giovedì 31 agosto 2017

GENTE CHE E' RIMASTA COLPITA



Dopo aver scritto su fb che era rimasta colpita e le restanti boiate, lui ha disattivato l'account, per non dare ulteriore adito (sebbene non ne avesse comunque dato), e perchè si è scocciato delle donnicciole locali che si offrono con facilità agli sconociuti, stalkerizzandoli sui social.

L'altra sera, verso le 21.00, gli arriva una telefonata.
Lo sento che chiede insistentemente "ma lei chi è?", fino ad attaccare.

Sempre lei.
Non si sa come ha reperito il numero di telefono.
"Sono rimasta molto colpita", è quello che ha detto prima che le venisse attaccato il telefono in faccia.
Ed è ormai evidente che un colpo in testa, questa poverina, l'ha preso per davvero, e che non sta bene.






domenica 27 agosto 2017

ANCORA AD OCCHI CHIUSI



"Non mi hai fatto la crostata con i fichi per colazione...", mi dice, la bocca impastata di sonno, gli occhi ancora chiusi.

Non potrei trovarlo più adorabile, al mattino.

Anche se appena un giorno fa ci siamo letteralmente scannati.

E sembrava tutto perduto.


Siamo rientrati tardi, ieri sera, e stanchi.
La marmellata di fichi è in frigo, insieme ai panetti di burro per la crostata.
I fichi freschi, invece, li abbiamo mangiati.
Anche i fichi d'india sono finiti.
In questa casa, più che le formiche, ci sono le cavallette.

venerdì 25 agosto 2017

CONVIVENZE, FORMICHE E MANOSCRITTI



Convivere significa mangiare e dormire insieme.
Significa pure condividere cose non materiali.
Soprattutto queste ultime.
Convivere significa uno sbriciolamento di biscotti ovunque, dal piano della cucina, al tavolo, al pavimento, al lavello, al tappetino del bagno, alle lenzuola.
Le briciole attraggono formiche, che scorazzano ormai liberamente in cucina, indisturbate per buona parte del tempo, chè nemmeno le vedo certe volte.
E certe volte che le vedo, penso che devono campare pure loro e che in fondo non fanno del male a nessuno.
E che mi fa quasi tenerezza, vederle in fila, ad accaparrarsi il surplus di cibo dove prima ce n'era solo per me, e non avanzava nulla.

Convivere significa accapigliarsi anche in modo furioso, talvolta.
In questa casa non volava una mosca, prima che arrivasse lui.
Non sono mancate valigie trascinate vicino la porta.
Non si sa quanto dura, mentre facciamo di tutto per farla durare.
Ci consumiamo, in questo tentativo, ci surriscaldiamo, bruciamo.
Eppure, per qualche strano sortilegio, nulla si consuma mai per davvero.
Tutto, anzi, moltiplica.
Si amplifica.
Cresce, contrastando la forza distruttrice congenita di meccanismi marci da estirpare.
Resiste, nonostante tutto e tutti.
Nonostante noi, anche.
Ci sopravvive.
E vogliamo anche sopravviverle, in questa tensione che ci assorbe e ci consuma, mentre ci nutre.


Avevo scritto di una piccola pubblicazione, tempo fa.
Nulla di rilevante, davvero.
Ebbene, ho ricevuto da qualche giorno una mail dalla casa editrice.
Mi hanno scritto che valuterebbero volentieri un mio manoscritto, se ne avessi.

Ed io, al momento, non ne ho.
Non per iscritto, salvo bozze davvero inconsistenti.
Nella mente ho costruito mille percorsi e scritto mille libri sulle ipotesi avveratesi o meno, nella mia vita, e in ciò che ho scorto nelle vite degli altri, quelle che più di tutte mi sono passate di fianco.
Ci sono i percorsi della fantasia, altrettanto stimolanti.
E mi domando se non sia il caso di mettermi davanti al pc e buttar giù tutto, così come viene, imprimendo a fuoco vivo tutto ciò che serbo gelosamente per me.




lunedì 21 agosto 2017

IL FICO



Eravamo scesi sul mare a fare una passeggiata serale, e mi ha portata su un tratto in cui, da un fazzoletto di terra, spuntava una pianta di fico carica di frutti, riversa verso la strada.

Ha colto dei fichi maturi e li abbiamo mangiati rientrando a casa.

