mercoledì 27 luglio 2016

QUANDO STUDIO



Mi è capitato un lavoro che ha a che fare con una questione che ho affrontato in un elaborato che ho svolto al termine di un Master.

Un argomento che peraltro scelsi con trasporto, perchè mi aveva completamente coinvolta e avvinta la materia, interessantissima.

Ho ritrovato i quadernoni dove prendevo appunti, alle lezioni.
Pagine fitte di parole scritte a penna.
Sono di quelle che non ha mai registrato, sbobinato, chiesto appunti al prossimo.
Io non schematizzo mai, salvo che per i brainstorming.
E più che schemi, traccio disegni.
Io scrivo a fiume.
E appunto pure le mie impressioni a margine.

Ho ritrovato degli spunti interessanti, e recuperato le linee guida della questione.

Mi è ritornato alla mente tutto lo studio che ho fatto.

E poi ho indagato su una chiave di volta che sorregga la struttura del mio ragionamento, trovando conferma sulla plausibilità della soluzione che mi sono prospettata.



Ho passato gran parte della mia vita a studiare.
E se devo alla costanza ed all'intensità dello studio il funzionamento (o malfunzionamento, a seconda dei punti di vista) attuale del mio cervello, davvero non saprei.
Sicuramente mi ha aiutato a tenerlo allenato.

E poi, qui lo dico e qui nego: a me, studiare quello che mi piace, fa perdere la cognizione del tempo, mi assorbe completamente.
Anche se non sono il classico topo da biblioteca.
Mi piace studiare, mi piace esplorare la teoria, ma mi piace tanto anche vivere, mettere in pratica.

Non sempre si impone una scelta che escluda l'altra, anche tra scelte antitetiche.
E dunque la massima latina secondo la quale electa una via, non datur recursus ad alteram non è sempre veritiera.
Al contrario.
E dunque contraddice intrinsecamente il suo essere una formula applicabile in linea di massima agli eventi.

Io sono per l'elezione di molteplici vie.
E per percorrerne quante più è possibile.


Nessun commento: