venerdì 29 settembre 2017

DUE DI TRE



Doveva essere solo una manciata di giorni e probabilmente sarà molto di più.

Di notte, nel letto, tra mille cuscini, la mia ansia è alleggerita dalle fusa di questa creaturina che indaga, con occhi interrogativi, l'origine di tanta tristezza.

E che, a suo modo, la accarezza, mentre si lascia carezzare.

Solo che la mia tristezza non è soffice come la sua pelliccia, e me ne rammarico, perchè è come se gliene facessi in parte peso, mentre vorrei tenerla solo per me.




giovedì 28 settembre 2017

STUDIO ANCORA E CHISSA' PER QUANTO ANCORA


Ho finito ora di cenare, perchè non mi ero accorta dell'ora tarda.
Ho ceduto, mi sono aperta una birretta piccola, che quasi sicuramente non finirò.
Non me la sto gustando, e mi serve lucidità per studiare, anche se la stanchezza mi travolge.
E sono appena le 21.58, non me lo posso concedere.

Ho comprato una rivista bellissima che non sono riuscita a sfogliare nemmeno per metà.
L'accostamento dei colori e delle forme stile bauhaus cattura orami irrimediabilmente la mia attenzione, così come un paio di cose estremamente frivole, ma decisamente accattivanti.

I libri che ho preso in estate sono ancora lì, in faccia allo specchio, sul mobile di nonna, che richiamano la mia curiosità come le sirene della mitologia, ma cui non posso cedere perchè mi risucchierebbero negli abissi di un altro mondo.

Dovevo scrivere, e scrivere tanto, per almeno tre ordini di ragioni, ma a parte questi pensieri di getto che riverso sul blog, non ho tempo per altro tipo di scrittura, più impegnativa.

Ho i brividi per la tensione.

Manco dal mare da un po'.

E dalla montagna, da un po'.

E mi mancano, il mare e la montagna.

Mi manca nuotare, e mi manca scarpinare, ed annusare il verde del bosco, e la salsedine, e farmi parte del processo di decomposizione e rinascita, della ciclicità della natura percorsa dalle stagioni.

Mi manca immergermi, mi mancano le altezze, i panorami.

Le birrette al tramonto con i piedi nella sabbia, e quelle infilate nelle vasche di raccolta dell'acqua in montagna a rinfrescarsi.

Mi spiace accantonare la vita, in questo momento.

E non so nemmeno se e quanto me ne vedrò bene.

L'entità dei sacrifici è sempre altissima rispetto al conseguimento effettivo dei risultati.

Sempre tardiva.






TENDENZE PRESUNTE E VOLPI



Un amico mi presentò un suo amico, tempo fa, che dichiarò un certo interesse, mai raccolto.
Con una certa timidezza cercò di propormi via fb di vedersi, ma tolta l'educazione con la quale risposi, lasciai ampiamente cadere la cosa.
Non mi interessava, e in ogni caso a parte attendere un mio cenno, non si è impegnato a fare altro.

L'amico in comune mi dice che l'ha sentito di recente e che gli ha espresso un dubbio amletico sul mio conto.
Secondo lui avrei tendenze omo, perchè su fb ho solo foto con amiche.
Quindi molte amiche è uguale a lesbica.
L'equivalenza con discrezione sulla vita privata e di relazione stretta non l'ha fatta.

Quando ha espresso queste perplessità sul mio conto, il mio amico ha riso.
Gli ha detto che gli risulta ben diversa la faccenda.
E che, fondamentalmente, così ragionano le volpi quando non arrivano all'uva.