Il profumo delle piante di fico, l'estetica corposa e armoniosa delle foglie, e il nettare dei frutti, rendono questa pianta appetitosa per tutti i sensi.

E quindi abbiamo discusso di comprarne una, ma al vivaio le avevano finite.

E allora ho chiesto alla maestra del pollice verde, figlia d'arte di uno dei migliori potatori e artisti dell'innesto, come dovessi fare per mettere la pianta di fico a casa: mia madre.

La quale ha risposto: "prende per talea. Fai un bel ramo robusto".



Stasera sono scesa al mare, e la pianta di fico non c'è più.
Non si capisce se l'abbiano rubata o tagliata.
In compenso ci sono le piante piccine che sono cresciute sotto, e ho cercato di fare un ramo, ma è venuto via per intero, da terra, con tutte le radici.
E me lo sono portato a casa, e ho riempito un vado di terriccio nuovo, e l'ho piantato, anche se è un po' spezzato da un lato, e l'ho sorretto con dei bastoncini lunghi di legno.

"Guarda cosa ho portato a casa!!!", gli ho detto, quando mi ha aperto la porta.

Gli ho pure detto che la pianta di fico, d'ora in poi, si chiamerà come lui.
Che è bello e dolcissimo come i fichi, salvo quando mi fa incazzare.

Incrocio le dita, spero non finisca di spezzarsi, e che cresca, fino a diventare una pianta gigantesca e carica di frutti.









mercoledì 16 agosto 2017

E MI ACCOMPAGNI A PRENDERE IL TRENO



Passato ferragosto in mezzo a fenicotteri rosa e scintillanti serate, nei soliti locali, con la solita musica e le solite foto piazzate sui social, qualcuno, senza nemmeno preoccuparsi di affrontare dignitosamente la bugia svelata, mi ha contattato, poco fa, per dirmi che posso passare domani per la visita.

"E mi accompagni a prendere il treno quando finiamo, dal paese X, perché sono senza macchina e devo partire", aggiunge.

La richiesta, senza punto interrogativo, equivale ad una pretesa.



Ho risposto con estremo garbo e distacco che ieri siamo andati in clinica e abbiamo risolto.
Suppongo che adesso sarà un disagio trovare qualcuno per un passaggio sino in stazione, se io ero la sua ultima risorsa.

martedì 15 agosto 2017

GENTE CHE ABITA QUESTA TERRA CHE IO STESSA ABITO



Urgenza veterinaria, fisso un appuntamento con un'amica per ieri mattina.
L'urgenza, come la stessa parola significa, non ammette di essere rinviata nel tempo.
La chiamo un'ora prima dell'appuntamento, per chiederle se possiamo posticipare al pomeriggio, perché ho avuto un imprevisto.
Mi dice che non è possibile, perché deve partire.
Le dico che allora non importa, che faccio i salti mortali per arrivare all'appuntamento come fissato.
Mi dice che in effetti è un po' complicato anche la mattina, che ha molto da fare.
Che potevamo vederci tranquillamente lunedì prossimo.
Le ho chiesto se fosse sicura.

Certo, mi ha risposto, disdicendo all'ultimo momento l'impegno preso.



Vedo la sera su fb che, lungi dal partire, è stata qui al mare tutto il giorno, tra fenicotteri rosa gonfiabili, formato ciambella da mare, e la sera in un noto locale con altri amici.
La vita di ciascuno è sacrosanta, così come le ferie, e non occorre inventarsi bugie, per preservarle.
Basta essere onesti, dire "è la vigilia di ferragosto, non ho voglia di lavorare", e passare l'urgenza ad un collega fidato, invece di rinviare per non perdere la possibilità della prestazione.

Nel pesare tra il lucro che sarebbe derivato dalla visita posticipata per non perdere il ferragosto e non passare la palla ad un collega, e la possibilità che la salute dell'animale fosse irrimediabilmente compromessa dall'aggravarsi del suo stato, lei ha preferito la prima opzione.

Trovo la scelta terrificante, e superficiali i consigli e le rassicurazioni che ha inteso darmi telefonicamente, per incentivarmi a portarglielo la settimana prossima.

Stamattina, preoccupata per le sue condizioni, ho deciso di non aspettare oltre e di portarlo in una clinica veterinaria aperta anche nei giorni festivi, e di cui ho sentito parlare molto bene.

