martedì 8 agosto 2017
SE FOSSE UNA SOAP SI CHIAMEREBBE "COMMESSE"
Siamo andati al centro commerciale, in un negozio che ha messo dei saldi strepitosi su maglie e vestiti estivi.
Mi sono indirizzata verso il reparto donna, e mentre scorazzavo tra canottiere e vestitini, lui ogni tanto mi raggiungeva, un po' scocciato, salvo poi tornare a cercare due magliette di cotone nel reparto uomo.
Arriviamo alla cassa, e la commessa, con fare estremamente sostenuto, i capelli lunghissimi cerati in una piega perfetta, le unghie finte laccate, i tatuaggi arzigogolati che le uscivano sulle braccia scoperte, ha cominciato a scegliere e piegare con cura tutti i capi di lui.
Piegati questi, ha cominciato ad afferrare le mie canotte ed i miei vestitini, buttandoli sopra i panni di lui, a casaccio.
L'ultima canotta l'ha appallottolata e sbattuta sul resto.
Mentre batteva nervosamente le dita sulla cassa, l'ho abbracciato, notando l'occhiata furiosa che ci ha lanciato.
Il resto di 10 centesimi gliel'ha dato in 10 monetine da 1 cent.
"Da che sono entrato, quella commessa mi ha tampinato per tutto il negozio. Mi spostavo verso uno stand e mi seguiva, mettendosi a sistemare i panni accanto a me. Mi ha lanciato tutto il tempo delle occhiate terrificanti...", mi dice, mentre usciamo.
Ho riso con lui di quanto accaduto, ma onestamente comincia a scocciarmi il fatto di dovermi sempre trovare in situazioni così imbarazzanti.
Non credo che alla prossima occasione resterò in silenzio.
E sto anche riflettendo se fare una segnalazione per iscritto al negozio.
Non è modo di comportarsi, questo, ed è bene che certe donnine vengano rimesse al loro posto, e che capiscano che la confidenza che si prendono e la cafoneria che prestano a donne come me, rischiano che vengano loro sbattute in malo modo sul grugno.
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