Nel frattempo, la mia vita sentimentale prosegue, quella lavorativa pure, e lo studio matto e disperato anche.
L'un piano è connesso all'altro, e ne risente.
L'angoscia non mi molla, e la caffeina la acuisce.
Adesso, per esempio, anche se sono ad un soffio dalla tachicardia, e sono appena le 16.00, sto per alzarmi dalla benedetta scrivania e dalle sudate carte per andare in cucina dalla macchinetta del caffè.
E non dovrei.
Non dovrei, perchè sono sveglissima, e angosciata al punto giusto da poter rendere bene nello studio, ma una piccola pausa debbo concedermela prima di consentire al groppo che ho in gola di sciogliersi in lacrime.

Non è facile affrontare tutto questo.
Impegnarsi non è mai facile, soprattutto quando manca la serenità.
Lo stato d'animo risente di mille vicissitudini ed incertezze.
Ciò che resta ferma è la volontà di progredire, e di andare avanti insieme.
Di affrontare le difficoltà, insieme.
Che sia qui o altrove, poco importa.
Questa piccola parola, da sola, cambia il significato di tutto.
Dà una forza a tutto, che da sola non avrebbe.


Ieri sono dovuta uscire per andare al lavoro e quindi ne ho approfittato per allungarmi a fare un po' di spesa di sostentamento (pasta, pane, verdure, biscotti) e un giro nel negozio di prodotti per il corpo, che ha ancora dei saldi pazzeschi.
E' il negozio dove ho preso quella crema per il viso meravigliosa, di cui ho parlato in un post, tempo fa, che ad oggi è quasi finita.
Ho trovato dei sieri fantastici e, neanche a dirlo, li ho presi.
Ad ogni prodotto il "ma se ne prendi un altro hai il 50%" mi ha fatto entrare in un tunnel di dipendenza da malata di mente.
Sono uscita fuori dal negozio piena di profumi vari (uno di questi davvero buono, lo passerò a prendere alla prossima spesa di sostentamento che mi porterà fuori casa), e creme e sieri.
Suppongo che quando i prodotti torneranno a prezzo pieno diventerà antieconomico comprarli, anche se sono validi.

Il profumo del siero sul viso è l'unica cosa che oggi mi ricorda che sono un essere umano e non una mente piegata beceramente allo studio.

Torno ai libri.
Mi occorre un caffè.






martedì 26 settembre 2017

QUANDO I FURBI CASCANO MALE



C'è una persona che, sotto promessa di un prestigioso posto di lavoro, si è prestata a fare una porcheria stratosferica.
A me, nello specifico.
Ci era quasi riuscita, ma non ci è riuscita.
Nessuno è più tenace di me.

Il posto, comunque, avendo sortito un apparente accenno di risultato, sembrava averlo già in tasca.
Si era già diffusa la voce che lo avesse ottenuto, con enorme sorpresa e disapprovazione da parte di chi conosceva come ci era arrivata.
Il suo culo era già seduto su quella sedia d'oro, e lei gongolava.

Una manciata di minuti fa, vengo a sapere che il posto, dopo averle fatto credere di averlo ottenuto, le è stato letteralmente sfilato da sotto ed assegnato ad un altro.
Questa persona è dunque tornata al precedente lavoro, con la differenza che adesso la stanno trattando da serva qual è.

Ciò che ha fatto, in che termini, e per aspirare a cosa, e con quanta insistenza e cattiveria, credo siano diventati di dominio pubblico (e non per causa mia, essendosi bruciata da sola con la propria cerchia di conoscenze, con cui si è fatta, noncurante, terra bruciata, sicura di avere fatto una grandiosa scalata sociale e di non doversi mai più voltare indietro).

In tutta questa vicenda, la parte lesa sono stata io, vittima dell'idiozia e della cattiveria d'altri, che senza scrupoli cercano di raggiungere i propri obiettivi ballando sul mio cadavere.

Peccato che io non fossi morta.

E, per quanto me ne senta in colpa, perché è come se nell'animo mi facessi corrompere dal sudiciume altrui, non riesco a fare a meno di essere contenta che chi mi ha fatto tanto del male si ritrovi oggi, e meritatamente, in condizioni di disagio.

