fatto da lei, naturalmente.


Ha detto che quando preparata la torta nera con mascarpone e nutella mi fa sapere, che ancora me la ricordo!

Insomma... io lo so che la mia vita sembra un film, che questa cordialità con quelli che potevano essere i miei suoceri magari è fuori luogo, che i rapporti che intrattengo anche con altri ex forse sembrano particolari - forse lo sono - ma non riesco a vederci nulla di male.

E non trovo ragione per comportarmi diversamente.

giovedì 23 giugno 2016

CANTICCHIO MENTALMENTE NELLA PAUSA CAFFE'



Ho shazammato questo pezzo in un negozio di arte e design tanto caruccio che ho visitato di recente all'estero.

Lo dedico a questo ipotetico "voi che fate finta di dormire".
A quel "voi che dormite con gli occhi aperti, voi presenti al mondo come i fantasmi, vampirizzati da realtà parallele e dai loro incubi, voi che preferite affacciarvi alla vita infilando gli occhi tra le sbarre di galere strette".
Lo parlo, nella testa, sulle note che ascolto, non ci posso far nulla.

Mi viene in mente uno scatto che mi sono fatta fare al parco giochi (leggi: cortile interno del museo d'arte contemporanea, pieno di sculture magnifiche con le quali ho interagito).
C'era una gabbia per uccelli, o qualcosa di simile.
Mi sono aggrappata dal di fuori.
"Life outside the cage", è il titolo che mi è venuto in mente.
La mia vita fuori dalla gabbia.

Sono claustrofobica rispetto ai limiti auto ed etero imposti.





Il caffè è finito, torno al lavoro.
Oggi la colonna sonora di sottofondo è questa.



RYAN



Ryan, la devi smette'.
Sto a lavorà!
Non mi puoi mandare ogni due e tre una mail con scritto "vola via a €... ('na miseria) dove diamine vuoi tu!".
Perchè io, poi, ci resto a pensare.
E tolgo tempo al poco tempo che ho per stare concentrata sulle immonde cartacce.
Maledette cartacce!
La nostra relazione non può continuare così, con te che mi mandi comunicazioni come pistolettate in petto.
Mi ferisci.
Non posso consentirtelo più.
Basta spammarmi la mail!
Ti cancello se continui così!

'Iuto...
Voglio volà via...

:'-((((


GENTE A PERDITA DI TEMPO



Tipo l'amico fidanzato, che però mi si appiccica addosso quando mi vede - e quando è stato il momento ha fatto una clamorosa marcia indietro - che mi contatta per vederci.

Che è sempre un'incognita, ed io sono indecisa se presentarmi in tiro e fargli sbattere la mascella a terra, o inventarmi un imprevisto all'ultimo minuto e appenderlo.

In realtà non mi importa tanto di lui, quanto di occupare un pezzetto del mio tempo a cazzeggiarci.

Gli ho appena risposto con abbastanza sufficienza.

Credo l'abbia intuito.

Questo week end, chiusa questa settimana di infernale lavoro, vorrei solo sparire da qui.



mercoledì 22 giugno 2016

E PENSO A TE, CARO VIAGGIO ESTIVO...



Ed alle possibilità di raggiungere gli uni o gli altri amici.

O di partire con un'amica.

O di partire da sola.

Perchè l'alternativa di partire con un compagno non c'è.

E nemmeno quella di raggiungere un amante, a meno di non voler essere stronza.

Sarei stronza, poi, fondamentalmente, con me stessa.

E dunque, ho steso un piccolo itinerario girovago e barboneggiante in un paese europeo.

Macchina, tenda, sacco a pelo, chitarra.

I capelli sono ricresciuti alla grande, per agosto sarò di nuovo abbastanza hippie da poterci infilare pure i fiori in mezzo.

Ha una forma circolare irregolare, questo itinerario.

Mischia la frenesia della movida al silenzio della natura incontaminata, e luoghi più turistici con altri che non lo sono affatto.

Non ho ancora sperimentato la cucina della parte alta dell'itinerario, dove non sono mai stata.

Ho fissato due luoghi nella memoria, dove intendo invece ritornare.

Anche se piangerò.

Vorrei sentire di nuovo il rumore dell'onda che si ritrae, scricchiolando, sui ciottoli scuri di quella spiaggia incantevole.

E' un itinerario di massima, non li preparo a tavolino, sono sempre orientativi i miei programmi, e soggetti a mille varianti, sul luogo.

