giovedì 30 giugno 2016

MATERIE OSTICHE



Le preferirei ostriche, ad ostiche.

Preferirei capovolgere certe parole, introdurci qualche rotolante erre, sono così sonore e corpose le erre.

"Mi hai dato una soluzione al primo colpo... Quanto sei in gamba!"

E', al solito, estremamente lusinghiero.

"Non lo sono... Soprattutto in questa materia che trovo particolarmente ostica"

E gli scappa una cosa di bocca.

Che gli piacerebbe farmi qualcosa che non può fare e...



... No, smettila.

Oppure fai una scelta di vita da uomo, non da codardo.

E poi ne riparliamo.

Altrimenti va bene così, parlare di lavoro ed immaginarsi spalmati contro le pareti di un ascensore di un palazzo grigio, o inchiodati ad una fragilissima scrivania di vetro, di quelle che appena le sfiori si sgretolano.

Un po' come te e le tue certezze.

Che appena hai lasciato le sfiorassi, si son sgretolate sotto le mie dita.



"...No, smettila", gli ho detto, soltanto.

"D'accordo, scusa..."

Epperò ho voglia di dirgli di vederci e sussurrarglielo in un orecchio.




Sono questi di cui scrivo gli uomini con cui ho avuto a che fare negli ultimi tempi.

Uomini che conosco da diverso tempo, e ognuno di loro ha qualcosa.

E quello con cui parlo di lavoro ha questo in più.

Che ci parlo di lavoro, e mi intriga il suo ragionamento logico, il modo in cui sviluppa i miei, quanto trovo salvifici e magnifici certi suoi.

E altre cose che non serve scrivere.




Debbo relegarli al regno dei giochi?

Che finchè mi concedo di giocare e non ho impegni, può andare anche bene per me.


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