E mi sembra anche poco, se torno al dolore ed alle sofferenze ignobili che mi sono stati cagionati.




lunedì 25 settembre 2017

EFF


Studiava di notte, dopo avere equamente distribuito le proprie energie giornaliere tra lavoro, figli, marito, nipoti.
E ospiti vari, tra cui la sottoscritta, cui riservava colazioni deliziose e regalini preziosi.
Studiava per fare carriera, perché, nonostante tutto, non aveva raggiunto il massimo, ancora.

E penso a lei e al suo impegno.
A quanto non debba essere da meno.

Non voglio cedere alla stanchezza e nemmeno allo sconforto.

Sto caricando con forza su un piede per spingere avanti un altro passo.

DI ORDINARIE GIORNATE DI LAVORO



Ormai le ore che passo a dormire sono talmente poche che non le conto più.
Mi sono alzata all'alba, dopo una notte quasi del tutto insonne, per andare stamattina presto in stazione ad accompagnarlo.
È partito.
Ci sono attività cui entrambi siamo dediti, ed impegni inderogabili, mentre restiamo a cavallo di un mondo che tenta costantemente di disarcionarci.
Sono tornata a casa da un po', e dovrei passare lo smalto e un filo di trucco sul viso, e andare a lavoro tra una ventina di minuti.
Devo guidare, e so già che ascolterò la radio per distrarmi, e canterò, e mi verrà da piangere, e questo implica dovermi portare dietro una pochette con il trucco per ricoprire di colore i solchi che scavano sul viso e intorno agli occhi le lacrime.
Sono diventata sentimentale come non mi sono mai concessa di essere.

Rientrerò da lavoro, più tardi, e dovrò continuare a lavorare.
E studiare.
Studiare tanto e bene.

L'ansia è tale che mi prende allo stomaco, e mi viene da rimettere.

E non serve a nulla, sono energie sprecate, ne sono cosciente, ma sono un essere umano, con i suoi evidenti limiti.

sabato 23 settembre 2017

NON RIPOSO CHE UN PO' PER VOLTA


Ho timore di non riuscire.
Rifletto sul da fare e su come organizzarlo, e mi domando in che termini debbo spuntarla.
Debbo prepararmi ad essere impeccabile, e smaltire un po' di stanchezza.
E soprattutto la seconda parte mi risulta difficile.

venerdì 22 settembre 2017

GLI ERRORI



Ne ho fatti, di errori.
Ne ho fatti anche abbastanza.
Al di là di ogni impegno, della volontà piegata e sottomessa al raggiungimento del fine.

Mi sono riempita di brufoli il viso.
Non taglio i capelli da un po'.
Quel poco di abbronzatura estiva è già declinata al pallore invernale.

Ho contenuto il lavoro e la vita per dedicarmi a questo fottutissimo studio.

Giorno e notte.

Perchè volevo farcela, perchè dovevo, perchè è un obiettivo grande.

Come lo sono sempre gli obiettivi che ci si prefigge.

Ed il primo passo è mosso.

Nonostante gli errori, la punta di un piede è dentro.

Adesso comincia la prova di studio vera.

E di nuovo conterrò nei limiti vitali la vita, il lavoro e tutto il resto.

Tutto, per un po', sarà secondario rispetto al'obiettivo prioritario.

Fin qui è andata.

E devo studiare e confidare che l'esito dia conforto a tutti questi sacrifici, affinchè sia certo che non siano stati inutilmente fatti.


sabato 16 settembre 2017

STUDIO E PREPARO DA MANGIARE



Non faccio molto altro, ultimamente.
Infilo cose nel forno, di modo che si cucinino da sole, e non mi impegnino ai fornelli, per non sottrarmi tempo utile.
Sono agli sgoccioli.