Ho pagato esattamente il doppio di quanto avrei pagato ieri, perché oggi è Ferragosto, ma considerato che abbiamo preso appena in tempo tra le mani la questione, prima che il problema pregiudicasse irrimediabilmente e a vita la sua salute - già compromessa - non me ne lamento.

Sono molto arrabbiata con questa donna superficiale e corrotta dall'avidità, e per come ha messo a repentaglio la vita di una creatura indifesa.

Sono arrabbiata con me stessa, perché ieri le ho creduto, e ho aspettato sino ad oggi, e ho perso un giorno, mentre potevo anticipargli le cure di cui ha bisogno.




domenica 13 agosto 2017

DISCIPLINARSI



Qualcuno e qualcosa stanno disperatamente​ cercando di disciplinarmi.
Sono insofferente a qualunque tipo di gerarchia, reagisco ad ogni tipo di atto di forza, non mi piego se non rarissimamente o addirittura mai.

In questo esatto momento sono soggetta a un esercizio di disciplina specifico.
Vorrei ma non posso fare una cosa.
Il non farla, implica rispetto e misura.
E mi atterrò a questa nuova disciplina, perché mi sembra necessaria.


Mentre pigio le dita sul cellulare per scrivere, sento il dolore provocato dalle martellate sbagliate (almeno tre) che mi sono data, poco fa, per fissare un rivestimento alla parete.

Domattina devo alzarmi presto per completare tutto, e sono immancabilmente stanca.

Non ho nemmeno cenato.

Se qualcuno non ha divorato tutte le ciambelline, vado a intingerne qualcuna nella marmellata.

Mi sono appena ricordata che dovevo fare la crostata, ma è tardi, e oggi ho usato due uova delle tre rimaste, per fare la sorta di torta rustica che faccio con la pasta sfoglia, e dovrei ridurre la porzione.

Uscirebbe una crostatina, da mangiare tra oltre un'ora.

O quanto meno da alzarsi dal letto e spegnere il forno.

Ho fame.

C'è gente che urla e schiamazza, in strada, e cani che abbaiano; le macchine si muovono rapide sull'asfalto che trattiene, ancora adesso, il calore della giornata.

Ho fame sul serio, ma se vado in cucina, dopo la ciambellina, mi friggo una spinacina.

E poi un contorno non ce lo faccio vicino?

Mangerei volentieri uno spaghettino aglio, olio e peperoncino...


sabato 12 agosto 2017

SBARACCOPOLI



Se apro con partita iva un'attività parallela per tutto quello che faccio nel tempo libero nel settore della ristrutturazione e del fai da te, la chiamo così.

Manco da casa dei miei da giorni, ed oggi sono passata per pranzarci insieme.

Mia madre mi ha concesso quasi mezzo salmone, già sfilettato e pulito, quando di solito lo nasconde quando mi vede nei paraggi, o mi impone dosi minime perché magari l'ha preso per farlo marinato, oppure mi affligge con tutto quello che la tv dice su chi lo mangia crudo, con pipponi infiniti sull'abbattimento e i suoi tempi.

Mezzo salmone, di lunghezza equivalente alla distanza che corre tra la punta delle dita della mano al gomito.

Non ha fatto una piega quando ne ho preso un altro po'.

"Sai, dovresti sgomberare la tua stanza, giù. Dobbiamo fittarla", mi dice con molta nonchalance mio padre, mentre mi siedo sul divano.

"Cheeeeee?"

La pretesa è che, dopo che ho svuotato questa stanza, sistemata la parte elettrica e in muratura, e recuperati i mobili (era inagibile da anni), adesso mi trasferisca nella stanza di fianco e faccia la stessa cosa.

Naturalmente la pretesa è che occupi le ferie a fare questo.

Il ferragosto.

Quando sto ancora finendo i lavori a casa.

