giovedì 7 dicembre 2017
TACHICARDICAMENTE
Una coppia di amici se ne va.
Me l'ha detto lui l'altro giorno, al telefono, la voce bassa e profonda.
Grave.
"Stiamo facendo i pacchi, ci trasferiamo all'estero", nel paese natale di uno dei due.
Lui così in gamba, lei eccezionale come pochissime persone, pieni di qualità e qualifiche, di capacità, di esperienza, eppure confinati ai margini della precarietà, in questo paese, vincolati da contratti a tempo determinato presso le realtà più scintillanti della città in cui si sono incontrati, e che stanno per abbandonare, con le lacrime agli occhi.
Perchè lasciare l'Italia non è semplice, soprattutto quando non si hanno più vent'anni.
E più ci si attarda, e più si vedono vanificate energie e sacrifici, dopo avere tanto studiato e dopo tanta gavetta, e più ci si sente frustrati dall'avere gettato anni utili, i migliori, a sperare in una svolta che non è mai arrivata.
Questa svolta, a molti di noi (me compresa) appare davvero un miraggio.
E nel lasso temporale di questo crudele inganno maturano spese, e tasse, e imprevisti, ed impegni cui diventa difficile sottrarsi per ricominciare altrove.
Salvo lasciare tutto alle proprie spalle e partire.
Come stanno facendo loro.
Come potremmo fare anche noi, che abbiamo discusso della possibilità di andarcene, pur essendoci dati un'opportunità per restare.
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2 commenti:
in tutto cio' c'è una "parte bella", e cioè che i piani li fate in due.
Un abbraccio forte
È quel che ho detto anche ai miei amici.
Ed è quello che, al netto dell'ansia, continuo a valutare come positivo anche per me in un momento di sole incertezze.
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