Studio e preparo da mangiare.
L'essenziale è visibilissimo agli occhi, stavolta.
E' davanti a loro, disteso nella quotidianità, abbarbicato ai caffè a letto la mattina, nei pranzetti graziosi, e nelle cene a lume di candela fuori al balcone.
L'essenziale è un micio che scala le sedie della cucina, e si infila nella cantinetta dei vini, e annusa i profumi di tutte le piante, mentre rincorre i giocattoli disseminati per casa, o si appisola sulle mie gambe incrociate mentre studio.

Non è la stessa persona che studiava.
Non è lo stesso gatto.
Nemmeno i sentimenti sono gli stessi.
Non è la stessa stanza: la lampada, i muri, la vista fuori dalla finestra, ogni dettaglio rinvia ad una vita diversa, quella attuale.

Tutto è diverso, ma tutto ugualmente intenso.
Tutto ugualmente memorabile.
L'essenziale è così visibile agli occhi, quando si offre alla vista.
Così visibile che è quasi incredibile crederci.






venerdì 15 settembre 2017

TRA IL LAVORO E IL MARE


Sono rientrata da lavoro in tarda mattinata, e l'ho raggiunto al mare per un caffè.

Le temperature sono gradevoli, il sole è caldo, il rumore delle onde raggiunge il tavolino dove siamo seduti.

Un paio di tavoli più in là, una donna molto truccata mi fissa, mentre parla con l'altra girata di spalle.

Lui, seduto di fianco a me, è bello, anche se stanco e pensieroso.

Terminato il caffè, ci alziamo per raggiungere l'auto e rientrare a casa.

Mi sento osservata, in modo sgradevole, mentre andiamo via.

Con odio.

Gli chiedo se è successo qualcosa.

E la risposta è sempre la stessa.

Le solite cose.

Le due tipe sedute al tavolino hanno cercato di approcciarlo e lui le ha snobbate.

Ogni volta che scende da solo al mare, o va a fare la spesa, ogni volta, mi rendiconta questi fatti.

È davvero sconcertante.



Tra il lavoro e il mare, comunque, ha vinto lo studio.
Sono rientrata a casa, dove passerò il resto del week end rinchiusa a studiare.


giovedì 14 settembre 2017

TETTE E PUPAZZI



C'è questa ragazza con cui ho amicizia su fb (perché me la chiese quando agganciò uno dei miei amici) che ha una foto profilo per ogni giorno dell'anno, da che ha aperto il profilo.

Ovunque vada, la sua faccia e le sue tette (l'una molto coperta di trucco e piallata dai meravigliosi strumenti del fotoritocco, le altre sempre molto scoperte) campeggiano davanti a spiagge, monumenti, meraviglie dell'architettura o dell'arte, cui solo pare interessata in quanto sfondo da piazzare dietro se stessa.

Ne scrivo perché ho appena intravisto una delle foto quotidiane, con lei e un pupazzo grosso quanto lei, in una posa decisamente adolescenziale, il tutto accompagnato da una didascalia di pari tenore.

Potrebbe aprire un canale chiamato "tette&pupazzi" e inserirlo in qualche circuito a tema.

Secondo me farebbe i soldi.

E gratificherebbe se stessa, dando concretizzazione ad aspirazioni che cerca forse di nascondere a se stessa e agli altri, ma che escono sfacciatamente fuori.

Ha un'obiettiva vocazione per il porno.

Naturalmente non sta a me dirle questa cosa.

Che davvero e non mi spiego come non la induca a seguire la strada che più le si addice, rinunciando ad ostinarsi in qualcosa che non fa per lei.









GLI SPLENDIDI E GLI SPACCONI


C'era questa tizia che frequentava un master che frequentavo anche io, già allora con una boria incredibile.

Una boria sostenuta da ben poche qualità e capacità, ma da tanti soldi, tanto tempo libero, e tanto appoggio.

Questa tizia sta studiando come me, per lo stesso obiettivo, in questo momento.

E se ne è uscita trionfalmente con un'affermazione, che riguarderebbe le sue spiccate qualità linguistiche.