Io non lo so voialtri che genitori avete, ma i miei mi sollecitano peggio dei diavoli dell'inferno, con le forche in mano, le anime dannate.


giovedì 10 agosto 2017

IL PAESE IN CUI OGNUNO FA UN PO' COME CAZZO GLI PARE



In fila alla cassa del supermercato, mi chiama un'amica per ragioni di lavoro.
È urgente.
Metto la spesa sul rullo, che la trasporta sino alla trasognante commessa dalla marcata cadenza non proprio autoctona.
Attendo che mi passi le buste e che batta i prezzi, mentre una signora - una di quelle casalinghe trafelate che c'hanno i mariti zotici o i figli maschi debosciati cui devono preparare di corsa da mangiare - le consegna in mano la sua spesa, noncurante della mia sul nastro, scavalcandomi.
Osservo la scena con distacco, in silenzio, in ascolto della mia amica, finché non esordisco con "non mi meraviglia quello che mi dici. In fondo questo è un paese dove ognuno fa un po' che cazzo gli pare!".
La donna alza gli occhi, mentre la fisso con il telefono in mano.
La cassiera si sotterra.
"Oddio, mi scusi, forse le sono passata avanti! Non volevo! Non capivo cosa stesse facendo lì (al termine del rullo, dove si imbusta la spesa, in attesa che la cassiera passasse i pezzi), pensavo di esserci io!", con la coda (di paglia) tra le gambe.
Sorrido e "signora, cosa dovrei farci qui? Mi ha vista, come io ho visto lei".
Si è dileguata in un nano secondo.

Ecco, io non voglio diventare un mostro, una insensibile, una che non si fa scivolare nulla addosso, ma c'ho le palle piene delle donnine.
Le palle piene, non si fosse capito.
Ma proprio le palle che più che piene sono esplose, direi.

Il dramma di essere una donna con le palle è questo: che te le rompono.

Costa tanto chiedere, invece di fingere?
Costa tabto l'educazione?
La prepotenza gratuita va accettata senza fiatare?

COMMESSE PARTE TERZA: EBBENE SI, ANCORA LEI



Ha creato un profilo falso e gli ha scritto di nuovo, chiedendogli l'amicizia.

Dice che si sono addirittura "conosciuti" l'altro giorno al negozio, e che vuole vederlo.

Lui è molto interdetto.

Io non so se andarmi a rinfrescare un attimo al centro commerciale, con l'aria condizionata, e fare una rappresaglia al volo al negozio dove lavora 'sta baldraccona.


martedì 8 agosto 2017

COMMESSE, LA SOAP CONTINUA



La donnicciola, non contenta dello show misero che ha offerto ai nostri occhi nel negozio, ha contattato lui via fb, poco fa.
Poke e messaggio, nel quale gli diceva che era rimasta colpita e che la prossima volta sperava sarebbe andato al negozio da solo.

È stata bloccata.



Forse più che una segnalazione alla/al responsabile dello store, dovrei chiamare la derattizzazione.

FALERNO E PETITS CHÈVRES





"Nec cellis ideo contende Falernis", così recita - citando le Georgiche di Virgilio - l'etichetta di uno dei miei vini preferiti da sempre.

L'ho bevuto mentre mangiavo dei crostini di pane con i cereali, su cui ho spalmato questo delizioso formaggio di capra di una nota marca francese.

Ci sono dei sapori che, quando si mescolano, si equilibrano in modo così piacevole, che sembra quasi incredibile.

E pane, formaggio e vino, ancora oggi, mi sembra un classico irrinunciabile.


SE FOSSE UNA SOAP SI CHIAMEREBBE "COMMESSE"



Siamo andati al centro commerciale, in un negozio che ha messo dei saldi strepitosi su maglie e vestiti estivi.
Mi sono indirizzata verso il reparto donna, e mentre scorazzavo tra canottiere e vestitini, lui ogni tanto mi raggiungeva, un po' scocciato, salvo poi tornare a cercare due magliette di cotone nel reparto uomo.

Arriviamo alla cassa, e la commessa, con fare estremamente sostenuto, i capelli lunghissimi cerati in una piega perfetta, le unghie finte laccate, i tatuaggi arzigogolati che le uscivano sulle braccia scoperte, ha cominciato a scegliere e piegare con cura tutti i capi di lui.

Piegati questi, ha cominciato ad afferrare le mie canotte ed i miei vestitini, buttandoli sopra i panni di lui, a casaccio.

L'ultima canotta l'ha appallottolata e sbattuta sul resto.

Mentre batteva nervosamente le dita sulla cassa, l'ho abbracciato, notando l'occhiata furiosa che ci ha lanciato.

Il resto di 10 centesimi gliel'ha dato in 10 monetine da 1 cent.


"Da che sono entrato, quella commessa mi ha tampinato per tutto il negozio. Mi spostavo verso uno stand e mi seguiva, mettendosi a sistemare i panni accanto a me. Mi ha lanciato tutto il tempo delle occhiate terrificanti...", mi dice, mentre usciamo.