Perchè si può tracciare nella mente una strada, e imporsi di seguirla, ma ci sono mille intersezioni, degli incroci, dove devi volgere lo sguardo a destra e sinistra, prima di verificare se puoi procedere in avanti.
Se non occorra fare retromarcia.
Prendere una scorciatoia.
O cambiare rotta.

Ogni considerazione è utile e valida, quando si viaggia.

E non solo.


Tolta questa breve divagazione sulle ipotesi di viaggio, vado a prendere un altro caffè e mi rituffo nello stramaledetto lavoro.


martedì 21 giugno 2016

I PIANIFICATORI, ED IO CHE NON LO SONO.



I pianificatori sono quelli che sento in tv dire: "prima eravamo una coppia, con l'arrivo di nostro figlio siamo una famiglia" e "già mi immaginavo con la stationwagon, come nei migliori film".
E altre affermazioni discutibili (per me, magari per qualcuno è poesia).

Ecco, a me questo concetto sterotipato di relazione manca.

Sono l'anello mancante tra l'uomo e la scimmia: evoluta, ma non abbastanza per sopravvivere e perpetuare la mia specie.

Prima li trovavo gli uomini in linea con i miei gusti.
Adesso non li trovo più.

Però uomini parecchio bizzarri trovano me.
Ed io vorrei non mi trovassero.

Mi guardo intorno e provo uno sconforto inaudito.

E in questo momento ho bisogno di lamentarmene, perchè, cazzo!, non è giusto.

Non è giusto che non possa innamorarmi ancora.

Che non possa incontrare un uomo che mi faccia venir voglia di frequentarlo.

Che possa offrirmi qualcosa di più che una scopata per la quale dovrei pure ringraziarlo, perchè ha scelto me e non un'altra, nel mucchio.

Scopate deludenti, pure.

E interazioni che sono pari a quelle che possono aversi con bambini delle scuole elementari.

Le scuole elementari di adesso.

Interazioni sgrammaticate.


"Ragazze, dovreste fare come me, trasferitevi in Germania! E' pieno di uomini decisamente più interessanti degli italiani."

Il fidanzato più giovane di lei, molto figo e molto interessante, faceva cenno di si, ammaccando un mezzo sorriso conturbante, seduto di fianco.

"E' fero!"

E' fero si, a giudicare dalle apparenze.

Ma poi, bastano le apparenze?

A me non frega tanto delle apparenze.

Mi piace la sostanza, ed è questa che mi manca.



DI CLIENTI



Mi sono alzata per andare al bagno e mi hanno intercettata.
Sembrava il circo.
Ho mal di testa.
Ho troppa fame.
Dovrei anche bere un goccio d'acqua.

Mi chiama che sta arrivando.
Non è puntuale, come suo solito.
E non merita le mie attese.
E non me ne frega niente delle sue scuse.
Mi deve pagare, pure.

Devo fare questa stramaledetta chiamata di lavoro, che però non è solo lavoro, e che mi turba più del dovuto, e che stamattina nel letto ci ho pensato, e non va bene.

Mi scoppia la testa, l'ho già scritto?

Continuo a ticchettare sulla tastiera, un ticchettio simile a quello dell'orologio e di questa mia vita che scivola via tra le carte e quel che c'è scritto.

Le parole compiono voli pindarici, le istruisco sul senso da dare alle frasi, sulle emozioni da trasmettere, sull'indignazione da suscitare.

Le parole, quelle appuntate sul taccuino vicino al letto, dovevo invece trascriverle su un post it, da appiccicare in quel book, che è ancora incartato, sul mobile dell'ingresso.
Che dovrebbe rimanere mio, ma non lo sento mio, e non mi sento nemmeno di recapitare.

Che senso avrebbe?

Lo stesso senso che manca alla vita.

O di cui è piena.



ENERGIE SIGNIFICATIVAMENTE SPESE PER RISULTATI INSIGNIFICANTI




Questa la conclusione.

Questo il risultato di decenni di studio, e titoli, e le lingue, e l'esperienza, e la preparazione, e la presunta bravuta, e l'intelligenza, e l'impegno.

I risultati continuano ad essere insignificanti.

Ed è inaccettabile.

Ed io non ne posso più.

DAVANTI AD UNO SCHERMO BIANCO E NERO


A lavorare, mi concedo qualche colore con la musica.
E quando alzo gli occhi verso la finestra alla mia sinistra, e l'estate oltre di lei.
Oltre me, inchiodata alla scrivania e ad una sorta di inverno gelido che dovrebbe rendermi algida, mentre invece sono solo neve che si scioglie al sole.
Sole che non sto prendendo.
Sono un mucchietto di neve davanti allo schermo di un pc.