Mi è scappato da ridere.

E' altamente probabile che lei, che non lavora e gode di ampi sostegni, passi questa ardua prova, e che io, che mi arrabatto tra mille cose, non riesca.


C'è un altro tizio, che si sofferma a pubblicare post splendidi, illustrando tutte le attività all'aria aperta cui si dedica durante la giornata.

Esce fuori, ad un soffio dalla fine, che è già ampiamente qualificato, e già fa parte di questo settore, in un certo modo, per il quale è stato in precedenza "selezionato".

L'uso del termine non mi appare casuale, ma io, che anche con le parole lavoro, riconosco che per deformazione tendo a montare e disfare congetture che raramente non corrispondono a realtà.

La mia impressione è che tanta onvinzione sia sorretta da qualcosa di più che la boria.



Noialtri siamo quelli che studiano senza pezze d'appoggio, mentre tengono in piedi altre cose.
Ed è un gran casino.
Soprattutto perchè certi giorni viene voglia di mollare tutto, di mollare questo paese e ricominciare altrove, dove non c'è il clima che c'è qui, non c'è la dolcezza del mediterraneo, non c'è il preziosissimo cibo che alza sensibilmente la qualità della vita, che è anche e decisamente più costosa.
Decidersi è difficile.

mercoledì 13 settembre 2017

LA PRIMA COPERTA


E niente.
E' il 13 di settembre, ed io ho messo la coperta di cotone color carta da zucchero sul letto.
Fa freddo, e detesto che questa estate sia trascorsa così, nell'effervescenza del cambiamento, dei suoi stress e assestamenti burrascosi, nel lavoro e nei lavori, e nello studio.
Detesto avere la pila di libri sul mobile con lo specchio, e non avere avuto un attimo per finire di leggere quelli iniziati, e per cominciare altri che mi interessano.

Casa ha preso una forma diversa.
E' sempre in costruzione, ma apparentemente completa.
Vibrante.

Il passo che seguirà la coperta, non spero a breve, sarà quello che mi porterà ad approvvigionarmi di legna per il camino.

Che va bene i termosifoni, ma il camino accenderebbe pure il cuore dei pupazzi di neve.


MA IO HO FAME



Le matite e gli evidenziatori colorati rotolano tra le briciole, sul tavolo della cucina, vicino ai fogli, esattamente dove si posano gli occhi, dopo avere girovagato, stanchi e svogliati, lungo i muri e l'orologio sulla parete.

Le briciole sono quelle del pane ai cereali, che ha fatto da sfondo a quel salamino che si chiama "ungheretto" (che è una delizia, che solo a scriverne mi viene di nuovo fame), e che insieme, poco fa, sono stati il mio piccolo aperitivo serale (o cena? Ancora non si è ben capito...) insieme alla birretta, prima di riprendere a studiare, dopo essermi distolta per dedicarmi al lavoro.

"Non ce la faccio più" e "ma io ho fame (il che include pure la sete)", insieme a "cazzo, devo pure spicciarmi a lavorare", sono i tre pilastri su cui barcolla la tenacia sulla quale faccio affidamento per lo studio.

Qualcuno dorme bellamente vicino la chitarra, e non sono io.

Che non dormo molto da oltre un mese.

E dovrei dormire, oltre che mangiare di più e più regolarmente.

Ho cercato di tamponare questo smangiucchiare randomico, che stava prendendo il sopravvento, imponendo ritmi rigidi per pranzo e cena.

Oggi ho preparato una simil-calamarata con dei totanetti presi freschi in pescheria.

Che poi per pulirli è stata una fatica.

Anzi peggio.

Un film horror in presa diretta.

I totanetti, per quanto piccoli, mangiano l'inverosimile.

Soprattutto gamberi e pescetti.

Gamberi e pescetti pure più grossi di loro.

Come diamine fanno?

Un film horror pulirli, giuro.