Ho riso con lui di quanto accaduto, ma onestamente comincia a scocciarmi il fatto di dovermi sempre trovare in situazioni così imbarazzanti.

Non credo che alla prossima occasione resterò in silenzio.

E sto anche riflettendo se fare una segnalazione per iscritto al negozio.

Non è modo di comportarsi, questo, ed è bene che certe donnine vengano rimesse al loro posto, e che capiscano che la confidenza che si prendono e la cafoneria che prestano a donne come me, rischiano che vengano loro sbattute in malo modo sul grugno.




lunedì 7 agosto 2017

LE LACRIME AGLI OCCHI


"Sono commosso, mi viene da piangere".
Così ha detto dopo il primo assaggio di lasagna.

Siamo rientrati da un concertino grazioso sul mare e sta mangiando quel che è avanzato della teglia di oggi, prima di mettersi a letto.
Senza nemmeno scaldarla.
Fredda.
Cioè tiepida, visto il caldo che fa.

"Non ho mai mangiato una lasagna così buona in vita mia!", continua a dirmi.



Forse ha solo fame e mi sta perculando.
Però lo ammetto: è molto credibile.
Ed oggi era visibilmente commosso.

Non lo so.
Magari mi sta solo perculando.
Però sul serio si è finito gli avanzi della lasagna di oggi in questo istante, appena rientrati a casa.

sabato 5 agosto 2017

GLI IMPREVISTI DELLE FERIE


A mente della regola aurea che prevede che io l'estate almeno qualche giorno vada in ferie, vi è sempre l'eccezione che sopravviene, fuori tempo limite, cagionata dall'imprevisto.
Un imprevisto che riguarda un'amica, per cui niente ferie.
Si lavora.

Tanto avrei lavorato lo stesso anche settimana prossima.

Lavoro intellettuale, oltre quello manuale.

Perchè ancora non ho finito nemmeno i lavori nell'appartamento, e sono sporca di pittura bianca che nemmeno con lo scrub va via.

Stasera ho preparato una cenetta leggera, e devo ancora docciarmi e farmi bella per uscire.
Sto crollando, fisicamente.
Ho mal di schiena, ed anche se non metto i tacchi, sotto il vestito di cotone lungo che striscerebbe a terra, l'idea di camminare in mezzo alla gente mi stanca di suo.
Guidare sino a raggiungere un posto più isolato è un'altra idea che, allo stato, rifuggo.

Sono stanca di essere stanca.
Anche mentalmente.
Da che apro gli occhi al mattino non ho tregua, faccio mille cose, e ancora devo farne così tante.
Così tante.


GNOCCHI AL POMODORO


"Non mangio a pranzo, oggi. Non mi sento bene. Ho un po' di nausea. E devo lavorare, non voglio interrompermi per mangiare", mi dice, con la faccia seria.

Gli ho risposto che scendevo a fare delle commissioni e che poi tornavo e cucinavo qualcosa.

Appena tornata, ho messo l'acqua sul fuoco e ho cominciato a preparare il soffritto con aglio tritato, cipolla rossa, il basilico profumatissimo che coltivo sul balcone, carota.
Ho aggiunto un po' di macinato scelto che ho comprato per fare il sugo per la lasagna di domani e ho aggiunto il sale, facendo rosolare un po'.
Ho versato la salsa di pomodoro, allungandola con un po' d'acqua.
Ho buttato un pacco di gnocchi di patate nell'acqua e ho graziosamente apparecchiato la tavola per due, nel minuto e mezzo che cuocevano, ripassandoli poi nella padella con il condimento per una manciata di minuti.

L'ho chiamato per dirgli che era pronto e si è incazzato, perché mi aveva detto che non voleva mangiare, che aveva la nausea, e il lavoro e bla bla bla.
Ha visto gli gnocchi nel piatto, entrando in cucina, e ha detto "vabbè, ne assaggio solo uno, ma non li voglio, ti avevo detto che non avrei mangiato".

Ha sollevato il primo gnocco dal piatto bianco e l'ha portato alla bocca, cambiando improvvisamente faccia.
È stato un "mmm" ad ogni boccone.
"Sono davvero buoni... Non ho mai mangiato nulla di simile. Sei davvero una cuoca eccelsa", mi ha detto.