Arriva lavoro.
Arriva gente.

Cresco.

Mi manca sempre qualcosa.


lunedì 20 giugno 2016

E TANTA VOGLIA D'ESSER STRONZA



Non ci sto.
Ecco tutto.
Immaginate i pugni chiusi che sbattono con forza su un tavolo di legno massiccio, mentre leggete.
L'impeto è il medesimo.

Madre natura, peró, mi ha dotato di un aspetto gentile che camuffa l'indole selvatica.

Quindi immaginate questa bambina incazzosa (dentro), che molto pacatamente misura i gesti ed il passo, e pesa le parole.

Immaginatela mentre fa finta di essere la professionista che è, scegliendo di vestire il vestito piú adatto alle circostanze dalle quali cerca di non farsi travolgere per inerzia.

Io non sono quella aggrappata all'albero, mentre resiste allo tsunami.

Sono quella che nuota.



DI FILM INDIPENDENTI



Non me lo ricordo il nome.
E non importa.
Lei è una splendida donna in carriera che sposa uno sfigato perdigiorno.
Si separano, ma restano tanto tanto amici.
Tanto che continuano ad uscire con gli amici di coppia, cui fa strano vederli ancora comportarsi come marito e moglie.
Lui vive nella dependance di lei.
A sue spese.
Lei lo sollecita affinchè trovi un lavoro, costantemente.
E' quel che conta.
Ed è uno dei motivi per cui l'ha mollato.
Lui comincia ad uscire con altre donne, pensando a lei.
Lei continua a lavorare facendo scintille.
Lui mette incinta una con cui è stato una sera.
Decide di assumersi le responsabilità del caso, confida a lei, che alla notizia resta alquanto interdetta.
Segue declino psico-fisico di lei, e rotture di palle a lavoro.
Lui ha un momento di cedimento e la cerca, una sera.
Poi torna da quella che ha messo incinta.
Come torna alle responsabilità che non ha preso una vita intera con quella con cui stava insieme e che amava.
O pensava di amare.
E torna pure al lavoro figo che la nuova donna gli ha trovato.
E lei, allora, senza trucco, parrucco e dignità, si toglie la curiosità di chiedergli se, visto il cedimento che ha avuto, c'è ancora speranza per loro due di tornare assieme.
Che lei è disposta a riaverlo indietro.
Nonostante tutto.
E lui lo esclude, proclamandosi innamorato della tipa che ha messo incinta, per caso, quella famosa sera.



E niente.
Nella vita vincono quelle che si fanno mettere incinte.



sabato 18 giugno 2016

E ANCORA INDECISA SE USCIRE



Con il costume ancora sotto il vestito da mare, granelli di sabbia tra i capelli e sulla pelle, profumo di un'infanzia che stento a ricordare, ma è sempre qui, sepolta da qualche parte nel corpo che è maturato nel tempo.

Dovrei sentire qualcuno per uscire, messaggiare, rispondere.

Ho ancora un raffreddore pazzesco, non ho molta voglia di interagire con il mondo.

E soprattutto non ho voglia di beccare il tipo che ho scansato ieri sera.

Mi disturba solo l'idea.


In tutto ciò, una signora svalvolata che ho conosciuto recentemente, continua ad intasarmi fb con messaggi pieni di immagini glitterate di buongiorno e buonasera.

Le ho chiesto di evitare, inventandomi che ho la posta bloccata.

Nulla da fare.

Continua a spammare quel ridicolo spazio che uso talvolta per comunicare.

Io non capisco perché devo tollerare queste torture cinesi.

E se la mia educazione debba condurmi a questo disagio.

O ad attrarre i disagi degli altri.


L'omo giusto



"Hai fatto colpo sul mio amico..."
"Chi?"
"Il giudice"

No, te prego.
No.
No.
No.

Vorrei evitare di passare alla storia come quella che se ne fotte di rimanere single a vita, peró non ne posso più del fatto che mi propinino randomicamente gente che proprio non mi interessa.

Sto bene da sola, non soffro a non avere un caso umano vicino.

Se pensavo d'essere stampella, stavo appesa dentro un armadio.

INSISTENZE E INSOFFERENZE



Tolto il matto che ho rimesso a posto, e del quale non ho notizie da giorni, c'è un altro tipo, amico di un amico, che da mesi, ormai, mi scrive e cerca pretesti per uscire, o indagare nella mia vita.