Che però non mi ha tolto la fame.

E che l'ha fatta venire anche a chi "io oggi la pasta non la voglio", che ha tradotto i propri buoni propositi in un piatto pulito dalla scarpetta.






lunedì 11 settembre 2017

DOV'È IL TELEFONO?


Lo perdo tutti i giorni.

Solo che poco fa ho tolto le lenzuola al letto per lavarle, e ho sentito un rumore provenire dalla lavatrice...

Ebbene no.

Non è il telefono.

L'ho trovato.

In compenso, ho perso il caricabatterie del telefono, che si sta sciacquando in mezzo alle lenzuola.

Questi giorni potrei palleggiare la testa contro il muro: rimbalzerebbe senza colpo ferire.

Anche l'idea di fare il letto alle 19.09 mi angoscia.

Per tamponare questo sentimento sgradevole, mi sono fatta un piccolo aperitivo in solitaria con crostini maionese e acciughe innaffiati da una tennent's.

Che è appena finita.

E, come direbbe il buon Pino, se fosse ancora in vita: "ma io ho sete, ho sete ancoooraaa, sete ancora...".

Il mio stato non assume i contorni dell'ubriachezza molesta perché non ho varcato la porta di casa e sono sola nella stanza. Credo. Potrei non esserne sicura.
Nel dubbio, c'è un'altra tennent's a rinfrescarsi nel frigo...



DIFFICILE


Non vorrei lamentarmi di quanto è difficile.
Non l'ho fatto fino ad ora.
Mi ci sono messa d'impegno per ore e giorni che sono diventati mesi.
E' dannatamente difficile.
Tutto.

E impegno energie in mille cose, ma su certi giorni - come oggi - pende la scure dell'angoscia.

Quella sensazione terrificante che dentro ti fa dire: "non ce la faccio".

E l'ostinazione che vi si contrappone, che urla invece: "ce la devo fare!".

Ed io ce la voglio anche fare.
Perchè lo desidero.
Lo desidero con ampi margini di certezza.

E l'idea di non farcela mi angoscia.

Torno alle mie occupazioni, anche oggi.
Mangio il giusto, ma anche se non mi sto muovendo, sto dimagrendo spaventosamente.
Dormo poco, e non riesco a non svegliarmi nel cuore della notte, ogni notte.
Studio, e spremo le meningi, e organizzo lavoro e incontri.

Mi sono concessa tre ore per vedere un'amica, sabato, e fare un po' di shopping, e scambiare due chiacchiere.
Tre ore, questo è quanto.
Sono giorni di studio ininterrotto, e mi stancano, questi ritmi.
Tengo duro per l'obiettivo finale, che se non è questo deve essere uno affine.
Se non oggi, domani.
Se non domani, dopodomani.
In una tensione ideale che mai ho messo da parte.



venerdì 8 settembre 2017

LE COSE CHE HO VISSUTO PRIMA INVECE CHE DOPO



A volte mi domando se non sia una sorta di vita a ritroso, questa che vivo.

Se tutto quello di cui disponevo, e ho perso (senza guadagnarmelo, e senza essere la causa della sua perdita) non corrisponda integralmente ad altra vita.

Se non dovevo rimetterci io, la vita, fuori quel negozio, quando l'ubriaco a bordo dell'auto di grossa cilindrata sbandò, andando a finire in mezzo alla folla sul marciapiede.

A me arrivò solo l'onda d'urto, nel negozio di fronte, ma un minuto prima ero lì, su quel marciapiede a guardare le vetrine illuminate dei bei negozi del centro.

Chissà che stai facendo, cosa è andato storto, se è stata solo nostalgia, o l'intreccio di fili che si tendono, che assumono vita autonoma fino a finirci intrappolati...

Una rete che assomiglia a quelle di salvataggio poste sotto le giravolte aeree dei trapezisti, e nel contempo a quelle dei ragni, dove restano intrappolatre le mosche.