Da oggi, ho scalzato la madre e ogni ex ed ogni ristorante nel quale è stato, guadagnando il primo posto tra i migliori cuochi che abbia mai incontrato nella sua vita.







venerdì 4 agosto 2017

E SCRIVERE



Hanno pubblicato la piccola cosa che ho scritto.
Non vi scrivo cosa nè dove, perchè l'anonimato è una cosa così bella che mi preme non rinunciarvi.
E di pubblicizzarla per le vendite non mi importa.

Ho ricevuto dei complimenti per la scrittura.
Vorrei mettere altro in cantiere, ma da mesi a questa parte ho serie difficoltà a fare un po' tutto.
Il blog resta l'unica eccezione, il mio piccolo luogo blu dove a cuore caldo riverso la mia vita per quella che è, come mi appare da dentro, mentre affaccio gli occhi sul mondo.
Ed è un mondo complicato, e pieno di complicazioni di ogni sorta, ma sempre invincibilmente bello.

C'è un sogno ricorrente e significante.
Uno di quei sogni pregni di esplorazione e di meraviglie e pure di inquietudine.
La luce e la tenebra si alternano, in spazi chiusi e aperti.
C'è un percorso paradigmatico in parte intrapreso ed in parte da intraprendere, ed io muovo passi in avanti, anche quando vengo trascinata indietro.
O semplicemente ritardata.
Quanto incide un ritardo su un punto cui si punta, comunque, ad arrivare?



LA FISSA DEL SELFIE


C'è questa "amica" (le virgolette sono giustificate dal fatto che la conosco e di tanto in tanto si esce insieme) che passa il tempo a scattarsi foto al cellulare per pubblicarle su fb.
"Facciamoci un selfie" ovunque è il suo cavallo di battaglia per occupare tempi piacevolmente morti oppure più che vivi.

Le ho detto che non ho voglia che pubblichi ogni volta che usciamo e ci vediamo le mie foto su fb.
Da sola o con lei.
Che non ho voglia che la gente sappia dove sono, con chi, a fare cose tutto il tempo.
Che non mi va di essere sbattuta in foto da altri sui social, costantemente.
Che quando e come mi va lo decido da sola, ed in questo momento non ho voglia di sovraespormi.

Certe cose voglio che restino private e ad altre non voglio nemmeno fare una foto.
Voglio ricordarle con il cuore, non con gli occhi.

Ha preteso di fare una foto insieme, al mare, e mi sono prestata.
Pensavo sarebbe rimasta tra noi.
E invece l'ha sbattuta, senza chiedermi, in mondo visione (con il pallino della privacy impostato sul mappamondo), taggandomi.
Una foto impietosa, per me, che sono dimagrita di almeno due taglie, negli ultimi mesi, e la pelle era rilassata ed io in una posa orribile.

Mi sono molto arrabbiata.

Lei, una foto insieme nella quale era appena un po' imbronciata, ha preteso che non solo non la pubblicassi su fb ma che pure la cancellassi.
Ed io non avevo nemmeno intenzione di pubblicarla, quella foto.
In ogni caso, è mia abitudine chiedere prima di farlo.
Sempre.











martedì 1 agosto 2017

RINGHIERE BIANCHE


Oggi è il primo giorno ufficiale di ferie.
Epperò qualcuno ha rotto le scatole con il lavoro, comunque.
Salvo poi ripensarci.

Nel tempo libero - cioè al rientro da lavoro e prevalmentemente la notte - ho tinteggiato le ringhiere del balcone.

Sono bianche, luminose e bellissime.

Le guardo nel loro splendore e mi gratificano.

Nonostante il cartone e la plastica che ho messo a terra per non far colare la pittura, è caduta ugualmente.

Questo mio gesto criminale, per fortuna, non è stato multato dai solerti vigili.

Ultimamente nel mio paese stanno multando tutto e tutti, e per tutto e tutti intendo i cittadini come me, quelli che si alzano la mattina per lavorare e che non rubano il pane a nessuno, non anche delinquenti e gente dedita abitualmente a cose losche di ogni sorta, che sembrano restare indisturbati, sul territorio, ad esercitare le più ampie occupazioni.

In questo mondo capovolto, dove faccio l'una di notte per completare personalmente i lavori di ristrutturazione dell'immobile, osservo la pittura colata sul marciapiede di una delle strade più trafficate del paese e mi sento un'impunita.

Una criminale impunita.

Proprio io.