Ho smesso di rispondergli.

Ha continuato a scrivere.

Ininterrottamente.

Ancora e ancora, con pretesti banali, e domande insulse.

Ieri sera dovevo uscire, con degli amici in comune.

Ho chiesto "chi c'è?", una domanda che raramente faccio.

Mi è stato fatto il suo nome.

Tempo un'ora e mi ha scritto una cosa stupida, alla quale non ho risposto, mentre asciugavo i capelli.

Era certo che sarei uscita, si era informato.

Mi sono guardata allo specchio, immaginando lo svolgimento della serata, al solito locale, in mezzo agli altri, con la sua presenza addosso, la noia dei suoi discorsi e della sua voce.

Non ce l'ho fatta, mi è venuta la nausea.

Ha fatto scrivere da un'amica che ha insolitamente insistito affinchè scendessi.

Questo il sistema che ha già usato con altre persone, prima di lei.

Sono rimasta a casa, molto scocciata, a vedere un film.

E il fatto di essere fortemente raffreddata ha attenuato la scocciatura.





giovedì 16 giugno 2016

PERCHE' MI SONO SVEGLIATA QUI E NON IN DANIMARCA



O in Inghilterra, o Francia, o Germania?
Perchè non sto seguendo all'estero un corso in arredamento d'interni, design, allestimento di mostre?

Perchè sono ancora qui?
E la risposta davvero non arriva.

mercoledì 15 giugno 2016

TU NON...


... vai dall'estetista e dal parrucchiere ogni settimana.
... vai a fare shopping che quando occorre, una volta al mese, o ogni due.
... compri ogni nuovo giocattolo tecnologico sul mercato, incluso quello straniero.
... hai la macchina nuova.
... hai neanche la moto nuova.
... vai a cena fuori con frequenza.
... vai a salsa.
... vai in palestra.
... vai più nemmeno a fare yoga.


Epperò se quello che eviti di spendere in cose materiali te lo spendi in viaggi, tu "fai la bella vita!".

Spiegatemi quanto è soddisfacente rimanere a stagnare nello stesso posto con le unghie sistemate, senza un pelo, i capelli in ordine, vestiti firmati, ricoperti di tatuaggi costosi, con macchine e moto nuove, invidiando chi si libera dei beni materiali per viaggiare.

Spiegatemelo, perchè a me pare follia.




martedì 14 giugno 2016

DI PUNK IN KILT



In piazza, cresta colorata ed un lungo kilt scuro, distinguibili in lontananza, lo abbiamo scippato ad un tale con cui stava parlando.

"Vogliamo una foto con te!"

Si è gentilmente prestato.

Mi si è messo vicino, e ha mostrato una gamba, alzando il kilt.

"You don't have your underwear!", ha esclamato la persona che ci stava facendo la foto.

"Really?", gli ho chiesto, mentre mostravo la mia gamba, alzando il vestito, accanto a lui.

Ha risposto con un trionfante yesss.

"Well, me neither...", gli ho detto facendo la vaga.

Nella foto il suo viso è uscito rosso come un peperone.

Io l'underwear lo indossavo, in verità, ma l'ho lasciato con il dubbio.

Mi diverto con poco.

E mi diverto tanto :)))


VERY VIVA, VERY VEGETA


Solo che sono indaffarata.

A very presto!

venerdì 10 giugno 2016

SPACCATURE IRREGOLARI



Forse sono di gomma, come il legno quando si inzuppa d'acqua.
Forse sono di legno, come quando l'acqua si asciuga e rimangono le spaccature arse dal sole.

Ho fame di digiunare.
Da tutto questo rumore.
Da tutta questa gente.
Anelo il silenzio.

L'insistenza di qualcuno nel cercare pretesti per vedermi è estenuante.
Non tollero più sentirmi chiamare per nome.
Non tollero che mi sfiorino più neanche un braccio, che si avvicinino al volto per baciarmi sulla guancia.
Non sopporto più questo contatto umano obbligato con le serpi.

Forse m'hanno presa pe' madre Teresa, non lo so.
Oppure per una pornostar in cerca d'amore.
A me.
Roba da pazzi!

A tratti mi sono spaccata, nel ricompormi.

Devo leggere "Io sono di legno".

"Il legno sembra fermo, ma è sottoposto a pressioni interne che lentamente lo spaccano.
La ceramica si rompe, fa subito mostra dei suoi cocci rotti.
Il legno no, finchè può nasconde, si lascia torturare ma non confessa.
Io sono di legno."