Siamo mosche, noi?

Insetti dalla vita breve ma intensa?

Volteggiamo sulla merda, combattuti tra la repulsione e la sopravvivenza?




giovedì 7 settembre 2017

EGOISMI CONGENITI E D'ALTRI



Studio ancora un po', e poi mi faccio bella per uscire a fare un giro in compagnia.
Sono giornate sfiancanti, ma debbo portarle a termine al meglio.
Appena rientro, devo lavorare ad una cosa che ho tralasciato, ma cui debbo dedicarmi.
Debbo completarla entro le 9.30 di domattina.
Suppongo mi aspetti una levataccia di quelle che mi sarei evitata volentieri, ma non posso.

Oggi - o era già ieri - si è affacciato alla mente il ricordo di un egoismo d'altri, svoltolato violentemente al mio indirizzo, carico di una rabbia nei confronti di se stessi, in cui io non c'entravo nulla, se non come ipotesi irrealizzabile e irrealizzata.

Egoismi tali non li ho mai rivolti a nessuno, non li ho mai sviluppati.

L'unico egoismo che mi fagocita, in questo istante, è lo studio.

Ammetto di trascurare il resto, me stessa compresa.

Tant'è.



mercoledì 6 settembre 2017

LA RISPOSTA GIUSTA E' SEMPRE LA "A"



Studio per un concorso.
Compatibilmente con il lavoro, e con poco altro.
Tutto è accantonato.
Tutto, a parte il cibo e l'amore in senso stretto.

Non c'è posto nemmeno per il rancore, spiragli per rabbia e frustrazione.

Gli occhi si mescolano negli occhi e nei loro colori opposti e complementari, mettendo da parte un'apparente diversità e sovrapponendo i connotati delle nostre identità.

Studio, e accantono domande importanti per me stessa.
Le posticipo nel tempo, perchè spazio, adesso, non ce n'è per affrontarle.

Debbo studiare, ed è sempre una sfida avvincente, ed è sempre un'incognita, che mi piacerebbe si risolvesse in un esito positivo.

Eppure di questo non posso esserne certa, non posso confidarvi, nemmeno in modo blando, perchè detesto illudermi.

L'unica certezza è che queste chiappe stanno prendendo la forma della sedia e del letto dove resto immobile a studiare e studiare.

Anche se stasera mi piacerebbe uscire a mangiare una pizza.






martedì 5 settembre 2017

FAGOTTI EMOTIVI



Un piccolo fagotto peloso si distende, il corpicino minuscolo e lungo, sulle lenzuola stropicciate del letto.

La sua presenza riempie la stanza di energia e tenerezza.

Il vuoto è ancora lì, pieno di mancanze e ricordi e di quella sensazione appiccicaticcia di rammarico, che con il tempo ha però dissolto vagamente i suoi contorni.

Certe emozioni sono sbiadite, come l'inchiosto su un foglio di carta abbandonato alle intemperie.
E' sempre tutto lì, vergato a mano, ma meno presente, a se stesso e a me.

Si può scrivere ancora, su una pagina ormai sbiadita, quando l'inchiostro vecchio, scolorito dal tempo, è quasi scomparso?

La sensazione, per certi versi, sembra essere questa, e prescinde dalla propensione a proiettarsi verso il futuro, la trascende, come ogni nuova emozione, positiva e negativa, che mi tiene nella sua morsa stretta.

Ci sono fagotti emotivi che sembrano essersi alleggeriti.

E altri che mi sono presa in carico, mio malgrado, con lo stesso sentimento.

lunedì 4 settembre 2017

CERTE VOLTE CHE PENSO DI STARE SBAGLIANDO TUTTO



Sono le stesse volte in cui mi chiedo così tante cose da non sapere più dove mettere il punto.

Perché i punti vanno messi anche loro, ogni tanto.

La punteggiatura è importante quanto significativa.