AMORI IMMAGINARI E FANTASMAGORICI


"C.f.a., devo dirti una cosa... una cosa importante! Da soli..."
"Se mi devi dire qualcosa me la dici davanti a lui", indicando la persona cui avevo chiesto di intervenire, invano, per risolvere in modo pacifico la questione.
"Ma io volevo dirla solo a te..."
Sono stata irremovibile.
E visto che nel delirio continuava a sragionare, l'ho bloccato chiedendogli se fosse vero che ha fermato un uomo per strada, dicendogli di lasciarmi perdere.
Solo perchè lo ha visto parlare in piazza con me.
Ha continuato a sragionare.
E allora mi sono concessa la scena madre.

"Sono fidanzata, mi devi lasciar perdere! E non voglio più venire a sapere che fai il mio nome in giro!".

Non contento, mi ha risposto che voleva chiarirsi anche con il mio "fidanzato".

E mi ha pure aspettato sotto al palazzo, dove altre persone mi hanno offerto di accompagnarmi a casa per evitare che mi seguisse.
"Sei preoccupata che possa farti qualcosa, metterti una mano addosso?"
"Sono più preoccupata che se gli metto io una mano addosso lo distruggo, nervosa come sono!".


Hanno cercato di agganciarmi un altro paio di stalker, cui non ho risposto.

Ho preso un biglietto, me ne vado qualche giorno.

"Oggi per domani?"

 Eh.

Almeno non debbo inventarmi un fidanzato immaginario per scrollarmi di dosso i matti locali.

mercoledì 8 giugno 2016

PERFETTA TANTO VALE



Essere impeccabili, perfetti, addirittura.

Tanto vale.

Un benemerito cazzo.

Volevo condividere la considerazione della giornata, in mezzo ad altre che non posso riportare.



Oh, e in tutto ciò mi sono ritrovata pure un tipo con disturbi di mente che ha preso una fissazione per me e ha cominciato a molestare in modo aggressivo chiunque mi incontrasse per strada.

Quando mi hanno avvertita di questa cosa, stamattina, il primo istinto é stato quello di scovarlo, riempirlo di botte, e fargli così passare questa malsana fissazione.

Ho scelto la via diplomatica.

Ho chiamato qualcuno affinchè immediatamente lo facesse desistere.

Se mi riferiscono un solo ulteriore fatto del genere, sfanculo pure le vie diplomatiche e gli faccio assaggiare quanto sono poco perfetta quando mi incazzo.



E POI UN CEDIMENTO


Perchè sono un essere umano anche io, e quindi ho mandato un messaggio.
E ci siamo visti.
E non mi ha dato il tempo di chiudere la porta alle mie spalle per afferrarmi, e baciarmi.
Ed io mi sono sottratta.
E poi no.
Poi ho provato tristezza.

E poi sono andata via.

E l'ho lasciato alla sua vita, tornando alla mia.



martedì 7 giugno 2016

L'IMBROGLIO



C'è chi riesce per merito, e chi con clamorosi imbrogli.
Ed io preferisco godere dei risultati del mio merito che abbassare il mio livello e mettermi a fare imbrogli.

Detto ciò, sono appena riemersa da un ponte movimentato, e sono completamente proiettata verso l'estate.

Da sola, ancora una volta, e chissá per quanto!

giovedì 2 giugno 2016

mercoledì 1 giugno 2016

SOLO GLI AMANTI SOPRAVVIVONO



Guardatelo.
E guardatelo forte fino a farvi esplodere gli occhi di bellezza.


Ascoltatelo.
In lingua madre, affinché le voci possano raggiungere profonde l'orecchio e penetrarlo fino allo stomaco.


Lasciatevi coinvolgere dal sound rock e vagamente cupo della colonna sonora.


L'incedere del tempo delle scene appartiene piú al mondo della poesia che a quello cinematografico.


Come i protagonisti, che emergono con la loro carne bianca e perfetta sugli sfondi decadenti e sfacciatamente disordinati.


Tilda Swinton é sempre in odore di grazia buona parte delle volte in cui recita, mentre Tom Hiddleston, lo ammetto, mi ha sorpreso come decisamente pochi attori, recentemente.


Un film da guardare a notte fonda, come adesso, per ricordare quanto sia travolgente l'amore, insignificante la distanza, duri i sentimenti, sfiancante la passione, totalizzante la poesia che pervade ogni gesto ed ogni ascolto prestato all'arte.